"Sì, per molte ragioni"



Da: Kelebek 
Data: Sat, 22 Jan 2005 13:11:52 +0100
Oggetto: [antiamericanisti] la più grande presa di ostaggi...

Comunicato su Guantanamo in italiano, francese, inglese  e tedesco.

Miguel Martinez

**********************

La più lunga e più grande presa di ostaggi del XXI° secolo entra nel suo
quarto anno : guantanamo, un offesa al diritto ed alla sovranità


Questo 10 gennaio 2005, la detenzione da parte degli USA di 545 cittadini
di una quarantina di paese nel campo di concentrazione di guantanamo,
situato su sul territorio della repubblica di Cuba, entra nel suo quarto
anno. Nel tempo, 202 altri prigionieri sono stati rimpatriati dal campo.

Questo termine ³di campo di concentrazione² non è stato inventato né dai
nazisti né dai dirigenti sovietici, ma dalle autorità reali spagnole su
questo stesso territorio di Cuba 120 anni fa, quando hanno rinchiuso
contadini e guerriglieri in lotta contro l'occupazione coloniale.
L'espressione spagnola è stata tradotta in tedesco dalle autorità coloniali
tedesche nel Sud-ovest africano, quindi dalle autorità coloniali
britanniche in Sudafrica. Guantanamo si iscrive in questa tradizione
sinistra, alla quale l'Impero del Bene porta innovazioni terrificanti, in
particolare l'impiego della tortura detta ³leggera² (³light²).

SI HA il diritto di qualificare la detenzione ³dei combattenti
nemici-alieni-illegali² a guantanamo di presa di ostaggi? Sì, per molte
ragioni:

1° - gli uomini deportati a guantanamo sono stati per una parte
letteralmente rapiti sul territorio afgano da miliziani del generale
ouzbeco Rachid Dostom, un criminale di guerra avverato, e rimessi contro
pagamento all'esercito US; per un'altra parte, sono stati rapiti dai
servizi di sicurezza pakistani sul territorio sovrano del Pakistan e
rimessi all'esercito US senza alcuno rispetto per le procedure legali
d'estradizione in vigore in questo paese.

2° - nessuna delle clausole delle Convenzioni di Ginevra sul trattamento
dei prigionieri di guerra è stata rispettata dalle autorità US.

3° - le autorità US rifiutano di piegarsi all'ingiunzione della più alta
istanza giudiziaria US, la Corte suprema, che, con una sentenza emessa il
28 giugno 2004, ha ordinato che i prigionieri abbiano la possibilità di
rimettere in discussione la loro detenzione dinanzi ad una giurisdizione
ordinaria US. Per mascherare questo dispetto del diritto, hanno creato un
organo senza alcuna base legale, ³il tribunale d'esame dello statuto di
combattente², che ha ³giudicato² la maggior parte dei prigionieri ed ha
deciso il loro mantenimento in detenzione. Due soli prigionieri sono stato
³giudicato² liberabili.

Questi ultimi giorni, il potere esecutivo US ha varcato una nuova
frontiera, designando come Attorney General - ministro federale di
Giustizia - Alberto Gonzales, autore di memorandum indirizzati alla Casa
bianca e che raccomandavano l'impiego della tortura sui ³terroristi²
catturati in Iraq ed altrove. I fatti gravi di tortura sui prigionieri di
Abu Ghraïb in Iraq, rivelati da fotografie ³scandalose², sono strettamente
legati al campo di concentrazione di guantanamo. In effetti, i poliziotti
militari accusati per Abu Ghraïb non hanno fatto che obbedire agli ordini
dei servizi informazioni incaricati degli interrogatori dei prigionieri.
Questa collaborazione tra custodi ed ³investigatori² è stata instaurata
innanzitutto a guantanamo prima di essere applicata su ordine del generale
Geoffrey Miller, diventato responsabile delle prigioni US in Iraq dopo
essere stato responsabile del campo di guantanamo.

I prigionieri di guantanamo sono stati torturati, secondo prove di molti
prigionieri - i prigionieri britannici oggi liberi e l¹Australiano David
Hicks ed il Britannico Moazzam Begg, sempre prigionieri -, ma la tortura
peggiore al loro incontro è l'incertezza totale quando alla loro sorte
nella quale sono mantenuti. Tutto contribuisce a pensare che le autorità US
abbiano l'intenzione di conservare questi ostaggi a vita, durante almeno i
30 prossimi anni.

Questa detenzione di massa è una violazione dell'insieme del diritto
internazionale che regolamenta non soltanto i diritti umani ed il diritto
umanitario, ma anche le relazioni tra stati sovrani. Quali sono i ricorsi
possibili contro questo scandalo, qualificato dagli esperti di ³buco nero
giuridico²? Ce ne sono pochi. Il ricorso alla Corte penale internazionale,
alla Corte internazionale di giustizia o alla Corte interamericana dei
diritti umani sembra quasi escluso per difetti di competenza, a meno che
gli Stati membri delle Nazioni Unite chiedano un parere consultivo alla
Corte internazionale di giustizia dell¹'Aia. È con cognizione di causa che
gli USA hanno scelto il campo di guantanamo, sapendolo al riparo dalle
istanze giudiziarie universali.

Non essendo specializzati del diritto internazionale, ci sembra tuttavia
che il solo ricorso non ancora sfruttato dai difensori dei prigionieri è la
giustizia cubana. In effetti, il trattato d'accordo che instaura la base
militare navale di guantanamo nel 1903 riconosce espressamente la
³sovranità eminente² della repubblica di Cuba sul territorio della base. La
giustizia della repubblica di Cuba dovrebbe dunque aprire un'indagine per
³sequestro illegale² contro gli USA. Anche se ciò non avrebbe alcuna
conseguenza pratica immediata, ciò darebbe un peso supplementare alla lotta
giudiziaria e politica universale contro lo scandalo di guantanamo.

Essendo basato in Francia, il Collettivo guantanamo vuole infine richiamare
l'attenzione sulla sorte dei 7 prigionieri francesi di guantanamo: 4 di
loro sono stati ³liberati² l'estate scorsa da guantanamo per essere
immediatamente imprigionati in Francia. La cartella delle imputazioni
contro di loro ci sembra per lo meno leggera. Ancora una volta, la Francia
si è distinta: è in effetti il solo paese europeo che ha accettato le
condizioni imposte da Washington per ³liberare² i suoi cittadini, cioè di
imprigionarli nel loro paese. Tutti gli altri paesi hanno rimesso in
libertà i loro cittadini: la Gran Bretagna, la Danimarca, la Svezia, la
Spagna e persino la Russia. Il Marocco anche lui ha deciso di proseguire
sul suo suolo 5 prigionieri rimpatriati da guantanamo, ma il loro processo
si trascina di riporto in riporto a Casablanca, dove la giustizia sembra
così divisa tra il rispetto delle ingiunzioni di Washington, tramite il
palazzo reale, e la constatazione di una carenza di prove e di indici seri
di una colpevolezza qualsiasi degli imputati.
Quanto ai tre prigionieri francesi ancora rinchiusi a guantanamo, il meno
che si possa dire, è che il governo francese non sembra aver fretta di
ottenere il loro rimpatrio, certamente con ciò che sa molto bene che non ci
sarebbe luogo di proseguirli, una volta rimpatriati e che sarebbe dunque
costretto a rimetterli puramente e semplicemente in libertà, cosa che
dispiacerebbe a Washington.

Per concludere, il Collettivo guantanamo può soltanto lanciare un appello
generale all'opinione, alle società civili organizzate, agli stati
interessati del diritto, di prendere fatto e causa per il diritto agendo
perché cessi lo scandalo di guantanamo.

Chiamiamo dunque, in particolare, al senso del diritto ed alla coscienza
dei responsabili cubani e francesi.

Restiamo a disposizione di ogni gruppo o individuo disposto a contribuire a
qualsiasi iniziativa tale da mettere luce in questo buco nero.

Il Collettivo guantanamo Francia, 10 gennaio 2005

Collettivo guantanamo, 5 rue de Douai, F-75009 Paris. tel. 00 33 6 13 99 28
86
Courriel: collectif.guantanamo at gwadaoka.org

Siti web: http://quibla.net e http://www.gwadaoka.org/guantanamo.htm

Per ricevere la cronaca di guantanamo, pubblicata ogni 1° ed i 15° di ogni
mese, scrivere al Collettivo all'indirizzo indicato.




Communiqué du Collectif guantanamo France
Lundi 10 janvier 2005

La plus longue et plus grande prise d'otages du XXIème siècle entre dans sa
quatrième année : guantanamo, une atteinte au droit et à la souveraineté




Ce 10 janvier 2005, la détention par les USA de 545 citoyens d¹une
quarantaine de pays dans le camp de concentration de guantanamo, situé sur
sur le territoire de la République de Cuba, entre dans sa quatrième année.
Au fil du temps, 202 autres détenus ont été rapatriés du camp.


Ce terme de ³camp de concentration² n¹a été inventé ni pas les nazis ni par
les dirigeants soviétiques, mais par les autorités royales espagnoles sur
ce même territoire de Cuba il y a 120 ans, lorsqu¹elles ont enfermé des
paysans et des guérilleros en lutte contre l¹occupation coloniale.
L¹expression espagnole a été traduite en allemand par les autorités
coloniales allemandes dans le Sud-Ouest africain, puis par les autorités
coloniales britanniques en Afrique du Sud. Guantanamo s¹inscrit dans cette
tradition sinistre, à laquelle l¹Empire du Bien apporte des innovations
terrifiantes, notamment l¹usage de la torture dite ³légère² (³light²).


A-t-on le droit qualifier la détention des ³combattants ennemis illégaux² à
guantanamo de prise d¹otages ? Oui, pour plusieurs raisons :


1° - Les hommes déportés à guantanamo ont été pour une part littéralement
kidnappés sur le territoire afghan par des miliciens du général ouzbek
Rachid Dostom, un criminel de guerre avéré, et remis contre paiement à
l¹armée US; pour une autre part, ils ont été enlevés par les services de
sécurité pakistanais sur le territoire souverain du Pakistan et remis à
l¹armée US sans aucun respect pour les procédures légales d¹extradition en
vigueur dans ce pays.

2° - Aucune des clauses des Conventions de Genève sur le traitement des
prisonniers de guerre n¹a été respectée par les autorités US.

3° - Les autorités US refusent de se plier à l¹injonction de la plus haute
instance judiciaire US, la Cour suprême, qui, par une sentence émise le 28
juin 2004, a ordonné que les détenus aient la possibilité de remettre en
cause leur détention devant une juridiction ordinaire US. Pour masquer ce
mépris du droit, elles ont créé un organe sans aucune assise légale, le
³tribunal d¹examen du statut de combattant², qui a ³jugé² la plupart des
détenus et a décidé de leur maintien en détention. Un seul détenu a été
³jugé² libérable.
Ces derniers jours, le pouvoir exécutif US a franchi une nouvelle
frontière, en désignant comme Attorney General - ministre fédéral de la
Justice - Alberto Gonzales, auteur de mémorandums adressés à la Maison
blanche et recommandant l¹usage de la torture sur les ³terroristes²
capturés en Iraq et ailleurs. Les faits graves de torture sur les
prisonniers d¹Abou Ghraïb en Iraq, révélés par des photos ³scandaleuses²,
sont étroitement liés au camp de concentration de guantanamo. En effet, les
policiers militaires inculpés pour Abou Ghraïb n¹ont fait qu¹obéir aux
ordres des services de renseignement chargés des interrogatoires des
captifs. Cette collaboration entre gardiens et interrogateurs a été
instaurée tout d¹abord à guantanamo avant d¹être appliquée sur ordre du
général Geoffrey Miller, devenu responsable des prisons US en Iraq après
avoir été responsable du camp de guantanamo.

Les détenus de guantanamo ont été torturés, selon des témoignages de
plusieurs détenus - les détenus britanniques aujourd¹hui libres ainsi que
l¹Australien David Hicks et le Britannique Moazzam Begg, toujours détenus
-, mais la pire torture à leur encontre est la totale incertitude quand à
leur sort dans laquelle ils sont maintenus. Tout concourt à penser que les
autorités US ont bien l¹intention de garder ces otages à vie, pendant au
moins les 30 années à venir.

Cette détention de masse est une violation de l¹ensemble du droit
international réglementant non seulement les droits humains et le droit
humanitaire, mais même les rapports entre États souverains. Quels sont les
recours possibles contre ce scandale, qualifié par les experts de ³trou
noir juridique² ? Il y en a peu. Le recours à la Cour pénale
internationale, à la Cour internationale de justice ou à la Cour
interaméricaine des droits de l¹homme semble à peu près exclu pour des
défauts de compétence, à moins que les États membres des Nations Unies
demandent un avis consultatif à la Cour internationale de justice de La
Haye. C¹est en connaissance de cause que les USA ont choisi le camp de
guantanamo, le sachant à l¹abri des instances judiciaires universelles.


N¹étant pas experts du droit international, il nous semble cependant que le
seul recours non encore exploité par les défenseurs des détenus est la
justice cubaine.

En effet, le traité d¹accord instaurant la base militaire navale de
guantanamo en 1903 reconnaît expressément la ³souveraineté éminente² de la
République de Cuba sur le territoire de la base. Le Parquet général de la
république de Cuba devrait donc ouvrir une enquête pour ³séquestration
illégale² contre les USA. Même si cela n¹aurait aucune conséquence pratique
immédiate, cela donnerait un poids supplémentaire au combat judiciaire et
politique universel contre le scandale de guantanamo.

Étant basé en France, le Collectif guantanamo veut enfin attirer
l¹attention sur le sort des 7 détenus français de guantanamo : 4 d¹entre
eux ont été ³libérés² l¹été dernier de guantanamo pour être aussitôt
incarcérés en France. Le dossier des charges retenues contre eux nous
semble pour le moins léger. Une fois de plus, la France s¹est distinguée :
elle est en effet le seul pays européen ayant accepté les conditions
imposées par Washington pour ³libérer² ses ressortissants, à savoir de les
emprisonner dans leur propre pays. Tous les autres pays ont remis en
liberté leurs ressortissants : la Grande-Bretagne, le Danemark, la Suède,
l¹Espagne et même la Russie. Le Maroc a lui aussi décidé de poursuivre sur
son sol 5 détenus rapatriés de guantanamo, mais leur procès traîne de
report en report à Casablanca, où la justice semble aussi écartelée entre
le respect des injonctions de Washington, par le biais du Palais royal, et
le constat d¹une carence de preuves et d¹indices sérieux d¹une quelconque
culpabilité des inculpés.

Quant aux trois détenus français encore enfermés à guantanamo, le moins
qu¹on puisse dire, c¹est que le gouvernement français ne semble pas pressé
d¹obtenir leur rapatriement, sans doute par ce qu¹il sait très bien qu¹il
n¹y aurait pas lieu de les poursuivre, une fois rapatriés et qu¹il serait
donc obligé de les remettre purement et simplement en liberté, ce qui
déplairait à Washington.


Pour conclure, le Collectif guantanamo ne peut que lancer un appel général
à l¹opinion, aux sociétés civiles organisées, aux États soucieux du droit,
à prendre fait et cause pour le droit en agissant pour que cesse le
scandale de guantanamo.



Nous en appelons donc, notamment, au sens du droit et à la conscience des
responsables cubains et français.


Nous restons à disposition de tout un chacun pour contribuer à toute
initiative de nature à éclairer ce trou noir.


Le Collectif guantanamo France, 10 janvier 2005

-> Collectif guantanamo, 5 rue de Douai, F-75009 Paris. tél. 00 33 6 13 99
28 86
-> Courriel : collectif.guantanamo at gwadaoka.org
-> Sites web : http://quibla.net et http://www.gwadaoka.org/guantanamo.htm
-> Pour recevoir la Chronique de guantanamo, paraissant le 1er et le 15 de
chaque mois, écrire au Collectif à l¹adresse indiquée.


Press release from the Collectif guantanamo France
Monday 10th January 2005
For publication and immediate circulation



The longest and biggest hostage taking of the 21st century enters its 4th
year: guantanamo, a violation of right and sovereignty


On this Monday, January 10th, the detention by the USA of 545 citizens from
42 countries at the concentration camp of Guantanamo, located on the
territory of the Republic of Cuba, enters its 4th year. 202 other detainees
have so far been released or repatriated.

The expression Œconcentration camp¹ has not been invented by the Nazis or
by the Soviet rulers, but by the Spanish Royal authorities on the same
Cuban territory some 120 years ago, when they locked up farmers and
guerilleros fighting against the colonial occupation. That Spanish word was
translated into German by the German colonial authorities in South-West
Africa, then by the British colonial authorities in South Africa.
Guantanamo adds to this sinister tradition, to which the Empire of Good
provided terrifying innovations, namely the use of torture called Œtorture
lite¹.


Do we have the right to characterize the detention of Œenemy combatants¹ or
Œunlawful combatants¹ as hostage taking? Yes, and this for several reasons:


1.    Some of the men deported to guantanamo have literally been kidnapped
on Afghan territory by the Uzbek General Rachid Dostum¹s militia men, a
proven war criminal, and rendered against payment to the US army. Others
were kidnapped by Pakistani security forces on sovereign Pakistani
territory and were also rendered to the US army with no respect for the
country¹s ruling legal procedures on extradition.

2.    None of the clauses of the Geneva Conventions on the treatment of
prisoners of war has been respected by the US army.

3.    The US Government refuses to comply with the judicial order of the
highest
judicial authority in the country, the US Supreme Court, that in its
sentence pronounced on June 28th, 2004, ruled that the detainees have the
possibility to challenge their detention in front of ordinary tribunals in
the United States. In order to hide this disregard of law, they created a
body without any legal asset, the socalled ³status reveiw panels² , which
³reviewed² 539 detainees. Only two detainees has been ³judged² as able to
be freed so far.

These last days, the US executive power crossed a new frontier by
designating as Attorney General Alberto Gonzales, author of memorandums
addressed to the White House and recommending the use of torture on
Œterrorists¹ captured in Iraq and elsewhere. The serious acts of torture of
prisoners at Abu Ghraib in Iraq, revealed by the scandalous photos are
tightly linked to the concentration camp of Guantanamo. In fact, the
military police charged for abuses at Abu Ghraib only obeyed orders given
by the intelligence services in charge of interrogating detainees. That
collaboration between guards and interrogators was first established at
Guantanamo before being applied under the commandment of General Geoffrey
Miller, in charge of US prisons in Iraq after having been in charge at
Guantanamo.


According to testimony given by several released detainees ­ the British
detainees who were freed and by the Australian David Hicks and the Briton
Moazzam Begg, who are still in detention ­ the prisoners at Guantanamo are
tortured, but the worst of torture is the total uncertainty about their
fate. Everything seems to point to the fact that the US authorities have
the intention to keep the hostages in captivity for life, for at least the
30 years to come.

This mass detention is a violation of law of all international agreements,
not only of human rights and of humanitarian law, but also of relations
between sovereign states. What is the possible recourse against this
scandal, labeled as a Œlegal black hole¹ by experts? There is not much. The
recourse to the International Court  of Justice or to the Interamerican
Court of Human rights seems to be excluded for reasons of absence of
competence, unless member countries of the United Nations ask their advice
to the International Court  of Justice   in de Hague. The USA knowingly
chose Guantanamo, as it is shielded form the universal judicial authorities.

Not being experts on international law, it nevertheless seems to us that
the only recourse not yet considered by the defenders of the detainees is
the Cuban justice. In fact, the treaty establishing the military naval base
of Guantanamo in 1903 explicitly recognizes the ³eminent sovereignty² of
the Republic of Cuba on the territory of the naval base. The judicial body
of the Republic of Cuba should open an inquiry on illegal detention against
the USA. Even if this has no immediate practical consequences, it would add
some additional weight to the legal and political universal fight against
the guantanamo scandal.

Based in France, the Collectif guantanamo would like to attract some
attention to the fate of 7 French Guantanamo detainees: 4 have been freed
last summer from guantanamo to be then jailed in France. The case held
against them seems rather thin to us. Once again France has distinguished
itself: it is in fact the only European country having accepted the
conditions imposed by Washington to Œfree¹ its nationals, i.e. to imprison
them in their own country. All the other countries have freed their
nationals: Great Britain, Denmark, Sweden, Spain and even Russia. Morocco
has also decided to prosecute on its territory 5 repatriated Guantanamo
detainees, but their trial drags on from one adjournment to the next in
Casablanca, where the justice seems to be torn between the consideration of
the injunctions from Washington -  by means of the Royal Palace - and the
determination of a lack of proof and serious evidence hinting at the guilt
of the accused.

As for the 3 French prisoners still detained at Guantanamo, the least we
can say is that the French Government does not seem to be in a hurry to
obtain their repatriation, surely because it knows quite well there would
be no reason to prosecute them, and once repatriated, it would thus be
forced to purely and simply set them free, much to the dislike of
Washington.

In conclusion, the Collectif Guantanamo can only launch an appeal to the
public opinion, to the organized grassroots movements, to states concerned
by law, to act so that the Guantanamo scandal should stop.

So we appeal to the sense of righteousness and to the conscience of the
Cuban and French policy makers.

We remain at the disposal of everyone wishing to contribute to any
initiative aimed at throwing light into this dark hole.


The Collectif guantanamo France, 10 janvier 2005

-> Collectif guantanamo, 5 rue de Douai, F-75009 Paris. tél. 00 33 6 13 99
28 86
-> Email : collectif.guantanamo at gwadaoka.org
-> Websites : http://quibla.net and http://www.gwadaoka.org/guantanamo.htm
-> In order to receive the Chronique de guantanamo, published in French the
1st and the 15th of every month, please write to us !


Comunicato del Collettivo guantanamo Francia in occasione del 3°
anniversario del campo di concentrazione

Lunedì 10 gennaio 2005




Mitteilung des Kollektiv Guantanamo Frankreich
Montag, den 10. Januar 2005
Zur sofortigen Veröffentlichung und Verbreitung
Im Falle einer Veröffentlichung bitten wir Sie darum, uns über die email
Adresse collectif.guantanamo at gwadaoka.org zu informieren. Wir bedanken uns
im Voraus.
Die längste und grösste Geiselnahme des 21. Jahrhunderts geht in ihr 4.
Jahr über : Guantanamo, ein Gesetzesbruch und eine Verletzung der
Souveränität
An diesem 10. Januar 2005 beginnt das vierte Jahr der Gefangenschaft von
545 Bürgern aus etwa 40 Staaten, die im Konzentrationslager von Guantanamo,
das sich auf dem Gebiet der Republik Kuba befindet, von den USA
festgehalten werden. Im Laufe der Zeit durften 202 Gefangene das Lager
verlassen und in ihre jeweilige Heimat zurückkehren.
Die Bezeichnung “Konzentrationslager³ ist nicht etwa eine Erfindung der
Nazis oder der sowjetischen Anführer, sondern eine Erfindung der
königlich-spanischen Befehlshaber auf eben diesem kubanischen Territorium,
als sie vor etwa 120 Jahren Bauern und Guerillakämpfer einsperrten, die
sich gegen die Kolonialherrschaft auflehnten. Der spanische Begriff wurde
von den deutschen Kolonialmächten in Süd-West-Afrika ins deutsche übersetzt
und dann von den britischen Kolonialmächten in Südafrika übernommen.
Guantanamo ist eine weitere Etappe auf dieser finsteren Liste, doch das
Reich des Guten  hat erschreckende Neuerungen eingeführt, zum Beispiel den
Gebrauch der sogenannten leichten (“light³) Folter.
Haben wir das Recht, die Gefangenschaft von “illegalen feindlichen
Kämpfern³ in Guantanamo als Geiselnahme zu bezeichnen? Ja, und das aus
mehreren Gründen:
1.    Ein Teil der nach Guantanamo verschleppten Menschen wurden
buchstäblich auf dem afghanischen Territorium gekidnappt von den Milizen
des uzbekischen Generals Rachid Dostom, bewiesenermassen ein
Kriegsverbrecher, und gegen Bezahlung der amerikanischen Armee
ausgehändigt; ein anderer Teil wurde von den pakistanischen
Sicherheitsbehörden auf dem souveränen Staatsgebiet Pakistans gekidnappt
und der amerikanischen Armee übergeben, ohne Beachtung der juristischen
Auslieferungsbestimmungen, die in diesem Land gelten.
2.    Keine der Klauseln der Genfer Konvention über die Behandlung von
Kriegsgefangenen wurde von den amerikanischen Behörden respektiert.
3.    Die amerikanische Obrigkeit weigert sich, den Befehlen der höchsten
gerichtlichen Instanz der USA, dem Obersten Gerichtshof, Folge zu leisten,
die in einem Urteil vom 28. Juni 2004 bestimmt hat, dass die Gefangenen
gegen ihre Haft vor einem gewöhnlichen amerikanischen Gericht Einspruch
einlegen könnten. Um diese Missachtung des Rechts zu vertuschen, haben sie
ein Organ geschaffen, ohne jegliche rechtliche Wirksamkeit, das “Tribunal
zur Überprüfung des Kämpferstatus³, das die meisten Gefangenen “verurteilt³
hat und darüber entschied, sie müssten weiterhin in Gefangenschaft
verweilen. Nur zwei Gefangenen wurden als freizulassen “beurteilt³.
In den letzten Tagen hat die amerikanische Exekutive mit ihrer Nominierung
von Alberto Gonzales zum Attorney General ( Bundesjustizminister) eine
weitere Grenze überschritten. Dieser ist der Verfasser mehrerer Memoranden
an das Weisse Haus, in denen er den Gebrauch der Folter an gefangenen
“Terroristen³ in Afghansitan, auf Guantanamo und im Irak und anderswo
empfiehlt. Die schwerwiegenden Folterungen an den Gefangenen von Abu Ghraïb
im Irak, die anhand von skandalösen Fotos ans Tageslicht kamen, sind eng
mit dem Konzentrationslager von Guantanamo verbunden. Tatsächlich haben die
für die Vorfälle in Abou Ghraïb verurteilten Militärpolizisten nur den
Befehlen der Geheimdienstmitarbeiter gehorcht, die mit den Befragungen der
Gefangenen betraut waren. Diese Zusammenarbeit zwischen Aufsichts-und
Befragungspersonal wurde zuallererst in Guantanamo eingeführt, bevor sie
auf Befehl von General Geoffrey Miller, ehemaliger Verantwortlicher des
Lagers in Guantanamo und neuer Verantwortlicher der amerikanischen
Gefängnisse im Irak, auch in seinem neuen Wirkungsbereicht angewendet wurde.
Die Gefangenen von Guantanmo wurden gefoltert, nach Aussagen mehrerer
Gefangener ­ sowohl die der heute befreiten britischen Gefangenen als auch
die der immer noch gefangenen, des Australiers David Hicks und des Briten
Moazzam Begg ­ doch die schlimmste Folter, die man ihnen antun kann ist die
völlige Unsicherheit über ihr Schicksal, in der sie gehalten werden. Alles
lässt darauf schliessen, dass die amerikanischen Behörden wohl die Absicht
haben, diese Geisel auf Lebenszeit festzuhalten, zumindest aber für die
nächsten dreissig Jahre.
Diese Massengefangenenhaltung ist eine Verletzung des gesamten
internationalen Rechts, das nicht nur die Menschenrechte und die
humanitären Rechte regelt, sondern auch die Beziehungen zwischen souveränen
Staaten. Welche Massnahmen kann man gegen diesen Skandal ergreifen, der von
den Experten als “juristisches schwarzes Loch³ bezeichnet wird? Es gibt nur
wenige Möglichkeiten. An den Internationalen Strafgerichtshof, den
Internationalen Gerichtshof oder an den Interamerikanischen Gerichtshof für
Menschenrechte zu appellieren scheint wegen mangelnder Zuständigkeit
ausgeschlossen, ausser die Mitgliedsstaaten der Vereinten Nationen
verlangen eine Einschätzung vom Internationalen Gerichtshof in Den Haag.
Das Lager von Guantanamo war also von den USA wissentlich gewählt, da sie
dieser Standort vor den universellen gerichtlichen Instanzen schützt.
Wir sind zwar keine Experten des internationalen Rechts, doch es scheint
uns, als wäre die einzig mögliche Verteidigung der Gefangenen, auf die
bisher noch nicht zurückgegriffen wurde, die kubanische Justiz.
In der Tat erkennt die Vereinbarung bei der Schaffung des Marinestützpunkts
Guantanamo von 1903 ausdrücklich “die eminente Souveränität³ der Republik
Kuba auf dem Gebiet der Basis an. Die Generalstaatsanwaltschaft der
Republik Kuba müsste also ein Verfahren gegen die USA wegen “illegaler
Freiheitsberaubung³ eröffnen. Auch wenn dies keine sofortigen praktischen
Konsequenzen hätte, würde dies doch bei einem universellen gerichtlichen
und politischen Kampf gegen den Guantanamoskandal ins Gewicht fallen.
Da das Kollektiv Guantanamo in Frankreich tätig ist, möchten wir
schliesslich auf das Schicksal der sieben französischen Inhaftierten von
Guantanamo aufmerksam machen: vier von ihnen wurden letzten Sommer in
Guantanamo “freigelassen³, nur um sofort in Frankreich inhaftiert zu
werden. Die Anklagen, die gegen sie erhoben werden, erscheinen uns recht
dünn. Wieder einmal nimmt Frankreich eine besondere Stellung ein:
Frankreich ist in der Tat das einzige europäische Land, das die von
Washington auferlegten Bedingungen zur “Befreiung³ seiner Staatsbürger
akzeptiert hat, nämlich sie in ihrem eigenen Land einzusperren. Alle
anderen Länder haben ihre Staatsbürger in die Freiheit entlassen:
Grossbritannien, Dänemark, Schweden, Spanien und sogar Russland. Marokko
hat sich ebenfalls dazu entschieden, seine heimgekehrten Gefangenen aus
Guantanamo gerichtlich zu verfolgen, doch die Prozesse werden in Casablanca
immer wieder verschoben und die Justiz scheint hin und hergerissen zwischen
dem königlichen Hof einerseits, der die von Washington auferlegten
Bedingungen beachten möchte, und zwischen mangelnden Beweisen und Indizien
einer wie auch immer gearteten Schuld der Angeklagten andererseits.
Was die drei restlichen französischen Gefangenen von Guantanamo betrifft,
kann man nur sagen, dass die französische Regierung es scheinbar nicht
eilig hat, ihre Rückkehr voranzutreiben, wahrscheinlich weil sie ganz genau
weiss, dass es keinen Grund gäbe, sie nach ihrer Rückkehr gerichtlich zu
verfolgen und dass sie sie ganz einfach freilassen müsste, was wiederum
Washington missfallen würde.
Das Kollektiv Guantanamo kann nur einen allgemeinen Appel aussenden an die
öffentliche Meinung, an die organisierten zivilen Gesellschaften, an die
Staaten, die um Recht und Ordnung besorgt sind, sich dafür einzusetzen, das
der Skandal Guantanamo endlich ein Ende findet.
Wir appellieren also an den Gerechtigkeitssinn und an das Gewissen der
kubanischen und französischen Verantwortlichen.

Kollektiv Guantanamo Frankreich, 10. Januar 2005
Kollektiv Guantanamo, 5 rue de Douai, F-75009 Paris
Tel.: 00 33 6 13 99 28 86
Email : collectif.guantanamo at gwadaoka.org
Webseiten :
http://quibla.net und http://www.gwadaoka.org/guantanamo.htm