[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 266



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 266 del 23 settembre 2023

In questo numero:
1. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
2. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
3. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
4. Alcuni riferimenti utili
5. Tre tesi
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
8. Verdiana Grossi: Bertha von Suttner

1. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

2. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

4. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

5. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

8. REPETITA IUVANT. VERDIANA GROSSI: BERTHA VON SUTTNER
[Riproponendo ancora una volta il seguente testo di Verdiana Grossi, "Convinzione e coerenza: uno stile di vita. Le origini di 'Giu' le armi!' di Bertha von Suttner attraverso le sue peregrinazioni" (1), nuovamente ringraziamo Francesco Pistolato, curatore del libro Per un'idea di pace, Cleup, Padova 2006 (ove il testo di seguito riportato si trova alle pp. 213-224), per avercelo messo a disposizione.
Verdiana Grossi insegna presso la facolta' di psicologia e di scienze dell'educazione dell'Universita' di Ginevra; formatasi negli Stati Uniti e in Svizzera, e' membro di diverse istituzioni internazionali legate agli studi di pace e ai diritti umani e consulente storica dell'International peace bureau di Ginevra. Tra le opere di Verdiana Grossi: Le pacifisme europeen, Bruylant, 1998.
Bertha von Suttner (Praga, 9 giugno 1843 - Vienna, 21 giugno 1914), scrittrice, straordinaria militante pacifista, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996; Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013. Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino", la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 514, l'articolo di Isabella Bresci in "Voci e volti della nonviolenza" n. 708, l'articolo di Annapaola Laldi nei "Telegrammi" n. 2012]

Nel 2005 si celebra non solo il centenario del conferimento del Nobel per la Pace a Bertha von Suttner, ma anche i cento anni della teoria della relativita' ristretta di Albert Einstein. Nel 1905 Bertha von Suttner aveva 62 anni, Einstein 26. Bertha von Suttner non vide lo scoppio della prima guerra mondiale (mori' una settimana prima), ne' tantomeno la seconda e l'era atomica, ma si rese conto che la futura guerra sarebbe stata la piu' terribile che l'umanita' avesse mai conosciuta. Einstein vide ambedue le guerre mondiali. Esse influenzarono profondamente il suo destino personale, ed egli constato' tristemente l'irreversibile potere distruttivo delle armi nucleari. Queste due personalita' straordinarie condivisero una profonda preoccupazione in merito alla pace e al destino della razza umana. Ambedue sono per noi una fonte di ispirazione all'inizio del XXI secolo, segnato come il precedente dall'interminabile calamita' delle guerre.
Commemorare gli eventi significa anche valutare l'impatto sociale di una causa, il suo sorgere e gli atti che provoco'. Se questi ultimi sono stati buoni, allora continuano ad avere effetti positive su tutta l'umanita'. Ripercorreremo allora qui l'opera capitale di Bertha von Suttner: Giu' le armi!, risalendo alle sue origini e valutando il suo impatto storico fino ad oggi.
Verso la fine della sua vita, Bertha von Suttner decise di scrivere le sue memorie, poiche' era convinta di aver fatto qualcosa che valesse la pena di essere raccontata. Ella non si era limitata ad incontrare importanti personaggi, ma aveva anche partecipato "a un movimento che si era sviluppato fino ad assumere importanza storica" (2). Il movimento pacifista le dette anche "molti spunti per comprendere le questioni politiche" del suo tempo. I due volumi sulla sua vita, insieme a molti libri e a centinaia di articoli che scrisse e alla corrispondenza con persone di tutto il mondo, sono una fonte storica incomparabile per studiosi e giornalisti. Essi rispecchiano la vita di una donna che divenne una leader grazie alle sue qualita' di ostinazione, perseveranza e spirito d'iniziativa. La si poteva deridere, ammirare o odiare, ma non era possibile rimanere indifferenti di fronte a lei. Con il suo libro ella divenne infatti un simbolo del movimento pacifista, e l'attivismo svolse un ruolo centrale nella seconda parte della sua vita. Soprattutto, scrisse cosa ella era, cosa provava e cosa sapeva. Di lignaggio aristocratico, fu in un certo senso ripudiata dalla sua famiglia, e senti' di non appartenere a quel mondo, anche se in esso si sentiva perfettamente a suo agio. Creo' un mito personale di donna molto intelligente, grande lavoratrice, che viveva in un ambiente maschile, che la ammetteva nel suo ambito, la ascoltava e la accettava. Ancora oggi Bertha von Suttner attira l'interesse dei lettori, anche se le sue parole profetiche "Giu' le armi!" (Die Waffen nieder!) continuano ad essere difficili da mettere in pratica.
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Le origini di Die Waffen nieder!
Bertha von Suttner entro' nel movimento che avrebbe contribuito a modellare, e di cui sarebbe divenuta leader indiscussa, presentando come garanzia di sincero impegno per la pace il suo romanzo Die Waffen nieder!
A prima vista, nulla sembrava predisporre Bertha Felicita Sophia contessa Kinsky von Chinic und Tettau a divenire una delle maggiori pioniere del movimento internazionale della pace prima della prima guerra mondiale. Il suo nobile lignaggio, la sua formazione e il contesto sociale in cui era cresciuta l'avrebbero probabilmente resa un'impeccabile giovane nobildonna, se si fosse sottomessa alle convenzioni sociali della sua epoca. Ma lei non si sottomise. Per molti versi era una ribelle moderna e un tipo nuovo di donna: si rifiuto' di sposarsi se non per amore, si sposo' con un uomo piu' giovane e dovette lavorare per mantenersi e impegnarsi a fondo per raggiungere i suoi obiettivi (3). La pace non fu pero' per lei una scelta ovvia. Quando aveva 23 anni infatti la guerra austro-prussiana non la turbo' particolarmente e fu solo in eta' matura (aveva 46 anni) che scrisse il suo famoso romanzo (4).
Bertha Sofia Felicita von Kinsky era nata a Praga nel 1843. Suo padre, Franz Joseph conte Kinsky von Chinic und Tettau, era un luogotenente feldmaresciallo e ciambellano real-imperiale in pensione, morto all'eta' di 75 anni, prima che Bertha nascesse. Ella crebbe in un ambiente in cui una carriera militare costituiva un prerequisito per avere successo in societa'. La famiglia si sposto' a Bruenn, la capitale della Moravia, ove Bertha ricevette una solida educazione intellettuale, che le tornera' utile all'eta' di 30 anni, quando ancora non si era sposata. Oltre a padroneggiare la sua lingua madre, il tedesco, imparo' perfettamente il francese, l'italiano, l'inglese, sapeva suonare il pianoforte, cantare, e anche disegnare e dipingere. Dopo aver rotto tre fidanzamenti, lavoro' come istitutrice e dama di compagnia delle quattro figlie del barone Karl von Suttner. Allora la famiglia occupava un palazzo della Canovastrasse di Vienna. La sua occupazione le piaceva, ma si innamoro' del figlio piu' giovane, Arthur Gundaccar, e dovette andarsene.
Tramite un annuncio trovo' poi un impiego come segretaria presso Alfred Nobel, e lavoro' presso di lui a Parigi per breve tempo. Torno' poi a Vienna per sposare segretamente l'uomo che amava. La coppia si trasferi' nel Caucaso, dall'estate del 1876 al 1885, ove viveva la principessa Ekatarina di Mingrelia, loro amica. Dopo lo scoppio della guerra russo-turca del 1877, il Caucaso si trovo' in guerra, e Kutais fu invasa dai turchi. Sperimento' cosi' le tensioni politiche tra Costantinopoli, Vienna e Londra, e il fatto che l'impero austro-ungarico sostenesse la Turchia contro la Russia, rese probabilmente il loro paese natale sempre piu' inviso alla coppia (5). Vissero la' per nove anni, mantenendosi come scrittori e giornalisti. Scrissero sei libri e molti articoli. Lei dette anche lezioni di piano, di lingua e di disegno. Anche se la loro vita in quegli anni di esilio non era facile, seppero farne buon uso. Bertha von Suttner miglioro' la sua abilita' di scrittrice e giornalista, e rafforzo' il suo carattere, anche perche', per far accettare in Austria i suoi articoli, e poi anche per essere pagata, doveva insistere e persino litigare. Quegli anni pero' offrirono alla coppia la possibilita' di leggere, pensare, scrivere e studiare scienze, filosofia e storia, e di seguire gli eventi al crocevia fra tre imperi: l'ottomano, il russo e l'austro-ungarico. Fu per loro una scuola eccellente: di diplomazia, di solitudine e di vita. Bertha von Suttner si servira' di questa esperienza piu' tardi, quando si trovera' a contatto con il mondo della diplomazia, in particolare alle Conferenze de L'Aja del 1899 e del 1907.
Tornati a Vienna, ricevettero il perdono e poterono godere di un certo grado di accettazione da parte della famiglia. Furono poi in grado di ricominciare una nuova vita di scrittura e viaggi. Si recarono a Parigi, ove Bertha von Suttner, in casa di Alfred Daudet, senti' per la prima volta parlare dell'esistenza della International Arbitration and Peace Association. Rimase affascinata dall'idea. Tornata in Austria comincio' a raccogliere materiali sulla guerra, per scrivere un romanzo che descrivesse le sofferenze sul campo di battaglia. Si mise a leggere sulle atrocita' della guerra, incontro' generali, studio' cifre e bilanci dell'esercito. Apprese i dettagli del lavoro della Croce Rossa, e in un secondo momento avvio' una corrispondenza con Henri Dunant. Con l'aiuto di altre donne contribui' alla riabilitazione di Dunant, il quale nel 1901 ottenne, insieme con Frederic Passy, il Premio Nobel per la Pace, riconoscimento che fu istituito grazie all'influenza personale esercitata da Bertha von Suttner su Alfred Nobel e ad un'opera di convincimento di due anni.
Il romanzo Die Waffen nieder! fu pubblicato nel 1889, nel momento giusto e in un contesto favorevole. Innanzitutto c'erano le celebrazioni del primo centenario della rivoluzione francese, con molti festeggiamenti e l'esposizione universale a Parigi. In secondo luogo, era stato convocato il primo Congresso Universale della Pace, un'opportunita' per tutti i pacifisti del mondo di incontrarsi, e anche per i parlamentari, che costituirono l'Unione Interparlamentare. Questi due movimenti, quello popolare e quello politico, evolveranno parallelamente per alcuni anni. A Parigi nacque dunque un movimento pacifista organizzato. Pertanto Die Waffen nieder! comparve in un contesto generale estremamente favorevole, e questo ne determino' il successo. Nella sua introduzione all'edizione francese, il capitano francese Gaston Moch sottolineo' l'elogio ufficiale che ne aveva fatto il Ministro delle Finanze Dunajewski il 18 aprile 1890: "Signori, prendetevi alcune ore di tempo per leggere Die Waffen nieder!. Vergogna a tutti quelli che, avendolo letto, si sentono ancora in grado di muovere guerra!" (6).
Il libro divenne un bestseller del pacifismo, spesso paragonato a La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe per l'abolizione della schiavitu' (7) o al Ricordo di Solferino di Henri Dunant per la causa della Croce Rossa. Fu tradotto in 20 lingue, anche in retoromanzo, lingua parlata solo da 40.000 abitanti delle Alpi (8). Benche' si tratti di un romanzo, esso prende ispirazione dalla vita stessa di Bertha von Suttner e dalla sua esperienza in Europa centrale, dalla vita nella capitale Vienna e nel remoto Caucaso. Parigi aggiunge al romanzo la dimensione intellettuale de "la ville lumiere".
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Viaggi e attivismo
I viaggi della seconda parte della sua vita furono dedicati alla diffusione delle idee di pace. Bertha von Suttner era consapevole della sua capacita' di influenzare la pubblica opinione e di fornire cosi' un contributo personale. Da giornalista e scrittrice di successo, poteva servirsi dei suoi contatti sociali per indirizzarsi alle societa' viennese e berlinese. Nel 1891 fondo', la Oesterreichische Friedensgesellschaft, appena prima di partire per Roma per il terzo Congresso Universale della Pace, ove per la prima volta parlo' in Campidoglio. Da quel momento in poi dedico' tutte le sue energie per fondare nel 1892 il Bureau international de la paix, di cui fu nominata vice-presidente, la Deutsche Friedensgesellschaft e il mensile "Die Waffen nieder!", di cui divenne l'editrice. Nello stesso tempo continuava a coltivare la speranza che le Conferenze interparlamentari e i Congressi universali sulla pace cooperassero, anche tenendo i loro incontri contemporaneamente e nello stesso luogo. La sua rivista intendeva essere l'organo ufficiale delle Conferenze interparlamentari e del Bureau international de la paix di Berna, e delle Societa' della pace di Vienna e Berlino. A causa di difficolta' finanziarie pero', le pubblicazioni della rivista vennero interrotte nel 1899. In ogni caso, il fatto di farsi carico di un movimento agli inizi dimostra il suo acuto senso politico e strategico. Il suo grande sforzo fu di unire e rafforzare un movimento che aveva grande bisogno di coesione.
La sua precedente esperienza nel Caucaso le aveva permesso di acquisire un'ottica concreta e originale della politica europea e l'aveva aiutata a forgiare le sue idee politiche e sociali. Il suo compito consisteva nel convincere le classi dominanti, in particolare re, regine, imperatori e imperatrici, di schierarsi con la causa della pace. Qualche risultato lo ottenne, ma insufficiente per bloccare il montante nazionalismo estremo e l'aggressivita' delle politiche imperialistiche.
Nel 1898 contribui' a convincere lo zar Nicola II ad invitare i governi dei paesi industriali a partecipare ad una conferenza internazionale sul disarmo e sulla pace, che si tenne a L'Aja tra il maggio e il giugno 1899. I pacifisti accolsero la notizia con soddisfazione: finalmente i governi cominciavano a mostrare interesse per le loro idee. Una delegazione del Bureau international de la paix rappresento' il movimento per la pace a L'Aja. La baronessa von Suttner aveva l'incarico di occuparsi dei comunicati stampa. Il delegato americano a L'Aja, Andrew D. White, scrisse nella sua Autobiografia che "i pacifisti di tutte le nazioni" erano rappresentati in gran numero. Particolare impressione gli avevano fatto la baronessa von Suttner, autrice di Die Waffen nieder! e il pacifista William Stead (9), tra i pacifisti e giornalisti piu' attivi fra quelli presenti a L'Aja. Stead utilizzo' le colonne del quotidiano locale, il "Dagblad", per mantenere vivo l'interesse dei delegati, scrisse articoli per il "Manchester Guardian" e invio' un resoconto settimanale negli Stati Uniti, che veniva diffuso da New York a San Francisco. La sua speranza era che la Conferenza de L'Aja divenisse permanente e costituisse la base di un parlamento universale.
Bertha von Suttner divenne una delle piu' famose personalita' "non ufficiali" presenti a L'Aja e rappresento' il Bureau international de la paix con Frederic Passy. Riusci' a convincere uno degli sponsor, il conte Gurowski, a prendere in affitto una villa a Scheveningue, dal 30 maggio al 30 giugno 1899. In essa ella ricevette sia i delegati che i pacifisti di tutto il mondo (10). Ciascuno degli ospiti doveva registrare una frase su un fonografo... L'atmosfera era internazionale e molto promettente. La delusione arrivo' pero' dalla delegazione tedesca, che si rifiuto' di sottomettere le eventuali dispute ad un arbitrato obbligatorio. Fra gli altri pacifisti presenti a L'Aja vi erano il medico-fisiologo francese Charles Richet, il sociologo russo Jean Novicow, il banchiere polacco Jean de Bloch, autore di sette volumi sulla guerra futura, e il pittore britannico cosmopolita Felix Moscheles, dell'International Peace and Arbitration Association. Quest'ultimo osservo' che, per la prima volta, ogni giorno gli veniva richiesta la sua opinione su argomenti relativi al movimento per la pace, e che piu' di una volta si senti' trattato con rispetto (11).
Poco dopo la Conferenza de L'Aja pero', la scena internazionale fu occupata dallo scoppio di una serie di guerre: la guerra boera (1900), la spedizione cinese (1902), la guerra russo-giapponese (1905), la crisi del Marocco (1906), ecc. Nel 1907 molte illusioni erano svanite e la partecipazione dei pacifisti alla seconda Conferenza de L'Aja fu limitata. Le notizie si potevano leggere sui giornali, senza bisogno di recarsi a L'Aja (12).
Bertha von Suttner tuttavia partecipo' nel 1902 alla costituzione dell'Istituto della pace di Monaco e del Museo della guerra e della pace di Lucerna, viaggio' in lungo e in largo e incontro' molti dei leader del tempo: Edoardo VII, la regina Guglielmina, Theodor Roosevelt, ecc. Sapeva che se voleva essere ascoltata, era necessario che si rivolgesse ai politici. Pertanto si servi' di tutta l'influenza di cui disponeva per attirare la loro attenzione verso la pace. Viaggio' molto negli Stati Uniti, dapprima nel 1904, e poi nel 1912, quando riusci' a parlare a piu' di ventimila persone in una serie di incontri in varie parti del paese. Aveva 69 anni, ed era mossa dal dovere che avvertiva di orientare l'opinione pubblica contro la guerra.
Bertha von Suttner possedeva di certo una mente politica, pragmatica e tattica, ed era conscia dell'impatto che i media possono avere sull'opinione pubblica. Sapeva anche che il movimento per la pace aveva bisogno di finanziamenti. Il suo stretto rapporto con Alfred Nobel, con il conte Gurowski e con Andrew Carnegie evidenzia questa sua consapevolezza. Come detto, si servi' di un fonografo a L'Aja, scrisse molti articoli per la sua rivista "Die Waffen nieder!", tenne conferenze in giro per l'Europa e negli Stati Uniti, e invito' i musicisti a scrivere una musica che fosse "semplice, ritmica, come la Marsigliese, o l'inno nazionale austriaco", poiche' "non sono i musicisti del conservatorio che vogliamo influenzare, ma i popoli" (13). Si impegno' anche perche' venisse prodotta una pittura che mostrasse gli orrori della guerra, in modo tale da scioccare il pubblico. A convincerla di questa importanza della pittura e delle immagini (14) fu il suo incontro con il pittore russo Vaseli Werestchaguine a Vienna. Ella tento' di acquisire la collaborazione di Werestchaguine a "Waffen nieder!". Fu K. W. Diefenbach, con il suo "Per Aspera ad Astra", a fornirle un contributo per la rivista (15).
E' interessante notare che dal 1909 in poi Bertha von Suttner si concentro' sulla produzione di immagini e film per propagandare la pace. La versione cinematografica del romanzo Die Waffen nieder!, appena prima dello scoppio della prima guerra mondiale, aveva anche lo scopo di dare impeto alla propaganda pacifista. Il film e' stato proiettato in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Bertha von Suttner presso le Nazioni Unite a Ginevra nel giugno 1993 (16). In quell'occasione si vide che il film era piuttosto statico e non produceva l'impatto emozionale generato dal testo originale (17).
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L'attualita' del messaggio di Bertha von Suttner
Molti movimenti femminili ricordano oggi Bertha von Suttner. Ma le donne possono effettivamente identificarsi con lei? La risposta e' complessa. Considerando le cose dal punto di vista di oggi, la personalita' di Bertha von Suttner occupa un posto speciale nel contesto delle donne del suo tempo. Non sostenne direttamente il movimento femminile, ma segui' le sue attivita' con interesse e le incoraggio' (18). Talvolta ebbe l'impressione che le donne non lavorassero per la pace in modo adeguato, e disapprovo' gli intrighi presenti in quei movimenti. Benche' molte donne la ammirassero, soprattutto nei paesi scandinavi, quando ricevette il Premio Nobel per la Pace e fece i suoi viaggi in giro per gli Stati Uniti, Bertha von Suttner era una donna che operava a titolo individuale, al di fuori dei movimenti femminili e al servizio di un movimento che le dava la liberta' e l'indipendenza di promuovere "Die Waffen nieder!" e l'ideologia pacifista.
Forse Bertha von Suttner era piu' una mente politica che pensava di non aver bisogno di guadagnare diritti politici poiche', in un certo senso, li possedeva gia', anche se in modo informale. Occupava una posizione privilegiata. Era accettata come unica donna in un mondo di uomini. Partecipava come gli uomini a molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja, ove aveva lo status speciale di giornalista, che aveva acquisito fondando la rivista "Die Waffen nieder!", che aveva anche lo scopo di appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace. L'aver iniziato la sua carriera di pacifista al Campidoglio di Roma, ove per la prima volta aveva tenuto un discorso, le conferi' il coraggio e probabilmente l'autostima e la fiducia. Da quel momento era diventata uno dei conferenzieri piu' famosi del suo tempo, riconosciuta come scrittrice di livello e leader pacifista.
Se esaminiamo i risultati di un sondaggio condotto da un quotidiano tedesco sui propri lettori del 1903, per verificare chi fosse la donna piu' famosa, troviamo che Bertha von Suttner risulto' prima, con 154 voti, seguita dalla regina Carmen Sylva di Romania (142), le attrici Sarah Bernardt (139) e Eleonora Duse (132), e la scrittrice austriaca Maria Ebner-Eschenbach (74) (19). Bertha von Suttner non aveva pero' solo ammiratori, ma anche molti nemici, che ne facevano il bersaglio di riviste e quotidiani: Bertha die Judin, Friedens Bertha, Friedens Furie! Ad esempio, l'allieva di Sigmund Freud, Helene Deutsch, ne fece un ritratto estremamente negativo: "Aggressiva, ambiziosa, Bertha von Suttner non si concede mai riposo, e non assomiglia all'immagine, che si potrebbe avere, di una dolce signora influenzata dalla pace che pratica; l'esame psicoanalitico della sua personalita' mostra che il suo lottare per la pace non e' altro che una reazione alla propria aggressivita'..." E la Deutsch continuava, argomentando che la von Suttner trascurava o non riconosceva la lotta delle altre donne, in particolare quelle aderenti al movimento socialista, come Rosa Luxemburg (20), cui Helene Deutsch era vicina.
Bertha von Suttner era presa dalla sua missione di pace e fino alla fine della sua vita continuo' a scrivere e a tenere conferenze. Addirittura col passare degli anni il suo impegno aumento'. Dopo la morte del marito, avvenuta il 10 dicembre 1902, le sue attivita' pacifiste si intensificarono. Nel testamento Arthur Gundaccar von Suttner le chiedeva di "contribuire, nei limiti delle sue forze, a migliorare il mondo, a partecipare alla lotta per il bene, a far risplendere, inestinguibile, la torcia della verita'" (21).
Cosi' Bertha von Suttner continuava a scrivere instancabilmente, cercando di anticipare il futuro e di trasmettere il suo pensiero e il suo messaggio alla posterita': "E' agli esseri umani che ancora devono nascere che si indirizza il lavoro di noi che moriremo tra non molto. A loro affidiamo la nostra anima. Nascituri te salutant" (22).
Bertha von Suttner e' di fatto un personaggio che sfugge ad ogni classificazione. Vi sono un centinaio di descrizioni della sua vita, che ha attratto l'attenzione di eminenti storici e scrittori. La mostra organizzata dal Ministero degli Affari Esteri austriaco in occasione dei cento anni del conferimento del Premio Nobel per la Pace, rappresenta dettagliatamente la vita della donna che viene ricordata oggi.
L'aspetto che forse piu' colpisce quando si esamina la sua vita, e' come i contemporanei reagirono nei suoi confronti. Nessuno rimaneva indifferente. Chi la incontrava, provava subito un senso di rispetto. Gli uomini della sua cerchia - un'elite di pacifisti europei, tra cui generali, diplomatici e parlamentari - l'ammiravano molto. I gruppi socialisti la rifiutavano, vedendo in lei il leader di un movimento che anch'essi avrebbero voluto inglobare, quello dei pacifisti; i socialisti tuttavia sottolineavano che per raggiungere la pace era necessario innanzitutto realizzare cambiamenti sociali, di cui la von Suttner non teneva conto. Ella si identificava intellettualmente piu' con il positivismo e con il progresso della natura umana, che non con le teorie rivoluzionarie. Cio' spiega forse perche' enfatizzasse le qualita' di umanita', di abnegazione, e la convinzione di stare lottando per la giustizia e la cultura. Il suo approccio mostra chiaramente quali fossero le sue priorita', cioe' prima il disarmo, poi il miglioramento delle condizioni sociali: "Noi non diciamo che debba accadere questo o quello, o che questa o quella classe debba prendere il potere, e cosi' la guerra scomparira' sicuramente, o magari spontaneamente; diciamo invece: prima bisogna liberare il mondo dalla minaccia della guerra e della corsa agli armamenti, poi si potranno risolvere piu' facilmente ed equamente le altre questioni sociali" (23).
Probabilmente la sua opinione non era sbagliata. Il disarmo potrebbe portare anche ad una migliore distribuzione del benessere all'interno della societa' e a meno miseria, meno fame, meno analfabetismo.
Riformista moderata, accentro' la sua attenzione sulla strategia e suoi metodi per raggiungere la pace: disarmo, limitazione delle armi, arbitrato e federazione tra stati, cooperazione e sviluppo, anziche' sfruttamento: queste erano le vie secondo Bertha von Suttner per ottenere la pace.
Cosa farebbe oggi Bertha von Suttner?
Probabilmente difenderebbe le stesse cause di allora, ma vi includerebbe lo sviluppo di una cultura di pace e di nonviolenza, la difesa dei diritti umani, la limitazione delle armi e il controllo delle armi leggere, la sicurezza umana e altri aspetti del dibattito attuale. Sarebbe a favore dell'Agenda per il Millennio delle Nazioni Unite, ne sosterrebbe le idee, si opporrebbe agli stereotipi e all'odio, a favore della giustizia sociale e della pace.
Cosa direbbe oggi Bertha von Suttner?
Non arrendetevi! Mantenetevi saldi sulle vostre idee e lavorate duramente, piu' che potete, per farle vivere.
Direbbe che l'idea dell'Europa e' necessaria, ma non sufficiente, poiche' tutte le persone sono legate dalla stessa consapevolezza di appartenere ad una medesima umanita'. Bertha von Suttner vedeva la pace del mondo minacciata da molti pericoli, tra cui quello dell'americanizzazione globale: "un fenomeno ravvisato da alcuni dei nostri contemporanei piu' perspicaci. Qual e' la necessita' per gli uni di essere assorbiti dagli altri? Non e' meglio che le culture si compenetrino l'un l'altra e che si viva insieme, dopo aver realizzato un'unita' al maggior livello possibile? Questo e' lo scopo della societa' umana che lavora per il progresso" (24).
Pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 24 giugno 1914, lo scrittore Stefan Zweig la incontro' per le strade di Vienna. Lei lo supplico' di fare qualcosa per prevenire lo scoppio della guerra (25).
La vecchia baronessa von Suttner aveva sicuramente ragione. I suoi ultimi giorni furono senza dubbio tragici. Malata di cancro, sentiva probabilmente l'urgenza di agire di nuovo per prevenire lo scoppio di una guerra imminente. "Giu' le armi!", lo slogan del suo attivismo pacifico si rivelo' una missione impossibile da compiersi in un contesto nazionalistico, militarista e imperialista. Poco prima della sua morte aveva gia' previsto che le nuove guerre sarebbero state piu' distruttive che mai...
Nell'aprile del 1918 Stefan Zweig, che in qualche modo avvertiva l'obbligo morale di sostenere il testamento pacifista di Bertha von Suttner, tenne un discorso al Congresso Internazionale delle Donne a Berna. A proposito di Die Waffen nieder! disse: "La sua vita dimostra che lei viveva con coerenza la sua convinzione e che la sua convinzione era la sua vita" (26).
Era una donna animata da una sola idea, in definitiva, ma per essa lavoro' instancabilmente.
Gli archivi della Lega delle Nazioni presso la sede della Nazioni Unite di Ginevra, custodiscono il suo prezioso testamento, una delle piu' prestigiose fonti per la storia della pace prima dello scoppio della guerra nel 1914: la corrispondenza, i diari, i romanzi, le riviste e la collezione Suttner/Fried, cui vanno aggiunti gli archivi del Bureau international de la paix, di cui Bertha von Suttner era presidente onorario, e per la cui esistenza combatte' con grande energia.
E' responsabilita' di tutti noi, funzionari internazionali, diplomatici, studiosi e cittadini, di mantenere viva la memoria di coloro che operano per il bene comune e il futuro dell'umanita'. E' responsabilita' nostra sviluppare strategie per promuovere e difendere la pace in tutto il mondo. Come ha scritto il Ministro degli Affari Esteri austriaco Ursula Plasnik: "Bertha von Suttner non e' vissuta abbastanza a lungo per essere testimone delle guerre del XX secolo. Noi che sappiamo quali esperienze terribili siano state questi conflitti, abbiamo il dovere di ricordare e di continuare l'opera della sua vita" (27).
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Note
1. Questo testo trae ispirazione da due conferenze tenute dall'autrice all'inaugurazione della mostra Bertha von Suttner, una vita per la pace, organizzate dal Ministero degli Affari Esteri austriaco, per celebrare il centesimo anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Pace a Bertha von Suttner: la prima presso l'Universita' di Udine, a Palazzo Antonini, inaugurata il 13 aprile 2005, e la seconda presso la sede dell'Onu a Ginevra, sotto gli auspici della Missione austriaca e di altre missioni permanenti, aperta il 6 dicembre 2005.
2. B. v. Suttner, Memoirs of Bertha von Suttner, vol. I, Boston-London, Ginn and Co. 1910, p. 3.
3. Si veda il libro di C. Goetz, Die Rebellin Bertha von Suttner: Botschaften fuer unsere Zeit, Elsdorf,  Klein und Elsinger 1996.
4. B. v. Suttner, Memoirs, op. cit., pp. 134-135.
5. Per il periodo trascorso da Bertha von Suttner nel Caucaso, si veda M. Enichlmair, Abenteuerin Bertha von Suttner. Die unbekannten Georgien-Jahre 1876 bis 1885, Wien, Roessner 2005, pp. 111-112.
6. Citazione di G. Moch in: Baronne de Suttner, Bas les armes! con una prefazione di M. G. Moch, Paris, Charpentier 1908, p. II.
7. Cfr. R. Braker , Weapons of Women Writers. Bertha von Suttner's Die Waffen Nieder! as Political Literature in the Tradition of Harriet Beecher Stowe's Uncle Tom's Cabin, "Austrian Culture", vol. 16, New York, Peter Lang 1995.
8. Il romanzo e' stato appena tradotto in giapponese da Kazuyo Yamane et al., Yokohama New Town, Kochi City.
9. Autobiography of Andrew Dickson White, vol. II, New York, The Century 1905, p. 260.
10. Kongelige Bibliotek, Copenhague, Frederik Bajer papers, von Suttner to Bajer, 30 marzo 1899.
11. F. Moscheles, "Impression at The Hague", in A History of the Peace Conference at the Hague, London, Alexander,  p. 11.
12. IPB, Suttner/Fried correspondance (S/F), Moch to Fried, 13 luglio 1907.
13. Bajer Papers, von Suttner to Bajer, 3 settemre 1900.
14. B. v. Suttner, Memoiren von Bertha von Suttner, Stuttgart, Deutscher Verlag 1909, pp. 280-286.
15. Die Waffen nieder, 1893, p. 94.
16. Die Waffen nieder. Bas les armes. Lay down your Arms. Bertha von Suttner (1843-1914) and other Women in Pursuit of Peace. Geneva, United Nations 1993.
17. Si tratta di un film prodotto dalla Nordisk Films e diretto da Dane Holge Madsen. E' reperibile presso il Danish Film Museum.
18. Si veda il suo articolo: Die Friedensbewegung und die Frauen, in "Die Waffen nieder! Monatschrift zur Forderung der Friedensbewegung", IV Jahrgang, 1895, pp. 254-257.
19. "La paix par le droit", n. 8-9,  August-September 1903, pp. 366-367.
20. H. Deutsch, Autobiographie, Paris, Mercure de France 1986, pp. 128-129.
21. "Extrait du testament d'A. Gundaccar de Suttner", in Baronne de Suttner, Lettres a' un mort, Geneve-Paris, Atar.
22. Ibid., p. 184.
23. Bertha von Suttner und der Kampf um die Vermeidung des Weltkrieges, I, Zuerich 1917, pp.  19-20, citato in A. Schou, The Peace Prize, Stockholm, Nobel Foundation 1950, p. 20.
24. Extrait du testament, op. cit., ibid., p. 175.
25. S. Zweig, Le monde de hier. Souvenirs d'un Europeen, Paris, Belfond 1982, p. 248.
26. B. v. Suttner. Katalog der Sonderaustellung im historischen Museum der Stadt Wien, Wien, Neues Rathaus 1950, p. 20.
27. Ein Leben fuer den Frieden. A Life for Peace, Austrian Museum for Economic and Social Affairs 2005, introduction.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 266 del 23 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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