la crescita insostenibile non è un mero ragionamento dialettico



da aprile Quotidiano per la sinistra
10 gennaio 2007, 11:44 -
 
La crescita insostenibile non è un mero ragionamento dialettico
 Ro Marcenaro,  09 gennaio 2007

 Lettera aperta      Occorre l'assunzione pubblica del dovere di andare al di là delle parole.L'allarme va trasformato in una controffensiva politica che porti all' assunzione di responsabilità un partito che abbia già da ora, da subito, la sufficiente base e il sufficiente grado di penetrazione nelle posizioni amministrative da imporre politiche atte a fronteggiare le emergenze denunciate

Carissimi, ho letto e riletto con grande attenzione l'articolo di Ruffolo su Repubblica del 28 dicembre ultimo scorso, l' intervento della Bandoli all' Assemblea nazionale " A sinistra per il Socialismo". Mi sono anche riletto la relazione di Fabrizio Vigni al Consiglio Nazionale di  Sinistra ecologista del 23 settembre 2006. E non dimentico il Massimo Serafini di qualche giorno fa sulle pagine di  aprileonline.
Ruffolo: " Questo, della crescita insostenibile, è il più formidabile problema che l' umanità abbia mai incontrato."
E' il più formidabile problema che l'umanità abbia mai incontrato!!Vigni: "Siamo di fronte a problemi talmente grandi, dirompenti, da rimettere in discussione tutte le culture politiche nate negli ultimi due secoli".
Problemi talmente grandi e dirompenti
Bandoli: "O si ridistribuiscono diversamente le risorse naturali, il denaro, il credito, i diritti, le opportunità, le libertà e la giustizia sociale, oppure questo mondo non reggerà i cambiamenti climatici e sarà messo in crisi dalla povertà e dalla insicurezza crescente."
Il mondo non reggerà
Serafini: Sir Nicholas Stern, nel report realizzato su incarico del governo inglese, prevede che il cambio di clima causerà sconvolgimenti economico-sociali paragonabili a quelli provocati dalle due guerre mondiali e dalla depressione del 1929."
Sconvolgimenti economico-sociali
O siamo stupidi noi o sono disonesti loro. Scegliere!
I più grandi scienziati, i migliori economisti, i politici più sensibili sono tutti unanimemente intorno a noi chi a darci gli ultimi conforti dicendoci quel che avrebbe potuto essere il mondo se fossimo stati più virtuosi, chi a consentirci di gridare sulle pagine di un giornale le nostre peggiori previsioni, chi ad accusarci di gettare il panico catastrofista fra la gente per bene che lavora e aspira alla crescita e allo sviluppo, chi ad appoggiare dall' esterno le nostre convinzioni. Poi però, drammaticamente, tutto ciò, giorno dopo giorno non si traduce in azioni concrete che ci facciano intravedere almeno uno spiraglio al drammatico destino che ci si fa sempre più prossimo.
E allora, amici miei, compagni carissimi,  o cominciamo a dare un senso concreto alle affermazioni che con tanto zelo lanciamo dalle tribune  che abbiamo la fortuna di calcare e cominciamo ad affermare in modo inequivocabile che questo della crescita insostenibile, non è un nostro esercizio dialettico, né la ricerca di uno spazio da cui far valere la nostra visibilità a fini elettorali, ma l'assunzione pubblica del dovere di andare al di là delle parole e trasformare l'allarme in una controffensiva politica che porti all' assunzione di responsabilità un partito che abbia già da ora, da subito, la sufficiente base e il sufficiente grado di penetrazione nelle posizioni amministrative da imporre politiche atte a fronteggiare le emergenze denunciate o lasciamo perdere e rassegniamoci a vedere andare tutto a carte e quarantotto, come quel casellante citato da Ruffolo.
Si faccia dunque carico Giorgio Ruffolo, dalla posizione di prestigio che occupa nella Sinistra, di coagulare scienziati, economisti, politici per chiedere perentoriamente a Prodi e al suo governo un impegno prioritario - prioritario - per la soluzione di queste emergenze.
Abbandoni dunque Fulvia Bandoli le sue posizioni di semplice portavoce del cosiddetto ecologismo di sinistra  e scenda al concreto di leggi - certamente impopolari ma non per questo meno indispensabili che correggano le derive allo sviluppo consumistico e dichiari con coraggio che l'unica strada da percorrere è quella di una riflessione seria sui concetti di crescita e di sviluppo e lasci perdere il ritiro dall'Iraq, il conflitto libanese, la striscia di Gaza, Anna Politoskaia, il disarmo, la libertà e la differenza femminile, il Pse, l'Ulivo e tutto ciò che non è strettamente necessario alla soluzione dei problemi ambientali, climatici, energetici e demografici, e sta al di sotto di queste emergenze,   e si impegni operativamente, nei Ds per ottenere risultati tangibili in termini di sensibilità - sensibilità - del partito a questi temi, soprattutto a questi temi, soltanto a questi temi!
E lasci perdere Fabrizio Vigni questa sua ricerca di forme di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibili. Non esistono. Le lasci ai miti del centro-sinistra! Esiste invece una crisi che può vanificare - cancellare - nel breve volgere di pochi anni ogni conquista sociale fin qui attuata, creare tensioni internazionali di una ferocia inimmaginabile, innescare migrazioni di massa insostenibili, provocare squilibri meteorologici incontrollabili: altro che "tempi di sviluppo sostenibile!" Se non mettiamo la parola " emergenza" - emergenza - in testa a tutto, ogni nostra ricerca di libertà, di giustizia sociale, di riequilibrio della distribuzione delle risorse risulterà vana! Oggi le uniche azioni virtuose in termini di ecologia sono portate avanti da quei gruppi industriali che hanno saputo cogliere il business che possono rappresentare. Non può essere così!  Altro che "politiche che incentivino tecnologie e produzioni ecocompatibili"! Sono i governi che devono tracciare le linee delle econecessità indispensabili e definirne le priorità. Non i mercati!
Ribadisco dunque che la Sinistra DS deve porre gli articoli 4 e 5 del suo tanto strombazzato Manifesto (anch'esso dà tanto la sensazione di essere ormai qualcosa di deciso dall'alto senza tener
conto di altri pressanti inviti in perfetto stile DS-PD ) in testa ad ogni altra considerazione e come premessa paradigmatica da cui far discendere tutto il resto del programma e pretendere che al Congresso si parli prioritariamente di questi problemi intesi come base per formulare ogni altra azione legislativa e di governo. Altro che PD! Il PD non ci salverà da niente.