pescatori di teulada annunciano manifestazioni



da il giornale  di sardegna del  15\5\2005

Sulcis. Da Teulada e Sant'Anna Arresi accuse al presidente
Pescatori contro la Regione
«Subito i nostri quattrini»
Domani mattina le due
marinerie manifestano
a Cagliari davanti al
Consiglio regionale
Il fatto del giorno Schiavitù militari
.
I pescatori di Teulada col sottosegretario Salvatore Cicu
LUCA TRONCI
Stefania Aoi
stefania.aoi@gd s.sm

Dopo il latte versato dai
pastori, davanti al consiglio regionale
rischiano di arrivare le
casse di pesce delle marinerie
di Sant'Anna Arresi e di Teulada.
Domani mattina, alle 9, i
pescatori di questi due comuni
sulcitani saranno sotto il palazzo
di via Roma per protestare
contro la linea assunta dal
presidente della Regione Renato
Soru nei confronti della
loro vertenza. Soru rifiuta di
firmare il protocollo integrativo
con il quale si riconoscono
alle due realtà indennizzi maggiori
rispetto alle altre flottiglie
del Sulcis. Secondo i conti fatti
dagli interessati, il protocollo
consentirebbe a ciascun pescatore
di portare a casa circa 11
mila euro all'anno. I colleghi
delle altre marinerie continueranno
invece a percepirne quasi
5 mila. Proprio quando ritenevano
già chiusa la faccenda,
dopo aver già brindato per
la vittoria intascata, ecco sopraggiungere

Gettiamo le basi
«La protesta
di Soru è
bizzarra e
fa l l i m e nta re»

«Per venire incontro alle
marinerie di Sant'anna e di
teulada Soru chiuda subito la
vertenza». Questo l'appello
lanciato, in una nota, da Mariella
Cao del Comitato sardo
Gettiamo le Basi. «Riteniamo
fallimentare la bizzarra idea
del presidente Soru - sostiene
Cao - di portare avanti la lotta
per la liberazione della Sardegna
dalla schiavitù militare
vanificando le conquiste delle
marinerie sulcitane che hanno
costretto il Ministero della Difesa
a risarcire i danni del
fermo di guerra», ha sottolineato
Cao: «La resistenza
passiva dichiarata di recente è
uno strumento efficace per
ostacolare la militarizzazione
della Sardegna. Usare la resistenza
passiva per annichilire
le conquiste faticosamente
raggiunte è però deleterio. Significa
colpire non la controparte
ma il popolo sardo. Si
chiuda con il pregresso e si
porti avanti con determinazione
la vertenza con più alto
respiro: restituzione e bonifica
del mare e della terra, come
indicano i pescatori».

un nuovo ostacolo:
Renato Soru. Invocando
la «lesa dignità dei sardi», e «la
mancanza di considerazione da
parte del governo centrale», accusano
i pescatori, «ci impedisce
di ricevere quanto dovuto
». Dopo due anni di proteste
poi, il verbo «attendere
ancora», non è contemplato nel
vocabolario delle marinerie.
«Soru non può tergiversare sulla
nostra pelle» spiega esasperato
Pietro Paolo Di Giovanni
rappresentante dei teuladini.
«Condividiamo la battaglia per
la riduzione delle servitù militari.
Ma non così», giurano i
pescatori, che vanno in Regione
con in una mano un ramoscello
di ulivo e nell'altra granchi e
sardine. «Abbiamo fermato la
grande macchina della guerra,
faremo cambiare idea anche a
Soru» afferma Di Giovanni. Capacissimi
di dare del filo da
torcere a chiunque si metta di
traverso lungo la strada che
porta al riconoscimento della
loro specificità, puntano la
prua su Via Roma e poi Viale
Trento. «Ci stabiliremo sotto il
palazzo del Presidente fino a
quando non deciderà di firmare
» avvisa Sandro Uccheddu.
Inutili anche le promesse fatte
da Soru di pagare con risorse
regionali quanto negato ai pescatori.
Neanche questo fa cambiare
idea alle marinerie, che
anzi sembrano quasi infastidite
dall'annuncio. «Perché deve essere
la Regione a pagare quanto
dovuto dallo Stato?» si domanda
Luciano Maricca, pescatore.
«Perchè devono pagare sempre
i sardi? Noi siamo con Soru, ma
questa volta dissentiamo» continua.
Poi lancia una preghiera
al Presidente: «Per favore firmi
il protocollo, o lo faccia firmare
da un suo funzionario».
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