Rapporto di Amnesty sul Messico: le autorità devono porre fine a dieci anni di intollerabili crimini nei confronti delle don



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Rapporto di Amnesty sul Messico: le autorità devono porre fine a dieci
anni di intollerabili crimini nei confronti delle donne




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ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPOREDATTORE ESTERI


COMUNICATO STAMPA
CS112-2003

RAPPORTO DI AMNESTY SUL MESSICO: LE AUTORITÀ DEVONO PORRE FINE A DIECI ANNI
DI INTOLLERABILI CRIMINI NEI CONFRONTI DELLE DONNE

Non essere riusciti a fermare dieci anni di sequestri e omicidi di donne
nello Stato di Chihuahua fa dubitare della capacità del governo messicano
di tradurre in realtà la sua retorica sui diritti umani. Lo ha dichiarato
Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, nel corso di una
conferenza stampa tenuta oggi a Città del Messico.

Nella sua prima visita in Messico, durante la quale incontrerà il
presidente Fox e alcuni suoi ministri, leader politici e rappresentanti
della società civile, Irene Khan intende sollecitare un'azione più efficace
da parte delle autorità federali per indagare sulla brutale serie di
violenze contro le donne a Ciudad Juárez e Chihuahua e assicurare alla
giustizia i responsabili.

"Il totale fallimento delle autorità nell'affrontare questa situazione
equivale a tollerarla", ha denunciato Irene Khan al termine di una visita a
Ciudad Juárez, dove ha incontrato diverse madri di donne scomparse e
assassinate.

Secondo dati ufficiali, sono 70 le donne di Ciudad Juárez e Chihuahua di
cui si è persa ogni traccia. Altre fonti parlano di oltre 400 donne
scomparse dal 1983. Le loro famiglie temono il peggio, dato l'allarmante
numero di donne scomparse e poi trovate morte giorni, o anche anni, dopo il
loro rapimento.

Le indagini di Amnesty International hanno accertato che negli ultimi dieci
anni sono state assassinate circa 370 donne, almeno 137 delle quali avevano
subito violenza sessuale prima di morire. Altri 75 corpi non sono stati
ancora identificati e si ritiene che alcuni di essi possano appartenere a
donne scomparse: una eventualità, questa, che la grave inadeguatezza delle
autopsie non ha reso possibile confermare.

Molte vittime erano state sequestrate, tenute in prigionia per diversi
giorni e sottoposte a umiliazioni, torture e sevizie sessuali della peggior
specie prima di essere uccise, nella maggior parte dei casi per asfissia da
strangolamento o a causa delle percosse subite. I loro corpi erano stati
rinvenuti in mezzo ai rifiuti o in zone inabitate nei pressi di Ciudad
Juárez.

In molti casi, le donne scomparse o assassinate erano impiegate nelle
fabbriche di assemblaggio note come maquilladoras. Gli anonimi assalitori
hanno preso di mira anche cameriere, studentesse o lavoratrici del settore
dell'economia informale. In sintesi, donne prive di qualunque potere
all'interno della società, alcune delle quali con figli a carico e comunque
di origine sociale modesta. Le loro morti non hanno un prezzo politico per
le autorità locali.

"Per molte delle donne che emigrano in cerca di lavoro a Ciudad Juárez e a
Chihuahua, il sistema di violenza in cui si sono imbattute ha trasformato
il loro sogno di nuove opportunità  in un incubo" - ha dichiarato Irene
Khan. "È una vergogna  che, quando questo fenomeno è iniziato, le autorità
abbiano mostrato aperta discriminazione verso queste donne e le loro
famiglie. In più di una occasione, la colpa del sequestro o dell'assassinio
è stata addossata alle stesse vittime: vestivano in modo sconveniente o
lavoravano di notte nei bar".

In un rapporto diffuso oggi e intitolato Messico, crimini intollerabili:
dieci anni di sequestri e omicidi a Ciudad Juárez e Chihuahua, Amnesty
International punta il dito contro "un decennio di mancata azione da parte
delle autorità competenti, dovuta a indifferenza, assenza di volontà,
negligenza o incapacità". Il rapporto denuncia ingiustificabili ritardi
nell'avvio delle ricerche delle donne sequestrate, la mancata presa in
considerazione di prove cruciali e testimonianze oculari, la costruzione di
prove false e l'uso della tortura nei confronti di presunti colpevoli. E
ancora, l'inadeguatezza delle autopsie e la comunicazione di informazioni
contraddittorie e rivelatesi non corrette alle famiglie delle vittime.

Le autorità dello Stato di Chihuahua sostengono che la maggior parte dei
casi di omicidio sono stati "risolti" e che sono state incriminate 79
persone. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, giustizia non è stata
fatta. La qualità delle indagini e l'uso della tortura nei confronti delle
persone sospettate di aver preso parte agli omicidi fa dubitare sulla
correttezza delle procedure seguite dagli inquirenti. In ogni caso, anno
dopo anno, questi crimini continuano.

"I casi di Ciudad Juárez e Chihuahua sono un sintomo dei fallimenti
dell'amministrazione della giustizia a livello nazionale" - ha sottolineato
Irene Khan. "Il presidente Fox e il suo governo si sono impegnati a
promuovere la protezione dei diritti umani a tutti i livelli. I casi delle
donne sequestrate e assassinate minano per molti aspetti la credibilità di
queste affermazioni".

Ulteriori informazioni
I primi casi di sequestri e omicidi seriali a Ciudad Juárez risalgono a
dieci anni fa. Situata nel deserto al confine con gli Stati Uniti, Ciudad
Juárez è ora la più popolata città dello Stato di Chihuahua. La sua
posizione l'ha trasformata in terreno fertile per il traffico di
stupefacenti e altre attività della criminalità organizzata: ciò ha dato
vita ad alti livelli di delinquenza e di insicurezza pubblica. La creazione
delle maquilladoras, la cui convenienza economica deriva in gran parte
dall'impiego di manodopera locale con paghe assai basse, ha attratto grandi
masse di lavoratori provenienti dagli altri Stati messicani. In molti casi
si tratta di donne che vivono e lavorano nella precarietà e pertanto
sottoposte a un rischio ancora maggiore di subire violenza.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 11 agosto 2003


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