lo strano costo dell'acqua



da aprile Quotidiano per la sinistra
18 gennaio 2007, 06:23 -
 
Lo strano costo dell'acqua
 Alessandro Cossu,  17 gennaio 2007
 Beni comuni     
Viaggio tra le tariffe locali del servizio idrico italiano, con differenze difficilmente giustificabili tra le varie città e in cui la principale "vittima" è il cittadino. L'indagine di Cittadinanzattiva

Un mercato in cui la liberalizzazione si è tradotta in un monopolio pubblico, gestito prevalentemente dagli enti locali, e senza forme di tutela dirette per il consumatore. Potrebbe essere questa la conclusione più immediata a cui giungere dopo la lettura dell'indagine realizzata da Cittadinanzattiva in merito al costo del servizio idrico nelle città italiane.
Quello che ne emerge, infatti, è un quadro estremamente differenziato, in cui le tariffe praticate hanno delle discrepanze difficilmente giustificabili, e in cui la principale "vittima" è il cittadino che si trova a risiedere in una provincia piuttosto che in quella immediatamente più vicina.
Il monitoraggio sulle tariffe, pubblicato ieri in esclusiva dal quotidiano "La Repubblica", evidenzia come sia Massa la città italiana in cui il servizio idrico integrato costa meno (99 € annui); mentre tra le dieci città più care, ben sette sono in Toscana: record ad Arezzo (355 €) e a Livorno (335 €).
I dati si riferiscono al servizio Idrico Integrato (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa o ex nolo contatori) in termini di costo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all'anno 192 metri cubi di acqua, in linea con quanto calcolato dal Comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche nell'ultima relazione al Parlamento.
Complessivamente, in media, in un anno la nostra famiglia tipo sostiene una spesa di 215 € per il servizio idrico integrato, con un aumento del 5% rispetto alla spesa sostenuta nello scorso anno, come confermato anche da dati Istat che segnalano, inoltre, un incremento tariffario dell'acqua potabile,  da gennaio 2000 ad oggi, del 23%.
Ma, segnala sempre la ricerca, uno degli aspetti più strani è proprio l'enorme differenza di costo tra province di regioni limitrofe, se non addirittura della stessa regione. Ad esempio, in Toscana tra Arezzo e Massa la differenza di spesa annua per il servizio idrico è addirittura di 256 euro; in Piemonte, tra Asti e Cuneo intercorre una differenza di 171 €, e situazioni simili si riscontrano in Veneto, Sicilia, Emilia, Marche e Liguria. Marcata la differenza tariffaria tra le diverse regioni: le tariffe al di sopra della media nazionale si riscontrano, nell'ordine, in Puglia, Toscana, Emilia Romana, Marche, Umbria, Sicilia e Basilicata.
Le 10 città in cui il servizio idrico integrato costa di piùLe 10 città in cui il servizio idrico integrato costa di meno
CittàSpesa annua (2006)CittàSpesa annua (2006)
Arezzo€ 355Massa€ 99
Livorno€ 335Milano€ 106
Pesaro€ 315Cuneo€ 110
Prato€ 309Isernia€ 116
Pistoia€ 309Lecco€ 119
Firenze€ 309Novara€ 123
Ferrara€ 308Udine€ 131
Urbino€ 307Pordenone€ 131
Siena€ 306Lodi€ 135
Grosseto€ 306Verona€ 146


Macerata€ 211€ 14942,0%
Terni€ 272€ 19440,0%
Vibo V.€ 190€ 14928,1%
Piacenza€ 181€ 14624,0%
Gorizia€ 164€ 13323,0%
Chieti€ 150€ 13015,4%
Ascoli P.€ 210€ 18911,0%
Perugia€ 220€ 2047,9%
Padova€ 211€ 1967,8%
Bolzano€ 168€ 1567,5%

"L'enorme frammentazione del settore, che porta a questa disparità, risulta difficilmente giustificabile; a questo si aggiunga anche la difficoltà nella comprensione delle voci di costo su cui si paga la fattura. Su questo tema chiediamo che intervenga il Governo, mettendo ordine in un settore che ha visto il passaggio dal monopolio pubblico a quello locale, senza alcun beneficio per l'utente finale", ci ha dichiarato Giustino Trincia, vice segretario generale di Cittadinanzattiva. "Come per altri settori, sarebbe opportuno che in questo il Comitato di vigilanza sulle risorse idriche potesse intervenire, per esempio, sulla determinazione di una tariffa di riferimento. E che chi decide di non rispettarla possa farlo solo di fronte a effettivi investimenti per il miglioramento della qualità sia dell'acqua che delle reti, che a nostro parere devono restare pubbliche".
Insomma, si chiede un intervento di riordino e razionalizzazione del settore, in cui il passaggio alle aziende, prevalentemente municipalizzate, ha creato un monopolio territoriale, così come nel più ampio settore dell'energia. Un importante, ulteriore elemento, su cui discutere i un futuro "seminario" di Governo?