Cile, una tempesta di neve fa strage di soldati sulle Ande



da La Repubblica on line

Una compagnia di reclute in addestramento sorpresa dal "viento blanco"
cinquanta i militari morti, centododici bloccati dentro un rifugio


SANTIAGO DEL CILE - Il terribile "viento blanco" delle Ande patagoniche ha decimato una compagnia dell'esercito cileno, tutte reclute arruolate da un mese e costrette dal comando a una marcia di 25 chilometri in condizioni climatiche proibitive. Circa 50 soldati sono morti assiderati, secondo quanto confermato dalla tv cilena. Una squadra di soccorso è riuscita a recuperare tredici cadaveri.

L'annuncio del generale Juan Emilio Cheyre, comandante dell'esercito, ha tolto ogni speranze alle famiglie dei soldati dispersi. Ma la drammatica vicenda di quattro compagnie inviate nei pressi del vulcano Antuco per un'esercitazione - 485 reclute, volontari provenienti da zone rurali poverissime del Cile, quasi tutti diciannovenni - ancora non si è conclusa.

Altre 112 reclute restano isolate nel rifugio Los Barros, con viveri per meno di dieci giorni. Il "viento blanco", che soffia a oltre cento chilometri all'ora denso di neve, ha sepolto un fuoristrada bloccato dalla neve, carico di viveri destinati al rifugio.

Da Los Barros è uscita all'alba di mercoledì scorso la Compania de Morteros. Doveva raggiungere un altro rifugio, La Cortina, a 25 chilometri. Il giorno prima lo stesso percorso era stato superato senza danni da una delle quattro compagnie. Nevicava e i soldati erano equipaggiati solo per la "media montagna" (secondo la terminologia militare) ma le condizioni non erano proibitive. Le previsioni davano però un forte peggioramento, e gli ufficiali avevano deciso quindi di tentare il tutto per tutto per non rimanere bloccati in altura.



A metà strada però sono stati raggiunti dal "viento blanco". In mezzo alla tormenta, si sono persi 47 soldati e tre ufficiali. Da tutto il Cile sono giunte unità di soccorso specializzate e sono stati ritrovati i primi cadaveri, soccorsi tre ufficiali e un soldato del gruppo dei dispersi. Uno dei sopravissuti, il capitano Claudio Gutierrez, dopo esser stato ritrovato e soccorso, ha chiesto di tornare indietro al comando di una nuova spedizione.

Ma il tempo è peggiorato ancora tra giovedì e venerdì, poi l'annuncio che non vi erano più speranze per gli altri soldati. Il capo dell'esercito ha licenziato tutto il comando della zona, per "mancanza di criterio e capacità professionale" e ha predisposto l'apertura di un'inchiesta della giustizia militare.

Il ministro della difesa cileno, Jaime Ravinet, si è trincerato dietro l'"errore umano". "Doveva trattarsi di un addestramento per reclute arruolate da un mese - ha detto - è stato un errore farli uscire in mezzo alla neve, con equipaggiamento adeguato per l'alta montagna, e non per una tempesta".

I sopravissuti e i loro parenti hanno ricevuto l'ordine di non parlare con la stampa. Ma le famiglie sono furibonde. "Dicevano che ne avrebbero fatto un uomo, e invece dopo solo un mese me lo consegnano morto congelato" ha detto la madre di Julio Cesar Renca. Il presidente Ricardo Lagos in tv si è detto "molto triste" e ha fatto le condoglianze alle famiglie. Cheyre e Ravinet sono a loro volta in mezzo alla bufera politica per i molti errori dell'esercito in tutta la tragedia, ma Lagos non sembra aver intenzione di renderli responsabili per l'accaduto.