Clima: facciamo una rivoluzione energetica



Clima: facciamo una rivoluzione energetica
http://www.wwfitalia.it/Lombardia/documenti/powerswitchlarivoluzionedelleffi
cienza.pdf

Si potrebbero ridurre del 25% i gas serra in Italia ottimizzando la
produzione, il trasporto e tutti gli usi finali di energia

In gran parte delle centrali termoelettriche italiane solo il 30-35% del
calore ricavato dal combustibile viene trasformato in elettricità: il
rimanente 65-70% viene disperso nell'ambiente e quindi inutilizzabile.
E' solo un esempio dello spreco quotidiano che avviene nel processo di
trasformazione dell'energia, un problema che andrebbe affrontato con una
vera e propria rivoluzione dove il 'grido di battaglia' del WWF contro le
emissioni di gas serra è quello di 'efficienza energetica". Primo passo, una
specifica legge sull'efficienza energetica che affronti e promuova il
cambiamento in tutti gli aspetti e i comparti economici.

Nel Dossier presentato dal WWF , "La rivoluzione dell'efficienza" emergono
tutti i punti deboli dell'attuale sistema di produzione e distribuzione dell
'energia, del sistema dei trasporti, delle infrastrutture, e dei consumi
privati. "Tutta la normativa prodotta in questi ultimi anni ignora
completamente la cosiddetta 'efficienza di sistema", cioè, la capacità di
garantire un determinato servizio (illuminazione, riscaldamento, etc)
attraverso la fornitura della minor quantità possibile di energia primaria
(petrolio, carbone, metano, etc) - ha dichiarato Andrea Masullo,
responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- Fino ad oggi ci si è
preoccupati solo dell'efficienza dei singoli impianti senza considerare l'
intero processo. Per questo il WWF chiede che l'Italia e la UE istituiscano
l'obbligo di sottoporre a valutazione di efficienza energetica tutte le
attività, i progetti, le infrastrutture e le apparecchiature che comportano
l'uso diretto o indiretto di energia, con relativa certificazione,
subordinando ad essa autorizzazioni, finanziamenti, concessione di incentivi
ed agevolazioni".
L'energia utilizzata, ad esempio, da almeno un terzo degli italiani per
scaldare l'acqua attraverso l'uso di scaldabagni elettrici, proviene dalle
grandi centrali elettriche. In questi grandi impianti viene prodotto calore
ad alta temperatura e solo il 30-45% viene trasformato in elettricità mentre
il restate 55-70% viene gettato via con i fumi attraverso i camini e le
acque di raffreddamento. Circa il 10% dell'energia prodotta viene poi
dispersa in elettrodotti. Quello che resta viene trasformato di nuovo in
calore a bassa temperatura (facilmente ottenibile, invece, con la semplice
energia solare o con il gas metano). Così, in tutto il percorso dalla
centrale a casa nostra, abbiamo buttato via più del 70% per avere un po' d'
acqua calda. La quantità di energia elettrica utilizzata per produrre acqua
calda è cresciuta negli ultimi 10 anni del 16%, uno spreco enorme se si
pensa che è proprio il calore a bassa temperatura a 'consumare' il 65,8% di
energia nell'intero settore Commercio e Servizi mentre in quello domestico
raggiunge addirittura l'85%.

"Per ridurre le emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 dobbiamo
necessariamente uscire dall'euforia della crescita dei consumi e trovare
alternative intelligenti e l'efficienza energetica costituisce una vera e
propria risorsa - ha spiegato Gianfranco Bologna, segretario aggiunto del
WWF Italia - Lo spreco di energia dipende anche dalla rigidità del nostro
comparto di produzione e distribuzione di elettricità : per minimizzare le
trasformazioni ed il trasporto di 'corrente' occorre rivoluzionare anche la
rete. La rivoluzione dell'efficienza consentirebbe di creare un sistema
fondato su reti locali di fornitura di energia prodotta in impianti di
piccola taglia tale da coprire almeno il 50% del fabbisogno totale ,
riducendo al restante 50% la copertura di energia richiesta dal sistema
attuale, estremamente rigido perché fondato sulla produzione di elettricità
in grandi impianti ed in poli di elevata concentrazione di potenza".

Anche nelle scelte tecnologiche c'è bisogno della rivoluzione dell'
efficienza: con un completo spostamento di tutti gli investimenti per i
cosiddetti usi finali, per le apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso
tecnologie più efficienti attualmente disponibili sul mercato, l'Italia
potrebbe risparmiare il 46% della domanda di elettricità prevista in un
periodo di 15-20 anni. I maggiori potenziali di risparmio si possono
ottenere nei motori elettrici, negli elettrodomestici e nell'illuminazione
(90%), ma anche nel settore residenziale (26% del totale), nell'industria e
commercio (39% e 35% rispettivamente). In uno studio dell'ANPA i risparmi di
consumi di energia elettrica, qualora si verificasse una rivoluzione dell'
efficienza, ottenibili al 2010 e al 2015 equivalgono al totale della
produzione di 14-15 centrali da 800 MW ciascuna.

Attuare questa trasformazione radicale del sistema energetico nazionale
entro il 2020, approfittando della già programmata chiusura delle vecchie
centrali termoelettriche attualmente esistenti, sostituendole con impianti
di cogenerazione ad alta efficienza (60-70%), e portando le fonti
rinnovabili dal 20 al 30% delle forniture energetiche, potrebbe consentire
una riduzione delle emissioni di gas serra del settore energetico di circa
il 25% rispetto 1990 (anno di riferimento per gli impegnidi riduzione).

L'efficienza del sistema di produzione, distribuzione e usi finali diventa
quindi una vera e propria risorsa energetica con grande beneficio per il
clima del pianeta. Infatti, integrando i risultati che si possono ottenere
su vari livelli (trasporti, riscaldamento degli ambienti, riscaldamento dell
'acqua, illuminazione, motori elettrici, elettrodomestici, etc.) si può
ipotizzare una riduzione complessiva delle emissioni di gas serra rispetto
al dato del 1990 di almeno il 25%, un'ipotesi molto prudente, ottenibile
entro 20 anni. Questo ci consentirebbe di rispettare non solo il protocollo
di Kyoto per il 2010, ma anche l'obiettivo del 20% di riduzione che molto
probabilmente si darà l'Unione Europea per il 2020, con la possibilità di
trovarci in condizione di poter vendere diritti di emissione sul mercato
dell'emission trading.