R: sai da dove viene il cibo ?



A marzo avremmo a Verona una conferenza sull'alimentazione vegetariana.
Vi sono diverse implicazioni in questa visione delle cose e non credo che
tutti potranno condividerle. Ricordo solo che Leonardo da Vinci, Einstain,
Tagore et altri erano vegetariani per sensibilità...

Io sono vegetariano da 27 anni, i figli non considerano la carne un alimento
e vivono bene. Per questo non è necessario colpevolizzare nessuno se non si
è vegetariani.
Ricordo di una pubblicità inglese che diceva: gli animali sono i miei amici,
io non mangio i miei amici.
Comunque muoiono anche i vegetariani, ma quello che mi duole di più è non
poter considerare alla stessa stregua tutte le forme viventi con lo stesso
rispetto. Per molti può venire strana l'idea di lasciar morire una mucca di
morte naturale piuttosto portarla al macello. Qui vi sono implicazioni
religiose che fanno la loro parte: per la religione gli animali non hanno
l'anima e quindi sono ad uso ed abuso degli esseri umani.

Ebbene questo nuovo approccio e sensibilità viene definito sentimento, un
sentimento di rispetto per tutte le forme viventi. In due parole definito
dal P.R. Sarkar Neo-Umanesimo.
L'umanesimo generale è un sentimento che prevede di salvaguardare gli
interessi degli esseri umani a scapito delle altre forme di vita e
dell'ambiente. E' la tendenza attuale di considerare il valore economico di
un'entità ma non di considerare il suo valore esistenziale.

E' una novità questa: nel Neo-Umanesimo si considera anche il valore
esistenziale di ogni entità vivente e non vivente, il valore economico è
presente ma secondario dipende anche dalle circostanze. Se siamo al Polo
Nord mangiare verdure è difficile ecco che prevale la necessità di
sopravvivenza, l'utilizzo di animali è una necessità. Quindi secondo Sarkar
l'alimentazione è un fattore relativo. E' necessari utilizzare le forme di
vita meno evolute...
Il punto di vista del Neo-Umanesimo potrebbe portare ad un nuovo
rinascimento culturale e una nuova attitudine verso il mondo. Le culture
sono un'unica cultura, le etnie una sola grande umanità etc.

A partire da questa sensibilità dal raggio più ampio rispetto a quella
fornita dall'Umanesimo generale, si potranno aprire nuovi scenari nell'arena
sociale e culturale.

Comunque mai tutti diventeranno vegetariani, ma per lo meno vi sarà un
confronto dialettico tra sensibilità diverse.

Per uno sguardo al nuovo concetto di Neo-Umanesimo: www.neoumanesimo.it

Saluti

Tarcisio Bonotto
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Proutist Universal
www.prout.it
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-----Messaggio originale-----
Da: economia-request at peacelink.it
[mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di bigolinluca
Inviato: martedì 24 febbraio 2004 14.29
A: economia
Cc: economia
Oggetto: Re:sai da dove viene il cibo ?


Se mi posso permettere di intervenire, mi chiamo Luca e sono un abitante
della campagna veneta "emigrato" da poco a milano. sinceramente mi sento di
dire, in tutta franchezza, che tutto quello riportato non rispecchia
minimamente la verità. Per quanto riguarda: l'analisi, la sintesi, la
statistica e il contesto.
A prescindere dal fatto che credo che ognuno sia libero di nutrirsi come
vuole non credo sia un metodo corretto colpevolizzare con dati falsificati e
fantasiosi per propagandare la filosofia vegetariana o quant'altro.
A quanti scrivono quste cose invito a venire a vivere nella mia campagna,
insieme con i miei animali, con il lavoro dei campi e la vita VERAMENTE
assieme agli animali (non quella raccontata da queste favole da apocalisse)
e con le persone che considerate criminali e omicidi.
Forse qualcuno che parla tanto potrebbe imparare veramente il rispetto per
la natura e gli animali.

Ciao,
Luca


---------- Initial Header -----------

From      : economia-request at peacelink.it
To          : "ECONOMIA" economia at peacelink.it
Cc          :
Date      : Tue, 24 Feb 2004 06:53:56 +0100
Subject : sai da dove viene il cibo ?

> da greenpalanet.net
>
> 12 febbraio 2004
>
>  Cultura & Società   ( 12 Feb 2004 )
> SAI DA DOVE VIENE IL CIBO?
>
> Sai chi è stato prima di essere cibo, e com'è stato allevato? Sai che
> effetti può avere sul tuo corpo e sulla tua salute? Sai quali sono le
> implicazioni sociali di questo cibo? E sai perché non te lo vogliono
> spiegare?
> Un punto di vista vegetariano sulle ragioni etiche, ecologiche,
> salutistiche, sociali ed economiche contro l'iperconsumo di alimenti e
> prodotti di origine animale.
>
> Sai da dove viene quello che tu consideri "cibo", sai chi è stato prima di
> essere cibo, e com'è stato allevato?
> Gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare sensazioni, emozioni,
> sentimenti, come ben sanno tutti quelli di noi che ospitano in casa un
cane
> o un gatto.Una mucca non è molto diversa da un cane, da questo punto di
> vista. Né un maiale è diverso, è un essere intelligente, affettuoso,
> curioso. Ma questi animali vengono invece trattati come cose: affinché
> l'attività di allevamenti, mangimifici, impianti di macellazione e catene
di
> distribuzione risulti economicamente compatibile con i livelli produttivi
> richiesti dal mercato, è necessario che il prezzo di carne, latte e uova
> rimanga accessibile per il maggior numero possibile di consumatori.Per
> essere sostenibile, la zootecnia chimica e intensiva deve quindi
> massimizzare i profitti basandosi sul ribasso delle spese. Ormai il 99%
> degli allevamenti sono intensivi: gli animali vengono allevati in spazi
> ristrettissimi, senza mai la possibilità di uscire alla luce del sole.
Ogni
> tanto si vedono delle vacche al pascolo, è vero, ma sono solo quell'1% di
> animali più "fortunati" che vengono trattati meno peggio. Anche a questi
> tocca, comunque, la stessa fine degli altri: il macello. Lì, vengono
> ammazzati senza pietà , senza alcun sentimento di compassione, senza
sentire
> che si tratta di esseri senzienti. Sono solo "capi" da abbattere.I macelli
> sono sempre nascosti alla vista del pubblico: per potersi nutrire di
> animali, le persone devono allontanare il pensiero della loro uccisione,
ci
> deve essere separazione tra l'immagine dell'animale vivo nella "fattoria"
> (che oggi ormai non esiste quasi più ed è sostituita dagli allevamenti
> intensivi) e la sua carne da infilzare con la forchetta. Se ciascuno
dovesse
> ammazzare da sé gli animali che mangia, sicuramente molti di loro
avrebbero
> salva la vita.Nel corso della sua vita (80 anni in media), ogni italiano
> uccide per cibarsene circa 1400 animali tra bovini, polli, tacchini e
altri
> volatili, maiali, conigli, cavalli.
>
> La sofferenza degli animali
>
> A pagare il costo degli allevamenti intensivi sono innanzi tutto gli
animali
> allevati, ai quali sono imposte situazioni di estrema sofferenza. Negli
> attuali allevamenti industrializzati, miliardi di animali destinati al
> macello sono costretti a vivere incatenati o chiusi in gabbie
sovraffollate,
> incompatibili con le loro esigenze fisiologiche, privati della minima
> libertà di movimento, impediti nella pratica di istinti affettivi e
> sessuali, mutilati, sottoposti a costanti terapie antibiotiche ed ormonali
> (sia per prevenire l'esplosione di epidemie che per velocizzare la loro
> crescita), ad un'illuminazione ininterrotta che impedisce loro di dormire,
> nutriti con alimenti inadeguati, chimici e innaturali (fino ai casi delle
> mucche costrette al cannibalismo), costretti a respirare un'aria satura di
> anidride carbonica, idrogeno solforato, vapori ammoniacali, polveri varie
e
> povera d'ossigeno.Gli animali sfruttati in questo modo, oltre a
manifestare
> gravi patologie organiche e psicologiche (galline che si uccidono
beccandosi
> fra loro, cannibalismo della madre verso i piccoli fra i conigli, suini
che
> si divorano la coda), subiscono menomazioni e manipolazioni genetiche. Si
> tenta a volte di arginare l'aggressività degli animali, ad esempio dei
> maiali, mettendo dei "giocattoli" all'interno dei box, come vecchi
> copertoni, sui quali gli animali si possono sfogare. Così, anziché
rimuovere
> la causa di stress si "cura" solo il sintomo, l'aggressività.Le pecore
sono,
> per ora, le uniche a vivere per lo più all'aperto, ma sono tosate in
maniera
> brutale in pieno inverno, e sono costrette a sopportare i rigori
> dell'inverno senza la protezione naturale del loro mantello. Gli agnellini
> maschi sono uccisi a poche settimane di vita, specialmente in occasione
> delle festività pasquali. Inoltre, le pecore sono costrette a figliare
> continuamente, e non appena sono meno "produttive" vengono macellate.Un
> momento di grande sofferenza per le pecore è quello della tosatura,
durante
> il quale vengono maneggiate molto rudemente dai tosatori, e spesso
rimangono
> ferite durante l'operazione. Nelle razze più pregiate viene procurata una
> ferita circolare attorno all'ano, in modo che con la cicatrizzazione si
crei
> una zona che separa la lana dall'ano, e la lana non si sporchi.L'Italia è
> uno dei pochi paesi al mondo che consuma carne di cavallo. I cavalli
> arrivano dai paesi dell'est dopo una vita di duro lavoro, con viaggi
> estenuanti in condizioni infernali, per venire infine ammazzati nei nostri
> macelli.
>
> Le mucche da latte e i vitelli
>
> Le mucche "da latte" sono selezionate geneticamente ed inseminate
> artificialmente per produrre quanto più latte possibile. Dall'età di circa
> due anni, trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno. Poco dopo la
> nascita, i vitelli sono strappati alle madri (provocando in entrambi un
> trauma), perché non ne bevano il latte, e rinchiusi in minuscoli box
larghi
> poche decine di cm, in cui non hanno nemmeno lo spazio per coricarsi, e
> quindi neanche la possibilità di dormire profondamente. Sono alimentati
con
> una dieta inadeguata apposta per renderli anemici e far sì che la loro
carne
> sia bianca e tenera (come piace ai consumatori) e infine sono mandati al
> macello. La mucca verrà quindi munta per mesi, durante i quali sarà
> costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l'ammontare di
> quello che sarebbe stato necessario, in natura, per nutrire il vitello.
Non
> sorprende che ogni anno un terzo delle mucche sfruttate nei caseifici
soffra
> di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle). Per aumentare la
> produzione di latte, la mucca è alimentata con proteine molto concentrate,
> ma neppure queste spesso sono sufficienti, tanto da provocare lacerazione
> dei tessuti per soddisfare la continua richiesta di latte (in Inghilterra
> hanno coniato un termine per definire questa pratica: "milking off the
cow's
> back", ossia mungitura del posteriore della mucca). Ciò provoca una
> condizione chiamata acidosi, che può rendere zoppo l'animale e ciò ogni
anno
> al 25% delle mucche sfruttate nei caseifici. A circa cinque o sei anni
> d'età, ormai esausta e sfruttata al massimo, la mucca verrà macellata. La
> durata della sua vita, in natura, sarebbe stata di circa 20 anni.
>
> Le galline ovaiole e i polli da carne
>
> Per la produzione di uova, le galline sono costrette a vivere (fino a
gruppi
> di quattro) in gabbie delle dimensioni di un foglio A3. Le loro ali si
> atrofizzano a causa dell'immobilità forzata; crescendo a contatto della
> griglia di ferro della pavimentazione, le loro zampe crescono deformi. Per
> aumentare il profitto, molti allevatori usano razze manipolate
> geneticamente, destinate a soffrire ulteriormente, a causa di dolorosi
> disturbi ossei e difetti della spina dorsale.Negli allevamenti che
producono
> galline ovaiole, i pulcini maschi (inutili al mercato in quanto non in
grado
> di produrre uova, né adatti alla produzione di carne di pollo) sono
gettati
> vivi in un tritacarne, o soffocati in buste di plastica, o schiacciati in
> apposite macchine per diventare mangime, mentre a quelli femmina viene
> tagliato il becco per impedire loro di beccare a morte le compagne. Questa
> procedura, che comporta il taglio di tessuti teneri simili alla carne che
> gli umani hanno sotto le unghie, è così dolorosa che molti pulcini muoiono
> per lo shock. Inoltre, questa operazione lascia spesso scoperti i
terminali
> nervosi presenti nel becco, determinando così un dolore continuo per tutta
> la vita dell'animale. Non appena la produttività delle galline diminuisce
> sotto il livello fissato, di solito dopo 2 anni, sono sgozzate per
diventare
> carne di seconda scelta.I polli "da carne" non godono certo di un
> trattamento migliore: sono allevati in capannoni affollatissimi, fino a
> 10-15 polli per metro quadrato, sotto la luce sempre accesa, perché
crescano
> in fretta. A 45 giorni vengono ammazzati, mentre in natura potrebbero
vivere
> fino a 7 anni.La stessa sorte tocca ai tacchini. Le oche sono ancora più
> sfortunate, perché vengono sottoposte al "gavage": immobilizzate, vengono
> ingozzate con un imbuto fino a che il loro fegato si spappola, per
produrre
> così il famoso "paté de foie gras". Anche i fagiani sono allevati in
> batteria, per poi essere liberati e poter servire da bersaglio ai
> cacciatori, o, nella migliore delle ipotesi, ai predatori che si trovano
> nelle riserve di caccia. Se non uccisi da cacciatori o predatori, muoiono
> ugualmente dopo pochi giorni perché non sanno procurarsi il cibo da soli.
>
> I pesci: pesca in mare e acquacultura
>
> I pesci spesso non sono nemmeno considerati "animali", occupano un gradino
> ancora più basso nella scala dell'umana compassione. La prova di tale
bassa
> considerazione è che non si dice mai "i pesci", ma "il pesce". Un nome
> collettivo, a indicare la mancanza di una minima considerazione per la
loro
> individualità e sofferenza. Eppure, i pesci provano dolore, molti di loro
> hanno sistemi nervosi complessi, alcuni, come il polpo, sono
particolarmente
> intelligenti e capaci di compiere attività elaborate. Un terzo dei pesci
> pescati in tutto il mondo viene ributtato in mare dopo morto, perché "di
> scarto", in quanto appartiene a specie considerate non commestibili, ma,
si
> sa, le reti rastrellano tutto. Oltre ai pesci pescati in mare, si va
> diffondendo sempre di più l'acquacoltura, cioè l'allevamento intensivo di
> pesci, in cui questi animali vengono tenuti in spazi ristrettissimi, dove
> soffrono per lo stress e l'infelicità. Anche le aragoste vengono allevate
in
> batteria, per finire poi bollite vive nelle pentole dei consumatori.I
> trasportiAccade molto frequentemente che gli animali non vengano macellati
> nel macello più prossimo all'allevamento, ma siano sottoposti a viaggi
> massacranti, a volte tanto lunghi da attraversare nazioni diverse. Gli
> animali sono stipati negli autocarri, senza alcuna possibilità di riposo,
> senza bere, senza mangiare, compresi i cuccioli. Molti di loro arrivano a
> destinazione in pessime condizioni, alcuni muoiono durate il viaggio. Nel
> camion, se un animale cade, spesso non riesce a rialzarsi, viene
calpestato
> e subisce fratture alle zampe o al bacino. Questi animali, se possibile
> ancora più sfortunati degli altri, mentre tutti vengono spinti verso il
> mattatoio, rimangono sul veicolo in preda a dolori lancinanti, per poi
> essere agganciati agli arti fratturati e trascinati fuori. Non vengono
> sottoposti a eutanasia - gli allevatori non vogliono perdere soldi - ma
> aspettano il loro turno di macellazione.Gli animali che muoiono lungo il
> viaggio vengono invece buttati in un mucchio, in quella che viene chiamata
> la "pila dei morti".Il trasporto è particolarmente duro per i cavalli
> poiché, dato che in Italia non ne vengono "prodotti" abbastanza, i
macellai
> si riforniscono nell'Est europeo, dove i cavalli sono ancora usati, e,
dopo
> una vita di lavoro, vengono a concludere la loro esistenza nei mattatoi e
> sulle tavole del nostro Paese. Per motivi di profitto, gli animali vengono
> stipati all'inverosimile, mescolando tra loro individui ammalati,
debilitati
> e molto giovani. I polli, essendo di poco valore, subiscono un trattamento
> ancora peggiore, perché se qualcuno muore durante il tragitto, la perdita
è
> minima. Gli autocarri vengono caricati di notte, gli operai devono
caricare
> 25.000 animali nel minor tempo possibile, e quindi gli animali vengono
> trattati rudemente, lanciati di mano in mano come fossero palloni fino a
> essere stipati nelle gabbie.
>
> La macellazione e la morte
>
> La morte degli animali allevati è preceduta da trasporti lunghi ed
> estenuanti verso i mattatoi. Stipati nei camion, senza potersi muovere per
> molte ore e spesso molti giorni, senza poter bere o mangiare, soffrendo il
> caldo o le intemperie, arrivano al macello in gravi condizioni di stress,
> spesso così debilitati da non riuscire nemmeno ad alzarsi. Qui, a causa
> della rapidità delle linee di macellazione (talvolta fino a 400 capi
all'ora
> ognuna) spesso non sono storditi in maniera corretta e sono quindi
coscienti
> quando viene loro tagliata la gola, quando sono scuoiati, decapitati,
> squartati, o quando giungono nell'acqua bollente delle vasche di
scottatura.
> Un operaio di un macello americano, nel corso di un'intervista, ha
> dichiarato che almeno il 15% degli animali muore ogni giorno "pezzo dopo
> pezzo", roteando gli occhi e muovendo la testa (alcuni suoi colleghi usano
> protezioni da hockey per non subire gravi lesioni dagli animali
> agonizzanti). Per i suini il momento del macello è particolarmente penoso,
> perché il numero delle uccisioni è altissimo, anche 1000 animali in una
> mattinata. In queste situazioni lo stordimento molte volte non viene ben
> applicato, e quindi gli animali vengono sgozzati, e poi gettati nelle
vasche
> di acqua bollente, ancora coscienti. Infatti, quando se ne esaminano i
> polmoni, molto spesso si vede che contengono sia sangue che acqua, il che
> dimostra che gli animali erano ancora vivi e hanno respirato acqua
bollente
> quando sono stati gettati nelle vasche.L'unica morte davvero indolore
> renderebbe necessario narcotizzare l'animale, ma questo non è possibile,
> perché le sue carni devono poi essere mangiate. Ma anche se esistesse un
> tipo di macellazione senza sofferenza, è chiaro che non sarebbe comunque
> accettabile, perché è l'idea stessa di uccidere un animale, come se
> potessimo disporre della sua vita a nostro piacimento, che è totalmente
> inaccettabile da un punto di vista etico.Per quanto riguarda i pesci, la
> loro morte è ancora peggiore: muoiono asfissiati, in una lenta agonia,
muta,
> perché non siamo in grado di sentire i suoni che emettono. A volte
arrivano
> nei banchi delle pescherie ancora vivi a terminare la loro agonia tra il
> ghiaccio. I crostacei e i molluschi finiscono bolliti vivi.
>
> Biotecnologie e animali
>
> Le nuove biotecnologie applicate agli animali d'allevamento per
> l'alimentazione umana creano animali transgenici a cui è stato modificato
il
> patrimonio genetico affinché producano di più, più carne, più latte, o si
> ammalino di meno. Per produrre di più si usa l'ormone somatropo, ottenendo
> così un ingigantimento degli animali. Le conseguenze negative per gli
> animali sono sostanzialmente quattro:1. l'inserzione di geni estranei nei
> cromosomi degli animali è del tutto casuale e sovente crea individui non
> vitali o con malformazioni che causano sofferenza.2. Il gene impiantato
> (transgene) può distruggere parte dei geni naturali dell'animale ospite, e
> dare di nuovo origine a esseri non vitali. Ad esempio, in un esperimento
> sono nati dei topi con gravi anomalie, quali la mancanza degli arti
> posteriori, spaccature nel muso, ed enormi difetti cerebrali.3. Non sempre
> si riesce a fissare la trasformazione voluta, e quindi occorre ripetere
> centinaia di volte la stessa manipolazione su altri animali, fino a
> sviluppare con successo la linea desiderata, causando così sofferenze e
> morte a un numero elevatissimo di animali.4. I transgeni potrebbero avere
> effetti mutanti sui vari organi dell'animale. Per esempio, introducendo il
> fattore di crescita umano nel codice genetico di un maiale, si sono
ottenuti
> maiali con gravi anomalie, eccessivamente pesanti e non in grado di
reggere
> il proprio peso, oppure artritici, strabici, letargici.Vi sono conseguenze
> anche sulla salute umana: per anni si è lottato contro la somministrazione
> di ormoni di tipo sessuale agli animali, e questa pratica continua
> illegalmente tuttora. Con l'introduzione di ormoni attraverso l'ingegneria
> genetica, si ricade nello stesso problema, e si pongono rischi analoghi a
> quelli derivanti dall'uso di ormoni in altre forme.
>
> LA SCELTA ECOLOGICA
>
> Sai qual è l'impatto sull'ambiente?
>
> Il mondo moderno industrializzato minaccia l'ambiente naturale in più e
più
> modi. Di queste minacce, e di come porvi rimedio, si discute con passione
da
>  anni in vari ambiti. Ma viene sempre trascurato un fattore fondamentale:
> l'allevamento di bovini e altri animali per l'alimentazione umana.
> L'allevamento su vasta scala, sia di tipo intensivo (in grosse stalle
senza
> terra dove gli animali sono stipati, come accade in Italia), sia di tipo
> estensivo (i grandi ranch degli Stati Uniti, o i pascoli nei paesi del Sud
> del mondo) è chiaramente insostenibile dal punto di vista ecologico. Lo è
> stato nel passato, ma ogni volta si sono scoperte nuove terre da
sfruttare,
> e ogni volta è ricominciata l'invasione dei bovini.Ormai, però, la metà
> delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi
> oleosi, foraggi, proteaginose, destinati agli animali. Per far fronte a
> questa immensa domanda - in continuo aumento, in quanto le popolazioni che
> tradizionalmente consumavano poca carne oggi iniziano a consumarne sempre
di
> più - si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il
> polmone verde del pianeta, per far spazio a nuovi pascoli o a nuovi
terreni
> da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano, e si fa
> un uso smodato di prodotti chimici per cercare di ricavare raccolti sempre
> più abbondanti.Per consumo di risorse, latte e carne sono
indiscutibilmente
> i "cibi" più dispendiosi, inefficienti e inquinanti che si possano
> concepire: oltre alla perdita di milioni di ettari di terra coltivabile
(che
> potrebbero essere usati per coltivare vegetali per il consumo diretto
degli
> umani), e oltre all'uso indiscriminato della chimica, vi è la questione
> dell'enorme consumo d'acqua in un mondo irrimediabilmente assetato, il
> consumo di energia, il problema dello smaltimento delle deiezioni animali
e
> dei prodotti di scarto, le ripercussioni sul clima, l'erosione del suolo,
e
> la desertificazione di vaste zone.
>
> L'uso di prodotti chimici
>
> L'abuso di prodotti chimici per l'agricoltura nei paesi più "sviluppati" è
> evidente dai dati statistici:in Germania, Giappone, Gran Bretagna, se ne
> usano più di 300 kg per ettaro, in Italia 104, mentre i consumi scendono a
> 35 in Cina, a 22 in Messico, a 7 in Bangladesh e a 1 in Nigeria. I
prodotti
> chimici comprendono fertilizzanti, pesticidi (che uccidono gli insetti
> nocivi per le colture) ed erbicidi (che uccidono le piante nocive): tutti
> inquinano il suolo, l'acqua e il cibo stesso. Dal 1945 ad oggi il consumo
di
> pesticidi è decuplicato, mentre i danni provocati dagli insetti alle
colture
> è raddoppiato. Non si tratta però di un problema legato all'agricoltura in
> sé e per sé, ma all'agricoltura finalizzata all'allevamento di animali:
per
> quanto riguarda gli erbicidi, ad esempio, è indicativo il fatto che l'80%
di
> quelli usati negli USA viene utilizzato nei campi di mais e di soia
> destinati all'alimentazione degli animali. Il massiccio uso di
fertilizzanti
> è dovuto soprattutto alla pratica della monocoltura, che risulta
conveniente
> in quanto consente una industrializzazione spinta:vengono standardizzate
le
> tipologie di intervento, i macchinari agricoli, le competenze e i tempi di
> lavoro. Se anziché alla monocoltura i suoli fossero destinati a
coltivazioni
> a rotazione per uso diretto umano, non sarebbero necessari prodotti
chimici,
> perché il suolo rimarrebbe fertile.
>
> Il consumo di energia
>
> Nel trasformare vegetali in proteine animali, un'ingente quantità delle
> proteine e dell'energia contenute nei vegetali viene sprecata: il cibo
serve
> infatti a sostenere il metabolismo degli animali allevati, ed inoltre
vanno
> considerati i tessuti non commestibili come ossa, cartilagini e
frattaglie,
> e le feci. Esiste il cosiddetto "indice di conversione", che misura la
> quantità di cibo necessaria a far crescere di 1 kg l'animale. Ad un
vitello
> servono 13 kg di mangime per aumentare di 1 kg, mentre ne servono 11 a un
> vitellone (un bue giovane) e 24 ad un agnello. I polli richiedono invece
> solo 3 kg di cibo per ogni kg di peso corporeo. Se si considera poi che
> l'animale non è tutta carne, ma vi sono anche gli "scarti", queste
quantità
> vanno raddoppiate.Il rendimento delle proteine animali è ancora più basso.
> Un bovino, ad esempio, ha un'efficienza di conversione delle proteine
> animali di solo il 6%: consumando cioè 790 kg di proteine vegetali,
produce
> meno di 50 kg di proteine.L'economista Frances Moore Lappé fa notare come,
> nel 1979, 145 milioni di tonnellate di cereali e soia siano stati
utilizzate
> negli USA come mangime per gli animali. Di queste, solo 21 milioni sono
> state poi rese disponibili per l'alimentazione umana in forma di carne,
> latte e uova. I 124 milioni di tonnellate di cibo vegetale sprecato
> avrebbero fornito una porzione di cibo nutriente per tutti gli esseri
umani
> della Terra, ogni giorno, per un anno.Oltre allo spreco di energia
> necessaria per il funzionamento dell'organismo, va contata l'energia
> necessaria per la coltivazione del cibo per gli animali e per il
> funzionamento degli allevamenti stessi. Dal punto di vista dell'uso di
> combustibile fossile, per ogni caloria di carne bovina servono 78 calorie
di
> combustibile, per ogni caloria di latte ne servono 36, e per ogni caloria
> che proviene dalla soia sono necessarie solo 2 calorie di combustibile
> fossile, un rapporto di 39:1 a sfavore della carne. Jon R. Louma afferma
che
> per ogni caloria ingerita dall'americano medio, servono 9.8 calorie di
> carburante fossile, quindi in un anno un americano "mangia" 13 barili di
> petrolio.
>
> Il consumo d'acqua
>
> Il 70% dell'acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e
> dall'agricoltura (i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire
gli
> animali d'allevamento).Quasi la metà dell'acqua consumata negli Stati
Uniti
> è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame.Gli allevamenti
> consumano una quantità d'acqua molto maggiore di quella necessaria per
> coltivare soia, cereali, o verdure per il consumo diretto umano. Dobbiamo
> sommare, infatti, l'acqua impiegata nelle coltivazioni, che avvengono in
> gran parte su terre irrigate, l'acqua necessaria ad abbeverare gli animali
e
> l'acqua per pulire le stalle.Una vacca da latte beve 200 litri di acqua al
> giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una
> pecora.Il settimanale Newsweek ha calcolato che per produrre soli cinque
> chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia
media
> in un anno.Facendo un calcolo basato sulla quantità di proteine prodotte
si
> ottiene un rapporto molto sbilanciato a sfavore degli allevamenti: per un
> chilo di proteine animali occorre un volume d'acqua 15 volte maggiore di
> quello necessario alla produzione della stessa quantità di proteine
> vegetali.
>
> Le deiezioni animali
>
> In Italia gli animali da allevamento producono annualmente circa 19
milioni
> di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, che non possono
> essere usate come fertilizzante. Attualmente, lo smaltimento di questi
> liquami avviene per spandimento sul terreno, il che provoca un grave
> problema di inquinamento da sostanze azotate, che causa inquinamento nelle
> falde acquifere, nei corsi d'acqua di superficie, nonché eutrofizzazione
nei
> mari. Anche i farmaci somministrati agli animali possono passare
> nell'ambiente con i reflui e residuare nei suoli, nei vegetali, nelle
acque
> e quindi negli alimenti di cui si ciba l'uomo, come le verdure o il
> pesce.Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di
> animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo
stesso
> livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali
> equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 137 milioni di cittadini,
cioè
> più del doppio del totale della popolazione.
>
> Il problema degli scarti
>
> Oltre alle deiezioni, occorre smaltire tutte le parti di "scarto" degli
> animali uccisi.In caso di epidemie, vengono bruciati, o seppelliti (vivi o
> morti) milioni di animali. La cremazione richiede una grande quantità di
> combustibile ed emette fumi inquinanti e tossici (compresa la diossina).
La
> sepoltura contribuisce all'inquinamento delle fonti d'acqua e
> all'inquinamento da antibiotici (di cui gli animali sono imbottiti).Ma
anche
> nel "normale processo produttivo" viene prodotta un'enorme quantità di
> scarti non utilizzabili: la testa, i visceri, gli zoccoli, il contenuto
> dell'intestino, le cartilagini, le piume, le ghiandole, sono parti che non
> vengono normalmente usate.Fino a poco tempo fa venivano essiccate e
tritate
> in farine carnee che venivano aggiunte ai mangimi degli animali erbivori,
ma
> ora, dopo il caso "mucca pazza", questo non è più possibile (almeno, non
lo
> è legalmente) e quindi vengono stoccate, con conseguente spreco di spazio
e
> denaro pubblico.Altri sottoprodotti sono usati dall'industria. Ad esempio
la
> pelle è usata nell'industria conciaria, che è una delle più inquinanti che
> esistano: le concerie sono responsabili dell'acidificazione di vasti
> territori agricoli e rendono non potabili le acque della zona in cui
> sorgono, oltre a essere estremamente dannose per la salute dei lavoratori.
>
> Il clima e la desertificazione
>
> Le conseguenze più drammatiche del consumo di latte e carne si verificano
> nel Terzo Mondo: il disboscamento operato per far posto agli allevamenti
di
> bovini destinati a fornire proteine animali all'Occidente ha distrutto in
> pochi anni milioni di ettari di foresta pluviale. Ogni anno scompaiono 17
> milioni di ettari di foreste tropicali. L'allevamento intensivo non ne è
la
> sola causa, ma sicuramente gioca un ruolo primario: nella foresta
Amazzonica
> l'88% dei terreni disboscati è stato adibito a pascolo e circa il 70 %
delle
> zone disboscate del Costa Rica e del Panama sono state trasformate in
> pascoli. A partire dal 1960, in Brasile, Bolivia, Colombia, America
Centrale
> sono stati bruciati o rasi al suolo decine di milioni di ettari di
foresta,
> oltre un quarto dell'intera estensione delle foreste centroamericane, per
> far posto a pascoli per bovini. Per dare un'idea delle dimensioni del
> problema, si pensi che ogni hamburger importato dall'America Centrale
> comporta l'abbattimento e la trasformazione a pascolo di sei metri
quadrati
> di foresta.Paradossalmente, questa terra non è affatto adatta al pascolo:
> nell'ecosistema tropicale lo strato superficiale del suolo contiene poco
> nutrimento, ed è molto sottile e fragile. Dopo pochi anni di pascolo il
> suolo diventa sterile, e gli allevatori passano ad abbattere un'altra
> regione di foresta. Gli alberi abbattuti non vengono commercializzati,
> risulta più conveniente bruciarli sul posto.La geografa Susanna Hecht
> racconta che il 90% degli allevamenti di bestiame nella ex-foresta
> amazzonica cessa l'attività dopo circa otto anni, per ricominciare in
altre
> zone. Si possono percorrere centinaia di chilometri di strada nella
foresta
> amazzonica senza trovare altro che terre abbandonate dove cresce una
> vegetazione secondaria.Per quanto riguarda le terre adibite alla
> coltivazione di cereali per l'alimentazione animale, il continuo
> accorciamento dei maggesi non lascia al suolo il tempo di rigenerarsi,
> accentuandone l'erosione. Ne conseguono sia frane ed inondazioni, sia una
> diminuzione dell'approvvigionamento delle falde, il che provoca
> desertificazione, disarticolazioni idrogeologiche e siccità ricorrenti.
> Nelle zone semiaride, come l'Africa, lo sfruttamento dei suoli per
> l'allevamento estensivo (i cui prodotti vengono esportati nei paesi
ricchi)
> porta alla desertificazione, cioè alla riduzione a zero della produttività
> di queste terre. Le Nazioni Unite stimano che il 70% dei terreni ora
adibiti
> a pascolo siano in via di desertificazione.Anche alcune parti delle Grandi
> Pianure del "West" americano si stanno trasformando in deserto. Ampi fiumi
> sono diventati ruscelli o si sono prosciugati del tutto lasciando spazio a
> distese di fango. Dove prima vi erano vegetazione ed animali selvatici di
> ogni specie, oggi non cresce più nulla e non vi è più vita animale.
> L'allevamento estensivo di bovini è stato, e continua a essere, la causa
di
> tutto questo.Per quanto riguarda il clima, la combustione di milioni di
> ettari di foresta produce milioni di tonnellate di carbonio. L'elevato
> consumo di energia nelle varie fasi della produzione di carni produce
grandi
> quantità di anidride carbonica, che contribuisce all'effetto serra. Dalle
> deiezioni animali viene prodotta una tale quantità di metano (per ogni kg
di
> carne, 3 etti di metano emessi durante la ruminazione) da contribuire per
il
> 15%-20% all'effetto serra globale. Inoltre, l'80%-90% dell'ammoniaca
immessa
> nell'atmosfera viene emessa dagli animali: questo è causa di piogge acide
> che danneggiano suoli e boschi.
>
> LA SCELTA SALUTISTICA
>
> Sai che effetti può avere sul tuo corpo e sulla tua salute?
> I pericoli per la salute umana che derivano dal consumo di alimenti di
> origine animale (carne, pesce, uova, latte e latticini) sono molti, non
> tutti evidenti e conosciuti alla maggior parte delle persone, anche se
negli
> ultimi tempi si è iniziato a parlarne. Varie epidemie sono scoppiate, in
> tempi remoti e recenti, tra gli animali d'allevamento, portando con sé il
> serio pericolo (in alcuni casi diventato realtà) di contagio animale-uomo.
> Gli animali negli allevamenti intensivi sono imbottiti di antibiotici e
> farmaci di vario genere, e i pesci pescati nei mari sono un concentrato
> delle sostanze tossiche di cui le acque sono oggi "ricche".Anche
> tralasciando tutti questi pericoli, rimane comunque il fatto che una dieta
a
> base di alimenti di origine animale è inadatta all'organismo umano, e
porta
> a tutte quelle malattie degenerative che costituiscono le prime cause di
> morte nei paesi ricchi.
>
> Infezioni trasmissibili all'uomo
>
> Molte persone sono estremamente preoccupate dalle possibili infezioni da
> animali a uomo, e sostengono che "gli animali portano malattie", sempre
> riferendosi ad animali vivi, che danno loro fastidio, come i piccioni, o
> anche cani e gatti. Questa credenza è del tutto infondata, è solo un
> preconcetto, perché è praticamente impossibile contrarre malattie da


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