TuttoscuolaNEWS n. 90



Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
La newsletter settimanale di Tuttoscuola, la rivista per
insegnanti, genitori e studenti.

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N. 90, 17 febbraio 2003


SOMMARIO

1. Tagli di organico/1: sono stati meno della meta' del previsto
2. Tagli di organico/2: quelli veri e quelli finti
3. La maggioranza blinda la riforma. Tremonti blinda Moratti
4. La buccia di banana degli anticipi
5. E la Commissione Bilancio bacchetta il Governo
6. Bossi vuole i maschi
7. Accolti ricorsi contro lo spoils system



1. Tagli di organico/1: sono stati meno della meta' del previsto

Per    l'anno   scolastico   in  corso  erano  stati  previsti  tagli
nell'organico dei docenti per 8.500 posti. Lo disponeva la Finanziaria
2002, la prima del Governo  Berlusconi.  Ma  i  tagli  ci  sono  stati
davvero?
Utilizzando  i  dati  pubblicati  dal  Miur  in  questi  giorni  sulle
situazioni complete di alunni, classi e posti degli ultimi  tre  anni,
Tuttoscuola ha predisposto un confronto  per  grado  di  scuola  sulle
variazioni intervenute tra il 2001-02 e il 2002-03.
Cosa e' emerso? Sorpresa: i tagli effettivi sono  stati,  per  fortuna
dei docenti coinvolti, circa la meta' di quanto previsto. I  posti  di
insegnante    sono  infatti  passati  da  706.313  unita'  a  702.194,
riducendosi quindi, rispetto  all'anno  precedente,  di  4.119  posti,
invece di 8.500 (  http://www.tuttoscuola.com/ts_news_90-1.doc  ).  Il
taglio insomma e' stato dimezzato.
Andiamo a vedere il  dettaglio  per  grado  di  scuola.  L'elementare,
invece del taglio previsto di 2.500 posti,  ne  ha  persi  2.397  (103
posti in meno); la scuola media, invece di 2.000 posti,  ne  ha  persi
985 (sconto di 1.015); gli istituti superiori, invece di 4.000,  hanno
avuto un taglio di 737 posti (sconto di 3.263).
I tagli di posti sono  stati  insomma  4.381  in  meno  rispetto  alle
prescrizioni della Finanziaria. Ma  Tremonti  lo  sa,  visto  che  sta
proprio controllando i risparmi di sistema che servono per  finanziare
il contratto scuola?
A dire il vero, nella primavera del 2002, quando era stato determinato
l'organico di diritto - cioe' i posti di organico ufficiale per l'anno
successivo, definiti con decreti dei direttori regionali - ci  si  era
avvicinati all'obiettivo degli 8.500  posti  da  tagliare:  8.233.  Ma
nell'estate, prima dell'inizio dell'anno scolastico, le situazioni  di
fatto    degli  alunni  effettivi  e  delle  classi  costituite  hanno
modificato il numero dei posti  concretamente  attivati,  determinando
appunto una flessione solamente di 4.119  posti  rispetto  agli  8.500
previsti.
A cosa e' attribuibile  lo  scostamento?  Forse  all'applicazione  del
decreto legge n. 255/2001,  convertito  nella  legge  n.333/2001,  che
consentiva ai dirigenti scolastici, in caso di inderogabile necessita'
legata all'aumento degli alunni, di  disporre  incrementi  del  numero
delle classi. Lo stesso decreto  aveva  consentito  di  non  apportare
modifiche agli  organici  per  effetto  dei  posti  e  degli  spezzoni
derivanti dai predetti incrementi.
Questa norma non trovera' piu'  applicazione  per  l'a.s.  2003-04  in
quanto recentemente e' stata abrogata.


2. Tagli di organico/2: quelli veri e quelli finti

I tagli dei posti sono risultati alla fine inferiori a  quelli  voluti
(o temuti).
Ma, a ben guardare, avrebbero  dovuto  essere  diversi,  se  si  fosse
tenuto conto del numero effettivo di alunni iscritti. Vediamo come.
Gli alunni effettivamente iscritti nel 2002-03 rispetto al  precedente
anno scolastico, sono risultati molti  di  piu'  o  molti  di  meno  a
seconda dei diversi ordini di scuola, e avrebbero  dovuto  determinare
una naturale variazione del numero di classi e, quindi,  di  posti  di
docente ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_90-2.doc ).
Nell'elementare, ad esempio, sono risultati  iscritti  circa  19  mila
alunni  in  meno  che,  tenendo  conto  del  rapporto  alunni/docenti,
avrebbero dovuto naturalmente determinare una riduzione di classi e di
docenti, senza  bisogno  di  ricorrere  a  tagli  imposti  per  legge.
Avrebbero dovuto essere  fisiologicamente  soppressi  1.758  posti  di
maestro. Alla fine nell'elementare i posti tagliati sono stati  2.397.
Si puo' dire quindi che solamente la differenza, 639  posti,  sono  il
risultato del taglio previsto per legge. Gli altri ci sarebbero  stati
comunque per effetto dei minori iscritti.
La stessa cosa si e' verificata nella  scuola  media.  Sono  risultati
iscritti circa 3 mila alunni in meno rispetto all'a.s. 2001-2002,  che
avrebbero determinato una chiusura naturale di classi e una  riduzione
fisiologica di 285 posti. Poiche' la riduzione operata e' stata di 985
posti, si puo' calcolare il taglio legale in 700 posti.
Nella scuola materna e negli istituti superiori  la  situazione  degli
alunni e' risultata di segno opposto: quasi 13 mila  bambini  in  piu'
iscritti  alla  materna  e  quasi  21  mila  studenti  in  piu'  nelle
superiori.
Nella materna avrebbero dovuto essere  istituiti  quindi,  secondo  il
rapporto bambini/docenti esistente, 1.077 nuovi posti, mentre e' stato
invece confermato lo stesso organico docenti. Negli istituti superiori
i posti sarebbero dovuti diventare 2.001 in piu', mentre ne sono stati
tagliati 737, con un bilancio negativo (2.738 posti mancanti)  che  si
avvicina all'obiettivo previsto dalla legge (taglio di 4 mila posti).

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La Moratti a TED

Il ministro Moratti inaugurera' la terza edizione di TED,
la manifestazione dedicata alle tecnologie didattiche
(Fiera di Genova, 26-28 febbraio). Anche ìDidamatica 2003î
si terra' alla Fiera nell'ambito di TED, nei giorni 26 e 27

http://www.ted-online.it

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3. La maggioranza blinda la riforma. Tremonti blinda Moratti

L'ulteriore passaggio parlamentare della riforma  Moratti  al  Senato,
dopo  l'approvazione  da  parte  della  Camera,  prevista  per  questa
settimana,    non   comportera'  la  riapertura  del  balletto  degli
emendamenti.    La  maggioranza  si  e'  infatti  ricompattata,  e  ha
trasformato in ordini  del  giorno  gli  emendamenti  che  alcune  sue
componenti avrebbero presentato se non fosse intervenuta la decisione,
presa dallo stesso presidente Berlusconi, di blindare il testo,  salvo
che per il riferimento alla legge finanziaria.
La lentezza con la quale e'  proseguita  la  discussione  alla  Camera
sembra un sintomo di qualche ìmal di panciaî  nella  maggioranza,  che
nella scorsa settimana non sempre ha saputo garantire il numero legale
in aula. Sara' stato sufficiente il fine settimana  per  smussare  gli
angoli, e forse - come da qualche parte di vocifera - tessere alleanze
in vista di un possibile ricambio al vertice del ministero?  Certo  la
scuola non puo' aspettare troppo l'approvazione, se realmente si vuole
partire con la riforma da settembre.
L'esigenza di concretizzare alcune grandi riforme nel corso del 2003 -
un anno strategico, che si colloca a  meta'  della  legislatura  -  ha
prevalso    su    ogni   altra   considerazione,  per  esempio  sulla
preoccupazione, condivisa da buona parte  della  maggioranza,  che  il
testo in approvazione penalizzi il costituendo  canale  professionale,
privilegiando di fatto quello liceale, meglio definito dalla  legge  e
piu' garantito sotto il profilo istituzionale.
Con l'occasione, comunque, la Commissione Bilancio della Camera si  e'
fatta carico dell'inquietudine con la quale il ministro Tremonti segue
da sempre questa riforma, temendone le  complicazioni  finanziarie,  i
costi nascosti. Cosi' la Commissione  ha  subordinato  il  suo  parere
favorevole   al  fatto  che  l'entrata  in  vigore  dei  provvedimenti
attuativi    comportanti  spesa  sia  preceduta  dall'approvazione  di
apposite leggi di copertura, o da  un'apposita  manovra  di  bilancio.
Niente di nuovo: una soluzione  analoga  era  contenuta  nell'articolo
conclusivo della legge n. 30/2000 (art.6). Anche Visco aveva  blindato
Berlinguer.


4. La buccia di banana degli anticipi

Nata male come previsione  tecnica  da  parte  del  Miur,  scarsamente
considerata nel corso della sua presenza  tra  i  banchi  parlamentari
della maggioranza, rimasta comunque sempre  in  custodia  vigilata  da
parte del  ministero  dell'Economia,  la  questione  dei  costi  degli
anticipi ha  messo  a  dura  prova  il  ministro  Moratti  proprio  in
dirittura d'arrivo della riforma.
Non e' stata tanto la svista tecnica del triennio finanziario per  gli
anticipi a creare  insidie  all'approvazione  finale,  ma  proprio  il
merito del computo dei costi, tanto che la Commissione Bilancio,  dopo
un ulteriore esame della materia, ha ritardato il parere,  creando  un
giallo a dibattito gia' in corso per l'approvazione della legge.
Nella Commissione Bilancio il relatore di maggioranza, l'on.  Canelli,
ha osservato che ìi criteri seguiti per la quantificazione  dell'onere
derivante    dall'abbassamento    dell'eta'   minima  necessaria  per
l'iscrizione   al  primo  anno  della  scuola  primaria  non  sembrano
sufficienti a dar conto del reale ammontare dell'onere  medesimoî.  Il
relatore e' stato impietoso,  affermando  inoltre  che  ìun  ulteriore
elemento di sottostima  e'  dato  dalla  determinazione  dell'onere  a
regime sulla base dei soli costi per il personale docente, senza alcun
appostamento per gli oneri di struttura, per il personale  ATA  e  per
altri servizi connessiî.
Tuttoscuola aveva evidenziato il problema  piu'  di  un  anno  fa  (v.
TuttoscuolaNEWS n. 36, 4 febbraio 2002).
La  sottostima  dei  costi  degli  anticipi  nella  scuola  elementare
consentira' di assumere ìsolamenteî poco meno  di  3.000  maestri  (ai
costi del vecchio contratto ormai scaduto),  utili  per  aprire  circa
1.750    nuove    classi    nel    prossimo    triennio    (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_90-3.doc ).
Forse per il primo anno, se non tutti opteranno per l'anticipo e se si
distribuiranno    una  parte  degli  anticipatari  sulle  classi  gia'
costituite,    il  piano  puo'  anche  funzionare.  Ma  per  gli  anni
successivi,    se  non  intervengono  risorse  fresche,  gli  anticipi
rischiano di saltare.


5. E la Commissione Bilancio bacchetta il Governo

Come era gia' accaduto in  occasione  del  passaggio  del  ddl  delega
Moratti al Senato, il Servizio Bilancio  dello  Stato,  congiuntamente
alla Commissione Bilancio della Camera,  ha  rilevato  numerose  falle
nella relazione tecnica di accompagnamento del  disegno  di  legge  di
riforma, tanto da ritenerla utilizzabile solamente in parte, in quanto
ìi   criteri  seguiti  per  la  quantificazione  dell'onere  derivante
dall'abbassamento dell'eta'  minima  necessaria  per  l'iscrizione  al
primo anno della scuola primaria non sembrano sufficienti a dar  conto
dell'ammontare dell'onere medesimoî.
Numerosi i rilievi, al  punto  da  rendere  necessaria  una  relazione
integrativa da parte del Miur.
L'errore maggiore, come evidenziammo appunto un anno  fa,  e'  l'avere
assunto a  riferimento,  per  quantificare  gli  anticipi,  i  bambini
dell'ultimo anno della scuola materna statale, anziche'  anche  quelli
della scuola  paritaria  e  quelli  ancora  non  frequentanti  nessuna
scuola. Un errore che ha portato quasi a dimezzare i potenziali aventi
diritto che per la Segreteria della  Commissione  Bilancio  dovrebbero
essere in due anni 161.666 anziche' 86.600 come  calcolato  dal  Miur.
Piu' alunni vogliono dire piu' classi, piu' insegnanti da  assumere  e
piu' risorse da impiegare. Che Tuttoscuola ha  quantificato  in  3.750
classi in piu' e in 6.606 docenti in piu' da assumere tra il 2003 e il
2004.
Visto pero' che le somme stanziate  sono  ormai  quelle  definite  nel
testo   di  legge  (non  essendoci  evidentemente  volonta'  di  porre
rimedio), c'e' da prevederne solamente gli effetti. Con  quelle  somme
quanti anticipi sono possibili?
Gia' da settembre prossimo non vi sarebbe posto per  37  mila  bambini
(ipotizzando di inserire un alunno in piu' in ogni classe;  altrimenti
ne rimarrebbero fuori teoricamente 64 mila), pari a circa il  46%  dei
potenziali anticipatari (  http://www.tuttoscuola.com/ts_news_90-4.doc
). C'e' da sperare insomma in una bassa domanda  oppure  aumentare  il
numero medio di alunni nelle classi esistenti  di  un'altra  unita'  e
mezzo oltre all'unita' gia' prevista.

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DOCET: PER LA SCUOLA

DOCET, Idee e materiali per l'educazione e la didattica.
3-6 aprile 2003. Fiera riservata agli operatori; aperta al pubblico
domenica 6 aprile. Orario: 9-18. Biglietto Ä 9,00; ridotto Ä 5,00.
Bologna,Quart. Fieristico,051-282111, docet at bolognafiere.it

( http://www.docet.bolognafiere.it )

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6. Bossi vuole i maschi

Il ministro per le riforme, on. Umberto Bossi, e'  andato  diritto  al
sodo, com'e' suo solito. Ha detto che per la nuova scuola riformata ci
vogliono piu' docenti uomini. Un ordine del giorno della Lega, messo a
punto dall'on. Giovanna Bianchi Clerici, dovrebbe ribadire il concetto
in sede di approvazione della riforma Moratti.
E'    difficile   pero'   arginare  per  legge  o  con  provvedimenti
amministrativi un fenomeno  che  vede  in  tutta  Europa  il  lento  e
inesorabile   declino  del  maschio  in  cattedra  e  una  progressiva
femminilizzazione dell'insegnamento.
In Italia le insegnanti, che nell'84-85 rappresentavano gia' in  media
il  69%  dell'intero  corpo  insegnante,  15  anni  dopo  nel  99-2000
toccavano il 75,5% ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_90-5.doc ).  E
il fenomeno continua progressivamente.
Se si va a vedere piu' da vicino quale presenza  maschile  e'  rimasta
nei singoli settori, si trova che nella materna vi sono 5 maschi  ogni
1000 insegnanti (0,5%); nell'elementare 48 maschi  ogni  1000  maestri
(4,8%); nelle medie i maschi rappresentano il 25,2% del totale;  negli
istituti superiori (ad alzare la media generale) i prof.  uomini  sono
il 41,5%: la ìdemascolinizzazioneî e' in atto ovunque.
La palma della minor virilita' in cattedra e', per la scuola  materna,
dell'Abruzzo con lo 0,08% di maschi tra i docenti. Per l'elementare la
palma e' dell'Umbria con il 3,4% di maestri uomini. Nella scuola media
detiene il primato dell'indice piu' basso di prof. maschi il Lazio con
il 21,7%; ancora il Lazio per gli istituti superiori ha la piu'  bassa
percentuale di maschi (36,3%).
Solo tra i dirigenti scolastici la prevalenza e' maschile:  54,2%  nel
settore dell'obbligo e 76,2% negli istituti superiori, confermando  il
dato generale che vede i ruoli di comando  affidati  soprattutto  agli
uomini.
Ma il futuro nella scuola, nonostante il grido d'allarme bossiano,  e'
tinto sempre piu' di rosa: nelle graduatorie  permanenti  dei  docenti
che aspirano al ruolo, i prof. destinati alla scuola media sono per il
79% donne (contro l'attuale 74,8%) e nelle superiori il 71,6%  (contro
il 58,6%).


7. Accolti ricorsi contro lo spoils system

L'ecatombe di direttori generali regionali di alcuni mesi  fa,  dovuta
alla legge Frattini, come si sa, non venne  accettata  di  buon  grado
dagli estromessi, diversi dei quali hanno fatto ricorso sia davanti al
giudice del lavoro, che  davanti  al  Tar  del  Lazio,  proponendo  in
entrambe le sedi l'eccezione  di  incostituzionalita'  per  violazione
degli articoli 97 e 98 della costituzione. Con quale esito?
Il Tar ha  respinto  le  istanze  di  sospensione  e  ha  rinviato  la
decisione di merito al 24 marzo. Rispetto invece ai  ricorsi  proposti
ex art. 700 c.p.c. ad oggi sono state  emesse  ordinanze  negative  in
quattro    casi.   Ma  due  degli  interessati,  a  quanto  risulta  a
Tuttoscuola, avrebbero visto accolte in questi giorni le loro ragioni.
In   particolare,  per  uno  dei  ricorrenti  il  giudice  del  lavoro
nell'ordinanza    avrebbe   affermato   che  l'atto  di  conferimento
dell'incarico di studio e' viziato in quanto adottato sul  presupposto
di    un    atto   amministrativo   illegittimo   per  erroneita'  e
contraddittorieta' della motivazione. Il provvedimento avrebbe  dovuto
dar conto delle motivazioni per le  quali  non  veniva  attribuito  al
ricorrente un incarico di funzione equivalente, visto che da un  lato,
esistevano all'epoca della sua emanazione posti disponibili presso  il
Miur  e,  dall'altro  lato  in  quanto  non  e'  stata  verificata  la
disponibilita'    dei   posti  nel  cosiddetto  ruolo  unico,  la  cui
abrogazione era all'epoca solo formale, ma non concretamente attuata.
E' questo uno dei motivi  per  il  quale  il  giudice  del  lavoro  ha
dichiarato la illegittimita' del conferimento dell'incarico di  studio
e ha intimato all'amministrazione  di  attribuire  al  ricorrente  una
funzione dirigenziale equivalente  di  dirigente  generale  sui  posti
vacanti.
L'ordinanza    sembra  essere  un  segnale  significativo  di  critica
dell'invasione politica  nell'amministrazione:  l'imparzialita'  e  la
separazione dalla politica, e non il solo rapporto  fiduciario  devono
essere alla base del rapporto governo-amministrazione.
Nel frattempo si avvicina la scadenza dell'incarico, della  durata  di
quattro o cinque mesi, degli  attuali  direttori  generali  incaricati
nella sede centrale del ministero. Corrono voci di non  riconferma  di
due direttori generali in servizio, e di nuovo incarico presso il Miur
di un attuale direttore generale regionale.
Le uniche certezze sono  i  recentissimi  incarichi  di  prima  fascia
conferiti nell'ambito del servizio di controllo interno del  ministero
ai due vicecapi di Gabinetto Nicola Rossi e Biagio Brizzi.


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