[Nonviolenza] Telegrammi. 5060



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5060 del 26 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Piero Craveri
2. Domenico Gallo: L'inutile strage e le menzogne di Stoltenberg
3. Enrico Peyretti: La vita e' un'attesa
4. Prosegue la raccolta di fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (BLAB) dopo l'alluvione del maggio 2023
5. La redazione de "La nonviolenza e' in cammino" scrive alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
6. Emergency e altri: Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica
7. Adesione popolare alla denuncia sulla presenza di armi nucleari in Italia
8. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
9. Ilaria Gaspari intervista Heinz Bachmann: "Vidi Ingeborg rifiorire a Roma, lei incrociava felicita' e malinconia"
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. LUTTI. PIERO CRAVERI

E' deceduto Piero Craveri, storico e docente.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. L'ORA. DOMENICO GALLO: L'INUTILE STRAGE E LE MENZOGNE DI STOLTENBERG
[Dal sito di Domenico Gallo riprendiamo e diffondiamo.
"Domenico Gallo, nato ad Avellino il primo gennaio 1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Universita' di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 e' rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 e' stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E' stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed e' autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque - Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini - il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verra' (edizioni Delta Tre, 2022)"]

La controffensiva Ucraina e' fallita in un mare di sangue. Prima o poi le madri, i padri, i fratelli, le spose chiederanno conto a Zelensky e ai leaders occidentali della vita dei loro cari, sacrificata sull'altare della protervia degli USA e della NATO.
*
L'Ucraina ha perso la guerra, come ha osservato da ultimo Alessandro Orsini (il Fatto quotidiano del 19 dicembre) perche' ha combattuto e sta combattendo per obiettivi impossibili da raggiungere, vale a dire recuperare manu militari i confini del 1991 (inclusa la Crimea nel frattempo diventata una Repubblica autonoma inserita nella Federazione russa). Oggi e' un dato di fatto che la tanto auspicata controffensiva e' fallita, annegata in un mare di sangue. Nel 1971 il Washington Post pubblico' un insieme di documenti segreti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che dimostravano che l'Amministrazione aveva ingannato gli americani fornendo all'opinione pubblica informazioni "ottimistiche" e false sulle cause e sull'andamento della guerra del Vietnam. I "Pentagon papers" suscitarono uno scandalo rivelando il cinismo delle autorita' politiche e militari che avevano inutilmente sacrificato la vita di decine di migliaia di giovani americani pur essendo consapevoli che la guerra, iniziata sulla base di una menzogna (il falso incidente nel golfo del Tonchino), non poteva essere vinta.
Oggi una approfondita inchiesta del Washington Post, tradotta in due lunghi articoli pubblicati il 4 dicembre, fa emergere i retroscena della programmazione e preparazione della controffensiva di primavera, rivelando quanto e' stato dolosamente taciuto all'opinione pubblica occidentale e agli stessi ucraini. Il fatto che i media italiani abbiano sorvolato sulla rivelazioni del Washington Post, e' solo un'ulteriore conferma del divorzio dalla verita' della narrazione pubblica mainstream.
L'inchiesta dimostra che la controffensiva e' stata pianificata in sede NATO dai vertici militari americani con la collaborazione di ufficiali britannici. Le truppe ucraine da impiegare nella controffensiva sono state addestrate in una base dell'esercito degli Stati Uniti a Wiesbaden in Germania. Ufficiali militari ucraini, statunitensi e britannici hanno organizzato otto simulazioni di guerra a tavolino per costruire un piano di campagna. Sono state prese in considerazioni le difese della Russia e studiato un piano d'attacco che avrebbe dovuto portare le truppe ucraine a raggiungere il Mar D'Azov nell'arco di 60/90 giorni. I pianificatori hanno calcolato che la controffensiva avrebbe avuto uno sbarramento di fuoco russo e un tappeto di mine tale che le perdite ucraine sarebbero state fra il 30 e il 40%. In questo contesto le probabilita' di successo, secondo i calcoli del software NATO, non superavano il 50%.
Ora sappiamo che la NATO, non solo ha armato l'esercito ucraino, ma ne ha addestrato le truppe e ha spinto irresponsabilmente l'Ucraina a scatenare una controffensiva che non aveva alcuna probabilita' ragionevole di successo, pur sapendo che avrebbe richiesto un pesante bilancio di perdite; 40% vuol dire centomila morti. Peccato che, per ottenere il consenso dell'opinione pubblica, e' stato taciuto che si pianificava il sacrificio della "meglio gioventu'" ucraina per raggiungere un obiettivo impossibile. Addirittura, alcuni leaders europei come la von der Layen e la Metsola hanno avuto l'impudenza di rivendicare la fornitura di armi all'Ucraina come una risorsa per "salvare vite". Appena lanciata, la controffensiva si e' subito impantanata e sono sorte le divergenze fra gli ufficiali ucraini e i loro mandanti della NATO, che hanno rimproverato alla parte ucraina di essere "casualty adverse", cioe' di voler morire poco, meno di quanto sarebbe stato necessario per vincere la guerra. Il 7 settembre Stoltenberg, dinanzi alla Commissione esteri del Parlamento europeo, ha continuato a mentire sulle sorti della controffensiva, dichiarando che gli ucraini vittoriosi avanzavano di cento metri al giorno. Ancora il 29 novembre Stoltenberg ha dichiarato che l'Ucraina ha prevalso ed ha riportato una grande vittoria, salvo smentirsi quattro giorni dopo, il 3 dicembre, dichiarando: "dobbiamo prepararci alle cattive notizie". In un articolo del 16 dicembre il New York Times, ha analizzato una presunta vittoria della controffensiva ucraina, l'attraversamento del fiume Dnipro nella regione meridionale di Kherson. Il giornale ha raccolto alcune testimonianze scioccanti dei marines ucraini sopravvissuti che hanno descritto l'offensiva come una missione suicida, con ondate di soldati falciate sulle sponde del fiume o nell'acqua, prima ancora di raggiungere l'altra sponda. Prima o poi le madri, i padri, i fratelli, le spose chiederanno conto a Zelensky e ai leaders occidentali della vita dei loro cari, sacrificata sull'altare della protervia degli USA e della NATO. Siamo sicuri che prima o poi Stoltenberg sara' perseguitato da un incubo: vedra' comparire in sogno un esercito di morti che si rialzeranno dal fango delle trincee, con le bende sulle ferite e le divise ancora insanguinate e gli chiederanno con la voce flebile dei fantasmi: restituiteci la vita di cui ci avete derubato. Allora Stoltenberg impallidira' come Macbeth alla vista del fantasma di Banquo.

3. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA VITA E' UN'ATTESA
[Riceviamo e diffondiamo.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' stato membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

La vita e' un'attesa, e' protesa in avanti. Inciampa, si rialza, cammina.
Il tempo sempre viene, poi rimane dentro: siamo noi, in continua costruzione.
Si', anche ci perdiamo, ci esauriamo. Ci sembra, alla lunga, di sfaldarci.
Ma, se ancora siamo, siamo tesi. Siamo desiderio, incessante. Il nostro essere e' avanti.
Dietro e' cio' che abbiamo perso, che trasciniamo. Ma e' anche le provviste di cui viviamo.
Davanti e' cio' che incontriamo. Sempre incontriamo. Sempre, qualcosa che prima non era.
Siamo anche attesi? Mistero, che a volte un poco si illumina, come stella nella notte.
Allora speriamo. Ecco, speranza e' il nome, i diversi nomi, dell'attesa.
Tutti sperano, anche chi e' nel buio. Respiriamo, dunque speriamo.
Il Natale viene ogni anno, nella nostra societa', smemorata di Gesu' a Betlemme,
a suscitare sentimenti e pensieri vaghi di questo genere.
Ma, nonostante cio', se Gesu' di Nazareth e' quello che a volte abbiamo un po' capito,
sta laggiu' a raccogliere il nostro vivere in attesa vagabonda.
E sta anche qui, silenzioso e dimenticato, a tenere sveglia e  a scaldare la nostra attesa-vita,
in ogni cosa che facciamo, anche nelle esitazioni e smarrimenti.
In questo tempo, abbiamo anche paura di cio' che ci attende:
cosa sara'? per quanto tempo? e per i giovani che crescono, che mondo sara'?
e per chi oggi e' calpestato dalla violenza, come possiamo stare sereni?
Forse dobbiamo alzarci ed esigere: senza altra autorita' che l'essere umani, comune a tutti,
deboli e forti, dobbiamo comandare, col potere civile di ogni cittadino del mondo:
basta violenza, cessare il fuoco, parlare e non sparare, essere giusti, non rubare,
non offendere, non dominare, non cacciare via, non uccidere.
Un grido che non conta nulla? Conta, perche' siamo umani, tutti di uguale valore.
Se lo diciamo nel profondo, con sofferta sincera partecipazione, e' parola vera
che circola e scalda qualcosa in tutti noi.
Vivere e' attendere, andare incontro, vegliare, accogliere. Vivere in avanti.

4. INIZIATIVE. PROSEGUE LA RACCOLTA DI FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" (BLAB) DOPO L'ALLUVIONE DEL MAGGIO 2023
[Riceviamo e diffondiamo, ed invitiamo a sostenere la Biblioteca Libertaria  "Armando Borghi"]

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 colpirono molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese,arrecarono notevoli danni alla Biblioteca Libertaria  "Armando Borghi". In particolare, fu sommersa completamente una cantina di circa 80 mq. (peraltro ristrutturata pochi mesi prima con costi molto elevati), distruggendo e rovinando tutto quanto conteneva (migliaia di libri e giornali, armadi e scaffalature). Inoltre, l'acqua e il fango penetrarono anche nei locali a pian terreno, in questo caso pero' con danni limitati.
Pochi giorni dopo la BLAB rivolse un appello a tutti coloro che apprezzavano la sua attivita'.  Per far fronte ai danni subìti e ripartire servivano, oltre a molto lavoro, anche molti soldi. Fu quindi avviata una raccolta fondi, il cui esito ha dato finora risultati che non esitiamo a definire straordinari. In tanti - persone e associazioni - hanno inviato il loro contributo, talvolta somme modeste ma in alcuni casi anche donazioni importanti, dimostrandoci una solidarieta' concreta e una vicinanza che ci ha molto confortato.
Eppure, anche se l'esito della sottoscrizione, alla data di oggi, appare di tutto rispetto, non basta. Premesso che una parte dei contributi che sono finora arrivati sono gia' stati utilizzati per pagare le fatture degli artigiani che hanno riparato i danni dell'alluvione, ci sono da fare altre considerazioni.  Dato che la cantina non potra' piu' essere utilizzata per conservare libri e altri documenti, e considerando che lo spazio nei locali della Biblioteca sta diventando insufficiente (e lo sara' ancora di piu' nel prossimo futuro), stiamo valutando seriamente l'opzione di acquistare un'altra unita' immobiliare per farne un  deposito/magazzino. In aggiunta ai locali gia' di proprieta' della Cooperativa e attualmente utilizzati dalla Biblioteca.  Se questo progetto andra' avanti, serviranno altri soldi.  Dovessimo alla fine ripiegare sulla soluzione di un magazzino in affitto, ci saranno comunque dei costi da coprire. Inoltre, i nuovi locali (forse da ristrutturare) andranno arredati con mobili e scaffalature, con ulteriori spese da affrontare.
Per tutte queste ragioni, riteniamo che la raccolta fondi non possa fermarsi qui. Abbiamo deciso di proseguire, invitando chi ci segue con simpatia e apprezza la nostra attivita', a mandare altre donazioni al nostro conto corrente bancario. Fissiamo fin da ora la chiusura della raccolta fondi al mese di maggio del 2024 (a un anno esatto dall'alluvione).
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Aggiornamento raccolta fondi
Invio in allegato una tabella con l'elenco delle sottoscrizioni arrivate alla BLAB nel periodo dall'1 luglio al 30 novembre 2023. Come potrete vedere, in quei mesi sono arrivate donazioni per Euro 4.841,50.  Nel periodo precedente, tra l'avvio della raccolta fondi a meta' maggio e il 30 giugno 2023, erano entrati euro 13.925,00 (vedi la prima tabella inviata nei primi giorni di luglio). Qui di seguito un quadro riassuntivo:
Elenco 1   (periodo maggio-giugno 2023) euro 13.925,00
Elenco 2   (periodo luglio-novembre 2023) euro 4.841,50
Totale sottoscrizione elenchi 1 e 2 (da maggio a novembre 2023) euro 18.766,50
(...)
Castel Bolognese, 8 dicembre 2023
Gianpiero Landi, per la Biblioteca Libertaria  "Armando Borghi"
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Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE – Agenzia di Castel Bolognese.  Il codice IBAN,  intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi – Soc. Coop.  e': IT16 C 06230 67530 000030040805

5. APPELLI. LA REDAZIONE DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" SCRIVE ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Come redazione del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" ci associamo alla richiesta che lei voglia proseguire nell'impegno del suo illustre e non dimenticato predecessore.
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.

6. REPETITA IUVANT. EMERGENCY E ALTRI: PER UN CESSATE IL FUOCO PERMANENTE E UNA SOLUZIONE POLITICA
[Riceviamo e diffondiamo]

La fragile tregua ottenuta per Gaza e' il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia.
Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. E' stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l'occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Piu' di un milione di palestinesi e' stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non e' piu' un luogo sicuro.
Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania e' cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese.
Davanti a questi orrori, l'opinione pubblica internazionale in Europa si e' polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civilta' che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni.
La lotta contro l'antisemitismo non puo' essere ne' una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, ne' un'arma in piu' per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.
Questa logica binaria - da una parte o dall'altra - e' la trappola a cui e' necessario sottrarsi in questo momento. Non si puo' cancellare l'orrore del 7 ottobre, ma si puo' fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l'ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza.
Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perche' sono loro l'unica certezza di ogni conflitto.
La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalita', residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un'azione diplomatica della comunita' internazionale e delle forze della societa' civile.
Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l'avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. E' necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potra' mai esserci sicurezza - per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi - senza eguaglianza, diritti e liberta'.
Promotori: Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista – LeA, Mediterranea e Assopace Palestina
Sottoscritto da tante altre associazioni, tra cui Amnesty International Italia, Arci, Libera, Gruppo Abele, AOI, Un Ponte per, Beati i costruttori di pace, Lunaria, Associazione SenzaConfine, Articolo 21... e per ora sono circa 4.000 quelli che hanno sottoscritto, tra questi 400 personalita' del mondo accademico, del mondo dello spettacolo, giornalisti e diplomatici, tra cui:
don Luigi Ciotti, Miguel Benasayag, Goffredo Fofi, Marco Damilano, Michele Serra, Pier Francesco Favino, Alessandro Bergonzoni, Carlo Ginzburg, Fiorella Mannoia, don Albino Bizzotto, Lisa Clark, Toni Servillo, Ferzan Ozpetek, Luca Zingaretti, Elio Germano, Ascanio Celestini, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Vittoria Puccini, Giorgio Diritti, Mario Martone, Alba Rohrwacher, Alice Rohrwacher, Saverio Costanzo, Caterina Guzzanti, Paola Cortellesi, Edoardo Winspeare, Enzo Traverso, Carlo Rovelli, Tommaso Di Francesco, Alessandro Gilioli, Francesca Fornario, Stefano Nazzi, Alberto Negri, Nico Piro, Andrea Capocci, Alessandro Calascibetta, Ali Rashid, Alessandro Robecchi, Giulia Blasi, Donald Sassoon, Loredana Lipperini, Annamaria Testa, Raffaele Alberto Ventura, Luciana Castellina, Nicola Lagioia, Sandro Veronesi, Christian Raimo, Maurizio Braucci, Teresa Ciabatti, Mario Ricciardi, Giorgia Serughetti, Marco Revelli, Alessandro Portelli e tantissimi altri...
Per l'elenco completo dei firmatari, individuali e collettivi, e per sottoscrivere al seguente sito: https://cessateilfuoco.org/

7. REPETITA IUVANT. ADESIONE POPOLARE ALLA DENUNCIA SULLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo. Andando sul sito www.peacelink.it o sul sito www.pressenza.com e' possibile attivare i link per accedere a ulteriori materiali e per sottoscrivere l'iniziativa]

Il prossimo passo della denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma lo scorso 2 ottobre, riguardante la presenza delle armi nucleari in Italia e in attesa che si attivi la corrispondente inchiesta, riguarda l'adesione popolare a tale denuncia: parte oggi con una sottoscrizione popolare che si puo' realizzare online grazie alla piattaforma predisposta all'interno del sito di PeaceLink, storico portale telematico del pacifismo italiano.
Andando a questo indirizzo sara' possibile firmare la petizione di adesione di cui riportiamo il testo:
Ho appreso che in data 2 ottobre 2023 e' stata depositata alla Procura presso il Tribunale di Roma una denuncia per accertare la presenza di armi nucleari in Italia, verificarne la illegittimita' ed individuare i responsabili. Ho letto il testo e lo condivido. Approvo l'iniziativa alla quale vorrei partecipare. Non potendo piu' sottoscrivere la denuncia, ormai depositata, chiedo che questa mia lettera venga allegata agli atti del procedimento come segno di sostegno all'iniziativa.
In particolare mi sembrano significative le seguenti norme riportate nel testo della denuncia.
"In data 24 aprile 1975 l'Italia ha sottoscritto il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), trattato internazionale incentrato, in particolare su:
a) la c.d. "non proliferazione" del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. "Paesi nucleari") si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. "Paesi non nucleari"), mentre questi ultimi si obbligano a non ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).
Il diritto bellico internazionale vieta l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari in qualsiasi circostanza.
La L. 185/1990 vieta la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiale di armamento senza l'autorizzazione dell'autorita' e, in ogni caso, di armi nucleari.
Ciononostante, la presenza di armi nucleari sul suolo nazionale puo' ormai considerarsi certa".
Sono consapevole della rilevanza politica dell'iniziativa giudiziaria. Credo, pero', fermamente nello Stato di diritto, nella ripartizione dei poteri e, soprattutto, nell'indipendenza della magistratura.
Sono certo che anche questa denuncia sara' valutata senza timori per le implicazioni politiche sottese.
*
Informazioni sulla denuncia
La denuncia e' sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarieta' Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini. Alcune di queste associazioni condividono collettivamente i contenuti di questa iniziativa.
Il testo della denuncia e' visionabile cliccando su questo link.
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Aderisci:
Come persona
Come associazione

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.

9. MEMORIA. ILARIA GASPARI INTERVISTA HEINZ BACHMANN: "VIDI INGEBORG RIFIORIRE A ROMA, LEI INCROCIAVA FELICITA' E MALINCONIA"
[Dal "Corriere della Sera" del 18 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo "Heinz Bachmann: "Vidi Ingeborg rifiorire a Roma, lei incrociava felicita' e malinconia"" e il sommario "A cinquant'anni dall'incidente in cui la poetessa perse la vita, il ricordo del fratello minore. La risalita dopo la rottura con Max Frisch. "Era rigorosa, severa. Le interviste la mettevano a disagio, ma ne ho ascoltata una in italiano e sembrava meno timida""]

Nell'autunno del 1973, cinquant'anni fa, Ingeborg Bachmann moriva in una stanza asettica del reparto Grandi ustionati all'ospedale romano di Sant'Eugenio, per le conseguenze del rogo accidentale innescato dalla brace di una sigaretta. Aveva quarantasette anni e da venti, con varie interruzioni, abitava a Roma: aveva traslocato molte volte, spostandosi dal centro ai Parioli, dove visse per qualche tempo con lo scrittore Max Frisch, poi di nuovo in centro. Alla sua morte, Heinrich Boell dichiaro' di "pensare a lei come a una ragazza": parole che Heinz Bachmann, il fratello di tredici anni piu' giovane, che Ingeborg adorava, riprende nel libro di ricordi che le ha dedicato (Ingeborg Bachmann, meine Schwester), pubblicato da Piper, storico editore delle opere di lei. Heinz, geologo, ha viaggiato in tutto il mondo e oggi vive a Oxford con la moglie Sheila - c'e' nel libro una foto del loro matrimonio, nell'agosto del '71 a Paddington, in cui sorridono insieme a Ingeborg splendenti di felicita'.
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- Noi che amiamo l'opera di sua sorella, non possiamo che esserle grati per averci donato questo ritratto affettuoso.
- Mi fa molto piacere. Forse, mi dico, ho fatto la cosa giusta. Sa, non e' stato facile scriverlo, io sono uno scienziato e ho uno stile... da scienziato. Ho cominciato con l'idea di dover essere obiettivo al massimo. Lette le prime pagine, dalla casa editrice mi hanno fatto notare che doveva essere invece il racconto di un'esperienza molto personale. Ho dovuto cambiare completamente stile. Ma ci tenevo a scrivere qualcosa che potesse trasmettere un'immagine completa di mia sorella, raccontarla com'era quando non stava sotto gli occhi del mondo. Era molto nota: in Austria era una celebrita'. Non poteva uscire senza essere riconosciuta. Pensi che all'epoca le persone mi fermavano...
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- In quanto fratello di Ingeborg?
- Si'! Ora magari non si direbbe, perche' sono un vecchio signore. Ma da ragazzo, la nostra somiglianza era cosi' evidente che spesso le persone, incontrandomi la prima volta, mi dicevano: "Oh! tu devi essere il fratello".
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- Nelle fotografie della giovinezza vi somigliate molto. E' vero che non sappiamo che viso avrebbe avuto lei, se fosse vissuta fino a poter invecchiare... Negli anni, in assenza di Ingeborg, e' cambiato il suo modo di leggerla?
- Per me e' sempre stato molto importante non solo leggerla, ma cercare di comprendere il suo sforzo di trasmettere le sue idee in un modo nuovo. Negli anni '50 e '60 si distingueva davvero, si era inventata un suo stile. Sono cresciuto con le sue parole, che hanno contribuito a modellare il mio pensiero. Ora, piu' li rileggo, piu' i suoi testi, che mi hanno reso quello che sono, continuano a rivelarmi aspetti - di lei, di me - che non avevo ancora compreso.
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- Nel 1962, ando' a trovarla a Roma e le scatto' una serie di fotografie bellissime che spesso compaiono sulle copertine dei suoi libri. Immaginava che sarebbero diventate cosi' celebri?
- Come fotografo ero un principiante assoluto, e a dirla tutta non e' che poi abbia fatto grandi progressi. Ma ho scattato quelle foto con amore. E' raro che su oltre settanta scatti la maggior parte sia quasi perfetta. Capita che il soggetto chiuda gli occhi, ad esempio, per una frazione di secondo. Invece sono venute quasi tutte bene. Lei era felice che l'esperimento fosse riuscito, io anche: non ho mai fatto foto tanto belle in vita mia, ne' prima ne' dopo. Un colpo di fortuna. Comunque, oltre alla serie scattata da me, rimangono tante fotografie di lei. Nell'archivio Frisch c'e' una foto di loro due insieme sulla terrazza di via De' Notaris [dove vissero insieme, ndr], scattata da Mario Dondero, in cui lei porta un vestito con la gonna a losanghe: ne abbiamo ritrovata un'altra di lei sorridente con lo stesso vestito, sembra proprio una ragazza. E' la foto a cui penso quando penso a lei.
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- Qual era il tratto principale della sua personalita'?
- Parecchie persone sono convinte che fosse molto seria, quasi severa. In realta', anche se certo pensava con una logica limpida, rigorosa, era soprattutto divertente. Amava raccontarci piccole storie buffe. Persino dopo la rottura con Max Frisch... E' vero, ha vissuto un periodo cupo, ha sofferto. Ma man mano che si riprendeva dallo shock, i suoi tratti piu' felici sono riapparsi. Per noi vederla rifiorire e' stato bellissimo. Parlo per me e per Isolde, la sorella di mezzo.
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- Isolde e Ingeborg avevano solo pochi anni di differenza.
- Isolde e' in vacanza in Grecia. Ha 95 anni. Viaggia da sola, e' molto in forma.
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- Nell'autunno '73, mentre Ingeborg era ricoverata al Sant'Eugenio, il marito di Isolde, Franz, mori' in un incidente stradale, lasciandola sola con sei bimbi...
- Una coincidenza tremenda. Per molti anni non sono riuscito a parlare di quel periodo. Oltretutto si era diffuso il sospetto che mia sorella fosse stata uccisa: era completamente assurdo, ma e' una cosa che succede, quando muoiono persone famose. Si spargono le voci piu' incredibili. E accadeva anche prima dei social media.
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- A proposito: sua sorella era felice di essere famosa? In molti filmati sembra timida.
- Era timida. Le interviste la mettevano a disagio, e credo che la sua reputazione di persona molto seria sia nata anche da questo. Intellettualmente, come dicevo, era seria, si': ma nella vita di tutti i giorni veniva fuori la sua personalita' buffa, aperta. Recentemente ho ritrovato un'intervista in cui parla in italiano. E' cosi' diversa rispetto a quelle in tedesco! Sembra molto piu' felice, a suo agio, spumeggiante.
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- Ci sono registrazioni in cui legge poesie in un bellissimo italiano: aveva tradotto Ungaretti, era ormai la sua seconda lingua. E nel documentario-intervista girato da Gerda Haller nella sua ultima estate, ride molto. Ha visto il film che le ha dedicato Margarethe von Trotta, Viaggio nel deserto?
- Prima di iniziare la lavorazione la regista mi ha voluto incontrare, abbiamo parlato a lungo. Quando ho visto il film, sono rimasto affascinato. Mostra i suoi due lati. La sua attitudine alla felicita'. E la malinconia.
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- Vicky Krieps, l'attrice che l'interpreta, mi e' parsa molto convincente. Ma non so che effetto possa aver fatto a lei...
- Incredibile. E' stato sconvolgente. Il modo di muoversi, la postura... la voce. Mi e' sembrato di sentire mia sorella.
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- Nel film, Ingeborg appare molto sola in un mondo intellettuale ancora dominato dagli uomini.
- Si'. C'e' una scena in cui fa un discorso davanti a una platea di soli uomini, anziani, austeri. Mi ha fatto ripensare a una lettera che ci aveva spedito a casa - ce ne mandava di molto divertenti. Diceva: "Sono sempre insieme a questi uomini, a parlare con loro di cose serie, e intanto le loro mogli se ne stanno li' sedute a bere il caffe'".
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- E' stata una pioniera: una poetessa, donna, sulla copertina dello Spiegel nel '54. Ma nella vita non e' stata sola: ha avuto molte amiche. Volevo chiederle di Maria Teofili, che a Roma per anni l'ha aiutata a gestire le faccende pratiche. Era una buona amica, credo...
- Molto. E' morta qualche anno fa. L'ho incontrata diverse volte quando sono stato a trovare mia sorella a Roma. E ci ha dato una mano anche all'epoca dell'incidente: quando abbiamo dovuto liberare l'appartamento di Palazzo Sacchetti, con Sheila, lei era li' ad aiutarci. La comunicazione era un po' difficile, perche' io non parlavo italiano. Ma so quanto e' stata importante per Ingeborg.
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- Ho incontrato varie persone che l-avevano conosciuta, come Ginevra Bompiani, Moshe Kahn... ma anche chi l'ha amata attraverso la sua opera. Ogni volta ho la sensazione di un legame speciale, affettuoso. Credo che sia dovuto al fatto che la sua scrittura e' toccante in un modo che non puo' lasciare indifferenti. Capita anche a lei di avere questa percezione?
- Mi piacerebbe che chi la legge potesse comprendere quanto fosse straordinaria non solo sul piano intellettuale, ma anche umano. Non era una persona astratta, era una donna gentile. Chi l'ha conosciuta lo ricorda, solo che il tempo passa e sono sempre meno le persone che hanno avuto l'occasione di frequentarla. Ma spero che la sua immagine viva per sempre.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Chimamanda Ngozi Adichie, Dovremmo essere tutti femministi, Einaudi, Torino 2015, 2017, pp. VI + 50.
- William James, Psychology, Fawcett, Greenwich (Conn.) 1963, pp. 416.
- Andre' Malraux, La condition humaine, 1933, Gallimard, Paris 1946, Le livre de poche, Paris 1960, pp. 288.
- Cynthia Ozick, Di chi e' Anne Frank?, La nave di Teseo, Milano 2019, pp. 80.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5060 del 26 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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