[Pace] Anbamed, notizie da Gaza



Genocidio a Gaza

Il numero dei civili uccisi a Gaza ha superato i 30 mila persone.

La guerra israeliana agli ospedali palestinesi non cessa un giorno. Ieri, un reparto dell’ospedale Amal, a Khan Younis, è stato colpito da un obice di cannone provocando un incendio divampato nella struttura.

L’ultimo ospedale finora operativo nella zona nord, l’ospedale Kamal Adwan, ha cessato di funzionare. L’esercito israeliano ha impedito la consegna del carburante e i generatori hanno smesso di produrre corrente elettrica.  

Una guerra senza quartiere che utilizza un combinato di bombardamenti aere e navali e nello stesso tempo l’uso dei droni e cecchini per colpire la popolazione nei suoi movimenti. L’esercito ordina l’evacuazione verso sud, ma poi bombarda le file di persone che si trasferiscono a piedi lungo la strada che porta verso Rafah. Molti palestinesi hanno raccontato che sono stati denudati ai posti di blocco israeliani, facendoli proseguire il viaggio in mutande, per umiliarli.

Uccidere per fame

Tutti gli organismi dell’ONU e quelli per i diritti umani operanti a Gaza affermano che le truppe di occupazione utilizzano la fame come arma di guerra. Oxfam ha scritto che “l’esercito israeliano ha sistematicamente distrutto tutti i raccolti agricoli di Gaza, oltre ad impedire l’accesso degli aiuti internazionali, accatastati in camion nella zona di confine egiziana”.  Immagini satellitari e riprese aeree hanno documentato la presenza di oltre 2 mila camion carichi di aiuti bloccati nella parte egiziana di Rafah e che le autorità militari israeliane fanno entrare con il contagocce.

La situazione è critica e in alcune zone è stata superata la settimana senza cibo per centinaia di migliaia di persone, specialmente nel nord della Striscia. Anche nella zona più vicina al confine egiziano, dove qualche camion carico di aiuti riesce ad entrare, la situazione è drammatica. Ieri, sei neonati sono morti negli ospedali di Khan Younis e Deir Balah a causa della mancanza di latte per bambini.

Dopo Giordania e Egitto, anche gli Stati Uniti stanno studiando di lanciare gli aiuti dal cielo con i paracaduti, soprattutto nella zona a nord di Gaza città, quella più colpita dalla carestia.

Torture e sadismo

L’Osservatorio euromediterraneo per i diritti umani, con sede a Ginevra, ha denunciato il ricorso dell’esercito israeliano alle torture sadiche contro civili arrestati a Gaza. Il report è documentato con numerose testimonianze dei detenuti, dopo il loro rilascio, corredate dalle foto dei corpi dei malcapitati. R. S., un giovane di 21 anni, racconta che i soldati hanno fatto irruzione nella loro casa a Gaza città e hanno cominciato a picchiare il fratello disabile su carrozzella. “Quando ho protestato, un soldato ha tirato fuori il coltello e lo ha puntato sulla mia faccia, ferendomi e tagliando un pezzo dell’orecchio. Hanno scaraventato la carrozzella, con mio fratello sopra, giù per le scale e poi hanno portato via le nostre tre sorelle, che non sappiamo dove siano finite da tre mesi. Dopo un mese di permanenza, detenuto nel deserto seminudo e al freddo, mi hanno rilasciato”.

Cisgiordania e Gerusalemme Est

Le truppe israeliane di occupazione hanno compiuto un altro crimine contro i civili palestinesi in Cisgiordania. Un giovane è stato ucciso dalle pallottole israeliane durante l’incursione a Beit Furik. Rastrellamenti a tappeto nelle città e villaggi della Cisgiordania. Nella giornata di ieri sono stati arrestati 35 attivisti palestinesi, secondo il Comitato per la protezione dei detenuti. Ultimo attacco delle truppe di Tel Aviv è avvenuto all’alba di oggi nel campo di Halazoun a nord di Ramallah.

OLP

Due delegazioni palestinesi di Fatah e Hamas sono a Mosca per discutere del futuro rimpasto governativo dell’ANP. Le dimissioni del premier Shtie sono il frutto di pressioni di Washington sul presidente Abbas, per assecondare le imposizioni israeliane sul futuro dell’amministrazione dei territori occupati. La riunione di Mosca serve a non rendere questo passaggio conflittuale nel campo palestinese e far fallire i piani per la liquidazione della causa palestinese in corso con il genocidio e la pulizia etnica a Gaza. Israele vuole un’autorità amministrativa formata da tecnocrati a Ramallah e da notabili a Gaza, in linea con le dichiarazioni del macellaio Netanyahu che diceva: “No Fatahustan, no Hamasustan”, ma un’amministrazione locale sotto il tallone delle truppe occupanti. Il tentativo di Mosca è quello di evitare che questi piani di Israele e Washington esportino il conflitto all’interno del campo palestinese.   


Fonte

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno V/n. 059 (1310) 

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