Foglio di Collegamento interno n. 98



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio il numero 98 del
nostro Foglio di Collegamento.

Vi raccomando caldamente di partecipare subito all'appello contro
l'esecuzione di T. J. Jones e di Toronto Patterson, entrambi minorenni
all'epoca del delitto (v. terzo articolo).

Il prossimo numero del bollettino, contenente le informazioni di luglio e
di agosto, verrà spedito a settembre dopo la pausa estiva.

Cordiali saluti e auguri di buone vacanze

Giuseppe Lodoli



*********************
FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 98   -   Giugno 2002




Sommario:

1 ) Evolvono gli 'standard di decenza': No all'esecuzione dei ritardati
2 ) Il prossimo passo: bandire la pena di morte per i minorenni
3 ) Salviamo due giovanissimi nelle mani del boia texano !
4 ) Annullate centinaia di condanne a morte comminate dai giudici
5 ) Favorevoli per Tommy Zeigler i primi risultati dei test del DNA
6 ) Svolta positiva nell'interminabile iter giudiziario di Burdine
7 ) Comincia a mordere l'attacco dell'Arizona contro i pen pal
8 ) L'assassino della porta accanto
9 ) Riunione del gruppo di Torino del 2 giugno 2002
10) Notiziario: Oklahoma. Pakistan, Texas, Usa


1) EVOLVONO GLI 'STANDARD DI DECENZA': NO ALL'ESECUZIONE DEI RITARDATI

Il 20 giugno 2002 è stata finalmente resa nota una sentenza attesa da più
di un anno che rimarrà nella tormentata storia dell'abolizione della pena
di morte negli Stati Uniti: la Corte Suprema federale ha deciso che la pena
di morte per i ritardati mentali costituisce al giorno d'oggi una pena
'crudele ed inusuale' ed è pertanto proibita dall'Ottavo Emendamento della
Costituzione.
   In base ai dati disponibili, si valuta che i ritardati mentali
'giustiziati' negli USA dal 1977 ad oggi siano almeno una quarantina,
alcuni di essi erano minorenni all'epoca del crimine. Tra i 3700 ospiti
attuali dei bracci della morte, probabilmente alcune centinaia sono coloro
che possono rientrare nella categoria dei ritardati mentali. L'80%
dell'opinione pubblica americana è contraria alla loro esecuzione
   L'attuale pronunciamento capovolge la sentenza emessa a stretta
maggioranza nel 1989 a proposito del ricorso di Penry contro Lynaugh: Alla
fine degli anni ottanta si era in un'epoca in cui, secondo la massima corte
americana, mancava un universale consenso sul fatto che la pena di morte
per i ritardati costituisse una pena eccessiva, in contrasto con la
Costituzione. Allora gli stati che proibivano la pena di morte per i
ritardati erano soltanto 2, oggi si è arrivati a 18, cui si aggiungono i 12
stati completamente abolizionisti. In altri stati sono passate in almeno
uno dei rami del parlamento leggi che bandiscono la pena di morte per i
ritardati. Ma non è soltanto la posizione dei vari stati a motivare la
sentenza del 20 giugno, è anche la presa d'atto dell'affermarsi in tutto il
paese di un'univoca tendenza.
   La Corte Suprema si riferisce al ritardo mentale come ad una condizione
clinica già presente in età minorile caratterizzata non soltanto da un
funzionamento intellettuale inferiore alla media, ma anche da difficoltà
adattive. Le persone mentalmente ritardate spesso capiscono la differenza
tra azioni giuste e  sbagliate e sono capaci di partecipare ad un processo,
ma hanno difficoltà a recepire ed a utilizzare le informazioni, a
comunicare, a imparare dall'esperienza, a ragionare logicamente, a
controllare i propri impulsi e a comprendere le reazioni altrui.
   La Corte riconosce che per i ritardati mentali vengono meno gli scopi
della retribuzione e della deterrenza della pena di morte. Infatti la
retribuzione è relativa al grado di colpevolezza che nei ritardati risulta
obiettivamente diminuito mentre il potere deterrente è certamente scarso in
coloro che non sanno valutare appieno le conseguenze delle proprie azioni.
Inoltre per i ritardati mentali vi è un incremento del rischio di ingiuste
condanne a causa della minore capacità degli imputati di organizzare la
propria difesa legale e di contrastare le pressioni accusatorie. Infine il
loro comportamento può creare una ingiustificata impressione di mancanza di
rimorso per i crimini compiuti.
   L'attuale sentenza presa dalla maggioranza di 6 giudici ha suscitato la
fiera opposizione degli altri 3 giudici, i più conservatori, tra cui il
Presidente William H. Rehnquist e il cattolico Antonin Scalia. Per costoro
la decisione della maggioranza non si rifà alla legge ma guarda a fattori
non giuridici come i sondaggi di opinione e il punto di vista degli
osservatori nazionali ed internazionali.
   La sentenza del 20 giugno segna il punto di arrivo di un processo
evolutivo avvenuto nella società americana e all'interno della Corte
Suprema negli ultimi 13 anni. Essa segna anche un punto di partenza per un
cambiamento nel sistema della pena di morte nell'intera nazione e
soprattutto nei 20 stati che fino ad oggi non hanno bandito la pena di
morte per i ritardati mentali. Il fatto che la sentenza si riferisca al
ritardo mentale in termini clinici, ma non fornisca alcuna precisa
direttiva su come questa condizione debba essere accertata processualmente,
lascia il sistema giuridico degli stati in una grande confusione. Dovranno
essere formulate leggi che riguardino l'accertamento del ritardo mentale
nei casi capitali, nel frattempo la sorte di molti prigionieri rimarrà
nella massima incertezza.
   I numerosissimi commenti fatti a proposito della sentenza del 20 giugno
sono in maggioranza positivi, a cominciare dagli editoriali del New York
Times e del Washington Post. Non mancano tuttavia feroci contestazioni
della decisione presa dalla massima corte statunitense, accusata di
favorire l'allargamento delle maglie della rete che stringe i condannati a
morte. Dianne Clements, famosa presidente dell'associazione texana Justice
For All, ha dichiarato che la sentenza del 20 giugno "E' come il vaso di
Pandora, profondo e largo". Secondo i conservatori,  i criminali già
condannati e gli imputati di reati capitali potrebbero evitare il patibolo
avanzando la pretestuosa richiesta di essere riconosciuti mentalmente
ritardati.
   Le minoranze conservatrici e gli apparati di potere più inclini ad un
uso inflessibile della pena di morte già tentano di ottenere l'esecuzione
dei ritardati mentali come se nulla fosse avvenuto, semplicemente
argomentando per ciascun accusato che esso non è in realtà un ritardato
mentale. Ne è chiara dimostrazione  la possibile nuova condanna capitale di
Johnny Penry, il cui caso nel 1989 aveva dato l'avvio alla discussione
sulla costituzionalità della condanna a morte dei ritardati mentali. Penry
è chiaramente un handicappato, ma l'accusa, nel terzo processo cui è stato
sottoposto, arrivato alle ultime battute in questi giorni, non ha lesinato
gli sforzi e le risorse per persuadere la giuria che l'imputato non è un
vero ritardato mentale ma solo un 'sociopatico', un mostro di efferatezza
capace di simulare una condizione di handicap pur di sfuggire alla morte.
In Texas la battaglia per ottenere l'applicazione della sentenza della
Corte Suprema sarà dura. Non dimentichiamoci che l'attuale governatore Rick
Perry, non meno che il suo predecessore George Bush, pur dichiarando contro
ogni evidenza che in Texas non vengono messi a morte ritardati mentali, si
è frontalmente opposto ad una legge che esentasse questa categoria di
persone dalla pena di morte. In particolare Perry, sotto la spinta dei
conservatori, l'anno scorso ha posto il suo veto in extremis, nell'ultimo
giorno utile, ad una legge approvata dai due rami del parlamento che
esentava i ritardati mentali dalla pena capitale.
   Neanche lo stesso Daryl Atkins, il cui ricorso ha prodotto la sentenza
del 20 giugno, è sicuro di sfuggire alla pena capitale nel forcaiolo stato
della Virginia.

2) IL PROSSIMO PASSO: BANDIRE LA PENA DI MORTE PER I MINORENNI

La Coalizione Nazionale americana per l'Abolizione della Pena di morte
(NCADP) negli ultimi anni si è giustamente posta come obiettivo prioritario
la proibizione della pena di morte per coloro che sono minorenni all'epoca
del crimine. Questo obiettivo viene ora strettamente collegato alla
decisione di proibire la pena di morte per i ritardati mentali. "La Corte
Suprema ha riconosciuto che uccidere le persone ritardate mentali viola gli
standard di decenza che evolvono segnando il progresso della società - ha
dichiarato Steve Hawkins, direttore della NCADP - il prossimo passo sarà
quello di applicare gli stessi standard all'esecuzione dei giovani
criminali".
   In effetti se la pena di morte viene ritenuta una punizione eccessiva
per coloro che non hanno il pieno possesso delle facoltà mentali ed
adattive, la stessa cosa dovrebbe valere per i minorenni il cui sviluppo
intellettuale, emotivo e sociale non è ancora compiuto. Questa tesi ha il
supporto scientifico dell'autorevole Associazione Psichiatrica Americana.
La ovvia improponibilità della pena di morte per i minorenni è ormai
riconosciuta universalmente al di fuori degli Stati Uniti, con pochissime
eccezioni che si verificano in paesi assai arretrati per quanto riguarda il
rispetto dei diritti umani.
   I ceti conservatori che ostacolano il bando della pena capitale per i
minorenni all'epoca del crimine si ricollegano ad una lunga storia
nazionale di linciaggi e di orribili supplizi (v. ad es. n. 96) piuttosto
che ad una qualsiasi logica di politica criminale. Purtroppo la pressione
dei conservatori ha fino ad ora frenato la maturazione dell'opinione
pubblica americana su questo problema, anche se il numero degli stati che
bandisce la pena di morte per i minorenni (16) è all'incirca uguale a
quello che l'ha bandita per i ritardati mentali (18).
   Ciò non vuol dire che, almeno in alcuni stati, non evolvano gli
'standard di decenza' anche su tale problema: in quest'ottica è da valutare
molto positivamente la sospensione della condanna a morte di Christopher
Simmons da parte della Corte Suprema del Missouri, condanna che doveva
essere eseguita il 28 maggio (v. n. 97). Gli avvocati di Simmons avevano
chiesto una sospensione argomentando che l'attesa sentenza della Corte
Suprema federale contro l'esecuzione dei ritardati mentali avrebbe potuto
indicare l'inaccettabilità  della pena di morte per i minorenni.
   L'ultima sentenza della Corte Suprema riguardante la liceità
costituzionale della condanna a morte dei minorenni risale a 14 anni fa.
Nel 1988 a stretta maggioranza (5 contro 4) la massima corte aveva
sentenziato che la Costituzione non proibisce la pena di morte per coloro
che hanno 16 o 17 anni all'epoca del crimine. Questa sentenza - che non
stabilisce nulla di definitivo per quanto riguarda l'età minima per essere
condannati a morte - ha fatto sì che da allora in poi si evitasse di
infliggere la pena capitale a persone che commisero i delitti loro
contestati in età inferiore ai 16 anni (anche se non sono mancate proposte
di imporre la pena di morte a ragazzi di 13 anni).
   Da una statistica fatta sulle 196 condanne a morte di minorenni
all'epoca del delitto pronunciate tra il 1973 e il 2000 è risultato che 13
dei condannati avevano 15 anni all'epoca del crimine, 47 ne avevano 16 e il
resto 17. Oltre la metà di tali condanne sono state poi annullate o
riviste. Sono stati fino ad ora uccisi 18 diciassettenni (di cui 11 in
Texas) e un sedicenne all'epoca del crimine.
    Attualmente ci sono 83 condannati 'giovanili' nei bracci della morte,
per due dei quali è stata programmata in Texas l'esecuzione entro agosto
(v. articolo seguente).


3) SALVIAMO DUE GIOVANISSIMI NELLE MANI DEL BOIA TEXANO !

Il prossimo mese di agosto potrebbe molto facilmente essere ricordato dalle
generazioni future in America come uno dei mesi in cui il Texas ha dato il
peggio di sé: per l' 8 e il 28 agosto sono infatti programmate le
esecuzioni di due ragazzi afro-americani, entrambi minorenni all'epoca del
crimine.
   T.J. Jones, che ha un nome formato dalle due sole letterte iniziali,
accusato di aver ucciso a 17 anni un anziano durante un tentativo di furto,
dovrà morire l'8 agosto. Questo ragazzo, che non aveva altri precedenti
penali, ha infine rinunciato ai suoi ultimi ricorsi e, pertanto, ha
accelerato il suo cammino verso la camera della morte. La socia Gigliola
Cortelli, che corrisponde con lui dal 1996, lo descrive come una persona
mite, che non voleva si segnalasse il suo caso all'opinione pubblica o si
facessero per lui appelli alle autorità 'per non peggiorare la sua
posizione e accelerare la sua esecuzione'
   Il 28 agosto, poi, lo stato del Texas ucciderà Toronto Patterson, di
soli 24 anni, anch'egli minorenne all'epoca del crimine. Egli fu
incriminato per l'omicidio di sua cugina e delle due figliolette di lei, di
6 e 3 anni. Il suo crimine è orrendo, ma durante il processo non si tenne
conto dell'infanzia infelice di Toronto, figlio di una madre nubile
minorenne, alcolizzata e tossicodipendente. Egli subì abusi nell'infanzia e
fu lui, a 9 anni, a doversi occupare di una sorellina cerebrolesa, che morì
all'età di due anni, lasciando il fratello undicenne traumatizzato e
sconvolto.
   I casi di T.J. Jones e Toronto Patterson non hanno raggiunto la
notorietà di quello di Napoleon Beazley, e la loro morte potrebbe passare
quasi inosservata, fissata in modo opportuno dallo stato del Texas nel mese
in cui la maggior parte della gente pensa alle vacanze.
   Non dobbiamo permettere che una simile nefandezza passi sotto silenzio e
vada ad aggiungersi a tutte le altre mostruosità che rendono il Texas
tristemente famoso in questi anni!
   Non dobbiamo permettere che lo Stato del Texas creda, fissando le
esecuzioni più sconvolgenti (come sono quelle dei minorenni all'epoca del
crimine) nei periodi di ferie estive, di riuscire a nascondersi davanti
all'opinione pubblica mondiale.
   Non dobbiamo permettere al Governatore e alla Commissione delle Grazie
del Texas di lasciar compiere altri due omicidi legalizzati senza ricordar
loro ancora una volta in modo pressante la gravissima responsabilità che si
assumono!
   Vi invitiamo a scrivere, SUBITO, dati i tempi strettissimi, inviando per
posta prioritaria (affrancatura: 0,77 euro fino a tre fogli) o fax, la
seguente petizione in inglese (occorre stamparla, completarla con nome,
cognome, indirizzo postale completo dei sottoscrittori, firmarla e spedirla).
   Per chi non ha tempo di utilizzare la posta o il fax c'è la possibilità
di inviare UN BREVE messaggio al Governatore tramite la sua PAGINA WEB.
Mettete come stato di partenza il Texas oltre al vostro indirizzo completo
con alla fine '- Italy'. Compilate dunque la pagina al seguente indirizzo
(che deve essere scritto esattamente tutto di seguito su una sola riga)

(che deve essere scritto esattamente tutto di seguito su una sola riga)

www.governor.state.tx.us/contact%20%20information/email/email_the_governor.htm
   Potete selezionare i primi 5 capoversi della petizione e incollarli
nell'apposito spazio.

Traduzione della petizione: Caro Governatore Rick Perry,Cari Membri della
Commissione delle Grazie. L'8 e il 28 agosto due minorenni all'epoca del
crimine, entrambi Afro-Americani, verranno uccisi dallo Stato del Texas.Vi
prego di fermare queste esecuzioni! T.J. Jones, diciassettenne all'epoca
del crimine, senza altri precedenti penali, ha rinunciato ai sui appelli,
accelerando in questo modo il suo cammino verso la camera della morte, e
dovrebbe morire l'8 agosto. Oltre ad alcuni amici, morendo egli lascerà una
figlia di 7 anni. Toronto Patterson ha adesso solo 24 anni e ne aveva 17
all'epoca del crimine. I tre omicidi da lui commessi furono orrendi, ma al
suo processo non fu presa in alcuna considerazione la sua infanzia
estremamente travagliata. Egli dovrebbe essere ucciso il 28 agosto. Questa
petizione non intende in alcun modo scusare i crimini di questi minorenni o
sminuire la sofferenza provocata alle famiglie delle loro vittime.Ciò che
voglio sottolineare è che lo Stato del Texas sta per uccidere altri due
prigionieri che erano minorenni quando commisero il loro crimine, e questa
è una punizione che nessun'altra nazione civile applica ancora nel 21°
secolo! Infatti, gli Stati Uniti sono l'unica nazione in cui un gran numero
di minorenni viene "giustiziato", in seguito ad un'orrenda tradizione
nazionale. Delle 31 esecuzioni di minorenni all'epoca del crimine,
effettuate nel mondo negli ultimi dieci anni, 16 hanno avuto luogo negli
U.S.A., una in Congo, sette in Iran, una in Nigeria, quattro in Pakistan,
una nell'Arabia Saudita e una in Yemen. La maggior parte di queste nazioni,
eccetto gli Stati Uniti, ha successivamente proibito l'esecuzione di
minorenni.Due terzi dei minorenni messi a morte negli Stati Uniti sono
Afro-Americani. I minorenni condannati a morte negli USA denunciano un
fallimento sociale. La grande maggioranza proviene da ambienti estremamente
poveri, degradati e corrotti, ha subito seri abusi durante l'infanzia e
dimostra scarse capacità intellettive. In conclusione la società uccide
senza pietà coloro che non è stata in grado di proteggere di sottrarre dal
sentiero della criminalità. E' pertanto nel nome della civiltà e del
mantenimento dei diritti umani basilari, che vi chiedo rispettosamente di
sospendere le esecuzioni di questi due minorenni e di considerare la
possibilità di conceder loro clemenza.




Governor Rick Perry
Attn: Office of General Counsel
P.O. Box 12428
Austin, Texas 78711 - 2428
Fax: 001 512 463-1849

Texas Board of Pardons and Paroles
Attn: Executive Clemency Section
8610 Shoal Creek Blvd
Austin, Texas 78757
Fax: 001 512 463-8120


Dear Governor Rick Perry,
Dear Members of the Board of Pardons and Paroles,

On August 8 and on August 28 two juveniles at the time of the crime, both
Afro-Americans, are scheduled to be killed by the State of Texas. I beg you
to stop these executions!
   T.J. Jones, 17 at the time of his crime, with no other prison record,
has given up all his appeals, thus accelerating his path towards the death
chamber, and should die on Agust 8. Beyond some friends, if he dies he'll
leave a 7 years old daughter.
   Toronto Patterson is now only 24 and was 17 at the time his crime. The
three murders he committed were horrible, but at his trial his extremely
troubled childhood was not taken into consideration. He should be executed
on August 28.
   This petition in no way attempts to excuse these juveniles' crimes or
belittle the distress caused to the victims' families.
   What I want to point out is that the State of Texas is going to kill two
more offenders who were under age when committing their crime, and this is
a punishment which no other civilized nation goes on applying in the 21st
century!
   Actually, the United States are the only nation where a number of
executions of juveniles takes place, following a monstrous national
tradition. Of the 31 executions of juveniles at the time of the crime,
carried out in the world in these last ten years, 16 have taken place in
the USA, one in Congo, seven in Iran, one in Nigeria, four in Pakistan, one
in South Arabia and one in Yemen. Most of these nations, except the United
States, have afterwards forbidden the execution of juveniles.
   Two thirds of the juvenile offenders put to death in the USA are black.
The juveniles condemned to death in the USA denounce a serious social
failure. The great majority of them come from an extremely poor, disrupted
and sick environment, they have undergone serious abuses during their
childhood and show low intellective capabilities. In the end society kills
without mercy those whom it has not been able to protect and to avert from
the path of criminality.
    It is therefore in the name of civilization and of the preservation of
the basic human rights that I respectfully request you that these
juveniles' executions be stayed and consideration is given to granting them
executive clemency.

Best regards






4) ANNULLATE CENTINAIA DI CONDANNE A MORTE COMMINATE DAI GIUDICI

Alcuni osservatori hanno salutato le decisioni prese nel mese di giugno del
2002 dalla Corte Suprema federale come le più favorevoli al movimento
abolizionista dell'ultimo quarto di secolo. Quattro giorni dopo la sentenza
che proibisce la pena di morte per i ritardati mentali è stata pubblicata
un'altra storica sentenza in materia di pena capitale: devono essere le
giurie popolari e non i giudici a determinare gli aspetti di un crimine che
danno luogo ad una condanna capitale.
   La decisione della Corte Suprema federale - conseguente al ricorso di
Timothy Stuart Ring contro l'Arizona - resa nota il 24 giugno, tende a
salvaguardare il diritto degli Americani di essere giudicati da 'giurie di
propri pari' previsto dal Sesto Emendamento della Costituzione. Questa
sentenza invalida le procedure in vigore in cinque stati (Arizona,
Colorado, Idaho, Montana, Nebraska ) in cui la condanna a morte viene
comminata da uno o più giudici.  La stessa sentenza pone un interrogativo
riguardo alla liceità costituzionale del procedimento adottato da altri
quattro stati (Alabama, Delaware, Florida, Indiana) in cui la colpevolezza
viene stabilita da una giuria ma nei quali la pena di morte viene imposta
successivamente da giudici che possono non tener conto della proposta di
pena avanzata dalla giuria.
   Come avevamo previsto (v. nn. 93 e 94 ), la sentenza del 24 giugno,
ancor più di quella del 20 dello stesso mese, genera grande confusione nel
sistema della pena capitale. Si può infatti prevedere che i 168 imputati
che furono condannati a morte dai giudici senza l'intervento delle giurie
debbano essere di nuovo processati dopo una radicale riforma delle regole
di procedura penale, a meno che non vi sia per tutti una commutazione
automatica della loro pena in condanna a vita (come avvenne nel 1972 quando
il sistema della pena di morte fu messo in mora dalla Corte Suprema
federale). Più incerta è la sorte dei 629 condannati rinchiusi nei bracci
della morte dei quattro stati che hanno un sistema giudicante misto. Ad
esempio in Florida, che ha 383 condannati a morte, già si fronteggiano le
opinioni di chi ritiene che debbano essere invalidate tutte le condanne
capitali e chi, come il governatore Jeb Bush, opta soltanto per la
revisione delle sentenze dei 9 detenuti (tra cui il nostro amico Tommy
Zeigler) per i quali la giuria suggerì una condanna a vita e il giudice
impose la pena di morte. Per di più sembra che la Florida tenti di far
eseguire al più presto le condanne capitali di Linroy Bottoson ed Amos King
che erano state sospese in attesa della decisione sul caso di Timothy Ring.
   La sentenza del 24 giugno, in sé non completamente chiara, si inserisce
in un contesto di pronunciamenti complesso e contraddittorio della stessa
Corte Suprema. Essa consegue direttamente ad una sentenza di due anni fa
(Apprendi contro il New Jersey) in cui la massima corte aveva annullato la
decisione di un giudice di aggravare una pena detentiva decisa dalla giuria.
   Per lo più gli abolizionisti considerano con favore la sentenza del 24
giugno osservando che, rispetto alle giurie, i giudici (eletti) sono più
inclini alle condanne a morte per ragioni politiche. C'è anche la speranza
che l'annullamento di centinaia di condanne già pronunciate contribuisca a
destabilizzare il sistema della pena capitale in molti stati. Osserviamo
però che tale sentenza, approvata 7 contro 2 con il concorso di giudici
rertrogradi come Antonin Scalia, si rifà ad una tradizionale concezione
della giustizia che demanda 'al popolo' anziché allo stato la facoltà di
infliggere le pene e in particolare di togliere la vita ai colpevoli.
Questa concezione della giustizia, cara ai conservatori americani, è meno
evoluta di quella che vede nello stato un'entità 'super partes' che
dovrebbe giudicare obiettivamente, libera dalle spinte emotive e dal
desiderio di vendetta.


5) FAVOREVOLI PER TOMMY ZEIGLER I PRIMI RISULTATI DEI TEST DEL DNA

All'inizio di giugno sono stai resi noti i primi risultati dei test del DNA
richiesti dalla difesa legale di William Zeigler. Tali risultati sono stati
commentati in modo sprezzante dall'accusa e presentati alla stampa come
sfavorevoli per il condannato. In realtà essi corrispondano perfettamente
alla versione dei fatti da sempre fornita da Zeigler.
   Il caso sconcertante di William "Tommy" Zeigler  'ospite' da 26 anni del
braccio della morte della Florida è ben noto ai nostri lettori. Grazie
anche ai numerosi appelli del Comitato Paul Rougeau e del Coordinamento
'Non uccidere' inviati alle autorità della Florida a partire dal febbraio
del 2001 (v. n. 83) il 27 agosto 2001 fu concesso al condannato di far
eseguire dei test del DNA sui numerosi reperti ematici rinvenuti
nell'emporio di Tommy dopo la strage della notte di Natale del 1975 nella
quale furono uccisi la moglie, i suoceri e un uomo del posto, tale Charlie
Mays, mentre lo stesso Tommy fu ferito gravemente all'addome (v. n. 88).
   Tommy Zeigler ha sempre sostenuto di essere rientrato al buio nel suo
negozio e di essere stato assalito da Charlie Mays con cui ha lottato
strenuamente rimanendo ferito e riuscendo infine ad uccidere quest'ultimo.
Tommy, prima di svenire, telefonò per chiedere soccorso. Secondo Tommy i
suoi congiunti furono sterminati da Charlie Mays e da un suo complice, una
persona che testimoniò contro di lui al processo. La ricostruzione degli
eventi fatta dall'accusa presenta molte incongruenze e si basa sul
presupposto che Zeigler, dopo aver lottato col suocero, aver compiuto la
strage, si sarebbe sparato in pancia con una pistola di grosso calibro per
simulare una rapina.
   Ebbene il sangue di cui è impregnata la maglietta di Zeigler è quello di
Charlie Mays e NON quello del suocero Perry Edwards. Inoltre il sangue
trovato sui pantaloni di Charlie Mays è quello di Perry Edwards e non
quello dello stesso Charlie Mays. La difesa attende che vengano completati
i test per un commento ufficiale su di essi, non così la pubblica accusa
che ha imbeccato la stampa.
   Oltre ai risultati dei test del DNA e i ricorsi ancora a disposizione
del detenuto, la sentenza della Corte suprema federale del 24 giugno di cui
abbiamo parlato più sopra potrebbe essere l'ultima istanza di salvezza per
Zeigler. Infatti la giuria che lo dichiarò colpevole nel lontano 1976
propose per lui il carcere a vita e fu il giudice a imporre la pena di morte.


6) SVOLTA POSITIVA NELL'INTERMINABILE ITER GIUDIZIARIO DI BURDINE

Per la Corte d'Appello federale del Quinto circuito non era stato facile
ammettere che l'avvocato difensore di Calvin Burdine aveva dormito durante
fasi decisive del processo capitale del 1984 in cui quest'ultimo fu
condannato a morte (v. nn. 81, 88 ed anche 82, 83 ) ma alla fine il 13
agosto 2001 gli abolizionisti avevano tirato un sospiro di sollievo: la
Corte al completo aveva deciso che il processo doveva essere rifatto o il
condannato lasciato libero entro tre mesi. Come accade nei migliori
'thriller' non era però mancato un colpo di coda inaspettato dell'accusa
che rimetteva tutto in discussione con un ricorso alla Corte Suprema
federale. L'accusa ancora una volta ribadiva che - in osservanza alla
giurisprudenza vigente - i momenti di disattenzione dell'avvocato non
inficiavano la validità del processo. La Corte Suprema ha aspettato molto a
rispondere sul caso di Burdine ma 3 giugno ha lasciato cadere il ricorso
dell'accusa. Si ritorna dunque alla situazione del 13 agosto 2001 ed  ora
il Texas, se non vuole rilasciare il condannato, deve organizzare per lui
un nuovo processo.
   In alcuni casi l'accusa rinuncia a chiedere la ripetizione di un
processo dopo che sono passati molti anni dal precedente processo
annullato. Ciò accade quando lo stato ritiene di non riuscire ad ottenere
di nuovo una condanna perché nel frattempo sono cambiate le norme oppure è
mutato l'insieme delle circostanze probatorie: possono essere emersi
elementi a favore dell'imputato, le prove a carico essersi deteriorate
(alcuni testimoni hanno cambiato versione o sono morti)... A volte anche
l'attenzione dell'opinione pubblica o una migliore difesa legale
dell'imputato possono scoraggiare un nuovo processo. Tuttavia, per il
famoso caso di Calvin Burdine, l'accusa ha subito chiesto un nuovo processo
dichiarando di essere in possesso di abbondante materiale probatorio per
ottenere di nuovo una condanna a morte.
   Ricordiamo che a Burdine, un omosessuale, fu contestato di aver ucciso
il suo ex compagno. In un primo tempo egli confessò alla polizia di essere
colpevole ma poi ritrattò accusando, molto verosimilmente, un complice.
Quest'ultimo dopo otto anni di carcere ha riacquistato la libertà. Durante
il breve processo Burdine fu offeso a causa della sua tendenza sessuale e
infine condannato a morte.
   L'attuale avvocato di Calvin Burdine, Robert L. McGlasson, ha chiesto al
giudice federale distrettuale David  Hittner il rilascio del prigioniero in
attesa del nuovo processo. L'accusa ha preannunciato che si opporrà al
rilascio.


7) COMINCIA A MORDERE L'ATTACCO DELL'ARIZONA CONTRO I PEN PAL

Negli Stati Uniti la associazioni per 'i diritti delle vittime del crimine'
in genere si battono per l'estensione della pena di morte e per accelerare
le esecuzioni capitali. I congiunti di coloro che furono assassinati, con
poche ammirevoli eccezioni, considerano i condannati esseri privi di
umanità la cui sopravvivenza costituisce una prolungata tortura, un
impedimento per raggiungere la pace del cuore. Si spiega pertanto
l'indignazione causata da qualunque gesto di solidarietà nei confronti dei
condannati a morte, la diffidenza e l'ostilità per i rapporti di amicizia
che si creano tra i detenuti e i loro pen pal.
   All'inizio del 2000 la campagna della Benetton che fece erigere enormi
cartelloni con i volti dei condannati a morte provocò proteste ufficiali
delle autorità e una rappresaglia commerciale nei riguardi della nota
azienda italiana di abbigliamento (v. n. 74). In quello stesso periodo le
storie dei condannati a morte pubblicate nel sito della Coalizione Canadese
Contro La Pena Di Morte (CCADP) e le loro richieste di corrispondenza con
l'esterno del carcere scatenò le pressioni di alcuni parenti delle vittime
del crimine sul Parlamento dell'Arizona (v. nel n. 75 l'ampio commento:
"Parte dall'Arizona l'offensiva contro i pen pal') per ottenere una legge
che cancellasse da Internet ogni traccia dei condannati 'in cerca di
interessata pubblicità' ai danni dei parenti delle loro vittime. La
risposta dei legislatori dell'Arizona fu immediata e in men che non si dica
arrivò alla firma del Governatore la legge 2376 che proibiva ai detenuti
dell'Arizona qualsiasi contatto diretto od indiretto con Internet.
L'opposizione delle organizzazioni dei diritti civili contro tale legge,
che contrasta col diritto di parola e di comunicazione, sacro per gli
Americani, così come le difficoltà pratiche di farla rispettare,  hanno
avuto l'effetto di mantenere inattiva la legge fino al mese di giugno di
quest'anno.
   Con un messaggio e-mail inviato a tutti gli abolizionisti il 2 giugno la
Coalizione Canadese Contro La Pena Di Morte ha reso noto che - prendendo a
pretesto il fatto (non confermato e non correlato al problema) che alcuni
detenuti avevano scritto ai parenti delle loro vittime - l'Amministrazione
carceraria dell'Arizona ha proibito esplicitamente a diversi detenuti del
braccio della morte di scrivere alla CCADP per chiedere di mettere
informazioni 'on line' nonché di permettere a parenti e amici di farlo in
vece loro. L'Amministrazione carceraria sta esplorando il Web: cerca i nomi
dei detenuti nei siti e poi notifica ai prigionieri l'ordine di essere 'off
line' entro una certa data, sotto minaccia di accuse penali e di
provvedimenti disciplinari come il taglio dei collegamenti radio e TV e
dell'elettricità nelle celle, la proibizione di effettuare acquisti allo
spaccio del carcere, un più elevato livello di isolamento.
   Questa è la tipica lettera scritta da un prigioniero alla CCADP: "Oggi
ho ricevuto una lettera dall'Unità di investigazione criminale della
prigione in cui mi si avverte che sto violando una nuova legge dello stato
che proibisce ai detenuti l'accesso ad Internet. Mi hanno imposto di
scrivervi per ingiungervi di togliere ogni informazione e richiesta di pen
pal che voi avete inserito su di me, se non lo faccio sono soggetto a
provvedimento disciplinare e a sanzioni penali. Pertanto vi chiedo di
rimuovere immediatamente (...). Solo io e non l'Amministrazione carceraria
ho il diritto di chiedervi di eliminare ogni cosa che mi riguarda dal
vostro spazio Web (...)
   Ovviamente sia la CCADP che le associazioni per i diritti civili, in
particolare l'Unione Americana per i Diritti Civili (ACLU) non hanno
intenzione di accondiscendere senza combattere alle ingiunzioni dello stato
dell'Arizona e sono decise ad adire le Corti di giustizia. In una lettera
dell'ACLU all'Amministrazione carceraria dell'Arizona leggiamo tra l'altro:
"(...) anche prima della promulgazione della legge i prigionieri
dell'Arizona non avevano accesso diretto ad Internet, dal momento che non
avevano accesso a computer collegati alla rete. Ma la legge 2376 va molto
oltre e attenta alla libertà di parola di persone che sono fuori dal
carcere. I prigionieri possono essere puniti se 'corrispondono o tentano di
corrispondere con un fornitore di comunicazioni Internet (...)' e forse è
anche più rilevante che un prigioniero possa essere punito se 'una
qualsiasi persona accede ad un fornitore di comunicazione Internet a
richiesta di un detenuto'(...) Riteniamo che la legge 2376 e la sua
implementazione da parte dell'Amministrazione costituisca una chiara
violazione del Primo Emendamento della Costituzione. Non vi è dubbio che il
proposito e l'effetto della legge è quello di sopprimere il flusso delle
informazioni tra i prigionieri e il mondo esterno e di raggelare il
supporto fornito dalla CCADP e da altre organizzazioni contrarie alla pena
di morte e per la salvaguardia dei diritti dei prigionieri. Questo non può
essere considerato un legittimo obiettivo di un governo e siamo sicuri che
tale legge verrà rapidamente invalidata dalle corti. (...) Vi scriviamo per
chiedervi di sospendere immediatamente l'applicazione della legge 2376. Se
codesta Amministrazione si rifiuterà di farlo e continuerà a violare i
diritti assicurati dal Primo Emendamento ai prigionieri e ai loro
corrispondenti (...), noi opporremo subito un ricorso per invalidare la
legge (...)"
   Nel frattempo la CCADP, man mano che le pervengono richieste di
prigionieri che chiedono di togliere da Internet il materiale che li
riguarda, scrive all'Amministrazione carceraria e ai prigionieri dicendo
che non intende adeguarsi alla richiesta ricevuta ritenendola frutto di una
coercizione.


8) L'ASSASSINO DELLA PORTA ACCANTO

Riceviamo dall'amica Bianca Cerri il seguente contributo sul caso di
Anthony Graves. Il pezzo è stato scritto con cura da Bianca elaborando le
informazioni in suo possesso.
Anthony è stato accusato di complicità in un'orrenda strage avvenuta in
Texas, senza che alcuna prova fisica lo legasse al delitto, solo su
testimonianza di un certo Robert Carter. Quest'ultimo fu certamente un
crudele assassino. Come è stato possibile condannare Anthony - e
condannarlo a morte - sulla base della testimonianza di costui? Carter a
maggio del 2000, due settimane prima di essere 'giustiziato', ha ritrattato
le sue accuse contro Graves in una dichiarazione giurata, tuttavia per la
Corte criminale d'Appello del Texas è ormai tempo di uccidere Anthony
Graves ponendo fine ai suoi 'pretestuosi' appelli.

La messa in stato d'accusa

Anthony Graves era un uomo dalla vita tranquilla. Aveva 29 anni ed era già
padre di tre figli. Come succede per tanti lavoratori, i suoi pensieri si
concentravano spesso sulle bollette da pagare e sull'educazione dei figli.
Non poteva immaginare che una strage avvenuta il 18 agosto del 1992 nella
città in cui abitava, cambiasse la sua vita e mettesse fine per sempre alla
sua tranquillità. Sei persone erano state uccise e la loro casa era stata
incendiata. Cinque delle sei vittime erano minorenni.
   L'incubo per Anthony Graves comincia il 22 agosto del 1992, quando
imbocca il vialetto che lo conduce sino a casa al termine di una regolare
giornata di lavoro. Davanti a casa sua, Anthony vede una macchina della
polizia. Viene invitato a salire. Giunto al comando, lo informano che un
uomo, Robert Earl Carter, lo ha denunciato come complice nella strage
mostruosa di cui Anthony ha soltanto sentito parlare nei telegiornali. La
polizia ora sospetta di lui: lo ritengono capace di aver straziato ed
ucciso una donna di 45 anni, una ragazza di 16 e quattro fanciulli tra cui
una bambina che è probabilmente figlia di Carter. Anthony dice di non
conoscere nessun Robert Carter, è terrorizzato, non capisce che cosa voglia
la polizia da lui e perché nessuno gli creda. Non ricorda quel nome, con
ogni probabilità gli agenti si sbagliano, non possono veramente credere che
lui abbia partecipato all'omicidio di tante persone. La polizia non gli dà
ascolto e, anzi, lo chiude in una cella. L'incubo diventa sempre peggiore.
In quel momento si accorge che davanti alla sua cella ce n'è un'altra e, in
quella cella, cammina avanti ed indietro Robert Carter. Carter è stato
arrestato dopo aver partecipato, coperto di ustioni, al funerale delle
vittime. Anthony, alla fine, lo riconosce: è l'uomo che ha sposato una sua
cugina, lo ha visto a malapena una volta. Disperato, Anthony Graves urla a
Carter: "perché?" Perché si è accanito su di lui con un'accusa tanto
tremenda? Poi, tornano gli agenti per interrogarlo di nuovo. Uno di loro
gli dice durante l'interrogatorio che già lo vede con un ago infilato nel
braccio, sul lettino dell'esecuzione. Agli agenti non interessano le sue
proteste, cercano di farlo crollare per ottenere una confessione.
   Dopo tre settimane, c'è una seduta del Gran Giurì dove sono presenti
Anthony Graves e Robert Carter: in quella occasione Carter scagiona Anthony
e dice che è stato lui a compiere quel delitto brutale e nessuno lo ha
aiutato. Aveva paura ed ha tirato fuori il primo nome che gli è venuto in
mente. Un agente gli aveva detto che se avesse rivelato il nome
dell'assassino lo avrebbero rilasciato e Carter gli aveva creduto, sapeva
che la polizia era convinta che gli assassini erano stati più di uno,
avevano arrestato sua moglie e Carter non voleva fosse incriminata. Davanti
al Gran Giurì, Anthony Graves ribadisce la propria innocenza. Non ha
bisogno di un avvocato, dice, perché gli innocenti non devono difendersi da
nulla. Inoltre, ha una testimone: Yolanda Mathis che è rimasta con lui per
tutta la notte quando sono avvenuti gli omicidi.
   Due settimane dopo, c'è un'altra udienza del Gran Giurì: un poliziotto,
inaspettatamente, dice che Anthony non ha negato di avere una parte di
responsabilità nell'uccisione delle sei vittime. A seguito di questa
affermazione, ad Anthony viene negato il rilascio su cauzione.

Il processo

Poche settimane dopo le udienze presso il Gran Giurì, su Anthony piomba
l'accusa di aver commesso un crimine capitale. Dovranno passare due anni
prima che inizi il processo. Quello di Carter si tiene nell'aprile del
1994. Robert Carter viene riconosciuto colpevole.  Il 20 ottobre del 1994,
si apre il processo contro Anthony Graves. Carter viene portato in aula
come testimone, dove fornisce una nuova versione dei fatti. Questa volta
dice che la strage era stata un'idea di Graves, desideroso di vendicarsi di
una delle vittime che aveva ottenuto una promozione sul lavoro che, secondo
lui, sarebbe spettata di diritto a sua madre. Nessuno nota che questa nuova
versione dei fatti è estremamente diversa dall'accusa originaria mossa da
Carter verso Graves. E di nuovo, i poliziotti diranno che Graves non aveva
negato quelle accuse. La polizia non ha rinvenuto nessuna arma che
ricolleghi Graves alla strage. In casa sua, la polizia non ha trovato altro
che un coltellino da boy-scout, che Graves aveva avuto in regalo anni prima
da un suo operaio. La pubblica accusa afferma che nulla esclude che il
coltellino da scout potrebbe essere servito a massacrare le vittime.
   Ad Anthony resta solo la speranza che Yolanda Mathis riesca a provare la
sua innocenza. Quando arriva il momento della testimonianza di Yolanda, la
pubblica accusa chiede di potere conferire con la testimone in privato. Il
giudice ritiene lecita quella richiesta. La pubblica accusa informa la
testimone che anche lei è sospettata di complicità nella strage. La donna è
terrorizzata: abbandona il tribunale addirittura fuggendo. Bada persino di
non mettere piede nell'aula dove si sta celebrando il processo. In molti la
vedono uscire di corsa dall'edificio piangendo.
   L'unico testimone ammesso è il fratello di Anthony, ma la sua
testimonianza è contestata dall'accusa per via del grado di parentela. Lo
stesso avviene quando testimonia la sorella di Anthony, Dieter.
   Alla fine del processo, Anthony Graves è condannato a morte. La sentenza
viene confermata in appello nel 1997.

Giustizia sommaria

Che si sia arrivati alla condanna a morte di tutti gli accusati (Robert
Carter, sua moglie ed Anthony Graves) è una diretta conseguenza del forte
impatto emotivo suscitato dalla strage. Uno dei parenti delle vittime aveva
detto che era stato un delitto atroce, uno di quegli avvenimenti che non
dovrebbero mai succedere nelle società umane. Un delitto così sanguinario
non aveva quasi precedenti in Texas. Sei esseri umani massacrati e poi
ridotti in cenere. Durante i funerali, la vista delle sei bare allineate
aveva commosso e fatto infuriare molte persone. Tutti avevano commentato
che solo la pena di morte poteva vendicare quelle sei vittime innocenti.
Anzi, un buon numero di cittadini invocava una morte dolorosa e lenta. Non
si può avere pietà per chi mette a morte delle piccole vittime innocenti. I
bambini avevano riportato orrende mutilazioni. Carter era stato tradito
dalle fasciature e dai suoi legami con la famiglia sterminata ma il
discorso non era lo stesso per Graves. Nessuna prova fisica legava Graves
al delitto. Lo ha affermato anche Jay Burnett, ex-giudice della corte
criminale. Oggi, Burnett è avvocato difensore di Graves. Secondo Burnett,
aver consentito alla seconda versione di Carter di prevalere sulla prima è
una grave violazione di legge. Burnett ha espresso il proprio dissenso sul
comportamento della pubblica accusa. Ma, all'accusa, che lodò Carter per
aver consentito di "assicurare un omicida alla giustizia", la verità non
interessava.

Ritrattazione totale

Il 18 maggio del 2000, Robert Carter ha voluto rilasciare una dichiarazione
giurata durante la quale ha scagionato Graves da ogni accusa.  In quella
deposizione, Carter afferma chiaramente di essere stato guidato dalla
pubblica accusa a coinvolgere per la seconda volta Anthony Graves. Due
uomini erano andati a cercarlo lo avevano convinto che una nuova accusa nei
confronti di Graves sarebbe stata benefica per la sua situazione. ( Vedi:
http://www.geocities.com/deathrow_interview/Q_A_1_.html )
   Robert Carter era un agente di polizia penitenziaria prima di finire nel
braccio della morte. E' stato 'giustiziato' il 31 maggio 2000. Prima di
morire, già legato al lettino dell'esecuzione ribadì di aver ucciso da
solo. Davanti ai famigliari delle vittime chiese perdono per il dolore
causato loro. Poi dichiarò che Anthony Graves non era mai stato con lui sul
luogo del delitto, che non aveva partecipato alla strage. Carter augurò
alla famiglia delle vittime di poter trovare pace. Chiuse gli occhi
chiedendo perdono a Dio.

Respinto un importante ricorso avanzato da Anthony

Lo scorso 2 gennaio, la Corte criminale d'Appello del Texas ha respinto il
ricorso avanzato Anthony Graves in merito alla "scarsa qualità della
difesa" fornitagli dall'avvocato d'ufficio in occasione dell'appello per la
richiesta di habeas corpus a livello statale. La Corte ha argomentato che
la riforma dell'iter giudiziario nei casi capitali (voluta nel 1995 dal
governatore George Bush per accelerare le esecuzioni) prevede soltanto che
venga fornito ai condannati a morte un avvocato per la richiesta di habeas
corpus a livello statale ma non prescrive che l'avvocato faccia un lavoro
efficace (v. n. 93). Con una maggioranza di 6 contro 3, la Corte ha
respinto il ricorso di Anthony Graves anche se il suo avvocato omise di
presentare la dichiarazione giurata di Robert Carter, che scagionava
completamente l'imputato. "Ci deve essere un momento - ha scritto per la
maggioranza la giudice Caty Cochran - in cui una condanna criminale diventa
definitiva, un momento in cui la necessità della deterrenza e della
certezza e dell'immediatezza della pena diventano più importanti del
diritto del prigioniero di avanzare una serie di appelli senza fine."
   La grave sentenza che ha respinto il ricorso di Graves ha influito
negativamente sull'iter giudiziario di altri condannati a morte, a
cominciare da Napoleon Beazley che è stato ucciso il 28 maggio u. s.

Solidarietà ad Anthony

Ormai sono dieci anni che Anthony Graves si trova nel braccio della morte.
Una delle sue visitatrici abituali è la tredicenne Bonnie Caraway, che vive
poco lontano dal braccio della morte. La ragazza, che tutti chiamano Lil
per distinguerla dall'omonima nonna, visita Anthony proprio in compagnia
della madre di suo padre. Lil e Bonnie sono convinte dell'innocenza di
Anthony Graves. Il padre di Lil aveva avuto una condanna a 25 anni per un
omicidio mai commesso. Per lei è stato un incubo e la nonna è quasi morta
di dolore. La famiglia è stata rovinata finanziariamente. Dopo un anno il
signor Caraway è stato scagionato perché il vero assassino ha confessato.
Bonnie Caraway ha deciso di rispondere alla richiesta di aiuto di Anthony.

Sito web : http://www.oranous.com/texas/graves/Graves.html

Raccolta fondi per l'assistenza ad Anthony Graves:  Anthony Graves Defense
Fund
C/O   Bonnie Caraway - President - P.O. Box 545- Hardin, Texas 77561

Scrivete ad Anthony:
Anthony Graves #999127 - Polunsky Unit -3872 FM 350 South - Livingston, TX
77351 (USA)


9) RIUNIONE DEL GRUPPO DI TORINO DEL 2 GIUGNO 2002

Presenti: Cristina Curoso, Irene D'Amico, Anna Maria e Giovanni Esposito,
Grazia Guaschino, Secondo Mosso, Francesca Peira. Si è cominciato con
l'esposizione della splendida ricerca sulla pena di morte fatta da
Francesca Peira per la prova di esame di terza media. Francesca, oltre a
effettuare un'indagine  approfondita ed esauriente in Internet, ha
realizzato il suo lavoro in modo armonico e dettagliatissimo, corredandolo
di illustrazioni, di allegati inerenti alle associazioni abolizioniste e di
altre notizie che ne fanno un'opera davvero degna di nota. Ha poi collegato
l'argomento ad una ricerca sulla Turchia e ad una sulle sostanze letali
usate in America per le esecuzioni capitali. Il gruppo si è sinceramente
complimentato con lei per l'ottimo lavoro svolto (davvero incredibile per
una ragazzina così giovane) ed ha espresso il desiderio di avere una
fotocopia della ricerca da conservare nel materiale letterario del
Comitato. Grazia ha poi brevemente relazionato il lavoro svolto a Firenze,
durante l'Assemblea dei soci del Comitato, illustrando le decisioni prese
sui vari punti oggetto dell'assemblea stessa. Si è parlato della
possibilità di avere Dale Recinella in Italia nella primavera 2003,
invitato dal Comune e dall'Università di Udine, e si è deciso di
intervenire presso le amministrazioni comunali, a Torino e a Novara, con
congruo anticipo, nella speranza di ottenere qualche finanziamento e,
soprattutto, un gran numero di ascoltatori di Dale in queste città. Si è
anche detto di organizzare la possibile visita di Dale in collaborazione
con altre associazioni, come la Comunità di Sant'Egidio e Amnesty
International, che sicuramente dispongono di maggiori mezzi divulgativi e
possono quindi più facilmente ottenere ascolto da parte delle autorità e
dei media. Si è proposto di realizzare una versione molto abbreviata della
videocassetta relativa all'interevento di Dale Recinella nel gennaio
scorso. Ci sono state delle obiezioni sulla scelta del contenuto della
versione ridotta: secondo Irene e Anna Maria, la parte della descrizione
della "Death Belt", con tutte le implicazioni politiche e sociali, non
avrebbe dovuto essere tolta. Infatti alcuni ascoltatori forse
preferirebbero addirittura questo tipo di orientamento del discorso contro
la pena di morte, piuttosto che quello, molto più coinvolgente sul piano
emotivo, dell'esperienza vissuta da Dale come assistente spirituale nel
braccio della morte.  Di questa proposta si parlerà con il resto del
Direttivo, prima che la videocassetta venga realizzata con la
collaborazione della Comunità di Sant'Egidio. Sempre a proposito di oratori
americani in visita in Italia, Secondo, Anna Maria e Giovanni hanno
riferito le loro impressioni sulla visita di Bill Pelke a Torino e a
Novara. In particolare Secondo si è dichiarato soddisfattissimo della
conferenza e ha detto che sua figlia, che pure vi ha assistito, ne è
rimasta entusiasta. Secondo ha sottolineato il fatto che per lui è stato
positivo che sua figlia abbia assistito a questa conferenza piuttosto che a
quella di Dale, perché Bill, contrariamente a Dale, ha fatto un discorso
ottimistico e meno drammatico, parlando soprattutto di tutte le cose
positive che sin qui sono state fatte nel cammino verso l'abolizione della
pena di morte. Anna Maria e Giovanni detto di essere stati colpiti
positivamente dal discorso di "conversione" avvenuto nell'animo di Bill
dopo la condanna a morte dell'assassina di sua nonna. La profonda fede
religiosa è stata determinante nell'evoluzione morale di Bill. Si è
parlato, in relazione a questo, di come in America la religione influenzi
molto le scelte personali e politiche della società, nel bene e, purtroppo,
anche nel male (per esempio Bush, riferendosi alla guerra al terrorismo,
parla di combattere le Forze Oscure del Male, oppure la stessa "Death Belt"
è legata ad una interpretazione della Bibbia). Si è poi parlato degli
interventi nelle scuole: Anna Maria ha portato numerosi temi svolti dai
suoi allievi dopo la conferenza tenuta da Irene e da Grazia, dai quali si
evince un chiaro successo del nostro lavoro. I ragazzi sono stati
profondamente colpiti dai nostri discorsi e anche l'uso della "cella
virtuale" sembra abbia destato il loro interesse. Anna Maria preparerà nel
corso dell'estate un articolo sull'argomento, riportando anche citazioni
dai temi dei ragazzi. Questo articolo verrà pubblicato sul bollettino che
uscirà nel mese di settembre. In questo modo, l'articolo costituirà
un'ottima partenza per invogliare i soci, che vorranno farsene carico, ad
avviare un nuovo ciclo di conferenze da portare nelle varie scuole
d'Italia. Irene ha suggerito che in futuro si potrebbe anche realizzare un
libro con le frasi tratte dai temi di ragazzi che hanno assistito alle
conferenze: ne verrebbe fuori un lavoro che potrebbe essere al contempo
interessante, istruttivo, commovente e arguto. Grazia ha mostrato una
lettera del suo corrispondente, detenuto in Florida, che egli ha voluto
dedicare ai ragazzi delle scuole. La lettera originale è stata
plastificata, per poterla passare in giro fra gli ascoltatori, mentre il
relatore leggerà ai ragazzi la sua traduzione riassunta. Si tratta di uno
scritto delicato e commovente, che certo sortirà un effetto positivo tra i
giovani. Si è deciso di scansire la lettera originale e di inviarla anche
alle altre sedi del Comitato per coloro che volessero dedicarsi alle
conferenze nelle scuole. Si è anche pensato di darne stralci in anteprima
alle insegnanti che cureranno il lavoro preparatorio presso le rispettive
classi, affinché la illustrino ai ragazzi. In conclusione dell'incontro,
Grazia ha letto ai presenti l'ultima dichiarazione di Napoleon Beazley, il
giovane ucciso dallo stato del Texas il 28/5 u.s., nonostante la fortissima
mobilitazione in suo favore da parte di autorità civili e religiose, di
moltissimi gruppi umanitari e di alcuni Premi Nobel. (Grazia)


10) NOTIZIARIO

Oklahoma. Legge 'antiterrorismo' che espande l'uso della pena di morte. Il
6 giugno il Governatore ha firmato una legge antiterrorismo che prevede
pene specifiche per i terroristi e per coloro che diffondono falsi allarmi,
anche per scherzo. La legge prevede inoltre nuove fattispecie di reato
passibili di pena di morte.

Oklahoma. Il veto di Keating ad una legge contro l'esecuzione dei ritardati
e ad una grazia. Il 7 giugno Governatore Frank Keating ha opposto il suo
veto ad una legge gia approvata dal Parlamento che bandiva la pena di morte
per i ritardati mentali. Il medesimo Keating, cattolico ultraconservatore e
sostenitore della pena di morte, il 18 giugno ha respinto la proposta di
commutare la condanna a morte di tale David Jay Brown. La Commissione delle
Grazie dell'Oklahoma a stretta maggioranza aveva raccomandato al
Governatore di usare clemenza, Keating ha ringraziato la Commissione ma ha
negato la grazia.

Pakistan. Annullata una condanna a morte per lapidazione.  Zufran Bibi, una
donna di 28 anni che era stata condannata alla lapidazione per adulterio
all'inizio di maggio, è stata completamente scagionata da una corte
d'appello federale islamica pakistana. Si era appellata contro la condanna
a morte asserendo di essere stata violentata, il marito aveva deposto a suo
favore e ai primi di giugno è stata riconosciuta la sua innocenza. Per
Zufran si erano svolte centinaia di manifestazioni di donne, una delle
quali era stata dispersa con la forza dalla polizia in osservanza alle
norme che proibiscono le manifestazioni, norme vigenti dal 1999 dopo
l'entrata in carica del presidente Musharraf .

Texas. Il Ministro della Giustizia tenta di nuovo di far annullare la
condanna di Saldano. Come abbiamo osservato più volte, John Cornyn,
Ministro della Giustizia del Texas, un conservatore fedelissimo amico di
George Bush, candidato dal Presidente ad un seggio nel Senato federale, si
distinse due anni fa per aver 'confessato' alla Corte Suprema federale un
errore giudiziario del Texas: nel 1996 l'accusa  aveva ottenuto la condanna
a morte per l'argentino Victor Saldano in seguito alla testimonianza di un
esperto psicologo che ne prevedeva la 'futura pericolosità' anche in base
al fatto che egli è di razza ispanica. La Corte Suprema il 5 giugno 2000
rinviò  il caso Saldano alla Corte criminale d'Appello del Texas 'per
un'ulteriore considerazione alla luce della confessione dell'errore'. Il 13
marzo questa corte ha confermato la condanna a morte. Dopo una reiterata
confessione dell'errore da parte del Ministro della Giustizia, il caso
pende ora davanti alla Corte federale distrettuale. Amnesty ha lanciato
un'azione urgente, in appoggio alla presa di posizione di John Cornyn, per
convincere l'accusatore Tom O'Connell a consentire un nuovo processo.

Texas - Cina. Scambio di esperienze sul sistema delle carceri. Il manager
di Huntsville Bob Hart e il Direttore esecutivo dell'Amministrazione delle
carceri del Texas Gary Johnson, sono i membri più illustri di una
delegazione partita il 7 giugno per una visita presso il Ministero della
Giustizia cinese per un proficuo scambio di idee sui sistemi carcerari
texano e cinese. Sembra che la delegazione del Texas avesse molto da
insegnare ai cinesi dato il grande avanzamento delle carceri del Texas, le
quali, a parere di Johnson, si sono conquistate una fama internazionale.

Texas. In costruzione un grande museo sul sistema carcerario. Sarà presto
completato ad Houston un museo che illustra lo sviluppo storico del sistema
carcerario dello stato, a partire dagli umili inizi del 1848 fino ad
arrivare all'enorme sistema attuale che 'ospita 150 mila detenuti ed ha un
budget di due miliardi di dollari. Tra i padiglioni previsti, uno riguarda
l'iniezione letale, un altro le donne carcerate con dettagli del caso di
Karla Faye Tucker che il 3 febbraio 1998 fu la prima donna ad essere
'giustiziata' dal lontano

Texas. Si avvia alla conclusione tra grande incertezza il terzo processo a
Johnny Penry. Dopo l'audizione di un gran numero di esperti che hanno
fornito i loro pareri sul ritardo mentale dell'imputato e le testimonianze
sugli abusi da lui subiti nell'infanzia, l'accusa ha prodotto il massimo
sforzo per convincere la giuria che Johnny Penry non ha attenuanti per
l'orribile omicidio da lui commesso, che non è un ritardato mentale e che
deve essere condannato a morte. Nella probabile evenienza di una nuova
condanna capitale, si aprirebbe per Penry la possibilità di avanzare una
serie di appelli soprattutto basandosi sulla sentenza del 20 giugno della
Corte Suprema federale che bandisce la pena di morte per i ritardati mentali.

Texas. Fine del monitoraggio federale, continuano gli abusi sui detenuti.
Il 7 giugno il giudice William Wayne Justice ha terminato il monitoraggio
federale della carceri texane - durato oltre vent'anni -  originatosi da un
ricorso scritto a mano dal detenuto David Ruiz il 29 giugno 1972. Ruiz
denunciava la tremende condizioni dei detenzione di quell'epoca (v. nn. 85
notiziario, 91). Il monitoraggio ha dato luogo a miglioramenti e
soprattutto a enormi spese per adeguare a determinati standard il sistema
carcerario dello stato in grande espansione. La fine della supervisione
federale, salutata con soddisfazione dalle autorità del Texas, lascia
grandi problemi irrisolti per quanto riguarda il trattamento dei detenuti,
soprattutto nelle unità di segregazione e nel braccio della morte. Alla
fine gli avvocati difensori dei detenuti si sono accontentati di chiedere
una supervisone esterna per due anni da parte dell'Istituto nazionale delle
carceri, che fa capo al Ministero della Giustizia federale

USA. I crimini tendono di nuovo ad aumentare. Un moderato aumento dei
crimini violenti era già stato segnalato in alcune città americane l'anno
scorso. In un rapporto dell'FBI del 24 giugno questa tendenza viene
confermata: in particolare nel 2001 risultano aumentati del 3,1 % gli
omicidi a livello nazionale. La ripresa della criminalità avviene
nonostante il tasso elevatissimo di incarcerazione dei soggetti devianti
che, insieme ad altri fattori, aveva prodotto negli ultimi anni una
notevole diminuzione dei reati.


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Questo numero è stato chiuso il 30 giugno 2002