OGM, L'AMMINISTRAZIONE BUSH INAUGURA LA CAMPAGNA D'AFRICA



OGM, L'AMMINISTRAZIONE BUSH INAUGURA LA CAMPAGNA D'AFRICA
"Il controllo della scienza e della tecnologia per aumentare la produttività
agricola: prospettive nell'Africa Occidentale" è l'annuncio ufficiale del
meeting progettato dal governo USA per presentare i "vantaggi" degli OGM

Quindici paesi dell'Africa Occidentale partecipano dal 21 al 23 giugno a
Uagadugu a una conferenza internazionale progettata dal governo USA per
presentare i "vantaggi" delle biotecnologie e degli Organismi Geneticamente
Modificati.
"Il controllo della scienza e della tecnologia per aumentare la produttività
agricola: prospettive nell'Africa Occidentale" reclamizza l'annuncio
ufficiale di questo meeting che riunirà dai tre ai quattrocento delegati,
inclusi quattro capi di Stato. Si evita con prudente cautela di evocare
esplicitamente il termine OGM per timore di polemiche.
Ma lo scopo di questa conferenza, avviata dagli Stati Uniti, grandi
utilizzatori e promotori delle colture transgeniche, che saranno
rappresentati dal vice-ministro dell'Agricoltura è quello di "colmare il
deficit di informazione e di combattere i pregiudizi sulle biotecnologie,
con particolare riferimento agli OGM" ha spiegato uno degli organizzatori
locali.
Nonostante debbano confrontarsi con la scarsità di cereali e la crisi dei
raccolti provocata dalle incertezze climatiche, i 15 paesi membri della
Comunità economica dell'Africa dell'ovest (CEDEAO) restano tuttavia sempre
diffidenti di fronte agli OGM e ai loro rischi potenziali per l'ambiente e
per la salute umana.
"Oggetto di tutti i dibattiti, dagli OGM non si potrà prescindere in questa
conferenza." - ha affermato Marie-Noëlle Koraya, rappresentante della FAO in
Burkina Faso - "E' in questo genere di incontri che si arriva a un
compromesso; se ciascuno si attesta sulle proprie posizioni si può finire
per chiudersi a quella che può essere una soluzione nella lotta contro la
fame."
Il Burkina Faso, uno dei pochi paesi della CEDEAO ad aver intrapreso con la
multinazionale americana Monsanto delle sperimentazioni di OGM nell'ambito
del cotone, va annoverato fra i sostenitori di questa nuova tecnologia.
"Sarebbe un errore monumentale non partecipare allo sviluppo biotecnologico,
abbiamo interesse a prendere il treno in corsa anche se non c'è posto in
prima classe" ha recentemente dichiarato in un comunicato stampa Salif
Diallo, ministro dell'Agricoltura del Burkina Faso.
Una delle tre giornate di questa conferenza sarà dedicata alla consacrazione
delle biotecnologie, con l'allestimento di esposizioni e l'illustrazione di
"colture sul campo, lotta contro le malattie vegetali e resistenza alla
siccità", nonché [e questo dovrebbe interessarci particolarmente come
ecologisti] "al quadro regolamentare e istituzionale per il trasferimento
delle tecnologie".
Il programma ufficiale prevede anche una tavola rotonda sulle potenzialità
della scienza e della tecnologia per accrescere i rendimenti agricoli, e un'
altra sulle tecniche di conservazione dell'acqua nell'Africa Occidentale.
Da anni la FAO lancia l'allarme sull'urgenza per l'Africa di migliorare la
sua produttività cerealicola, tre volte minore rispetto all'Asia e due volte
minore rispetto all'America del Sud.
Secondo le stime di questa organizzazione dell'ONU la "rivoluzione genetica"
potrebbe risolvere alcuni problemi nei paesi poveri. "La controversia sulle
colture transgeniche non dovrebbe distogliere l'attenzione dal potenziale
offerto da altre applicazioni biotecnologiche" ha scritto la FAO nel suo
rapporto annuale sulla sicurezza alimentare.
"La sottoalimentazione nell'Africa subsahariana è retrocessa solo dal 36 al
33% negli ultimi 20 anni, in questo territorio il numero dei sottoalimentati
è destinato ad attestarsi intorno ai 205 milioni nel 2015" precisa la FAO.
(AFP).

Non può sfuggire a nessuno che la leva della fame usata come punto d'
appoggio per risollevare le sorti declinanti della produzione OGM ha ben
poco a che fare col libero mercato. Così come appare abbastanza evidente che
l'amministrazione Bush è fautrice dell'estraneità dello Stato alle dinamiche
economiche solo per quanto riguarda le implicazioni sociali dei conflitti
che da esse discendono. Molto meno liberista si configura invece la sua
attività di promozione e sostegno degli interessi dei produttori nei
confronti di mercati poco inclini a compiacerli. Allarmante è la deriva
della FAO sempre più piegata al consolidamento della penetrazione
illegittima delle multinazionali nei gangli vitali del già devastato tessuto
economico dei paesi del Sud del mondo.
Si profila un rischio ulteriore, oltre quello già pesantissimo dell'
asservimento della produzione agricola del terzo mondo: i prodotti
transgenici giustamente rifiutati nei paesi occidentali come prodotti
immondizia vengono dirottati, come avvenne a suo tempo per i rifiuti
tossici, verso i mercati in cui la preordinata mancanza di alternative e la
denutrizione ne impongono il consumo obbligato. (M.P.)


(www.ecquologia.it, 20 giugno 2004)