Ucraina: brandelli inquietanti di verità.



Ucraina: brandelli inquietanti di verità
DOLLARI E FASCISTI A SOSTEGNO DI JUSCHENKO

Segnalazioni sulla situazione in Ucraina

=== LINK ===

# L'FMI HA SPONSORIZZATO LA "DEMOCRAZIA" IN UCRAINA

di Michel Chossudovsky - 28 novembre 2004
Centro ricerche sulla mondializzazione
L'originale in lingua inglese:
http://globalresearch.ca/articles/CHO411D.html

Il candidato di opposizione Viktor Yushchenko nelle
elezioni 
presidenziali ucraine è fermamente appoggiato dal
consenso di 
Washington. Egli non solo è sostenuto dalla FMI e la
comunità 
finanziaria internazionale, ma ha anche l’avallo della
Donazione 
Nazionale per la Democrazia (NED), la Donazione
Carnegie per la Pace 
Internazionale, la Casa della Libertà e l’Istituto
Società Aperta di 
George Soros...

-->
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n08.htm


# "EUROPA SUBALTERNA E IRRESPONSABILE. LA GUERRA
CIVILE RESTA UN 
RISCHIO CONCRETO"

Parla il deputato europeo Giulietto Chiesa , esperto
di geopolitica 
post-sovietica. Da "Liberazione", 2 dicembre 2004

"Gli Stati Uniti appoggiano Putin nella lotta al
terrorismo, ma allo 
stesso tempo sostengono i suoi avversari regionali. E'
una 
contraddizione?" "No, è un doppio gioco..."

-->
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n03.htm


# UCRAINA: AI PIEDI DELLA NATO?

di Marcello Graziosi

Putin, la NATO e l’Ucraina
La lunga fase precedente le elezioni presidenziali
Tutto è rimandato al ballottaggio
Chi ha organizzato “gli arancioni” di Kiev?
La posta in palio e la funzione dei comunisti

-->
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n05.htm


# “LA BATTAGLIA PER L’UCRAINA E’ FONDAMENTALE PER
L’OPPOSIZIONE 
ALL’EGEMONIA MONDIALE DEGLI USA”

Intervista a Selimkhan Mutzoyev, vicepresidente della
commissione per 
gli affari internazionali della Duma di Stato
29.11.04 - www.uralpolit.ru
l'originale in lingua russa al sito
http://www.iraq-war.ru/tiki-read_article.php?articleId=32126

-->
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=3395


# PERCHE’ GLI AMERICANI SONO COSI’ INTERESSATI
ALL’UCRAINA?

di Jef Bossuyt - 1 dicembre 2004
L'originale in lingua francese:
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25322

"Tra il 2005 e il 2010, il principale nucleo della
sicurezza in Europa 
sarà costituito da: Francia, Germania, Polonia e
Ucraina. Attraverso un 
partneriato transatlantico, la testa di ponte
americana sul continente 
eurasiatico dovrà rafforzarsi...”

-->
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n08.htm


# I COMUNISTI RUSSI SEGUONO CON PREOCCUPAZIONE GLI
SVILUPPI DELLA 
SITUAZIONE IN UCRAINA

- Dichiarazione di Ivan Melnikov, vicepresidente del
Partito Comunista 
della Federazione Russa (29 novembre 2004)
- Dichiarazione di Oleg Kulikov, segretario del
Comitato Centrale del 
Partito Comunista della Federazione Russa 
(5 dicembre 2004)

-->
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ru/poru4n05.htm


# IMBARAZZO EUROPEO SU KIEV

Caso Ucraina - Bush e Putin, destini incrociati
da il manifesto dell'8 dicembre 2004

--> http://www.resistenze.org/sito/os/ep/osep4n09.htm


=== BREVI ===


Juschenko, sicuro di farcela con il sostegno
occidentale, non rispetta 
gli impegni con gli alleati, e i socialisti lo
accusano di “tradimento”

http://www.strana.ru - 4 dicembre 2004

Il leader del Partito Socialista di Ucraina Aleksandr
Moroz ha accusato 
il blocco di Viktor Juschenko “Nostra Ucraina” “di
tradimento”. “Ho 
firmato un accordo con Juschenko di sostegno alla sua
candidatura al 
secondo turno delle elezioni presidenziali, solo
perché egli aveva 
promesso di appoggiare in parlamento un cambiamento
costituzionale”, - 
ha dichiarato Moroz dalla tribuna del parlamento.
I cambiamenti della Costituzione riguardano il
riequilibrio delle 
competenze tra i rami del potere (con maggiori
prerogative al 
parlamento). Il leader dei comunisti Piotr Simonenko
ha aggiunto che 
“l’opposizione vuole il potere assoluto, e per questa
ragione rifiuta 
la riforma politica”.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


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DOLLARI E FASCISTI A SOSTEGNO DI JUSCHENKO

di Jef Bossuyt

8 dicembre 2004

http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25395

In Ucraina, la lotta per il potere prosegue. Quali
sono le forze 
politiche che inquadrano i manifestanti di Viktor
Juschenko, il 
candidato sostenuto dall’Occidente?

Nell’Est dell’Ucraina, centinaia di migliaia di
persone manifestano per 
la presidenza di Janukovic. Nell’Ovest e nella
capitale, al contrario, 
sono centinaia di migliaia a reclamare nuove elezioni.
Masse di giovani 
sono a ragione scontente della crisi economica seguita
alle 
privatizzazioni del 1991. Chiedono cambiamenti ed è
facile mobilitarle. 
I ministri e il parlamento di Kiev sono accerchiati e
paralizzati dai 
manifestanti che sventolano le bandiere arancioni di
Juschenko ed anche 
quelle rosse e nere dell’UNA-UNSO, i neonazisti
ucraini. Le 
manifestazioni a favore di Juschenko sono finanziate,
tra gli altri, 
dal multimiliardario Soros, che non è alla sua prima
prova. Soros ha 
già fatto ricorso a tale genere di scenari per i colpi
di stato in 
Serbia e in Georgia.

I nazisti dell’UNA-UNSO

L’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini) ha
iniziato nel 1929 i 
suoi attacchi armati contro il potere sovietico in
Ucraina. Durante la 
seconda guerra mondiale, il suo capo, Stepan Bandera,
ha combattuto a 
fianco degli occupanti tedeschi. Nel 1941. il suo
principale generale, 
Shuskievitch, indossando l’uniforme tedesca del
“Nachtigall Bataljon”, 
ha assassinato 7.000 ebrei. Dopo la guerra, i quadri
dell’OUN sono 
stati integrati nei servizi segreti americani e la
diaspora ucraina 
negli Stati Uniti ha costituito una lobby di estrema
destra 
antisovietica di massa.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, i successori
dell’OUN, restati in 
Ucraina, hanno fondato l’UNA-UNSO (Assemblea nazionale
ucraina – 
Autodifesa popolare dell’Ucraina). Nel 1999-2000,
questi neonazisti 
hanno incendiato a Lviv (Leopoli) case di comunisti,
russi ed ebrei. E’ 
in questa regione che l’ex dirigente dell’UNA-UNSO,
Andry Shkil, è 
stato eletto al parlamento con il sostegno di “Nostra
Ucraina”, il 
partito politico di Juschenko. Il governo ucraino ha
discusso per due 
anni della riabilitazione dei collaborazionisti. Nella
regione di Lviv, 
gli ex SS hanno alla fine ottenuto le stesse pensioni
degli ex 
combattenti contro il nazismo.

Il sito internet dell’UNA-UNSO conduce una grande
battaglia 
propagandistica a favore di Juschenko. Allo stesso
tempo, vi si trovano 
riferimenti agli articoli che riprendono i punti di
vista di George 
Bush e Zbignew Brzezinski, lo stratega americanoo che,
fin dal 1997, 
esige che l’Ucraina si prepari ad entrare nella NATO.
Nel The Wall 
Street Journal del 1 dicembre, Brzezinski ha richiesto
che Juschenko 
sia proclamato vincitore delle elezioni, se no che si
ritorni al voto. 
L’Alta Corte di Giustizia ucraina ha immediatamente
eseguito 
l’ingiunzione: ci saranno nuove elezioni il 26
dicembre.

Traduzione dal francese a cura del C.C.D.P.    


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“PORA” SI AVVICINA A MOSCA

I radical-liberali russi sono già in contatto con il
movimento ucraino

di Anastasja Kornja
“Nezavisimaja Gazeta”, 10 dicembre 2004
http://www.ng.ru

L’articolo di cui proponiamo la traduzione potrebbe
sembrare una 
velenosa insinuazione del “regime di Putin” nei
confronti della propria 
opposizione interna. Un’insinuazione simile a quelle
(di segno 
contrario) a cui ci ha abituato la propaganda di casa
nostra funzionale 
agli interessi dell’imperialismo (ce n’è per tutti i
gusti, di destra, 
di centro e di sinistra), quando, per giustificare
interferenze, 
sanzioni, embarghi e guerre “umanitarie”, “esibisce le
prove” dell’ 
“avvelenamento di Juschenko”, delle “violazioni dei
diritti umani da 
parte di Castro e Chavez”, delle “crudeltà dei
comunisti cinesi e 
vietnamiti” o dei “rapimenti di oppositori di
Lukashenko”.
In realtà, questo articolo è apparso su uno dei più
diffusi organi di 
stampa dell’opposizione liberale russa a Putin,
“Nezavisimaja Gazeta”, 
finanziata dal magnate Berezovskij, tra i principali
responsabili del 
saccheggio dell’economia russa nel decennio di
“libertà” garantito da 
Boris Eltzin e oggi “in esilio” a Londra.
“Nezavisimaja Gazeta” ha simpatizzato apertamente per
la “rivoluzione 
arancione” fin dal primo giorno.
Dall’articolo emergono chiaramente i legami esistenti
tra gli ambienti 
politici vicini alla borghesia compradora russa e gli
autori del colpo 
di stato in Ucraina.
Non sfuggirà neppure ai lettori il tono dell’appello
lanciato dai 
sostenitori russi di “Pora” alla gioventù russa perché
“si sollevi” e 
si rechi in massa a Kiev. Tanto paga qualcun altro!
M.G.


La dichiarazione di Julja Timoshenko in merito alla
sua disponibilità a 
trasmettere “gli ideali arancioni” ai russi non stanno
più solo sulla 
carta. Nei “media” è apparsa l’informazione circa
l’apparizione in 
Russia di filiali dell’organizzazione “Pora”,
promotrice dei metodi 
rivoluzionari di lotta in Ucraina. I suoi seguaci
russi hanno già 
trovato le denominazioni “Pora Rossa” e “Mosca
Arancione”, anche se al 
Ministero della Giustizia negano che siano state
registrate 
organizzazioni con tali nomi. Ma i rappresentanti dei
partiti e dei 
movimenti liberali affermano di avere già iniziato a
coordinare le loro 
azioni con i rivoluzionari ucraini.

L’informazione sull’apparizione in Russia di strutture
chiamate “Pora 
Rossa”, “Pora Russa” e “Mosca Arancione” è apparsa in
alcuni siti, che 
stanno propagandando l’attività dell’opposizione
ucraina, e in 
particolare proprio in quello di “Pora”.
Rappresentanti delle nuove 
organizzazioni hanno pubblicato un proclama “agli
onesti giuristi, 
politici, avvocati, deputati, uomini d’affari,
imprenditori, banchieri, 
giornalisti, editori, fotografi, cineoperatori,
scrittori russi”, in 
cui si fa appello a partecipare ad azioni dirette ad
ottenere l’ 
“impeachment” di Vladimir Putin. I nomi e i numeri di
telefono degli 
autori non sono stati indicati, e non è stato
possibile collegarsi 
elettronicamente con essi.

Al dipartimento del Ministero della Giustizia per le
questioni delle 
associazioni sociali e religiose è stato comunicato al
nostro giornale 
che non risulta la registrazione di alcuna
organizzazione sociale o “no 
profit” dal nome “Pora”. Ma ciò non esclude la
possibilità di una sua 
apparizione in una delle regioni, con lo status di
organizzazione 
sociale regionale, anche se tale variante è ritenuta
poco probabile.

(…) In ogni caso, i liberali moscoviti non negano di
avere già avviato 
consultazioni con i rivoluzionari ucraini. E’ così che
un gruppo di 
“jablocniki” (seguaci del partito liberale “Mela”,
nota del 
traduttore), guidato dal leader dell’organizzazione
giovanile Ilja 
Jashin, si è recato in Ucraina per partecipare alle
azioni sul “Majdan” 
(i moscoviti agitavano il tricolore russo, listato con
i colori 
arancione). Hanno collaborato a Kiev con gli
oppositori anche i membri 
del consiglio politico dell’Unione delle forze di
destra Ivan Starikov 
e Boris Nemtsov. Stando alle affermazioni di Ilja
Jashin, in questo 
momento le “idee arancione” circolano in Russia a
livello di 
maturazione delle coscienze. Al momento attuale non
sarebbero ancora 
state investite risorse organizzative e finanziarie.
Nessuno ha ancora 
trasferito in Russia istruttori dall’Ucraina e dalla
Bielorussia, per 
la semplice ragione che essi sono attualmente tutti
impegnati in 
Ucraina. “Cominciano a farsi sentire attivisti,
piccoli gruppi di 
iniziativa studentesca che, in linea di principio, non
sono ostili”, 
-spiega Jashin, - ma al momento il principale
interlocutore in Russia 
dell’organizzazione “Pora” rimane “Mela” giovanile,
che, nell’immediato 
futuro, conta di svolgere una parte da protagonista
nel movimento 
giovanile unitario di opposizione. Ma, almeno per ora,
non sono 
previste azioni in Russia. Tutti devono stare a Kiev.

Jashin ricorda che a Volgograd la scorsa settimana è
stato notato un 
gruppo di giovani particolarmente attivi con sciarpe
arancione al 
collo: essi hanno bloccato il palazzo
dell’organizzazione locale del 
partito “Russia unitaria”, hanno infranto i vetri
dell’edificio e hanno 
scagliato arance sulle insegne dell’entrata, senza che
la polizia sia 
stata in grado di fermare uno solo dei manifestanti.

Contemporaneamente, nel sito del Congresso civile
panrusso “La Russia 
per la democrazia, contro la dittatura” è apparso un
appello agli 
studenti con l’esortazione a recarsi, in previsione
del terzo turno 
elettorale, a Kiev, per sostenere gli oppositori:
“Studente! 
Studentessa! Sveglia! E’ venuto il momento di
sollevarsi! E’ venuto il 
momento di dare un senso alla vita! Stiamo formando
una squadra che tra 
tre giorni sarà a Kiev, per prendere parte alla
Storia, che si plasmerà 
davanti ai tuoi occhi. Unisciti ai tuoi coetanei.
Affrettati! Il 
viaggio lo finanziamo noi”.

A tal proposito, ricordiamo che anche gli attivisti di
“Pora” hanno 
tratto frutto dall’esperienza dell’analoga
organizzazione serba “Otpor” 
e di quella georgiana “Kmara” (“Basta!”).

Traduzione dal russo di Mauro Gemma   


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LA NEBBIA ARANCIONE NON DURERA’ PER L’ETERNITA’

di Dmitrij Jakushev

http://left.ru/2004/17/yakushev116.phtml

Il commento dello studioso marxista rivoluzionario
russo alla decisione 
di ripetere le elezioni presidenziali in Ucraina


In Ucraina verranno ripetute le elezioni. Ciò
significa che la 
“rivoluzione arancione” ha quasi vinto. La vittoria di
Juschenko è 
predeterminata. Nel nord-ovest dell’Ucraina le
falsificazioni a favore 
di Juschenko saranno ancora più vistose, mentre nel
sud-est, dove una 
parte significativa delle elite locali si è spaventata
e si prepara a 
convivere con Juschenko, il destino di Janukovic pare
segnato. Con la 
ripetizione delle votazioni, Janukovic sarà costretto
ad una 
competizione leale con un avversario che ha ricevuto
il diritto di 
frodare quanto gli pare. Ho molti dubbi che Janukovic
sia nelle 
condizioni d’animo per partecipare a questo gioco.
L’accordo di 
Janukovic di andare a una nuova votazione, subendo il
ricatto 
arancione, può essere interpretato come un adattamento
alle condizioni 
imposte da Juschenko, che ha bisogno dello stesso
concorrente per dare 
rilievo alla sua vittoria. Un vero colpo a Juschenko
potrebbe infatti 
essere rappresentato dal rifiuto di Janukovic di
ripetere il turno e da 
un appello al popolo a non partecipare alla farsa.
Juschenko così 
sarebbe scelto solo da Lvov e da Kiev, mentre la parte
restante del 
paese potrebbe non riconoscere questo presidente,
imposto con la forza 
dall’Occidente e dagli “arancioni” di Kiev. Temo
purtroppo che 
Janukovic non sia dotato della statura necessaria per
compiere un 
simile passo.

Ma tutto ciò non cambierà affatto il processo ormai
avviato di 
divisione dell’Ucraina, che è ancor più profondo di
quanto non traspaia 
dalle dichiarazioni “separatiste” di alcuni politici
dell’est. Le 
popolazioni che vivono nel sud-est del paese non
dimenticheranno mai 
che la Galizia e Kiev hanno sempre rifiutato la parità
linguistica, che 
hanno estromesso il presidente da esse eletto, che,
senza chiedere il 
loro consenso, hanno deciso di creare una “nazione
unita”, i cui eroi 
sono Bandera (il capo degli hitleriani ucraini, nota
del traduttore) e 
Donzov, che se ne sono infischiati del loro desiderio
di riavvicinarsi 
alla Russia, considerata da molti nel sud-est
dell’Ucraina come la 
propria patria. Tutto ciò ha ragioni profonde ed
estremamente serie. Il 
colpo di stato “arancione” a Kiev rappresenta l’inizio
della lotta di 
liberazione nazionale nel sud-est, che sicuramente si
estenderà al 
resto dell’Ucraina. La nebbia arancione non durerà
certo per 
l’eternità.

Questa lotta produrrà politici radicali. I nuovi
politici radicali 
saranno espressi dal popolo, non dagli oligarchi, che
passeranno dalla 
parte di Juschenko. Così in “Nezavisimaja Gazeta”, il
giornale 
controllato da Berezovskij, è apparsa un’intervista al
vicepresidente 
del consorzio del Donetsk “Gruppo industriale”,
Aleksandr Pilinenko, in 
cui di fatto vengono prese le distanze da Janukovic:

“E’ certo che se i paesi occidentali ci chiudessero le
porte, se ci 
imponessero l’embargo, ciò rappresenterebbe un colpo
fortissimo per la 
nostra compagnia. Non nascondiamo certo che per noi
non è tanto 
importante chi sarà il vincitore delle elezioni,
quanto il fatto che 
l’Occidente ne riconosca la legittimità”.

Altro non si può aggiungere: non è importante come si
vota, ma che 
l’Occidente lo legittimi. E l’Occidente ha già detto
che, comunque si 
voti, riconoscerà solo Juschenko. Questa finta degli
oligarchi del 
Donetsk dimostra che, esattamente come in Russia, il
grande capitale 
privato in Ucraina è interamente compradore. Tutti
questi Rinat 
Akhmetov (grande magnate del Donetsk, nota del
traduttore)sono pronti a 
vendere il proprio popolo ai seguaci di Bandera, a
privarlo della 
propria lingua, della propria storia e cultura, solo
per vedere 
garantiti i propri interessi finanziari. Tali garanzie
per costoro 
vengono solo dall’Occidente. E ciò ancora una volta
dimostra che non 
esiste e che mai è esistito un imperialismo russo.
Solo persone ingenue 
e limitate, come alcuni moderni marxisti russi,
possono disegnare 
schemi grotteschi, secondo cui dietro a Juschenko
starebbe il capitale 
occidentale, mentre dietro a Janukovic quello russo.
Le cose non stanno 
affatto così. A fianco di Juschenko non si è schierato
solo il capitale 
occidentale, ma anche il grande capitale privato
russo. Contro 
Juschenko ha cercato di battersi la burocrazia di
stato russa, che si 
trova in stato di guerra con i compradori di casa
propria.

La verità è che, al contrario di quella ucraina, la
burocrazia russa 
rappresenta una forza significativa, dal momento che
controlla Gazprom, 
i condotti energetici, e ora, dopo la disfatta della
Jukos, si appresta 
a controllare una quota cospicua dell’estrazione di
petrolio. Tale 
burocrazia è in grado di staccarsi dalla borghesia e
di condurre il 
gioco in autonomia. La burocrazia ucraina, invece, è
meno indipendente. 
Una pressione seria sul capitale compradore ucraino da
parte 
dell’Occidente ha dissolto velocemente tutto il
sistema di sostegno 
elettorale a Janukovic. Sottoposta a tale pressione,
molto 
semplicemente l’ “elite” ucraina ha “scaricato”
Janukovic.

La quasi inevitabile vittoria di Juschenko
rappresenterà la disfatta di 
un progetto di sviluppo capitalistico autonomo per le
ex repubbliche 
sovietiche, promosso dalla burocrazia di stato russa.
In realtà, tale 
progetto era condannato al fallimento fin dall’inizio,
dal momento che 
non era e non poteva essere appoggiato dalla borghesia
compradora 
interna, che sostiene il controllo imperialista dei
nostri paesi. Oggi 
anche la Russia non ha scelta: o la trasformazione in
colonia, o il 
socialismo. E questa alternativa sarà di giorno in
giorno sempre più 
evidente.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma   


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Ucraina. 10 dicembre. «La sconfitta russa in Ucraina è
quasi totale». 
Lo sostiene Peter Zeihan, geopolitologo USA e studioso
dell’area 
dell’ex Unione sovietica. «Putin aveva cercato, dopo
l’11 settembre 
2001, di non diventare uno dei bersagli della rabbia
americana. Ma nel 
far ciò aveva concesso agli USA di installarsi
militarmente in Georgia 
e in aree dell’Asia centrale, da cui ben difficilmente
se ne andranno». 
E aveva fatto ciò per avere il consenso statunitense
alla propria 
politica accentratrice in patria e repressiva in
Cecenia. Ma non per 
questo Washington è disposta a mollare l’osso in
Ucraina. Perdere 
influenza in questa nazione, come probabilmente
avverrà con la 
ripetizione delle presidenziali a Kiev, sarebbe per la
Russia 
«disastroso». Per una serie di ragioni. In primo
luogo, «tutte le 
infrastrutture più importanti che legano la Russia
all’Europa, tranne 
una, passano attraverso l’Ucraina»; in secondo luogo,
«tre quarti delle 
esportazioni di gas naturale russo passano attraverso
gasdotti dell’era 
sovietica che attraversano l’Ucraina». E ancora: la
Russia importa 
grandi quantità di cibo dall’Ucraina, «la cui regione
orientale è parte 
integrante del cuore industriale russo». Ma non è
tutto. Il fiume 
Dniepr, una delle culle della civiltà medievale russa,
è oggi una delle 
vie di trasporto principali che collegano la Russia
con l’alleato 
bielorusso. E il fiume «passa attraverso l’Ucraina».
Altri punti 
rilevanti sono il fatto che, con 50 milioni di
abitanti, il mercato 
ucraino era uno dei pochi «ricettivi verso le merci
russe»; il porto di 
Sebastopoli, in Crimea (Ucraina), è il solo porto in
acque calde della 
costa sul Mar Nero dell’ex URSS. Senza contare che
un’Ucraina ostile 
alla Russia renderebbe molto difficoltoso il passaggio
eventuale di 
truppe russe verso il Caucaso. La perdita di influenza
in Ucraina a 
beneficio degli USA, quindi, ha «molto più di un
valore simbolico» per 
Mosca, ma si configura come un grave pericolo,
suscettibile di 
ridimensionare a tempo indeterminato il ruolo russo
negli affari 
mondiali, e di accrescerne enormemente la dipendenza
economica e 
militare dal mondo occidentale.

(fonte: info @rivistaindipendenza.org)


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“KUCHMA HA SEMPRE LAVORATO PERCHE’ JUSCHENKO FOSSE
ELETTO PRESIDENTE”

Intervento di Piotr Simonenko, leader del Partito
Comunista di Ucraina

“Krimskaja Pravda”, 10 dicembre 2004
http://www.kp.crimea.ua/text/num5/dec_2004_10.html

Molti politici affermano che l’approvazione di
cambiamenti 
costituzionali apre la strada al varo di una riforma
politica e 
rasserena la società. E’ pura ipocrisia. Nel corso del
prolungato 
confronto tra la posizione ostinata di “Nostra
Ucraina” (il blocco di 
Juschenko, nota del traduttore) e quella opportunista
delle frazioni 
oligarchiche e del gruppo socialista, è emerso il
progetto 4180, che in 
sostanza afferma: una qualche limitazione dei poteri
del presidente e 
la formazione da parte del Soviet Supremo del
Gabinetto dei ministri. 
Viene mantenuta la norma vigente di formazione della
Corte 
Costituzionale e del Consiglio della Banca nazionale
di Ucraina. In 
realtà, nel documento viene solo prorogato fino a 5
anni il termine del 
mandato del Soviet Supremo, viene introdotto un organo
di sorveglianza 
sull’osservanza dei diritti dell’uomo e viene esteso
il sistema 
elettorale proporzionale. Viene in pratica escluso il
“mandato 
imperativo”, vale a dire che i gruppi parlamentari
vengono privati del 
diritto di espellere quei deputati, eletti in liste di
partito, che non 
rispettano gli impegni presi nei confronti degli
elettori, violando la 
disciplina parlamentare.

In tal modo, nel corso della discussione in merito al
progetto di 
riforma politica, la lotta dei “nashisti” (da “Nasha
Ukraina”) è stata 
sempre condotta non certo nell’interesse di chi stava
manifestando, ma 
per il mantenimento dei poteri illimitati del
presidente e per la sua 
illimitata possibilità di arricchire la cerchia dei
suoi collaboratori. 
Con il contorno di slogan accattivanti sulla lotta per
la democrazia, 
sia i clan che aspirano al potere che quelli che già
vi sono installati 
hanno perseguito un solo obiettivo: difendere i propri
“sporchi” 
interessi. La loro lotta ha già conseguito il primo
risultato di 
provocare la divisione della società e di creare i
presupposti per la 
separazione territoriale dell’Ucraina. Come in
passato, sono fermamente 
convinto che Leonid Kuchma ha sempre lavorato perché
Juschenko 
ottenesse la presidenza dell’Ucraina. La ragione
principale di ciò è 
rappresentata dalla paura di perdere il capitale
accumulato per sé e 
per la sua famiglia e la paura nei confronti delle
autorità americane, 
che ha consentito agli USA di manovrarlo, soprattutto
durante la crisi 
politica che ha travagliato il paese.

La sua venuta al Soviet Supremo l’8 dicembre e la
firma apposta ai 
documenti approvati, non sono certo azioni dettate dai
sentimenti 
patriottici del presidente e dal suo desiderio di
impedire la 
contrapposizione nel paese. Sono piuttosto le mosse di
un presidente 
debole e molto dipendente, la cui condotta
sconcertante sta a 
testimoniare che agisce per compiacere i
rappresentanti delle forze 
nazionaliste di destra. A mio avviso, Leonid Kuchma ha
deliberatamente 
creato, coperto e approfondito la crisi che è andata
acutizzandosi nel 
paese nel periodo elettorale. Invitando i cosiddetti
“costruttori di 
pace”, da cui è venuta una posizione di sostegno agli
“arancioni”, 
conducendo innumerevoli trattative ed estenuanti
“tavole rotonde”, egli 
ha di fatto favorito gli interessi geopolitici degli
USA, mentre la sua 
maschera di “costruttore di pace” si è rivelata solo
uno schermo per 
nascondere i suoi autentici interessi.
Il mio personale punto di vista è che gli ultimi
avvenimenti in Ucraina 
rappresentano il finale scontato del tradimento degli
interessi del 
popolo ucraino attuato dal presidente Kuchma.
(...)

Testo fornito dall’Ufficio stampa
del Partito Comunista di Ucraina

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


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L’UCRAINA SUD-ORIENTALE INTENZIONATA AD IMPEDIRE IL
COLPO DI STATO DI 
JUSCHENKO
http://www.kprf.ru

15 dicembre 2004

Il sito internet del Partito Comunista della
Federazione Russa ha 
ripreso la seguente notizia diffusa da “Reuters”:

Il candidato alla presidenza dell’Ucraina, il primo
ministro Viktor 
Janukovic, ha dichiarato oggi che migliaia di suoi
sostenitori sono 
pronti a recarsi a Kiev dopo le elezioni del 26
dicembre. Secondo il 
capo del governo, in molte regioni orientali e
meridionali dell’Ucraina 
molti si iscrivono come volontari pronti “ad impedire
un colpo di stato 
nel paese”.
Intervenendo a Nikolajev, dove si trova per un giro di
propaganda, 
Janukovic ha dichiarato: “In molte regioni ci si sta
registrando come 
volontari. Ieri sono stato a Sebastopoli (in Crimea),
dove hanno già 
firmato in 35.000. Questi cittadini sono intenzionati
a recarsi a Kiev 
dopo la votazione del 26 dicembre”. (...)


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SETTORI IMPORTANTI DEL “MOVIMENTO” IN POLONIA METTONO
IN GUARDIA DA 
FACILI OTTIMISMI NEI CONFRONTI DEI MOTI UCRAINI

di Mauro Gemma

Il sito “kprf.ru” del Partito Comunista della
Federazione Russa ha 
pubblicato la versione integrale in russo di un
articolo di commento 
agli avvenimenti di questi giorni in Ucraina, apparso
nel sito polacco 
www.lewica.pl, dal titolo “La lezione ucraina”.

“Lewica.pl” è uno dei siti che maggiormente esprimono
le posizioni del 
movimento “altermondialista” polacco e dei settori più
vivaci del 
movimento sindacale. L’intento dell’articolo sembra
quello di prendere 
le distanze dalle posizioni espresse da alcuni gruppi
del “movimento” 
ucraino, di sostanziale adesione alla cosiddetta
“rivoluzione 
arancione”.

E’ interessante rilevare come, pur esprimendo un
giudizio non certo 
lusinghiero del ruolo di Viktor Janukovic, considerato
espressione 
degli interessi oligarchici dell’oriente dell’Ucraina,
il commento del 
sito polacco definisca “ancora peggiore” la
prospettiva della vittoria 
di Viktor Juschenko, alfiere di un’opposizione “creata
dalle forze 
neoliberali e nazionaliste” che “potrebbe portare
molto più velocemente 
a compimento le riforme neoliberali, aprendo il
mercato ucraino alle 
corporazioni transnazionali”.

In base a tale analisi, “lewica.pl” esprime anche un
giudizio durissimo 
della posizione assunta a sostegno di Juschenko dal
Partito socialista 
di Aleksandr Moroz, che viene definito “una tipica
socialdemocrazia 
est-europea tecnocratica e opportunista”.

Viene anche criticata l’atteggiamento di sostanziale
“neutralità” 
assunto dalla parte maggioritaria del Partito
Comunista di Ucraina, 
che, secondo il commento del sito, avrebbe di fatto
indotto la classe 
operaia del sud-est del paese “ a scendere in strada a
fianco di 
Janukovic e non dei comunisti”.

“Pienamente corretto” viene invece definito il
giudizio che del ruolo 
di Juschenko (“una marionetta dell’Occidente”) formula
il Partito 
Progressista Socialista di Ucraina, anche se a questa
organizzazione 
viene rimproverato un allineamento acritico alle
posizioni di 
Janukovic.

Una severa critica non viene neppure risparmiata a
quella parte di 
trotskisti e anarchici ucraini (ed anche stranieri)
che ritengono che 
le proteste di massa nel centro di Kiev “possano
essere utilizzate per 
realizzare delle trasformazioni sociali”, dal momento
che essi 
dimenticano di non disporre di “un potenziale
sufficiente per ottenere 
risultati da questa campagna politica”. “Prendendo
parte alla 
coalizione di liberali e nazionalisti” questi gruppi
“hanno ripetuto 
l’errore commesso in precedenza dai loro compagni in
Serbia”, quando, 
dopo aver espresso un grande attivismo nella lotta per
rovesciare 
Milosevic, “sono loro mancate le forze per intervenire
contro il destro 
Kostunica, che ha occupato il posto di presidente”.
Uno dei risultati è 
stato che oggi, ad esempio, “il sindacato
anarco-sindacalista è 
perseguitato dal potere, ed è stato praticamente
sciolto con il 
pretesto della lotta al terrorismo”.

“Lewica.ru” invita così anche il “movimento” ucraino a
trarre lezione 
dagli avvenimenti del passato, senza nutrire eccessivi
entusiasmi circa 
i possibili sviluppi di una situazione che è
saldamente tenuta sotto 
controllo dalle forze nazionaliste e liberiste. “La
maggioranza dei 
gruppi di sinistra polacchi”, - conclude il commento
del sito, “non 
manifestano alcuna ingenua fiducia nei confronti della
“rivoluzione” 
ucraina e non prenderanno certo parte al “sabba”,
allestito dai 
politici del potere nazionale “per aiutare l’Ucraina”.
    








		
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