intervento per il forum



Forum per l'alternativa programmatica di governo
Campobasso 29 ottobre 2003


Care Compagne e Compagni,

avrei voluto partecipare attivamente ai lavori del Forum, così come
concordato con gli organizzatori, ma la contemporanea manifestazione a
Venafro a sostegno della vertenza dei lavoratori della RER mi impongono
delle scelte, e personalmente credo che oggi non si può fare a meno di
essere presenti a Venafro. Personalmente mi avrebbe fatto piacere che il
Forum si spostasse nel pomeriggio per essere presenti tutti alla
manifestazione, per poi partecipare attivamente TUTTI ai lavori del Forum.
Mi dicono che non è stato possibile, però credetemi, e senza vena polemica,
un forum che si tiene senza la presenza di settori importanti di un nuovo
protagonismo sociale (vedi FIOM) ed in contemporanea ad una manifestazione
chiara di conflitto sociale lo ritengo un errore politico di cui bisogna
stare attenti, altrimenti si rischia che il Forum diventi
semplicisticamente una brutta copia dei tavoli del centro sinistra, dove
agli incontri partecipano solo gli alti gradi militari dei vari partiti.

Cercherò in ogni caso di dare il mio modesto contributo alla discussione, e
per stare nei dieci minuti programmati, tralascerò i punti dell'appello di
convocazione che mi trovano completamente d'accordo, cercherò brevemente di
tentare una riflessione sul da farsi.

Voglio partire da una riflessione sulla realtà di questi anni in Italia e
nel mondo.
Viviamo un tempo di paradossi. Il primo è quello dell'Europa, dove a una
profonda crisi della democrazia, della politica e della sinistra si
affianca la crescita di uno straordinario movimento che propone la
rinascita della politica, l'esigenza della trasformazione e la speranza di
"un altro mondo possibile".
Accanto all'affermarsi della destra liberista e populista, in gran parte
dei paesi europei, si affianca la ripresa del protagonismo sociale, degli
scioperi, del conflitto.

Ma in questa straordinaria stagione di grandi movimenti, quali sono stati i
risultati materiali?
Vaste masse sono scese in piazza con determinazione contro la guerra e la
guerra si è fatta lo stesso.
C'è stato in Italia un grande movimento sui temi del lavoro, scioperi di
categoria, scioperi generali e il governo ha emanato ugualmente leggi
pericolose, come la legge 30 o il decreto Maroni.
C'è stata una battaglia sui diritti quale quella del referendum sull'art.18
anch'essa imponente e di massa. La si è persa.
In Francia e in Germania dopo grandi lotte di massa si va avanti sulla
strada dell'attacco al sistema pensionistico. In Germania, per la prima
volta dopo cinquanta anni, l'IG Metal ferma una lotta, quella
dell'estensione delle 35 ore ai lavoratori dell'est, senza che sia stato
raggiunto neppure qualche risultato.

Lo so bene non si tratta di sconfitte come quelle degli anni ottanta.
Esse segnavano la fine del grande epoca delle lotte operaie, invece in
questi mesi si è aperto un nuovo ciclo.
E tuttavia siamo in una fase di stallo, abbiamo di fronte a noi un problema
enorme: come rendere efficace un movimento cosi ampio e cosi forte ?
Come trasformare una presenza mondiale evidente e dirompente in una leva
effettivamente capace di cambiare le cose ?
Come dare "forza" a quelle ragioni che senza forza non possono che
lentamente ma inesorabilmente regredire ?
Come aprire un diverso processo in Molise, in Italia e in Europa ?
Da questa analisi credo che dobbiamo ripartire e lavorare, per
concretizzare la scelta di una vera e reale alternativa.
Credo che alla proposta di un Forum per l'alternativa non deve essere una
mera alleanza nel cielo della politica, non uno schieramento unitario di
forze politiche più o meno a sinistra.
La vedo come una importante ipotesi di radicale rottura con la tradizione
della politica. Una rottura radicale che spinge, almeno, in due direzioni.
La prima direzione è quella del rapporto fra società e politica, o meglio
fra movimenti e politica.
Esso, a mio parere, non può essere fondato che attraverso una nuova democrazia.
Parlo di una democrazia forte, radicale, sostanziale che non è
riconducibile alla partecipazione al voto per le elezioni politiche o
amministrative, ma riguarda la costruzione dell'organizzazione sociale
attraverso la partecipazione collettiva.
Si tratta di riconquistare alla partecipazione e all'esercizio concreto
della democrazia quei terreni sociali sottoposti alla desertificazione,
rifiutando l'ipotesi novecentesca di conquista del potere, ma impegnandosi
in una ipotesi nuova e radicale del rapporto fra i movimenti e la politica:
un progetto politico deve appoggiare questa ricostruzione.
La seconda rottura riguarda il governo, o meglio l'alternativa di governo.
Essa non nasce da una delega in bianco, ma dalla costruzione, appunto, di
una democrazia radicale, da un processo di intervento dei movimenti, da un
rapporto che definirei fra "sogno e conflitto".
Un governo che non è legislatore e fine ultimo e assoluto, ma una tessera
di quel mosaico più grande che è un grande processo democratico.
A questo proposito vorrei ricordare la straordinaria esperienza zapatista e
tutto quello che ha comportato complessivamente in America Latina. Lì la
rinascita della sinistra ha un elemento comune: la fondazione di un popolo
del cambiamento e un rapporto fra la politica e il popolo fondato su un
patto costituente. A quell'esperienza che ha coinvolto milioni di persone,
credo che dovremmo ispirarci pure noi.
In conclusione pongo una domanda: è possibile che la costruzione di una
società diversa, di un nuovo possibile mondo, per dirla con uno slogan a
noi caro, possa prescindere dalla presenza della stessa società civile e
dei movimenti dai luoghi in cui si fanno le scelte ?
Come è possibile contrastare politiche neoliberiste che perseguono
pervicacemente il tentativo di espellere qualunque idea e pratica di
alternativa, se non tentando di costruirla con eguale tenacia pervadendo le
istituzioni ?
Da qui credo, debba partire, l'analisi e la riflessione, per una rischiosa
ma inevitabile scommessa che dovremmo accingere a fare tutti noi.

Campobasso 28 novembre 2003

								Italo Di Sabato
							Consigliere
regionale PRC
							Movimento dei
Disobbedienti