EXPORT DI ARMI ITALIANE





Cresce l'export di armi italiane nel mondo. Brescia al primo posto fra le provincie 
Roma, 14 aprile 2004
Cresce l'export di armi italiane all'estero. Lo rivela un'indagine elaborata dalla Camera di Commercio di Milano, svolta attraverso il Lab Mim su dati del registro delle imprese per un periodo che va dal 1998 al 2003 e su dati Istat per l'interscambio tra il 1993 e il 2003. Un export che vede la provincia di Brescia al primo posto con il 31,9% del totale italiano. Al secondo posto si posiziona La Spezia. Seguono Roma, Pesaro, Livorno, Genova, Lecco, Bologna, Milano e Verona. Tra gli acquirenti delle armi made in Italy, secondo quanto riportato inoltre dai dati della Relazione sulle esportazioni autorizzate di armi italiane del 2004, al primo posto vi è la Grecia, alla quale sono state concesse autorizzazioni per circa 248 milioni di euro, pari al 19,35% del totale. Troviamo poi la Malaysia, con ordini per circa 166 milioni; la Cina che riceve autorizzazioni per 127 milioni; l'Arabia Saudita con 109 milioni; la Francia con 88 milioni; il Pakistan con 69 milioni e mezzo; la Polonia con 49 milioni; la Danimarca con 40 milioni e mezzo; gli Stati Uniti con poco piu' di 37 milioni e la Finlandia con 37 milioni. Il dato denota una crescita di esportazioni del 10% rispetto allo scorso anno quando, fra i paesi destinatari delle armi italiane, c'era anche la Siria, a cui l'Italia ha fornito sofisticati sistemi di visori notturni di puntamento e di controllo del tiro per carri armati T72 di fabbricazione sovietica. Visori prodotti da un'azienda controllata dallo Stato, le Officine Galileo della Finmeccanica. 

Secondo Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi italiane «Banche armate» i dati sono «quanto mai preoccupanti soprattutto se consideriamo che il secondo paese destinatario delle armi italiane è la Malaysia, un paese dove vige la tortura, vi sono esecuzioni sommarie, gravi violazioni dei diritti umani e sparizioni come ripetutamente denunciato da Amnesty International. E poi - ha aggiunto - non si capisce in base a quali leggi l'attuale governo possa concedere autorizzazioni per esportare armi alla Cina - che quest'anno diventa il terzo paese destinatario - quando vi è un esplicito embargo dell'Unione europea». Un embargo in vigore dal 1989 e riconfermato lo scorso dicembre dal Parlamento Europeo che ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per mantenerlo poichè la situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese, da quanto si legge nella risoluzione, «resta insoddisfacente, continuano le violazioni delle libertà fondamentali, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie». La recente riforma della legge 185, da quanto riportato da Beretta, prevede che l'Italia non esporti armi a paesi «nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea». (a.a.





da: RADIO RADICALE.IT