La Storia rovesciata di Navarra



On 5 Jul 2013 at 13:56, alfonsonavarra at virgilio.it wrote:

> Vedo che si è sviluppata una disussione sulla natura e le
> caratteristiche dell'"impero". 

Dai per assodato e accettato un concetto (categoria) qui non condivisa : qualcuno 'crede' 
nell'impero e a molti fa comodo che ci si creda, così se le cose vanno male diamo la colpa 
ai marziani invisibili. Altri valutano la situazione internazionale con metodi scientifici 
dichiarati, e la chiamano fase neo-coloniale imperialista. Altri ancora usano diverse 
categorie d'analisi. Il mondo è vario.  

> Effettivamente il potere della guerra è alla base
> storica anche dello sfruttamento. I primi conflitti armati organizzati
> erano tra gruppi umani: chi vinceva rendeva "schiavo" l'altro. 

Stai rovesciando la storia: è la volontà di schiavizzare, o rapinare, o conquistare che dir si 
voglia che porta allo strumento violento per inverarla, e non il contrario. Non è che vietando 
la guerra sconfiggi la volontà di sfruttamento, ma esattamente l'opposto. Da qui nasce il 
problema 'moderno' di monopolio della violenza, o 'dell'uso della forza', da parte di una 
'autorità' che può essere lo stato borghese, una 'repubblica popolare', o la Comune di Parigi. 

> Abbiamo
> esempi storici di "comunismo" degli schiavisti: il più noto di tutti
> lo troviamo a Sparta. Quello che voglio dire è che la violenza
> organizzata determina spesso l'economia, non sempre è l'inverso. Il
> capitalismo "storico" non è nato dalla libera concorrenza dei piccoli
> produttori. Le monarchie nazionali che stavano creando gli Stati
> centralizzati si appoggiarono a grandi monopoliti mercantili per
> combattere il potere dei baroni feudali. Il capitalismo non è nato
> dal piccolo imprenditore che risparmiava per investire ma dagli
> accordi con le grandi compagnie che rapinavano le risorse delle
> colonie e dall'espropriazione statale delle terre (specie le terre
> comuni) a favore dei grandi latifondisti per creare la classe dei
> "proletari" (e questo ce lo racconta lo stesso Marx quando nel
> "Capitale" affronta "l'accumulazione originaria"). 

Non ha senso parlare di capitalismo in epoca preindustriale: il plusvalore praticamente non 
esiste coltivando patate o pagando decime sul grano. In quelle condizioni lo sfruttamento 
già è massimo, al limite della sopravvivenza (produzione - costo di riproduzione = 0 o 
anche meno). Nemmeno ha senzo quindi tirarlo in ballo in epoca coloniale preindustriale. 
Che le basi dell'indrustrializzazione successiva si fondino sulla rapina delle materie prime 
delle colonie e dalla rapina della terra abbia posto le precondizioni della rivoluzione 
industriale non v'è dubbio, ma il credere che il tutto sia stato fatto per 'creare il capitalismo' 
vuol dire di nuovo rovesciare la storia, scambiare causa ed effetto, far perdere il filo del 
discorso e degli eventi, e fa credere che il male della guerra sia una malattia da curare e 
non invece lo strumento indispensabile al capitalismo per sopravvivere a sé stesso fino a 
superare i limiti fisiologici che il nostro Pianeta può sopportare. Il guaio è che, con ogni 
evidenza sconfitto in partenza, persevera, e quando ciclicamente si ritrova saturo in qualche 
comparto, non ha altro metodo per autoriprodursi che farsi un po' di largo con qualche altra 
piccola o grande catastrofe artificiale, diretta o procurata. Per pagare il New Deal Roosvelt 
ha nascosto le carte di Pearl Harbour, qualche anno dopo qualcuno si è autoaffondato nel 
Golfo del Tonchino, più di recente sbattevano sul tavolo l'antrace, sulle rotte degli 
idrocarburi a basso prezzo e della competizione intercapitalista. Ma le prime rogne della 
competizione imperialista già si erano viste a inizio secolo, risolte sul momento con il gran 
largo fatto con l'Inutile strage, con la distruzione dgli Imperi centrali e con la comparsa del 
nuovo attore: Re Petrolio. Ha vinto chi ce l'aveva e ha perso chi no, tagliato fuori dalle rotte 
navali e terrestri per il M.O (i primi ad arrivare a Bassora a inizio secolo erano stati i 
tedeschi via Gelgrado-Istambul). La Germania dopo Weimar senza più pane e carbone per 
cuocerlo è ri-andata in cerca di petrolio, sceliendo da subito come strumento la guerra: 
Hitler prima si è insabbiato in Africa, e per andare a prenderlo in Caucaso ha sbattuto la 
testa a Stalingrado. E così via. E' la necessità di PRODURRE, creare RICCHEZZA, la 
causa delle guerre e il bisogno di catastrofi in epoca industriale (capitalistica) moderna. 
Ricordate le risate telefoniche mentre L'Aquila crollava? Nel loro piccolo anche gli Italiani 
non mancano di cinismo, ma non c'è paragone... Bè, tutto ciò è stato fatto per sostenere in 
vita il sistema capitalista: la guerra e la distruzione di risorse (non a caso oggi si parla di 
'risorse umane') è sua funzione e variabile, non il contrario. 

> Vediamo di non
> scambiare la storia reale con i modelli teorici astratti che Marx
> mutuò per lo più da David Ricardo. Anche oggi io penso che sia
> difficile non registrare che lo status del dollaro "moneta mondiale"
> non sia altro che l'espressione della situazione degli USA impero
> mondiale... e per adesso mi fermo qui... insomma facciamo mente locale
> sulla violenza "levatrice della Storia" (anche se non unico attore
> decisivo delle rivoluzioni, a differenza di quel che credeva il
> barbuto di Treviri...)

La differenza, il segno + o meno, lo metto su chi agisce la violenza, e perché lo fa o deve 
farlo. Tra Spartaco e Mussolini faccio le dovute distinzioni. 

Jure

> 
> 
> ----Messaggio originale----
> Da: scienza.marcia at katamail.com 
> Data: 2-lug-2013 20.31
> A: <disarmo at peacelink.it>
> Ogg: Re: Gabbie, stelle e lotta di classe
> 
> certo e i suoi legami con la massoneria me li sono inventati io
> sara' un caso che il marxismo finge di non vedere le logge massoniche
> e denuncia solo le manovre del capitale?
> 
> non per negare l'immonda costruzione capitalistica ma c'è ben altro
> so bene pero' che di certe cose (coerentemente con la linea marxista)
> non ti interessi
> 
> PEr spiegarmi meglio: chi comanda il mondo e riesce a tenere 
> sottoalimentati (morti di fame in senso letterale) circa 800 milioni
> di individui e a tenere nella povertà qualche altro miliardo, deve
> avere qualche trucco per riuscire in questa incredibile ed orribile
> impresa senza essere scalzato dalla rabbia popolare.
> 
> Il trucco è gestire sia il governo che l'opposizione. In Italia hanno
> sempre gestito sia i partiti di governo che quelli di opposizione, e
> lo stesso altrove. Lo dice tutto gongolante anche Licio Gelli che il
> suo sogno di infiltrarsi in tutti i partiti e tutte le direzioni dei
> media è perfettamente riuscito
> 
> Licio Gelli, P2, massoneria ...
> 
> 
> > On 1 Jul 2013 at 13:04, Corrado Penna wrote:
> >
> >> Quanto alla lotta di classe si tratta solo di un concetto per
> >> ingabbiare le menti
> >>
> >> La vera lotta è tra le persone coscienti della grande illusione e
> >> del dominio orwelliano e le persone assopite che cercano di tenere
> >> in vita le gabbie
> >>
> >> La lotta di classe cosa ha portato fino ad ora? Solo dei movimenti
> >> che ignorano scientamente le manovre delle élite
> > Vedi caro, non è che la lotta di classe è un marchingegno
> > complicato inventato per proprio sfizio da un barbuto col
> > grembiulino per poi venderlo a scemi poveri o scemi ricchi, come una
> > lavatrice o un F-35, ma è molto più semplicemente la conseguenza
> > ovvia e ineluttabile che si crea dallo sfruttamento dell'uomo
> > sull'uomo (quando lo sfruttato si organizza e si appropria del
> > cannone che protegge lo sfruttatore per qualcuno sono guai: è
> > questo il campo dei 'rapporti di forza' ed è qui che nasce e giace
> > ciò che si definisce 'reazione') . Marx non ha inventato proprio
> > nulla nè ha mai preteso di averlo fatto: ha solo descritto
> > l'esistente e il prevedibile dei rapporti sociali in un sistema di
> > economia capitalistica dentro la rvoluzione industriale, come un
> > Linneo ha descritto e classificato la natura e Struve o Brahe le
> > stelle. Insomma è materia di studio, non di dottrina o dogma o
> > fede. Ma è difficile spiegartelo e difficile da capire, se non hai
> > capito già. Per quanto riguarda il pacifismo, ne discende che la
> > soluzione sta nel togliere dal campo il motivo del contendere, che
> > non è il cannone suddetto ma lo scopo della sua esistenza: la
> > difesa dello sfruttatore dalle rivendicazioni dello sfruttato.
> > Pacifismo quindi è, a mio parere, non l'eliminazione delle armi o
> > degli eserciti, ma la ragione stessa della loro necessità. Già
> > c'era un barbuto che parlava di struttura e sovrastruttura, mi
> > pare...
> >
> > Jure
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