nuovi lavori senza tutele



dal corriere.it
 
   
  
 Lunedì 10 Giugno 2002 
 
 
  
 
Milano, gli «atipici» e i diritti

NUOVI LAVORI SENZA TUTELE


Che tipi quegli atipici. Nati quasi come lavoratori di serie B, stanno
conquistando peso, ruolo, rappresentanza. Le loro sorti non coincidono
affatto con la precarietà. E mentre a livello nazionale rappresentano ormai
quasi un lavoratore su quattro, le forze politiche li stanno scoprendo e si
stanno dando da fare per lanciare numerosi progetti di legge che li
riguardano. Milano e la Lombardia sono le capitali e il laboratorio dei
lavoratori di nuova generazione. Per questo hanno un compito in più: quello
di realizzare un tessuto, un sistema di facilitazioni e di garanzie, una
piattaforma di esperienze che ne consentano il libero dispiegarsi e,
insieme, che impediscano gli abusi, riconoscendone la specificità. 
Ma chi sono i lavoratori atipici? Per convenzione tutti coloro che non
rientrano in un rapporto di lavoro standard, a tempo pieno e indeterminato.
Quindi part timer, collaboratori occasionali, Cococo (collaboratori
coordinati e continuativi), lavoratori interinali, a tempo determinato, a
termine, professionisti a partita Iva e così via. E' difficile segmentarli
per categorie omogenee, ma si stima che in Italia viaggino ormai verso i
cinque milioni. In Lombardia verso il 20%. Una massa ingente e composita,
dentro la quale convivono soggetti anche molto diversi tra loro: ex
dipendenti licenziati con scarso potere di contrattazione; free lance
specializzati ad altissima capacità di autotutela; tecnici informatici e
cybernauti; operai specializzati; segretarie; addetti al commercio e così
via. 
Si può calcolare che almeno la metà sceglie attraverso l'atipico la libertà
e l'autonomia professionale, specie, appunto, a Milano e in Lombardia,
mentre un'altra metà lo subisce. E' anche assodato che molti di loro sono
assimilabili a dei dipendenti, a partire dai Cococo che lavorano come free
lance ma per un solo committente. 
Tutti, siano più o meno forti sul piano delle tutele nel lavoro, rischiano
però di essere cittadini di serie B sul piano dei diritti. E' questa l'area
di lavoro probabilmente più importante su cui costruire progetti di legge
ed esperienze innovative. Di fronte alla malattia, alla maternità e alle
diverse tutele contrattuali che intervengono per i dipendenti, essi non
hanno nulla. E rischiano di essere cittadini dimezzati e «senza credito» di
fronte alla richiesta di un prestito al consumo, di un mutuo bancario,
dell'acquisto di una casa o di attrezzature per il lavoro. Quel che li
mette in ansia è la contraddizione libertà-insicurezza. E a loro ricorrono,
spesso contraddittoriamente, le imprese che vogliono insieme collaboratori
flessibili ma anche fedeli e motivati. 
Gli stessi sindacati sono in difficoltà. Non li conoscono, oppure li
trattano come se fossero dei dipendenti, alimentando così una Babele delle
lingue, delle sigle, dell'incomunicabilità, dello scontento. Loro, prima di
essere sindacalizzati, richiedono di essere ascoltati, analizzati, censiti,
accettati nella loro diversità. E rifuggono dall'essere utilizzati. La
nostra modesta proposta è che nello stesso nuovo Patto per il lavoro a
Milano, laboratorio dell'innovazione, possano trovare diritto di
cittadinanza e costituire l'asse e il principale soggetto di riferimento di
una nuova ingegneria e architettura sociale.  
di WALTER PASSERINI