BIOTECH PROVARE PER CREDERE



da boiler.it maggio 2003

FOCUS.Biotecnologie
Provare per credere!

Super batteri saranno all'ordine del giorno (e lo saranno anche gli
imprevisti). Boschi stranissimi appariranno nei luoghi più impensati, come
l'entroterra australiano e la pampa argentina. La nuova economia
farmaceutica scatenerà un boom senza precedenti. Manuale d'istruzioni del
nostro futuro geneticamente modificato.

Batteri super

di CHARLES MANN

 Le promesse: La Terra è fondamentalmente una sfera popolata di
microrganismi. Questi esseri sono molto prolifici, vivono poco e hanno un
patrimonio genetico molto flessibile, quindi si prestano moltissimo a essere
manipolati. L'elenco dei potenziali utilizzi è smisurato: raffinazione del
petrolio direttamente nei pozzi, scomposizione della cellulosa per produrre
la carta, trasformazione della farina di granturco in plastica, supporto
agli impianti di scolo nello smaltimento dei liquami. Queste sono le
funzioni già in programma, ma ne seguiranno altre. La tecnologia diventerà
così pervasiva da rivoluzionare radicalmente la scienza dei materiali,
l'ingegneria chimica, la gestione ambientale. Con il boom delle industrie
biotech, qualsiasi impresa manifatturiera diventerà, di fatto, una società
biotecnologica. Ma per ottenere, da parte dei consumatori, la fiducia
necessaria a raggiungere il proprio potenziale, bisognerà agire in maniera
graduale e con trasparenza, e non sembra che si sia ancora manifestata tale
tendenza.

 I rischi: Anche se piegato a scopi industriali, questo microcosmo
conserverà la sua struttura darwiniana. Chiudere i batteri in laboratorio è
abbastanza facile, ma una volta trasportati i microrganismi geneticamente
manipolati in fabbrica, chi li gestirà? Probabilmente Homer Simpson. Gli
incidenti saranno inevitabili, e questi esseri sono capaci di tali
meraviglie evolutive che è impossibile prevedere le conseguenze di una fuga.
Gli ambientalisti temono che potremmo entrare in una nuova era di epidemie,
unicamente provocata dalla nostra stupidità.

Le nostre previsioni: I super batteri saranno all'ordine del giorno. E lo
saranno anche gli imprevisti.


Anziani super

di CHARLES MANN

 Le promesse: Vaccini e antibiotici, i maggiori progressi biomedici
dell'ultimo secolo, hanno radicalmente diminuito la mortalità infantile e
accelerato il boom demografico mondiale. Finora, però, gli scienziati hanno
ottenuto molti meno successi in materia di durata della vita. Nei decenni
passati, i principali passi avanti in termini di longevità sono derivati da
un miglioramento dell'alimentazione e dei servizi sanitari, ma non da
tecniche volte a contrastare il processo d'invecchiamento o a curare le
patologie. Nei prossimi dieci anni, la tecnologia potrebbe cambiare tutto
ciò: i ricercatori si stanno impegnando per farci vivere più a lungo, stanno
imparando a clonare organi su richiesta per sostituire quelli malati e
vogliono grantirci difese migliori contro i microrganismi patogeni. Le
aspettative maggiori sono quelle che riguardano la clonazione terapeutica
(ovvero la riproduzione di singoli organi e tessuti piuttosto che
dell'intero corpo umano): questa tecnica richiede necessariamente la
creazione di una blastocisti, un insieme di diverse centinaia di cellule che
in sostanza costituisce un embrione al primissimo stadio di sviluppo. Per
questo, molti credenti e conservatori, in tutto il mondo, sono profondamente
contrari all'utilizzo di tale procedura. E, come se ciò non bastasse, gran
parte di questa tecnologia è vincolata a rigidissimi brevetti, e potrebbe
quindi restare solo un esercizio di laboratorio.

 I rischi: Ovviamente, gran parte della popolazione mondiale non se la
sentirà di passare la propria vecchiaia a fare da cavia all'ingegneria
genetica. Ma la storia ci ha già dimostrato che non esiste niente di così
stupido che la gente non voglia provare: prendete, per esempio, i genitori
moderni che cercano di trasformare i propri figli in assi dello sport
pompandoli di steroidi e ormoni della crescita. Entro il 2013, qualche
governo potrebbe tentare una produzione di massa di skater ad alta velocità
in vista delle Olimpiadi del 2030. Probabilmente, la maggior parte degli
esperimenti genetici falliti non arriverà nemmeno a vedere la luce, ma
qualcuno si salverà senz'altro, e come farà la ricerca medica a trovare un
modo per garantire loro un'esistenza normale? E anche in caso di successo,
non mancheranno i problemi: quali meraviglie la società è pronta ad
accogliere, e fino a che punto?

Le nostre previsioni: Qualsiasi obiezione di carattere etico al progresso
scientifico verrà superata, se non altro perché ostinarsi su posizioni del
genere non è una strategia di sopravvivenza vincente.
Alberi super

di CHARLES MANN

 Le promesse: Gli alberi che ci circondano crescono più o meno
spontaneamente: sono l'unica risorsa utilizzata in maniera intensiva
dall'uomo che non si esaurirà mai. Dal punto di vista pratico, sono
abbastanza inconcludenti: circa due terzi del legno che producono sono
costituiti da radici e rami, che non ci tornano di nessuna utilità (al
contrario del frumento, che è costituito per circa metà della sua massa dal
grano). Manipolando i geni che controllano lo sviluppo di questi due
elementi, gli scienziati potrebbero essere in grado di concentrare migliaia
di anni di evoluzione in una o due generazioni, dando vita a degli esemplari
tozzi e imponenti, per niente simili a quelli che li hanno preceduti.
Piantati uno accanto all'altro, quasi come spighe in un campo, gli alberi
bionici assorbirebbero, per ogni unità di terra, più carbonio di qualsiasi
altra pianta, contrastando il riscaldamento globale. E potrebbero allentare
un po' la tensione mondiale in materia di petrolio: molte specie già
producono, come difesa naturale, idrocarburi tossici molto simili all'oro
nero. Secondo Freeman Dyson, la produzione di questi composti potrebbe
essere intensificata, e dagli alberi si potrebbe estrarre energia come se
fosse sciroppo d'acero. Il ritorno economico legato alla conversione del
settore alle biotecnologie non sarà immediato; quindi all'inizio il governo
dovrà fare la sua parte, garantendo finanziamenti e incentivi. Un
suggerimento: per conquistare l'opinione pubblica, si potrebbe cominciare
appoggiando la campagna dell'American Chestnut Foundation per l'inserimento
di geni antiruggine nel castagno, albero bellissimo ma ormai quasi estinto,
elemento caratteristico del paesaggio americano fino al dilagare della
ruggine delle piante a partire dal 1904.

 I rischi: Le piante geneticamente modificate potrebbero incrociarsi con gli
esemplari selvatici. Prendete l'erba di Johnson, un fastidioso facsimile del
sorgo per il cui controllo coltivatori e istituzioni statunitensi spendono
milioni ogni anno, soprattutto in diserbanti. L'ipotesi di un sorgo
geneticamente manipolato che trasferisca i suoi nuovi poteri all'erba di
Johnson è l'incubo di qualsiasi attivista. In altre parole, gli alberi quasi
senza rami possono andare bene nelle lontane piantagioni di carta, ma se si
diffondessero nelle foreste finirebbero con il provocare un vero e proprio
disastro ecologico.

Le nostre previsioni: Boschi stranissimi nei luoghi più impensati, come
l'entroterra australiano e la pampa argentina.


Farmaci super

di CHARLES MANN

 Le promesse: Con la biotecnologia la gente comincia a vivere di più e a
essere più sana. Questa nuova scienza finirà col segnare il passo
dell'economia, come ha fatto l'informatica dagli anni Settanta in poi.
L'unione fra tendenze demografiche in cui si riscontra una prevalenza della
terza età (la generazione storicamente più incline a spendere molto del suo
denaro in cure mediche) e diffusione senza precedenti di nuovi medicinali,
farà del settore farmaceutico il comparto industriale più importante in
assoluto. Quando ciò accadrà, la Biotech Alley prenderà il posto della
Silicon Valley, costituendosi come destinazione privilegiata dei più
brillanti e ambiziosi laureati. Finanziando e appoggiando la flessibile
realtà biotech, e agevolando la commercializzazione dei nuovi prodotti, i
giganti farmaceutici di oggi, come la Merck e la Pfizer, diventeranno le
General Electrics e le Microsoft di domani. Il sogno maggiore è quello
dell'analisi genomica in tempo reale, che consentirebbe l'individuazione
istantanea delle anomalie e l'elaborazione tempestiva di una terapia quanto
più possibile esente da effetti collaterali. Ma perché questo accada,
l'industria farmaceutica dovrà smetterla di giocare con i brevetti e di
attirarsi le antipatie dell'opinione pubblica, una strategia che ha generato
solo profitti a breve termine.

 I rischi: Chiamatela pure la sindrome di Carl Sagan, dal nome del famoso
studioso che si autodefiniva ultra-razionalista eppure spese milioni in
terapie contro il cancro non verificate e in fin dei conti inutili.
L'aspirazione a una vita più lunga darà slancio al settore biotech, ma
rischia di condurre alla bancarotta l'economia complessiva del paese. Già
adesso, un'elevata percentuale dei budget delle nazioni più sviluppate, in
particolare degli Stati Uniti, viene indirizzata alla cura degli anziani, e
più la società investirà risorse nel tentativo di posticipare la morte, più
ci sarà la possibilità che le generazioni X, Y e Z perdano interesse per i
baby boom, uno scenario previsto da Bruce Sterling nel suo Holy Fire,
romanzo sull'impero dei vecchi. D'altro canto, gli anziani benestanti
vivranno nel terrore che le compagnie di assicurazioni possano rifiutare di
coprire le ultime tecniche di prolungamento dell'esistenza. Proprio come
aveva previsto Marx: la dittatura del proletariato.

Le nostre previsioni: Con un po' di fortuna, la nuova economia farmaceutica
fungerà da catalizzatore di un boom di durata addirittura superiore a quello
del 1982-2000.
Raccolti super

di CHARLES MANN

 Le promesse: Con l'aumento della popolazione globale e il Terzo Mondo in
via di sviluppo che vuole sempre più carne nella sua dieta, la domanda di
frumento, riso e granturco esploderà. Ormai quasi tutti i terreni arabili
sono stati utilizzati, quindi l'unico modo per nutrire gli abitanti del
nostro pianeta in futuro è affidarsi alla biotecnologia, se i leader
ecologisti lo permetteranno. D'altra parte, se gli attivisti distruggono i
raccolti biotech nelle nazioni sviluppate, è naturale che i paesi più
arretrati dimostrino una certa diffidenza nei confronti di prodotti mal
visti perfino nei propri luoghi d'origine. A novembre dello scorso anno, una
preoccupazione del genere ha indotto lo Zambia a rifiutare gli aiuti
alimentari statunitensi nel bel mezzo di una carestia. L'agricoltura
biotecnologica vuol dire molto più che raccolti geneticamente modificati. Un
esempio: circa la metà delle coltivazioni di granturco e legumi in Africa
sub-sahariana va in fumo per colpa di tre specie di erba parassita del
genere Striga, che gli africani chiamano, a ragione, "erbastrega". Come
conseguenza perversa delle regole della selezione naturale, questa erbaccia
ha sviluppato dei minuscoli e tenacissimi semi che gli scienziati non sono
mai riusciti a capire come rimuovere dal terreno. Almeno fino a poco tempo
fa, quando le tecniche di mappatura genica hanno messo fuori uso il suo
arsenale chimico. La biotecnologia creerà anche piante in grado di resistere
agli insetti nocivi, di dare più nutrimento, e di sopravvivere in suoli
tropicali per il momento troppo acidi e ricchi di alluminio per
l'agricoltura. I genetisti messicani hanno già iniziato a lavorare a
quest'ultimo punto.

 I rischi: Le biotecnologie potrebbero accelerare la scomparsa delle
biodiversità nell'agricoltura. I contadini di una volta hanno dato vita a
centinaia di coltivazioni diverse, ognuna adatta a un particolare regime
climatico, a una specifica nicchia geografica o esigenza culturale. Il nuovo
business bioagricolo, invece, punta alla progressiva diminuzione delle
varietà. La follia di questo orientamento è stata dimostrata nel 1971,
quando una nuova forma di fungo si è diffusa in tutte le piantagioni del Sud
America, infiltrandosi in mezzo al granturco grazie alle analogie genetiche
e minacciando la scomparsa di questo tipo di coltivazione. Solo la scoperta,
da parte di alcuni scienziati, di un campo di grano ancora integro in Africa
riuscì a scongiurare la catastrofe. Sono state istituite delle "banche delle
sementi", ma è fondamentale tutelare le diversità genetiche nei "centri
d'origine" delle coltivazioni (le Americhe nel caso del granturco, la
Mezzaluna Fertile per il frumento).

Le nostre previsioni:La tecnologia fornirà le sementi di base necessarie
alla ricostruzione genetica del settore agricolo.