Famiglie numerose in via d'estinzione: «Una legge subito»



Famiglie numerose in via d’estinzione: «Una legge subito»

Antonella Mariani

Il «particolare riguardo» che la Costituzione stabilisce per le famiglie numerose nel suo articolo 31 è diventato una «particolare punizione». Come dire: hai voluto mettere al mondo tutti questi figli? E adesso ne paghi il prezzo. È combattivo come sempre, Mario Sberna, che con la moglie Egle nel giro di 2 anni e mezzo ha fatto di Brescia la capitale delle famiglie numerose, creando dal nulla un’associazione che a tutt’oggi ha 3 mila associati, una rappresentanza di 20 mila persone tra genitori e figli e sedi locali in 80 province.

La società italiana – osserva Sberna statistiche alla mano – è stata pronta a recepire la «particolare punizione» che tocca in sorte a chi osa far "troppi" bambini. Basta dare un’occhiata ai dati: le famiglie con 4 o più figli erano 3 milioni nel 1961, sono diventate 300 mila nel 2001 e nel 2005 sono scese a 185 mila, con una percentuale calcolata intorno al 20 per cento di nuclei extracomunitari. Un "genere" in via di estinzione, dunque: anzi, gli esperti la fanno completamente estinguere da qui al 2015. Non c’è una causa unica, ma tanti motivi. E, tra gli altri, anche una politica fiscale scoraggiante se non penalizzante, che tratta nello stesso modo chi con il suo stipendio mantiene solo se stesso e chi invece ha figli a carico.

Come per tutte le specie che rischiano di sparire dalla faccia delle Terra, dunque, le famiglie numerose chiedono per se stesse una legge di tutela, «che riduca le ingiustizie e introduca una politica di equità», sintetizza Sberna, cinque figli tra i 13 e i 4 anni, di cui uno in affido e uno adottato. Invito prontamente raccolto da alcuni parlamentari che da schieramenti diversi hanno lanciato altrettante proposte (ne parliamo in questa pagina). Si tratta sostanzialmente di previsioni a carattere fiscale e di politica tariffaria. Ad esempio, la proposta portata avanti dall’Ulivo sia al Senato (Bobba) sia alla Camera (tra i firmatari Vinchi e Sereni) chiede sostanzialmente la revisione del trattamento tributario secondo il metodo del quoziente familiare: in pratica, la tassazione non sarebbe più individuale ma familiare, per tenere conto di quante persone vivono con quel reddito. Verrebbero così agevolate le famiglie monoreddito, ma con un tetto di applicazione progressivo, fino ai 70 mila euro di reddito annuale per non favorire i nuclei più benestanti. Poi c’è la proposta presentata il 19 gennaio alla Camera da Palmieri, Bondi e Vito (Forza Italia), che prevede un articolato sistema di detrazioni e deduzioni fiscali, con un’area no tax anche per le addizionali comunali e tariffe al minimo per le tasse locali come quella sui rifiuti e sui consumi (acqua, gas ed energia elettrica), sull’Ici e così via. Infine, le tre proposta della Cdl al Senato che suggeriscono l’introduzione di un quoziente familiare alla francese, con coefficienti attribuiti a ogni componente del nucleo che servono per calcolare l’imposta effettiva sul reddito.

Mentre aspetta che i parlamentari avviino la discussione, Mario Sberna e i responsabili delle sedi locali dell’Associazioni famiglie numerose si danno da fare con i Comuni e con le aziende. Su quest’ultimo fronte al momento hanno ottenuto una convenzione con Fiat e Ford per acquistare auto familiari a prezzi di favore, un’altra con alcune assicurazioni per sconti sulle polizze casa e auto, un’altra ancora con un importante gruppo bancario per mutui favorevoli. Poi hanno dato vita a gruppi d’acquisto su base nazionale per approvvigionarsi di latte in polvere e pannolini. I coordinatori delle sedi locali in questi mesi stanno contattando gli assessori competenti per ottenere una family-card che dia automaticamente diritto a sconti in supermercati, cinema, musei convenzionati. «La family-card per le famiglie numerose è già una realtà a Bergamo, Loreto, Modena, Brindisi, presto a Milano. A Brescia negli autobus paga solo la mamma, i bambini viaggiano gratis», spiega soddisfatto Sberna.

Favoritismo? Sì, certo, perché i figli sono il futuro di un Paese e niente di più del futuro va incoraggiato e sostenuto, tanto più che secondo l’Istat le famiglie con 3 figli e oltre sono le più a rischio di povertà. Poi ci sono le tariffe. «Acqua, luce e gas si pagano senza alcun riguardo al reddito della famiglia e al numero dei suoi componenti. Prendiamo l’acqua. Il single benestante che vive da solo consuma poco e paga i metri cubi consumati secondo la tariffa più bassa, addirittura sottocosto. Noi, che consumiamo acqua in sette, rientriamo in scaglioni più alti, con tariffe più che proporzionali all’aumento del consumo. Ciascuno di noi sette, però, avrebbe il diritto di ricevere la stessa quantità di acqua sottocosto che riceve il single. È giusto penalizzare chi esagera con i consumi, ma perché io, con i miei cinque figli, devo pagare come uno sprecone quando sto attento alla singola goccia che esce dai rubinetti?».

Il discorso si può replicare per il consumo di energia elettrica, per il quale è aperto un confronto con l’Autorità per l’energia. «A Brescia il Comune ha riconosciuto che a parità di consumi elettrici, una famiglia di 7 persone paga il 25 per cento in più rispetto a 7 single. E ha concesso uno sconto del 25 per cento sulle bollette. Sono iniziative locali, però. Meglio sarebbe una legge nazionale che valga per tutti». Per l’Ici, qualcosa si muove, con i 2 miliardi di euro di sgravi per la prima casa che il governo sta pensando di introdurre in un decreto (il "pacchetto casa"), sotto forma di detrazioni a seconda del numero dei figli. Ma ogni giorno, per Mario Sberna, è una battaglia. Anche il sabato, quando per andare al cinema tutti insieme svuota il portafogli.