Re: ma il salto dell'azione lo fa solo chi sta male?



In realta' le ipotesi sul perche' e sul quando scoppiano le rivoluzioni possono essere molte. Una universita' statunitense studio', qualche decennio fa, proprio questo problema, ma la sua conclusione fu che le rivoluzioni scoppiavano non quando le cose andavano male bensi' quando cominciavano a migliorare ma non abbastanza in fretta rispetto all'immaginario popolare. L'esempio calzante era quello della rivoluzione francese. La Francia della fine del 1700 non era la nazione europea con maggiore sofferenza popolare, anzi stava andando molto meglio di altri paesi, le esportazioni tiravano, il tessile francese era molto richiesto e cosi' i beni di lusso, c'era molto lavoro, le merci francesi erano molto stimate all'estero, non c'erano epidemie ne' guerre, c'era un vivo fermento culturale. Il miglioramento dell'economia apriva nuove speranze e richieste anche in campo sociale ed economico, ma la loro realizzazione faticava a presentarsi al livello degli apparati statuali, c'era un gap tra desideri e attivita' di governo. Quando il gap produsse abbastanza insofferenza la gente si trovo' pronta a fare qualsiasi cosa pur di cambiare e, come sempre, la guida del cambiamento fu presa da un gruppo ideologico molto deciso che sapeva perfettamente quello che voleva e aveva elaborato per di piu' le idee politiche di altri luoghi, l'Inghilterra (vedi Locke) e le colonie americane. E non e' nemmeno detto che l'ideologia del gruppo propulsore sia compresa da quelli che poi la rivoluzione la fanno o che sia coerente con la storia del paese che fa la rivoluzione. Nel caso del rovesciamento del sistema zarista, l'ideologia fu del tutto importata (Marx l'aveva elaborata in Germania guardando a questo paese) e senza legame alcuno con le condizioni della plebe russa. La teoria di Marx era stata pensata per una nazione moderna con molte fabbriche che creavano un proletariato operaio e una borghesia industriale, la rivoluzione scoppio' invece in un paese arcaico, quasi senza fabbriche e con un proletariato contadino. Ma quello che non corrisponde a priori viene convalidato a posteriori in modo coatto. Possiamo dire che una rivoluzione nasce da molti fattori, ibridi tra loro, in cui razionale e irrazionale, nazionale ed esterno, ideologico o fattuale, teorico o pratico, intenzionale o istintuale, confluiscono in una ondata sola. Insomma una frana non e' mai formata da un solo granellino, ma da una molteplicita' di elementi che convergono a uno scopo comune realizzando l'accadimento. L'importante e' lavorare su se stessi per essere il piu' possibile parte in causa.
bye
Viviana
vivianavivarelli at aliceposta.it


Oggetto: Re: ma il salto dell'azione lo fa solo chi sta male?


Cara nicoletta, come sempre al cuore del problema.
Su tua sollecitazione sto tentando di rimettere insieme un po' di pezzi:

ricordo un missionario (Fausto Marinetti) che dopo aver raccontato le
atrocità che la fame gli metteva di fronte agli occhi ogni giorno, disse
(più o meno): "l'uomo è l'unico degli animali che può raccontare, comunicare
con parole i dolori che egli stesso prova o ha visto......eppure questo in
chi ascolta non è sufficiente per far scattare quella reazione che avrebbe
se i dolori fossero i suoi". Sempre Marinetti parlando delle sofferenze a
cui assisteva scrive "la vittima è esigenza storica di cambiamento". Lui si riferisce agli altri, ad un cambiamento che dovrebbe scattare in coloro che
assistono......ovvero in noi....

Le rivoluzioni.....forse dico un'eresia ma mi sembra che le rivoluzioni
altro non siano che un momento acuto di lotta per il potere: un gruppo
numericamente o economicamente ( e qui penso alla borghesia delle
rivoluzione industriale) più forte del gruppo che detiene il potere politico riesce ad impossessarsi del potere per migliorare il proprio stato. A volte la rivoluzione si traduce in un miglioramento per la maggioranza dei membri di quella collettività a volte solo per una minoranza (quella che appunto ha
assunto il potere). Gesù, Buddha, Gandhi non hanno fatto rivoluzioni di
questo tipo: hanno solo predicato nuove strade. Per quel che mi risulta nè
le rivoluzioni, nè gli insegnamenti dei grandi maestri sono riusciti al
momento a cambiare granchè nei problemi del mondo. Se aggiungiamo che una
grossa fetta dei problemi attuali sono riversati verso un soggetto che non
ha voce (l'ecosfera), ecco che pensare ad una rivoluzione che salvi il
pianeta terra fatta da chi il pianeta terra l'ha messo in crisi è una via
assai improbabile......

Poi parlando di rivoluzioni mi viene in mente Tiziano Terzani, in una
intervista alla radio, che raccontava più o meno così "ho fatto il reporter
inseguendo le rivoluzioni laddove avvenivano (Cambogia, etc.), perchè
speravo di trovare una soluzione......adesso, dopo tanto girare, ho capito
che l'unica vera rivoluzione è quella che dobbiamo compiere dentro di
noi...."

Qualche tempo fa proponemmo in lista di stilare una specie di
manifesto-programma da proporre a Prodi....la cosa non è proseguita...."i
tempi non sono maturi" mi dicesti....

Parto dal mio posto, mi agito, mi sento incazzato, impotente....mi giro
intorno...cerco chi la pensa come me....sembra ce ne siano...no..non sono
abbastanza...ritorno al mio posto.......forse ha ragione Terzani, ognuno dal proprio posto deve partire, cambiare, rivoluzionare la propria vita. Piccoli passi piccoli cambiamenti uno dopo l'altro: la rivoluzione fatta per l'altro
non è roba della nostra specie.....
Ho solo il sentore che non arriveremo in tempo.

Scusate il pessimismo.

saluti

daniele

----- Original Message ----- From: "Nicoletta Landi" <nicoletta at peacelink.org>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Thursday, September 29, 2005 1:38 AM
Subject: ma il salto dell'azione lo fa solo chi sta male?


mi sono riletta un po' di volte le mail che sono venute ultimamente.

e mi e' nata una seconda domanda. :)

qualcuno di voi sa se c'e' stato un momento nella storia umana in cui la
rivoluzione l'ha fatta chi stava bene e non chi stava male?

perche' io credo che il vento dell'azione nasce quando siamo feriti o
qualcuno a cui teniamo e' ferito veramente.

o quando ci stanno per togliere qualcosa a cui teniamo (vedi il caro
prezzi del petrolio)

dopo aver scritto la mail due settimane fa, mi sono presa un libro di
martin luther king in biblioteca. I have a dream.
volevo capire cosa ha mosso lui e come lui muoveva le masse.

be', mlk parlava a masse schiacciate dall'apartheid americano (curioso
come a soli 40 anni di distanza dai linciaggi accettati dalla legge, gli
usa si trovino ad esportare la democrazia..).

mi sono guardata Bread and Roses di Ken Loach ieri sera. la marcia degli
uomini delle pulizie messicani a los angeles nel 2000 per migliori
condizioni di lavoro.

cosi' ecco tornare il vecchio dubbio: se c'e' qualcuno che cambiera' la
sorte del mondo avra' la pelle di un altro colore da quella bianca.
e lo fara' per avere un futuro migliore.

e noi? noi che abbiamo gia' un futuro rosa e che siamo preoccupati per
la pensione o per l'avvenire dei nostri figli?

noi abbiamo un sacco di soldi. non sarebbe meglio mandarne una decisa
quota a qualche sindacato indiano, qualche ong cinese, anziche'
investire tanta energia e risorse in cambiare lievemente il nostro stile
di vita?

stasera mi sa che sono un po' provocatrice. sara' il raffreddore forte.

ma queste sono domande che io mi faccio e di cui non sono tanto sicura
della risposta.

un saluto affettuoso
nicoletta

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Per CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
Se non riesci, scrivi a nicoletta at peacelink.org
inserendo "cancella" nel Soggetto.
Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
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