infrastrutture,le crepe delle grandi opere



da lanuovaecologia.it

Martedì 24 Giugno 2003

INFRASTRUTTURE|Duecento quelle pronte a partire

Le crepe delle grandi opere


Pietro LunardiTroppe priorità e pochi soldi, preventivi di spesa
inattendibile e valutazioni d'impatto ambientale inefficaci. Sono oltre un
centinaio i progetti preliminari già presentati al Cipe, e molti altri sono
in via di presentazione nelle prossime settimane.
Le critiche di Legambiente alla Legge Obiettivo. E le vere priorità

«Ferrovia, sicurezza stradale, cabotaggio e Sud sono i progetti che servono
davvero, ma sono ipotecati dall'enfasi sulle grandi opere». Ermete Realacci,
presidente di Legambiente, a pochi giorni dalla valutazione positiva della
Commissione via sul progetto del Ponte sullo Stretto, critica aspremente la
stagione di grandi opere verso la quale si avvia

Grandi opere: un cantiere
l'Italia.

Sono oltre un centinaio i progetti preliminari già presentati al Cipe, e
molti altri sono in via di presentazione nelle prossime settimane: in
sostanza la larga parte delle 250 opere presenti nell'elenco approvato dal
CIPE nel 2001 (1.200 km di linee ferroviarie ad alta velocità, 2.000
chilometri di autostrade, tunnel alpini, porti, strade e ferrovie) si è
messa in moto.

«Sono cifre che già da sole parlano dell'assenza di priorità e che
dimostrano invece che il criterio guida del governo, in materia di
infrastrutture, è il fare velocemente, al di là del parere dei Comuni,
dell'impatto sul territorio e delle priorità per il Paese - spiega
Realacci - Non si devono ignorare le diverse vocazioni del territorio
italiano se non si vogliono spazzare via quei valori e quelle condizioni che
oggi sono la forza e il futuro anche economico di tante aree: agricoltura di
qualità, turismo, beni culturali.

In un dossier presentato oggi nel corso del convegno "I progetti che servono
all'Italia", tenutosi a Roma alla presenza del ministro Matteoli, del
presidente della Ferrovie Spa Giancarlo Cimoli, dell'Amministratore delegato
di Autostrade Spa Vito Gamberale e del deputato Pierluigi Bersani,
Legambiente ha analizzato come cambia l'Italia nell'era della Legge
obiettivo.

A preoccupare è l'assenza di obiettivi e priorità in questo rilancio
infrastrutturale senza precedenti, sono le scarsissime garanzie di
finanziamento, che rischiano non solo di paralizzare i cantieri ma anche di
aprire un voragine nei conti pubblici; è il pegno pagato, in termini di
qualità dei progetti, alla celerità dell'approvazione.

«La strategia - spiega Realacci - è quella di procrastinare i problemi». A
partire da quelli progettuali legati alla complessa geologia del territorio
o alla rete di falde idriche (l'approvazione con riserva in Commissione Via
del progetto del Ponte sullo Stretto ne è un buon esempio).

La parte italiana della Torino-Lione, il mitico Corridoio 5 di cui tanto si
discute, risulta nel progetto presentato in Commissione un tracciato per
buona parte in galleria senza che però siano stati presentati gli studi
geologici che motivino e verifichino la proposta. Malgrado sia noto che le
montagne attraversate sono ricche di amianto e uranio.

Il risultato, scontato, è che quel progetto avrà un parere di Via positivo,
che raccomanderà ulteriori studi nelle successive fasi. «Quale credibilità
ha però quel progetto, su quale base programmare i finanziamenti e impostare
una gara?» Anche il problema finanziario, dunque, viene rinviato.