L'ALFA ROMEO E' IL FUTURO DI ARESE



ASSEMBLEA APERTA 14-10-2002

L'ALFA ROMEO E' IL FUTURO DI ARESE



La crisi Fiat. La crisi Fiat viene da lontano, i sintomi erano visibili già
nel decennio scorso e sono da imputare ad errori strategici ed a una
evidente crisi di prodotto, specie sul marchio Fiat e Lancia.



Invece di perseguire innovazione sul prodotto, affrontando le tematiche
dell'inquinamento e quindi delle energie alternative sull'auto, delle
dimensioni spaziali dell'auto e presidiare i segmenti alti, ha puntato
tutto sull'abbattimento dei costi, affidando a terzi pezzi sempre maggiori
del processo produttivo, spostando le produzioni nei paesi dove il lavoro
costa poco e sulla ricerca di quote aggiuntive di mercato nei paesi di
prima motorizzazione.

Il baricentro si è spostato e frammentato e con esso i saperi, i mestieri,
le competenze.



La Fiat, dopo aver preteso ed ottenuto il monopolio dell'auto in Italia,
non è stata in grado di gestire e valorizzare né i marchi né le qualità dei
dipendenti acquisiti. Esempio emblematico l'Alfa Romeo, acquisita per
eliminare un potenziale concorrente e usata esclusivamente per le capacità
produttive degli stabilimenti. L'Alfa è stata massacrata dal punto di vista
occupazionale ed omologata alla Fiat provocandone il lento declino e
disperdendo un patrimonio di conoscenze, di ricerca e di progettazione.



Nonostante ciò ai lavoratori si vogliono far pagare gli errori del gruppo
dirigente.

Oggi la Fiat chiede ulteriori espulsioni di 8100 lavoratori attraverso la
Cigs a zero ore e la chiusura di due stabilimenti, Arese e Termini Imerese.



Sin dal 1987 (anno dell'acquisizione) si è perseguito esclusivamente lo
smantellamento di Arese e non lo sviluppo. Arese è stata una miniera d'oro.
Prima l'acquisto a prezzi stracciati, poi il finanziamento di 238 Miliardi
per l'auto elettrica, poi i soldi del CRAA che è fallito, infine la vendita
delle aree con un affare di circa 1000 miliardi.

I modelli Alfa sono stati spostati in altri stabilimenti (la 166 prima a
Rivalta poi a Mirafiori, lo spyder e coupè da Pininfarina) ed è stata
sciolta la piattaforma Vamia.

Oggi ad Arese ci sono solo 2300 lavoratori (rispetto ai 15000 del 1987)
divisi tra direzione tecnica (1000), motore 6 cil (450) e Multipla a
metano(650) e altri settori terziarizzati (250).



Anche il sindacato deve fare autocritica

Se da un lato la dirigenza Fiat ha fallito, non sono nemmeno serviti
accordi sindacali che hanno accettato i piani industriali della Fiat.

Si sono accettati ritmi massacranti a Melfi, Termoli, Pratola Serra e
Cassino, gli staordinari a Pomiglino e gli scorpori in tutta la Fiat.

Occorre equiparare le condizioni di lavoro e di salario tra tutti gli
stabilimenti e vanno superati gli accordi di Melfi, Termoli e pratola Serra
sul lavoro domenicale e di notte.

Per Arese i continui accordi con trasferimenti di lavorazioni altrove e la
creazione del Craa hanno favorito la Fiat nello smantellamento della
fabbrica.

I famosi accordi con i 4000 occupati e per la produzione dell'auto
ecologica non sono stati rispettati.



Il vero obiettivo Fiat: liberare l'area per le speculazioni

Da anni assistiamo ai balletti sulle proprietà dell'area, cambiano le sigle
ma restano gli stessi  consigli di amministrazione. L'Aig Lincol, seconda
compagnia assicurativa americana è diventata la proprietaria di tutta
l'area dell'ex Alfa Romeo di Arese.



Un piano credibile di rilancio

Occorre uscire da una condizione di subalternità culturale rispetto alla
Fiat, che per troppi anni ha caratterizzato la politica e anche il
sindacato.

L'importanza del settore auto sull'intera economia e il numero degli
occupati in termini diretti e nelle aziende collegate, impongono scelte
radicalmente nuove e alternative rispetto a quelle praticate nel passato,
compreso la ricomposizione del processo produttivo devastato con
esternalizzazioni e terziarizzazioni.



Qualsiasi piano di rilancio della Fiat deve partire dal presupposto che
tutti i lavoratori debbano rimanere in fabbrica e debbano rimanere aperti
tutti gli stabilimenti. Occorre rifiutare perciò la Cigs a Zero ore ad
Arese, Termini Imerese, a Cassino e a Mirafiori.

A questo scopo salutiamo fondamentali le parole pronunciate con fermezza
dall'arcivescovo di Milano Card. Dionigi Tettamanzi.



Occorre perciò dividere il lavoro nell'immediato e progetti credibili per
il futuro.



Occorrono finanziamenti e investimenti per rilanciare il prodotto che è il
vero problema della Fiat e garanzie certe che vengano usati per l'auto. A
questo scopo riteniamo utile che la famiglia Agnelli si faccia da parte
perché non garantisce il futuro in quanto ha dimostrato negli anni di aver
sperperato ingenti finanziamenti dello stato scaricandone però le perdite.



L'ALFA E' IL FUTURO DI ARESE

Per Arese è fondamentale mantenere gli attuali occupati e costruire un
futuro legato all'Alfa Romeo.

Il marchio Alfa oggi è l'unico che è in grado di competere sul mercato,
tanto è vero che lo stabilimento di Pomigliano non riesce a soddisfare le
esigenze Produttive.( sei mesi per avere una vettura ne sono l'esempio
lampante)

Sia l'accordo con GM, sia la recente decisione di creare le Business-unit
impongono l'esigenza di rilanciare con forza il marchio Alfa Romeo per
coprire la fascia alta di mercato essenziale per il mercato Europeo e
Americano.

Ad Arese deve rimanere la multipla a metano e va fatta la ricerca e lo
studio delle vetture a Fuel-cell (celle a combustibile), la
progettazione,la sperimentazione e il centro stile delle vetture Alfa, la
produzione di una vettura Alfa, la progettazione e la produzione del motore
6 cilindri, realizzato in collaborazione con GM.

Rilanciare l'Alfa Romeo  di Arese significa anche contribuire al rilancio
della Fiat stessa.



Rispetto poi al cosiddetto polo logistico, l'attuale progetto ci trova
contrari in quanto porterebbe soltanto squilibri ambientali elevatissimi.

Riteniamo invece che debbano essere inserite aziende che sviluppino lavori
di qualità con occupazione aggiuntiva per rispondere ai bisogni del nostro
territorio.

L'area ex Alfa Romeo dopo ben sei anni di "deindustrializzazione" vede solo
lavori dequalificati, precari e inquinanti ( dalla rottamazione del ferro
allo smaltimento di rifiuti).

CHIEDIAMO IMPEGNI CONCRETI

A tutti chiediamo un impegno concreto per impedire la Cigs a Zero ore,
elemento fondamentale e irrinunciabile per impostare un progetto di
sviluppo.
Il rientro di tutti i licenziamenti dei lavoratori ex Alfa collocati nel
consorzio.
Di impedire il trasferimento della Multipla a metano a Mirafiori. La
Multipla deve rimanere ad Arese. La Fiat ha ricevuto dallo Stato un
finanziamento di 350 miliardi di vecchie lire per impiantare ad Arese la
produzione delle vetture ecologiche, in aggiunta a questi la Regione
Lombardia ha stanziato ben 700 miliardi. Sarebbe paradossale che questi
soldi (specie quelli della Regione)non fossero spesi per difendere i posti
di lavoro ad Arese.
Pretendere che l'Alfa Romeo rimanga e si sviluppi ad Arese. L'alfa è la
storia del nostro territorio, un simbolo e un bene da preservare non solo
per i lavoratori ma anche per la popolazione e per il nostro futuro.
Il cosiddetto polo logistico porti occupazione aggiuntiva e di qualità.


La lotta dei lavoratori dell'Alfa continuerà nelle prossime settimane.
Riteniamo fondamentale che si crei una unita con i cittadini, gli studenti
del territorio circostante.

Chiediamo a tutte le istituzioni, Regione, Provincia, partiti, forze
sociali, amministrazioni comunali non solo di stare al nostro fianco ma di
esprimersi e operare con chiarezza perché L'Alfa Romeo sia il futuro di
Arese.

Siamo certi che ancora una volta, tutti assieme, saremo in grado di
sconfiggere i piani della Fiat e dare un futuro certo ai lavoratori e
all'Alfa Romeo di Arese.

                      

Carlo   Pariani         Flm Uniti-Cub

Renzo Canavesi     Slai-Cobas