Kalashnikov taroccati



Sulla Repubblica di oggi vi è scritto che anche il Pentagono equipaggia i poliziotti iracheni con AK-47 pirata (denuncia dello stesso inventore).

Armi: Kalashnikov prodotti in Italia su licenza russa
Venerdì, 28 aprile

Appunti I kalashnikov più dei Rolex, più delle borse di Louis Vuitton. Sono proprio quei fucili mitragliatori l'oggetto più 'taroccatò del mondo, così la Russia ha deciso di riprendere il controllo del marchio e di farlo produrre anche in Italia. Mosca si è accorta di essere l'unica a non far soldi sull'arma preferita da guerriglieri, terroristi e milizie del Terzo Mondo e ha dichiarato scadute tutte le concessioni date in epoca sovietica ai Paesi alleati. Si calcola che dal 1947 siano stati prodotti più di 100 milioni di pezzi kalashnikov, perlopiù in Paesi dell'ex Patto di Varsavia e altri regimi comunisti, ma anche in nazioni non allineate, come l'India, e occidentali come Israele e Finlandia. "Le 18 licenze concesse dall'Unione Sovietica sono scadute" ha detto Nikolai Shvets, vice presidente del monopolio russo per l'esportazione di armi, "e 11 Paesi hanno cominciato a produrlo senza alcuna autorizzazione". Nonostante la fama sinistra che lo circonda - compare nello stemma nazionale del Mozambico, sul simbolo di Hezbollah e dell'Esercito islamico in Iraq - il Kalashnikov è una fonte senza fine di profitti. Facile da realizzare, da riparare e da maneggiare, è usato in 50 nazioni in tantissime varianti, la più famosa delle quali è l'AK47. Senza necessariamente dichiarare guerra ai Paesi che 'taroccanò il fucile mitragliatore la strategia russa, ha detto Shvets, è piuttosto quella di trovare accordi con fabbricanti stranieri ai quali permettere di produrre il Kalashnikov. "Al momento stiamo per sottoscrivere un contratto con l'Ungheria" ha detto, "ma siamo in contatto con aziende in Italia, Cina e Repubblica Ceca".
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