Sull'agricoltura naturale integrata da piccoli allevamenti autonomi.



Cari amici della Rete,

prendo lo spunto dalla  lettera ultima di Vincenzo Benciolini, che ho trovato comunque ben equilibrata, per fare alcune precisazioni ulteriori sul concetto di agricoltura naturale, scissa dall'allevamento sia pur biologico. 

Secondo me è comprensibile che in un piccolo appezzamento agricolo vi siano anche animali a condivedere il territorio sia per questioni di pulizia del fondo, sia per la produzione di letame od eventualmente latte, questi animali dovrebbero poter vivere dei soli erbaggi e rimasugli di cucina, in modo che la loro presenza sia realmente in sintonia con il contadino e con il luogo, perciò nell'appezzamento coltivato naturalmente  non dovrebbero essere ammessi allevamenti di animali nutriti a mangime, la qual cosa fuoriusciurebbe da una sistema ecologico di piccola agricoltura. 
Alcune galline (od altri volatili) fanno le uova e va bene... può anche capitare che ogni tanto qualche galletto in più può essere sacrificato,  se vi sono degli armenti come pecore  e capre occorre limitare il loro numero alle reali possibilità di loro sopravvivenza nutrendosi con i prodotti spontanei del campo,  quindi non credo che vi sarebbero molti agnelli da macellare, forse al massimo uno o due all'anno giusto per Pasqua come si dice...  Se si attuasse questa metodologia semplice e corretta dal punto di vista ecologico ed alimentare, il contadino di fatto ritornerebbe ad una dieta tradizionale mediterranea in cui la carne compare molto raramente sul piatto e questo lo accetto..... (anche se continuo a dichiarare che se ne può fare tranquillamente a meno e ve lo confermo essendo stato vegetariano ed in perfetta saluta dal 1973.

Non aggiungo altro e chiudo qui il discorso, per quanto mi riguarda, aggiungengendo questo pensiero di Rajendra Pachauri,  presidente del Comitato intergovernativo sul
cambiamento del clima (Ipcc), che in un'intervista al settimanale britannico The Observer ha dichiarato che "dovremmo tutti osservare almeno qualche giorno 
«vegetariano» alla settimana, se vogliamo contribuire con il nostro comportamento a diminuire le emissioni di gas «di serra» nell'atmosfera" (Fonte AVI, Ciro Aurigemma).
http://www.vegetariani.it/vegetariani/articles/2027.html

Grazie per aver pazientemente letto sin qui,

Paolo D'Arpini - Calcata (VT)
Bioregione Tuscia 
www.circolovegetarianocalcata.it