[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 234



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 234 del 22 agosto 2023

In questo numero:
1. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
2. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Adriana Chemello: Tina Anselmi, partigiana della democrazia

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

2. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. RITRATTI. ADRIANA CHEMELLO: TINA ANSELMI, PARTIGIANA DELLA DEMOCRAZIA
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 25 luglio 2021]

Premessa
L’appuntamento di questo mese della nostra rubrica "Dalla parte di Lei" e' ancora dedicato a Tina Anselmi come vi abbiamo anticipato l'ultimo lunedi' di giugno raccontando Tina da Presidente della commissione d'inchiesta sulla loggia segreta massonica P2. Una donna importante della politica italiana della prima Repubblica. Ha fatto tanto per questo Paese e, in particolare, per l'emancipazione e la liberta' di tutte le donne. Una donna che e' stata partigiana, "Gabriella" il suo nome in codice. La prima donna ministro, protagonista generosa appassionata intelligente di anni straordinari ma anche terribili. Ve la raccontiamo attraverso sue testimonianze dirette, utilizzando in parte un libro-intervista curato da Anna Vinci uscito nel 2016, e il dialogo con una immaginaria nipotina a cui Tina Anselmi racconta la sua Resistenza.
Adriana Chemello e' stata docente di Letteratura Italiana e Letteratura e studi di genere presso il Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'Universita' di Padova. Fa parte della Societa' Italiana delle Letterate, di cui e' stata anche presidente; collabora con diverse riviste tra cui "Leggendaria".
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Tina Anselmi nasce il 25 marzo del 1927 a Castelfranco Veneto (TV), da Norma Ongarato e Ferruccio, una famiglia di origini contadine e di fede cattolica, dove il padre, per le sue idee socialiste, e' spesso preso di mira dai fascisti locali. Tina respira in famiglia un'avversione, seppur tacita, verso il nazifascismo. Figura chiave e' per lei la nonna materna Maria Bendo, una donna forte con alle spalle una vita difficile. Adolescente, si interroga assieme alla sorella Isa sull'improvviso allontanamento dalla scuola di due loro coetanee, dai nomi esotici ed affascinanti, Esther e Ruth, escluse dalle aule scolastiche in seguito alle leggi razziali del 1938. Si meravigliano della risposta della domestica che spiega l'assenza dalla scuola "perche' sono ebree", e ingenuamente commentano: "non sara' mica una malattia infettiva essere ebree".
Per un breve periodo si trasferisce con la madre e una zia in Piemonte. Al suo rientro in Veneto frequenta il Ginnasio a Castelfranco e poi l'Istituto magistrale a Bassano del Grappa. Negli stessi anni si avvicina alla Gioventu' femminile dell'Azione cattolica che risulta essere un incontro determinante per la sua formazione.
Tina e' una studentessa diciassettenne dell'Istituto magistrale quando il 26 settembre 1944 viene costretta con i suoi compagni di classe ad assistere, dopo un furioso rastrellamento tedesco nella zona, all'impiccagione di 31 giovani antifascisti lungo un viale alberato di Bassano. Tina non dimentichera' mai, come ha raccontato Monica Andolfatto lo scorso 25 aprile per "Articolo 21".
Una scena terribile, che suscita in lei una risposta immediata: non si puo' restare spettatori della violenza dei nazifascisti senza tradire i valori della liberta' e della pace. Di fronte alla morte di quei giovani, Tina non si lascia intimidire, non sceglie di rifugiarsi nella paura, ma sceglie i monti e la bicicletta della staffetta. Non a caso il suo racconto autobiografico prende sempre le mosse dall'esperienza di staffetta partigiana, che si rivelera' una preziosa fonte di insegnamenti, una vera e propria scuola di vita: quella e il successivo impegno a sostegno delle operaie delle filande in Veneto, la porteranno a maturare l'interesse per l'attivita' politica, in particolare per le questioni femminili e sociali.
Il cattolicesimo popolare della madre e della nonna, l'antifascismo militante del padre e l'umanita' di alcuni sacerdoti con i quali era entrata in contatto, perche' avevano costruito una rete di aiuto ai partigiani, costituiscono la spinta ad avvicinarsi e ad entrare nella Resistenza.
Viene introdotta da Marcella Dallan, socia della Gioventu' Femminile dell'Azione Cattolica, nel battaglione "Bruno Lorenzoni" e prende il nome di battaglia Gabriella, ispirandosi all'Arcangelo Gabriele che, secondo la tradizione cristiana, e' il protettore dei messaggeri e quindi in senso lato anche delle "staffette" partigiane che portano messaggi di pace. In quegli anni conosce Domenico Sartor che sara' poi eletto nella Costituente e viene in contatto con diversi intellettuali anche francesi.
In un libretto dal titolo La Gabriella in bicicletta. La mia Resistenza raccontata ai ragazzi (con Introduzione di Laura Boldrini, S. Cesario di Lecce, Manni, 2019), Tina racconta ad una immaginaria nipote la sua esperienza partigiana, e sottolinea che: "le donne nella guerra partigiana sono state fondamentali. Io dico che la qualita' della politica sarebbe migliore se ci fossero piu' donne accanto agli uomini a gestire i problemi del Paese". Alla domanda se c'erano molte donne nella Resistenza, Tina risponde: "Abbiamo affermato questo valore della pace che si coglie leggendo le lettere dei condannati a morte, non c'e' l'odio, non c'e' una volonta' di vendetta, di rivalsa. Quando noi abbiamo combattuto con le forze partigiane abbiamo combattuto per conquistare la pace". E aggiunge: "Dobbiamo non perdere la memoria di quello che e' avvenuto, di quello che abbiamo pagato perche' la storia si ripete, non c'e' niente e nessuno che ci possa salvare quel giorno in cui noi questa storia la tradissimo proprio nella memoria".
Gli anni della Resistenza sono quelli in cui si confronta con la condizione operaia, in particolare la condizione delle donne operaie e comincia a prendere forma il suo impegno sindacale. Conosce, tra gli altri, Monsignor Luigi Piovesana, teorico della dottrina sociale della Chiesa.
Dopo la Liberazione, decide di frequentare l'Universita' e si iscrive alla facolta' di lettere dell'Universita' cattolica del Sacro Cuore a Milano.
Con il diritto di voto che le donne esercitano per la prima volta in occasione del referendum istituzionale e dell'elezione dell'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946, si intravede per la prima volta una coralita' femminile sulla scena pubblica con l'elezione delle "21 madri costituenti" che prefigurano una cittadinanza politica attiva anche per le donne.
Tina partecipa attivamente al referendum Monarchia/Repubblica e alle elezioni per la Costituente, schierandosi con la Democrazia Cristiana. Cerca di convincere le donne venete ad andare a votare, anche se lei, per ragioni anagrafiche, non avra' la soddisfazione di esercitare questo diritto.
Gia' dal dicembre 1944 si iscrive alla DC ed esercita la sua cittadinanza attiva, impegnandosi soprattutto sulla questione femminile, a cui affianca una particolare attenzione ai problemi del lavoro, soprattutto quello delle donne. Si impegna nell'attivita' sindacale per la CGIL unitaria prima e, dal 1950, per la CISL. I suoi ambiti d'azione sono soprattutto il tessile e l'istruzione, in un territorio, quello veneto, ancora profondamente contadino e con ampie sacche di disoccupazione.
Continua il suo impegno sindacale fino al 1955, quando abbandona sia l'insegnamento che il lavoro nel sindacato per dedicarsi a tempo pieno alla politica. Nel 1958 viene eletta delegata nazionale delle giovani donne della DC e, in tale veste, partecipa al dibattito nazionale sulla legge Merlin, spostandosi sempre piu' spesso dal suo Veneto verso Roma.
Nel libro intervista curato da Anna Vinci, Storia di una passione politica (prefazione Dacia Maraini, Milano, Sperling & Kupfer, 2016) Tina Anselmi narra la sua scelta di scendere in campo e di mettersi nel mondo. Sulla scena pubblica la sua figura ha due punti di forza irrinunciabili: un impegno civile maturato e cresciuto nei durissimi mesi della lotta per la liberazione e per la difesa dei valori democratici di liberta' e giustizia; e l'infaticabile lavoro politico del primo Ministro-donna a favore delle donne, che diventa quasi la sua missione etica.
La sua e' una figura politica di primo piano nella storia dell'Italia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta: straordinari e terribili insieme.
Il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro: l'atto piu' grave dal punto vista umano e di attacco alla nostra Repubblica. Una prova drammatica per Tina Anselmi: perche' era stata allieva e anche amica di Aldo Moro; perche' venne chiamata a fare da tramite tra la famiglia e la Democrazia Cristiana. Accettera' forse anche per questo l'incarico di presiedere la Commissione d'inchiesta sulla P2 (affidatole il 23 settembre del 1981 da Nilde Iotti Presidente della Camera dei Deputati d'accordo con Sandro Pertini Presidente della Repubblica. Si veda "Tina Anselmi Una donna senza macchia e senza paura" pubblicato lunedi' 26 giugno us).
Passata agli Annali della storia come la prima donna italiana chiamata a fare il Ministro, dopo 836 ministri uomini che si erano avvicendati in trentasei governi della Repubblica, le viene affidato il Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale nel terzo governo Andreotti. Presta giuramento il 30 luglio 1976, davanti al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, e da quel momento scrive pagine importantissime soprattutto per la storia delle donne e per il miglioramento delle loro condizioni di vita. Possiamo dire che la sua azione politica, nutrita di impegno civile e di passione etica, attenta soprattutto ai problemi sociali, condotta con una profonda fedelta' ai propri valori e al suo essere donna, ha lasciato alle donne italiane una grande eredita' da far fruttare.
Viene eletta alla Camera dei Deputati per la prima volta il 19 maggio 1968. Ci rimarra' per ben sei legislature fino al 1992, quando si ritira definitivamente dalla vita parlamentare.
In Parlamento si impegna fin da subito nelle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanita', Affari sociali. Dal 1974 al 1976 e' nominata sottosegretaria al Lavoro in tre successivi governi. Il decennio 1970-1980 e' quello in cui raggiunge l'apice del suo impegno parlamentare e di governo. E' impegnata ad affrontare i nodi cruciali della questione femminile, a partire dal referendum sul divorzio del maggio 1974, quando si trova a vivere una profonda lacerazione tra l'appartenenza ad un partito d'ispirazione cattolica, contrario al divorzio, e il suo essere donna.
Ma e' il 1975 l'anno che la proietta su uno scenario internazionale, quando guida la delegazione italiana alla World Conference on Women, promossa dall'ONU e tenutasi a Citta' del Messico dal 19 giugno al 2 luglio, nell'anno che la stessa ONU aveva proclamato International Women's Year, ad apertura del decennio 1975/1985 dedicato alle donne.
Il 27 febbraio 1975, prima di partire per Citta' del Messico, nell'ambito delle manifestazioni promosse dal Comitato Italiano per l'Anno della Donna, di cui era Presidente, Tina Anselmi tiene una conferenza a Roma presso il Centro italiano di studi per la conciliazione internazionale, in cui spiega gli scopi dell'iniziativa dell'ONU, richiamando direttamente il problema della condizione femminile in Italia. Per Anselmi, il riconoscimento del diritto di voto alle donne ha rappresentato la pietra miliare per il "ritorno dell'Italia alla democrazia". Ribadisce che la condizione femminile e la questione del lavoro sono strettamente interconnesse, come si evidenzia dalla "scarsita' di dirigenza femminile in settori che interessano particolarmente la donna", nella fattispecie la scuola e il settore tessile. Nel discorso che riecheggia la lunga attivita' di sindacalista tra le donne venete, denuncia la "poco numerosa presenza della donna ai livelli decisionali", e rimarca un profondo sbilanciamento nelle rappresentanze: "Come controparte, anche stasera, quando andro' via di qua, ho quasi sempre uomini, anche quando si tratta di gestire realta' di lavoro largamente femminili". Nel contempo Anselmi sottolinea con un certo orgoglio i meriti della legislazione italiana impegnata ad eliminare la discriminazione tra uomo e donna. In quel discorso riaffiorano i sigilli autobiografici del suo impegno dirigenziale nella DC: la legge Merlin, la lotta all'analfabetismo femminile, al lavoro a domicilio, fino al diritto di famiglia, allora in discussione in Parlamento. Quel discorso sintetizza con lucidita' il programma della futura Ministra del Lavoro, consapevole che la questione femminile non puo' essere ridotta a "questione di donna", bensi' deve coinvolgere "la responsabilita' di tutta la societa'".
E' su queste premesse che il 21 gennaio 1977, il Ministro del Lavoro Tina Anselmi presenta la legge sulla parita' di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro (legge 903/1977), facendo riferimento a due direttive della Comunita' Economica Europea, rispettivamente del 10 febbraio 1975 e del 9 febbraio 1976. Una legge che ha tre capisaldi: la centralita' della questione femminile, il contesto europeo e il richiamo alla Carta costituzionale che sancisce il "principio di perfetta eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso", meglio esplicitato nell'art. 4 ("diritto al lavoro") e nell'art. 37 ("la donna lavoratrice"). Presentando alla Camera il suo progetto di legge, Anselmi descrive uno spaccato realistico del mondo del lavoro femminile che conosce bene per averne condiviso a lungo speranze e disillusioni. Infatti la legge non si occupa solo di lavoro, bensi' prefigura tutti quei servizi sociali "atti a migliorare la qualita' della vita" e a "consentire una reale conciliazione tra compiti familiari e quelli di lavoro", vale a dire il riconoscimento del lavoro di cura svolto dalla donna.
In tutte le leggi a cui lega il suo nome, Tina Anselmi porta il bagaglio della propria esperienza personale, associato alla convinzione che "la democrazia non e' un sistema politico in cui ci si adagia: dobbiamo sceglierla ogni giorno". Pensiamo alla legge 194/1978 sul "valore sociale della maternita' e l'interruzione volontaria di gravidanza", che reca la sua firma come Ministro della Sanita', mostrando un alto senso delle istituzioni e un profondo rispetto per la laicita' dello Stato. Altra legge inscindibilmente legata a lei e' la 833/1978 che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale e, nello stesso anno, la famosa legge Basaglia (la 180/1978) sulla chiusura dei manicomi/carcere, con le "Norme per accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori per le malattie mentali". Ma non dimentichiamo che fu tra le proponenti della "clausola di genere" nelle leggi elettorali, in vario modo declinata, a partire dal 1993, che segno' un aumento della presenza femminile negli scranni del Parlamento.
A pochi giorni dalla scomparsa (era mancata il primo novembre 2016), Pia Elda Locatelli la ricorda alla Camera come "esempio concreto di come le donne in politica possano fare la differenza".
Le donne elette in Parlamento in quel decennio "rivoluzionario" (1970-1980), che segno' una svolta epocale per la storia della nostra Repubblica, pur non molto numerose, hanno saputo fare la differenza, stabilendo una relazione virtuosa tra le donne nelle istituzioni, superando le rigidita' e gli steccati dei partiti tenacemente diretti da uomini. Ma le parlamentari di quegli anni, pur con le asprezze e le conflittualita' che a tratti ne caratterizzarono i rapporti, hanno saputo ascoltare e accogliere le sollecitazioni provenienti dai movimenti femminili e femministi che, per la prima volta nella storia, riempivano le piazze d'Italia, dando un contribuito, anch'esso determinante, alla conquista di questa legislazione.
Concludiamo con un pensiero di Tina Anselmi che oltre ad essere condivisibile e' un invito forte, un'apertura verso il futuro e la speranza: "La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia e' un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilita' di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non e' solo libere elezioni, non e' solo progresso economico. E' giustizia, e' rispetto della dignita' umana, dei diritti delle donne. E' tranquillita' per i vecchi e speranza per i figli. E' pace".
Nella titolazione di questo contributo abbiamo intenzionalmente ripreso il titolo del convegno organizzato dalla Fondazione "Nilde Iotti", il 26 ottobre 2017, ad un anno dalla sua scomparsa: Tina Anselmi Partigiana della democrazia, che sintetizza con efficacia l'immagine pubblica di questa "madre della Repubblica".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 234 del 22 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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