Fw: Tutto quello che non sapete su Cuba (Gianni Minà)



Subject: Tutto quello che non sapete su Cuba (Gianni Minà)


Una notizia apparsa in questi giorni sul Sun Sentinel, un quotidiano molto
diffuso in Florida (e segnalatomi da un ricercatore italiano che insegna
negli Stati Uniti), mi fa sapere che un gruppo di paramilitari al comando di
Roby Frometa, vecchio esperto di guerre sporche, si sta esercitando con armi
pesanti in un luogo imprecisato dello stato per "preparare una possibile
invasione di Cuba". Frometa aveva recentemente attirato l'attenzione perfino
del Wall Street Journal, sorpreso che questo imbarazzante "eroe" della
comunità anticastrista di Miami avesse potuto annunciare pubblicamente,
insieme al capitano golpista venezuelano Luis Eduardo Garcia, la creazione
di una "alleanza civica militare che si propone di abbattere i presidenti
Fidel Castro e Hugo Chavez". Ma il portavoce dell'Ufficio della Fbi di
Miami, Judy Orihuela, interrogato dal Sun Sentinel a proposito di attentati
che Frometa si vantava di aver già compiuto nel territorio cubano, ha
risposto che questo tipo di attività non costituiva, "una priorità per il
suo ufficio".
Ho riflettuto su queste notizie in questi giorni dolorosi delle sentenze
comminate a Cuba contro i dissidenti (quelli veri e quelli ingaggiati dal
nuovo disinvolto incaricato d'affari nordamericano James Cason) e specie
dopo le condanne a morte subito eseguite a tre degli undici sequestratori di
più di 40 passeggeri del traghetto della Baia di L'Avana. Ho riflettuto come
cittadino assolutamente contrario alla pena di morte, ma anche come
giornalista abituato a lavorare su fatti e riscontri inoppugnabili, prima di
esprimere qualunque giudizio.
Accortezza che mi pare non abbia avuto invece né Marina Sereni, responsabile
esteri dei Ds, né il segretario Piero Fassino, né quella parte del partito
che ora, come i radicali, ha voluto perfino un dibattito parlamentare su
Cuba senza aver nemmeno tentato di conoscere quali allarmanti strategie
messe in atto recentemente dal governo Bush verso l'Isola, abbiano innescato
la esagerata reazione del governo di Fidel Castro. Eppure, era sufficiente
consultare qualche giornale liberal nordamericano o ascoltare, magari,
vecchi diplomatici come Wayne Smith, incaricato d'affari Usa all'Avana
durante la presidenza di Jimmy Carter.
Da cosa erano distratti, per esempio, i vertici Ds mentre decine di deputati
laburisti inglesi e il Nobel della letteratura Nadine Gordimer si
impegnavano, nel marzo scorso, per liberare dal "hueco", il buco (la
prigione punitiva), 5 cubani infiltratisi nelle organizzazioni terroristiche
della Florida per scoprire gli autori degli attentati a Cuba alla fine degli
anni 90? Erano stati condannati a pene tombali da un tribunale di Miami, con
l'accusa paradossale di aver "pensato di cospirare".
Leonard Weinglass, prestigioso avvocato dei diritti civili e difensore di
Mumia Abu Jamal, che ha assunto ora la difesa in appello di uno dei
condannati, ha dichiarato: "Il governo di Washington li ha sotterrati in
prigione perché si stavano avvicinando troppo al mondo dei suoi terroristi".
Si, perché gli Stati Uniti, che si sono arrogati il diritto di portare la
guerra ovunque in nome della lotta al terrorismo, coltivano, nel proprio
grembo, criminali come Frometa o come Luis Posada Carriles il quale, dopo
una vita passata a portar morte in America Latina, nel '97, in nome della
Fondazione cubanoamericana di Miami, ha ingaggiato con diecimila dollari il
giovane domenicano Cruz, autore dell'attentato all'hotel Copacabana di
L'Avana, dove morì l'italiano Fabio Di Celmo.
Posada Carriles, negli Stati Uniti, ha sempre circolato indisturbato.
Ma questi misfatti, incredibilmente, sono sconosciuti a una parte della
sinistra italiana, ora intransigente verso Castro. Possibile, per esempio,
che questo mondo non si sia indignato quando Otto Reich, vice segretario di
stato per l'America Latina, ora rimosso e assegnato a un incarico speciale
per l'avversione plateale che aveva suscitato nel continente, ha tentato
spudoratamente di inserire Cuba nell'elenco delle nazioni terroriste (dove
non c'era l'Afghanistan) e addirittura fra le nazioni che possiedono armi
chimiche? È possibile che chi stigmatizza Cuba assediata da un embargo
quarantennale condannato ogni anno dall'Onu, non si sia accorto nemmeno che
il governo Bush ha deciso di infrangere l'accordo voluto da Clinton per
porre fine all'odissea dei balzeros, un accordo secondo il quale ogni anno
20mila cubani con regolare visto potevano emigrare negli Usa? Dall'ottobre
2002 a febbraio 2003 i visti rilasciati dall'Ufficio che tutela gli
interessi degli Stati Uniti sono stati infatti soltanto 580 (rispetto agli
ottomila dell'anno precedente).
È molto più conveniente infatti, dal punto di vista della propaganda
politica di Washington, che i cubani (gli unici ad ottenere subito il
permesso di soggiorno, mentre gli altri latinoamericani vengono cacciati a
calci nel sedere) arrivino sulle coste della Florida su imbarcazioni di
fortuna o anneghino nella traversata. Ma è ancora meglio se, sollecitati
dalla famigerata Fondazione cubano-americana, incominciano a sequestrare
aerei o altri mezzi per destabilizzare il paese. Al resto pensa il nuovo
incaricato di affari Usa James Cason, con una disponibilità di mezzi, che
non ha avuto eguali nel passato (si parla di oltre 22 milioni di dollari).
Eppure la democrazia, si sa, non si afferma comprando le persone.
Mentre accadono questi fatti nel disinteresse generale, e mentre
l'ambasciatore Usa a Santo Domingo dichiara che "Cuba dovrebbe imparare
qualcosa da come è andata a finire in Iraq", duemila persone, in meno di due
anni, sono "sparite" negli uffici delle varie polizie degli Stati Uniti per
le leggi speciali antiterrorismo (che prevedono anche la licenza di
uccidere) senza che le famiglie possano sapere nulla di loro e senza che
nessun avvocato li possa difendere. Questa allarmante abolizione
dell'elementare diritto dell'habeas corpus, è scivolata come acqua sui vetri
nelle coscienze democratiche del nostro paese, ormai sordo anche a tutti i
misfatti che ogni giorno, in America Latina, vengono compiuti in nome del
neoliberismo, in nazioni che noi definiamo democratiche. Ma su questi
misfatti purtroppo i Ds non hanno chiesto un dibattito in Parlamento. Forse
è arrivato il momento allora di aprire un confronto con la base, però,
decentemente informata su quali guasti sta producendo la politica insensata
del governo di Bush Jr.