consumatori divisi si vince?



dal salvagente    
    
  

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Consumatori, divisi si vince?

 

 




 Al suo primo incontro con il Cncu, il ministro delle Attività produttive
ha dovuto prendere impegni su una serie di richieste avanzate dai due
gruppi cui si richiamano le sigle presenti nel "parlamentino".



[associazioni consumatori]

 
 

Mercoledì 4 settembre il ministro delle Attività produttive, Antonio
Marzano (nella foto), ha aperto finalmente la porta alle associazioni dei
consumatori. Il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti ha sede
nello stesso palazzo di via Molise a Roma dove ha i suoi uffici, ma da un
anno a questa parte il responsabile del ministero che si occupa dei
consumatori non ne aveva mai incontrato i rappresentanti. 
Nella riunione al terzo piano, il ministro che lo scorso inverno negava
persino l'esistenza degli eurorincari ha dovuto segnarsi in rosso le
lagnanze dei consumatori e riconoscere che non sono fantasie, impegnandosi
per ulteriori tavoli, dalla questione del paniere Istat alle tariffe di
luce e gas, alla riforma Rc. Di fronte a lui, una parata di associazioni
dei consumatori riunite nel loro "parlamentino", il Cncu, divise su tutto o
quasi, ma concordi nel chiedere più attenzione per i consumatori e più
risorse, anche finanziarie, per i loro rappresentanti. 
Alla destra di Marzano, sedevano i gruppi che hanno costituito la
cosiddetta Intesa, l'alleanza di Federconsumatori, Adoc e Codacons, le
stesse sigle che insieme all'Adusbef (fuori dal Cncu) hanno lanciato con
successo l'arma mediatica dello sciopero degli acquisti contro il
caro-vita. Alla sinistra del ministro, invece, i leader della Convenzione
per i consumatori, (Adiconsum, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Lega
consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Unione
nazionale consumatori, più l'Assoutenti, non iscritta al Cncu), il patto
nato come reazione di chi si autodefinisce "meno demagogico e più concreto".

La mappa
La spaccatura ha fatto dispiacere a qualcuno che assisteva nella sala,
nostalgia delle belle posizioni unitarie di una volta, secondo alcuni però
solo di facciata. Altri salutano con favore il nuovo ribollimento, come un
lievito, magari un po' pepato, che sta facendo crescere la forza
dell'intero movimento. 
"Se aumenta la visibilità dei consumatori", dice Antonio Longo del
Movimento difesa del cittadino (Coalizione), "non conta quali nomi vanno
sui giornali, l'importante è che siamo riusciti a mettere le nostre
questioni all'ordine del giorno dell'opinione pubblica e del governo". 
Ma come si spiegano le fratture? "C'è stato un avvicinamento di alcune
associazioni verso la politica dei sindacati, i quattro dell'Intesa,
arroccati su una battaglia dura", sostiene Anna Bartolini, presidente
dimissionaria del Cncu, che ha lasciato la sedia per protesta contro
l'atteggiamento sordo del governo (e ora al suo posto presiede le riunioni
il ministro Marzano in persona). "Dall'altra parte - aggiunge la Bartolini
- ci sono gli otto 'trattativisti' della Coalizione. Poi, infine, le sigle
che restano al di fuori dai due schieramenti, come l'Acu, che ha sempre
fatto una grossa battaglia su temi internazionali più che nazionali, come
il commercio equo e solidale, l'agroalimentare. Oppure il Centro
consumatori di Bolzano. E Altroconsumo, che si muove per la tutela del
consumatore sotto l'ottica del rapporto qualità-prezzo. Ma a far saltare il
coperchio è stata soprattutto la linea della disattenzione di questo
governo". 

Niente fratture
L'Intesa però, per bocca di Rosario Trefiletti della Federconsumatori,
respinge ogni etichetta di "cofferatismo": "Siamo pronti a trattare anche
con l'esecutivo Berlusconi", sottolinea. "La divisione tra di noi,
comunque, non è un dramma, è anzi una semplificazione: fino a ieri avevamo
14 sigle nel Cncu che esprimevano altrettante posizioni".
Qual è l'oggetto del contendere, allora, tra i due blocchi del
consumerismo, Intesa e Coalizione? Apparentemente, si litiga su ogni filo
d'erba: non passa giorno che gli uni non critichino le iniziative degli
altri, e viceversa, con toni anche assai aspri. "Non si tratta di una bega
interna alle associazioni", spiega Giustino Trincia di Cittadinanzattiva
(Coalizione). "Ma di differenze sostanziali che pregiudicano la possibilità
stessa di aiutare efficacemente i consumatori. Siamo contrari a un
consumerismo giustizialista, che grida al lupo e invoca ricorsi alla
magistratura che fanno solo lavorare gli avvocati, e a chi vuole
politicizzare il movimento. Sono le associazioni che amano gridare più che
parlare perché il loro obiettivo è apparire comunque". Un'accusa rispedita
al mittente da Trefiletti (Intesa): "È l'altro fronte, la Coalizione, che
ha un debole per i titoli dei giornali". 
Se però si guarda da vicino ai "pomi della discordia", si fa fatica a
capire cosa divide davvero. Gli obiettivi sono gli stessi, a cominciare
proprio dalla difesa del portafoglio delle famiglie. Cambiano, semmai, le
strategie, i metodi di lotta, i toni e soprattutto le persone: più
determinata nelle sue entrate sulla palla, forse, l'Intesa; più dialogante
la Coalizione. Tra una stoccata e l'altra, però, le associazioni, l'un
contro le altre armate, continuano a sperare in un percorso comune. 
Fino a ieri, in fondo, molti attivisti, soprattutto quelli della base più
che i "grandi capi", hanno lavorato unitariamente, e così continua a essere
in decine di sedi locali. "Viviamo una crisi di crescita, questo è il
momento di marcare le differenze", conclude Longo. "Ma prima o poi dovremo
pensare di nuovo all'unità: altrimenti, le nostre battaglie rischiamo di
perderle".


Intervista ad Anna Bartolini:
"Con fatica, ma risultati importanti ci sono stati" 

L'ex presidente traccia il bilancio di un biennio di attività del Cncu e
spiega l'attuale spaccatura
anche con l'atteggiamento negativo del governo. "Non è stato facile, questo
anno e mezzo al Cncu. Con un ministro delle Attività produttive che arriva
a dire che l'inflazione non c'è, che se la sono inventata i consumatori.
Poi dice che è un fatto stagionale. Poi, dopo neanche una settimana, arriva
a fare il blocco delle tariffe....". Si sfoga, Anna Bartolini, dopo quasi
un biennio al timone del Consiglio nazionale dei consumatori e degli
utenti. "Con fatica, ma ci sono stati dei risultati importanti, abbiamo
prodotto documenti comuni su temi quali le Authority, le clausole abusive
nei contratti, la campagna dell'euro, le carte dei servizi, le garanzie dei
prodotti". 
La Bartolini, già consigliera dell'eurocommissario Ue per i consumatori
Emma Bonino, è stata presidente del Cncu dal 2000, subentrando ad Antonio
Lirosi, direttore generale per i consumatori del ministero delle Attività
produttive. Lo scorso luglio, però, ha annunciato le sue dimissioni con una
lettera aperta pubblicata su "Il Salvagente". Il motivo? "Quello immediato,
l'esclusione dei rappresentanti dei consumatori dalla delegazione italiana
al Comitato economico e sociale dell'Unione europea", spiega. "Ma è stato
un segno contro la disattenzione del governo verso i consumatori e chi li
rappresenta. Il ministro, dal suo arrivo un anno fa, ha tenuto il Cncu in
uno stato di incertezza e ha messo in naftalina quei funzionari del suo
gabinetto che volevano darsi da fare".
"Questo governo ha le sue responsabilità", dice la ex presidente del Cncu,
ormai libera da cariche istituzionali. "Hanno portato le associazioni
all'esasperazione. Penso per esempio alle assicurazioni. L'ottobre scorso
abbiamo presentato come Cncu un documento unitario di 19 punti: se il
governo ne avesse adottati almeno dieci, l'effetto di trascinamento
dell'inflazione da Rc-auto non ci sarebbe stato". 
Ora però le associazioni si sono spaccate. Cosa ha messo in crisi il Cncu?
"Negli scorsi anni, ha prevalso l'impostazione che il Cncu non faceva le
battaglie singole, solo le grandi linee con cui dialogare nelle audizioni
al Senato e alla Camera, ciò che la legge 281 chiedeva che facessimo. Una
volta scoperto che ci convocavano in Parlamento e ci chiedevano di
preparare dei lunghissimi documenti, ma poi facevano tutto il contrario, è
arrivato il momento di avere un atteggiamento meno istituzionale e un po'
più barricadero".
Dopo il suo addio, il ministro Marzano ha detto di voler tenere per sé "per
un tempo non breve" la presidenza del Cncu, come gli consente la legge,
anziché delegare la poltrona a una personalità indipendente espressione del
mondo dei consumatori. A questo punto, il Consiglio dei consumatori serve
ancora a qualcosa? "Non lo so. Io mi sono dimessa. Se presidente del Cncu
resta il ministro, vedremo cosa farà".