NIGRIZIA 4/2000 - FATTI E PROBLEMI - NIGERIA



FATTI E PROBLEMI

Nigeria / Scontri religiosi o provocazione politica?
ALL'ATTACCO DI OBASANJO
Chuks Emele da Lagos

I MORTI TRA MUSULMANI E CRISTIANI E LE DISTRUZIONI NEL NORD DEL PAESE PER I
GIORNALISTI OCCIDENTALI SONO DIVENTATI SUBITO "GUERRE RELIGIOSE". LO SPETTRO
DEL BIAFRA E' TORNATO; SI RISCHIA LA GUERRA CIVILE. MA IN PALIO C'E', GUARDA
CASO, IL POTERE; E I RETROSCENA SONO BEN PIU' ARTICOLATI.

Quando Ahmed Sani, governatore dello stato di Zamfara, aveva deciso lo
scorso ottobre di introdurre la legislazione islamica, molti nigeriani
avevano immediatamente intravisto allarmanti e pericolosi segnali (Nigrizia,
12/99, 60).

Gli abitanti dello Zamfara temevano che molto probabilmente sarebbero stati
limitati i loro diritti umani e costituzionali. Sani aveva insistito che le
minoranze non musulmane e cristiane non sarebbero state sottoposte alla
shari'a (che vieta alle donne di viaggiare in compagnia di uomini diversi
dal marito e dai parenti e prevede l'amputazione degli arti e la lapidazione
per alcuni reati); ma queste erano rimaste contrarie. Nonostante tutto Sani
ha proseguito nel suo disegno. Immediatamente anche altri stati del nord, a
prevalenza musulmana, governati sia dal Pdp (al potere) sia dall'App
(all'opposizione) cui appartiene Sani, hanno gareggiato per applicare
integralmente la shari'a.
(Per dettagli sui partiti: Nigrizia, 4/99, 2).

La shari'a era sempre esistita nella Nigeria settentrionale fin dai tempi
precoloniali. Fu alla vigilia dell'indipendenza che la Gran Bretagna decise
di circoscriverla alla legislazione civile di ambiti personali come
matrimonio, divorzio, eredita'; e le punizioni erano limitate alla prigione.
Joseph Garba, direttore dell’Istituto nigeriano di studi politici e
strategici, e' preoccupato: "L’unificazione della Nigeria (decisa nel 1914
dal governo coloniale, ndr) fu un errore".

Quando anche Ali Makarfi, governatore dello stato di Kaduna (la cui
popolazione e' all’incirca meta' cristiana e meta' musulmana), ha deciso di
introdurre la shari'a, la tensione e' salita alle stelle. La citta' di
Kaduna e' il principale centro politico della Nigeria settentrionale.

A meta' febbraio, per cinque giorni, i musulmani hanno manifestato
pacificamente per le strade in favore della shari'a. Il giorno successivo i
cristiani hanno iniziato le loro proteste. Il 21 febbraio una delegazione di
cristiani, di ritorno dalla sede del parlamento locale dove avevano
consegnato una petizione, e' stata attaccata da militanti musulmani. Questa
scintilla ha incendiato tutta la Nigeria, in quelle che il presidente
Olusegun Obasanjo ha definito le violenze piu' gravi nella storia del paese
dai tempi della guerra in Biafra.

In due giorni il caos totale ha avvolto Kaduna e la vicina Kachia: oltre 600
morti, moltissime case distrutte, chiese e moschee incendiate. Tra i piu'
colpiti gli ibo, in maggioranza cristiani, commercianti che spesso
controllano i mercati del nord. I loro negozi sono stati depredati e
incendiati.

Pochi giorni dopo la rivolta scoppia nel sud, ad Ada, Owerri e Umuahia, alla
vista dei cadaveri da Kaduna e Kachia riportati a casa per i funerali. Gli
obiettivi delle rappresaglie e delle vendette sono le case dei musulmani:
300 morti in due giorni e un esodo di profughi.

Per molti aspetti questi fatti ricordano le uccisioni di ibo che portarono
alla guerra per la secessione del Biafra (1967-70) con un milione di morti.
Solo l’intervento dell’esercito ha riportato la calma.

IL NORD CONTRO IL PRESIDENTE

Consapevole della gravita' della situazione, Obasanjo ha convocato in un’
assemblea straordinaria del Consiglio nazionale i governatori dei 36 stati
della repubblica federale e i precedenti amministratori del paese; alla
fine, in conferenza stampa, il vicepresidente Abubakar Atiku ha annunciato
ai giornalisti che l'applicazione della shari'a veniva sospesa
nell'interesse dell'unita' nazionale.

Ma nonostante il sospiro di sollievo tirato da molti, il giorno successivo
Shehu Shagari (presidente civile dal 1978 al 1984), che non aveva potuto
partecipare all'assemblea per "impegni improrogabili", ha definito
incostituzionale l'accordo del Consiglio, quindi non vincolante per quei
governatori che avevano applicato integralmente la shari'a. Anche Muhammadu
Buhari (il generale che aveva rovesciato Shagari nel 1983) ha difeso la
legislazione islamica.

Alcuni governatori del nord, tra cui Sani, si sono dunque rifiutati di
bloccare la shari'a: questo ha aggravato ulteriormente la situazione. Sono
cosi' emersi ipotesi e sospetti di un piano del nord (da cui sono usciti,
nella storia del paese indipendente, la maggior parte dei leader politici e
militari) per rovesciare Obasanjo. Secondo Ayo Adebanjo, leader dell'Ad, il
secondo partito di opposizione, seguito soprattutto tra gli yoruba del sud
ovest - (da cui proviene lo stesso Obasanjo), "e' evidente che l'agenda del
nord prevede di destabilizzare la nazione e rovesciare Obasanjo, cristiano e
sudista. Perche' la shari'a non e' stata cosi' sostenuta e promossa nemmeno
quando i nordisti erano al potere?".

Alcuni giornali locali hanno accusato la Libia di Gheddafi e l'Arabia
Saudita di essere i grandi sponsor dei governatori del nord che hanno scelto
la shari'a in contrasto con la costituzione laica della Nigeria che vieta
sia al governo federale sia a quelli locali di adottare una religione di
stato. Ma una motivazione piu' reale rimane il diffuso sentimento da parte
dei leader settentrionali della perdita di potere e di quei privilegi -
soprattutto di natura economica (sulle ricchezze che stimolano questi
appetiti vedi anche a pag. 61) - che dopo l'elezione di Obasanjo non
conseguono piu' automaticamente.

I governatori dei cinque stati ibo del sud-est (schierati con il Pdp di
Obasanjo) hanno dichiarato congiuntamente che ogni ulteriore attacco a
persone ibo in qualsiasi parte della Nigeria li costringerebbe a valutare
nuovamente il futuro del paese. Hanno chiesto una struttura confederale in
grado di concedere ai singoli stati un'autonomia ancora maggiore
dell'attuale.

"Tutti questi elementi - conclude l'analista politico Adeyemi Okunola -
dimostrano che Obasanjo avra' il suo bel daffare a gestire una situazione
che rischia di sfuggirgli di mano se non la esaminera' con la necessaria,
estrema, attenzione".

REAZIONI DELLA CHIESA

Durissimo comunicato, il 29 febbraio, dell’arcivescovo di Abuja John
Onaiyekan: "Quanti hanno voluto l’introduzione della shari’a sono
responsabili delle violenze di questi giorni". Monito, il 1° marzo, della
Conferenza episcopale cattolica nigeriana (Cbcn): "Non e' troppo tardi per
fermare la corsa al suicidio nazionale". Ma anche imbarazzo: "Le violenze
delle bande filocristiane sono un tradimento del Vangelo".

"Non siamo un gruppo di persone che ignorano il significato e la pratica"
della shari’a nell’islam", ha puntualizzato il 15 marzo il presidente della
Cbcn, Albert Obiefuna, durante l’inaugurazione della prima sessione plenaria
del 2000, dedicata a "La celebrazione del giubileo e la riconciliazione
nazionale". Ha poi sottolineato come, nonostante la persistenza di serie
problematiche, "la Nigeria non possa piu' essere considerata un paese che
attraversa tempi oscuri".

Significativamente, il governatore musulmano di Lagos, Bola Ahmed Tinubu, ha
sottolineato tutto il "bene che la chiesa", al pari dell’islam, puo' fare
per riconciliare, "portando una parte significativa del peso" della
soluzione dei conflitti e dalla pacificazione.

Il nunzio Osvaldo Padilla ha evidenziato quanto recentemente dichiarato da
Giovanni Paolo II in Egitto: "Il promuovere la violenza in nome della
religione e' una terribile contraddizione e una grande offesa al Signore".
"Dobbiamo lavorare uniti – ha concluso il nunzio - per rafforzare il dialogo
interreligioso, un grande segno di speranza per le genti del mondo".



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