[Nonviolenza] Telegrammi. 4934



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4934 del 22 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Alessio Paternesi
2. Nicoletta Dosio: Carcere assassino
3. Elena Basile: La Nato lavora per Biden contro Europa e Ucraina
4. Alessandro Marescotti: L'elmo di Scipio e quello di Zelensky
5. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
6. Una lettera aperta al Segretario generale delle Nazioni Unite affinche' chieda al Presidente degli Stati Uniti d'America di restituire la liberta' a Leonard Peltier
7. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
8. Una minima notizia su Leonard Peltier
9. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
10. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
11. Omero Dellistorti: Il professor Burcardo
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. LUTTI. ALESSIO PATERNESI

E' deceduto Alessio Paternesi, illustre pittore e scultore.
Ai familiari le nostre condoglianze.

2. L'ORA. NICOLETTA DOSIO: CARCERE ASSASSINO
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo]

In carcere si muore e non e' solo una metafora per dire la non-vita di quel non-luogo: si muore concretamente, suicidati dal carcere.
Susan, quarantatre anni, deceduta nella notte di ieri, dopo un mese di digiuno durante il quale chiedeva invano di poter rivedere il piccolo figlio.
Azzurra, 28 anni, affetta da problemi psichiatrici, trovata impiccata in cella, ieri pomeriggio.
Entrambe erano recluse al Lorusso Cutugno di Torino, una da poco piu' di un mese, l'altra da alcuni giorni. Con loro il numero dei suicidi nelle carceri italiane nei primi otto mesi del 2023 sale a quarantatre, sedici tra giugno e agosto.
Occupavano due celle di quello che viene pomposamente definito "Reparto di articolazione tutela salute mentale". In realta' si tratta di due squallide celle, le prime della sezione Nuove Giunte, che differiscono dalle altre solo perche' piu' disadorne, illuminate giorno e notte, sotto l'occhio insonne della telecamera.
Di tutela della salute mentale non c'e' neanche l'ombra... caso mai e' vero il contrario: non solo non esiste personale specializzato, ma, rispetto al resto della sezione, aumenta l'isolamento, l'impossibilita' di socializzare, il controllo poliziesco, il vuoto pesante di un tempo che non passa mai e l'angoscia che sale con la precarieta' del futuro.
Il carcere non solo non cura la malattia mentale, ma la crea e la alimenta.
La notizia di queste morti rimbalza sui giornali e mette in moto il rimpallo delle responsabilita', insieme alle dichiarazioni di impotenza. I sindacati delle guardie carcerarie chiedono piu' agenti, la direzione si giustifica col sovraffollamento e la precarieta' delle strutture.
Quanto ai garanti dei diritti dei detenuti, la garante comunale si lagna che "Nessuno ci aveva informati". E il garante regionale e' ancor piu' sintetico...
In realta', nella maggior parte dei casi, a garantire il rispetto minimo dei diritti e ad ottenere qualche miglioramento della condizione carceraria sono, come sempre, le lotte dei detenuti, mentre i garanti, piu' che una presenza concreta, sono un ufficio del palazzo comunale e regionale...
Oggi, insieme al ministro della Giustizia Nordio, giunto in visita alle Vallette, c'erano tutti. Il succo dei colloqui e' stato esposto in conferenza stampa. Promesse generiche di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, con progetti fumosi, nel cui orizzonte non entrano indulti ne' amnistie, caso mai la separazione tra detenuti piu' e meno pericolosi con l'utilizzo di strutture quali le caserme dismesse: dunque non l'alternativa al carcere, ma il carcere diffuso...
Se c'era qualche timore di inchieste, il ministro ha contribuito a fugare le preoccupazioni dei responsabili. "La mia non e' un'ispezione, ma una manifestazione di vicinanza del ministro e del suo staff in questo momento di dolore, ma anche di vicinanza alla direzione e alla polizia penitenziaria...".
Loro, le vere vittime, i dannati della terra e le ragioni per cui qui "si vive o si muore per un si' o per un no" sono rinchiusi piu' in la', nei gironi interni della prigione.
Mentre negli uffici della direzione si scattano le fotografie di rito, ai blocchi di detenzione si alza la protesta: fischi, grida, battitura delle sbarre e dei blindi... L'umanità reclusa urla rabbia e dolore, l'invivibilita' delle celle sovraffollate, la sete d'aria libera, il sopruso quotidiano di un mondo senza giustizia, il bisogno di dignita' e l'angoscia del dopo, di un fuori che si preannuncia come ostile e inospitale.
Sono loro la voce di Susan, Azzurra, Graziana, Antonio, Denys...
Il carcere uccide anche la speranza.
Eppure la soluzione opposta al carcere esiste ed e' la giustizia sociale, quella che renderebbe il mondo piu' bello, piu' vivibile per tutti.
Questo non e' il sogno. E' la meta.

3. L'ORA. ELENA BASILE: LA NATO LAVORA PER BIDEN CONTRO EUROPA E UCRAINA
[Dal "Fatto quotidiano" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 17 agosto 2023]

Si vorrebbero mantenere toni umili e moderati quando si scrive di politica internazionale. Purtroppo l'indignazione gioca brutti scherzi. Se si guarda alle vittime dei conflitti, la violenza verbale che fu del Cristo quando scacciava i farisei dal tempio puo' prendere il sopravvento.
Il vertice di Gedda viene celebrato come un passo avanti per la pace. Sarebbe una vittoria dell'Occidente che, pur non invitando la Russia, e' riuscita a ottenere la presenza cinese accanto a quella dei Paesi emergenti alla riunione internazionale presieduta dal mandante del delitto Khashoggi, il principe saudita Mohamed Bin Salman.
Mentre i giovani ucraini continuano a morire in una controffensiva che persino gli americani giudicano debole, Zelensky lancia da Gedda un nuovo ultimatum alla Russia. La pace giusta contempla il ritiro di Mosca da tutti i territori occupati. Alcuni giornali riportano il tweet del consigliere diplomatico della Meloni, come se il bravo e simpatico Francesco Talo' avesse una qualche possibilita' di influenzare la politica della Presidente del Consiglio, ridotta a una brutta e zelante imitazione di quella Nato. "L'Italia sostiene l'Ucraina nella ricerca della pace giusta". Parole vuote di senso. Quale e' la pace giusta? Quella unilaterale e parziale di una delle parti in conflitto. Quindi la pace e' possibile solo con la sconfitta militare della Russia. A che pro quindi il vertice di Gedda? Lasciamo ai fratelli Marx la risposta. A Gedda non c'e' stata diplomazia, ma soltanto uno spettacolo ridicolo che ha permesso alla Nato e ai suoi membri di ripetere vuoti slogan.
La Cina ha partecipato per sottolineare la fine del monopolio dei G7 e il protagonismo dei Paesi emergenti. Le migliori penne diplomatiche hanno insistito su un latente avvicinamento cinese all'Occidente dovuto all'abbandono dell'accordo sul grano da parte della Russia. Non vedo purtroppo alcun fondamento in questo nuovo sogno a occhi aperti della nostra stampa.
Pechino ha una civilta' millenaria, una storia e una cultura che impediscono le acrobazie tattiche e le politiche di breve corso occidentali. Al netto delle farneticazioni moralistiche della Nato, l'unica ipotesi di mediazione puo' derivare dai 12 punti cinesi, princìpi essenziali alla ricomposizione degli interessi. La sovranita' territoriale e politica di tutti gli Stati deve essere coniugata con un'applicazione equa senza doppi standard del Diritto Internazionale. La fine della mentalita' da guerra fredda implica l'accettazione degli interessi legittimi di sicurezza degli altri Stati. La sicurezza di uno Stato non puo' essere rafforzata a spese di un altro Stato. Il rafforzamento della sicurezza regionale non puo' essere ottenuto con l'avanzamento di blocchi militari. L'imposizione di sanzioni unilaterali e' illegittima. Questi i valori cui la Cina consiglia di fare riferimento per una piattaforma realistica di pace che permetta una nuova Architettura di Sicurezza Europea e una stabilizzazione del Pacifico. Gli altri punti elencati dai cinesi sono: rifiuto dell'utilizzo delle armi nucleari e garanzie di protezione delle centrali nucleari, applicazione del diritto umanitario e scambio di prigionieri, soluzioni, non strumentalizzazioni, per la crisi alimentare mondiale, sostegno al commercio e alla cooperazione internazionale.
L'Occidente tuttavia sembra abbia gia' scelto la fine della globalizzazione, il "decoupling" che penalizzera' le imprese europee. Si preferisce l'arroccamento del dollaro, il ripiegamento delle democrazie su se' stesse nella estrema difesa del potere egemonico Usa.
Ci si potrebbe ancora opporre alla prospettiva del muro coreano che sorgera' al centro dell'Europa, emblema della divisione del mondo in blocchi l'un contro l'altro armati. I dodici saggi punti cinesi sono il riferimento. La Russia a marzo si sarebbe accontentata del Donbass. Dopo le perdite subite e la minaccia sempre presente di un'Ucraina atlantica, non desistera' dall'obiettivo di arrivare a Odessa. L'Ucraina dimezzata, senza sbocco al mare potra' divenire membro Nato. Sara' posto in questo modo il sigillo alla seconda guerra fredda.
Il piano di pace potrebbe invece basarsi su: 1) neutralita' dell'Ucraina; 2) ritiro graduale delle sanzioni a cui corrispondera' la rinuncia di Mosca ad avanzare su Odessa, il ritiro a piccoli passi dai territori occupati e l'accettazione con necessarie garanzie internazionali dell'autonomia del Donbass; 3) riconoscimento della Crimea russa; 4) costruzione di un'architettura di sicurezza europea basata sull'indivisibilita' della sicurezza. Un ritorno ai principi di Helsinki.
L'Occidente al contrario sostiene la guerra fino all'ultimo ucraino. Alla fine Washington, forse in vista delle elezioni, porra' fine alle armi. Avra' raggiunto i suoi scopi: separazione di Mosca dall'Europa ormai vassalla, arroccamento dell'occidente a protezione del dollaro. Gli ucraini piangeranno i morti, il Paese dimezzato e distrutto.

4. L'ORA. ALESSANDRO MARESCOTTI: L'ELMO DI SCIPIO E QUELLO DI ZELENSKY
[Riceviamo e diffondiamo]

La guerra in Ucraina richiede una nuova acciaieria in Italia: diritti ambienti scavalcati dal "preminente interesse strategico nazionale" con il DL 104/2023.
*
Una norma del DL 104/2023 pone in secondo piano l'ambiente e affida ampi poteri a un commissario che potra' velocizzare, accentrare e semplificare la procedura autorizzativa. Anche a scapito dell'ambiente e dei diritti di partecipazione dei cittadini alla procedura autorizzativa.
E tutto questo perche'?
Perche' c'e' la guerra.
Perche' c'e' il patto di collaborazione militare ed economica fra Italia e Ucraina.
Infatti l'articolo n. 13 inserito nel DL 104/2023 e' un articolo da economia di guerra costruito attorno a due parole chiave: indifferibilita' e urgenza.
Tutto viene riscritto per fare presto senza avere tanti intralci, dagli ambientalisti ovviamente.
Venti anni di democrazia ambientale vengono divelti in nome della guerra.
Pensavate di usare la scienza per tutelare l'ambiente?
Pensavate di usare la democrazia anche nelle procedure autorizzative ambientali?
Vi sbagliate: non contate piu' nulla.
C'e' Zelensky che attende l'acciaio.
La sua grande azienda che non puo' piu' produrre in patria.
Noi siamo ora la sua nuova patria e gli forgiamo l'elmo.
Tutto filera' liscio in nome dell'indifferibilita' e dell'urgenza. Un commissario straordinario fara' da facilitatore e velocizzatore del progetto. Basta con i sorpassati diritti dei cittadini, con quelle leggi ambientali che fanno perdere tanto tempo in inutili discussioni. Occorre fare spazio a un'acciaieria ucraina (in collaborazione con un'azienda italiana) a San Giorgio Nogaro (Friuli Venezia Giulia) vicino alla laguna di Marano e Grado, aree di grande interesse naturalistico: ma gli ecologisti dovranno comprendere. Mica possono rivolgersi all'Europa, stiamo forgiando l'elmo per tutti. Stiamo andando verso la vittoria.
Questo progetto suscita preoccupazione per lo stravolgimento delle procedure autorizzative?
Semplifica tutto in nome dell'interesse nazionale?
Anche a scapito della tutela ambientale?
Signori, non si puo' avere tutto, siamo in guerra. Una guerra per la liberta' e la democrazia.
Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink

5. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
*
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

6. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE AFFINCHE' CHIEDA AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA DI RESTITUIRE LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER

Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Egregio Segretario generale delle Nazioni Unite,
lei certo conosce gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, da una commissione giuridica ad hoc delle Nazioni Unite.
Come e' noto, il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier e' in capo al Presidente degli Stati Uniti d'America, che puo' concedere la grazia presidenziale a tal fine.
Non vi e' dubbio, egregio Segretario generale delle Nazioni Unite, che una sua richiesta in tal senso non potrebbe essere ignorata dal Presidente Biden.
Le chiediamo quindi di intervenire presso il Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Voglia gradire distinti saluti,
Il Comitato viterbese per la liberazione di Leonard Peltier
Viterbo, 10 agosto 2023

7. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
*
Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
*
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

8. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

9. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

11. STORIE NOSTRE. OMERO DELLISTORTI: IL PROFESSOR BURCARDO

Il professor Burcardo era uno scienziato con una testa grossa cosi'.
Le sapeva tutte. Non c'era verso di batterlo. A spizzichino, a carambola, a bestia e biribissi, a morra e a dama. Vinceva sempre lui. A poker e allo schiaffo del soldato, a svejacitrulli e a volavolavola, a tutti i giochi, tutti i trucchi sapeva. Ci aveva una testa cosi'.
Ma la cosa che piu' gli piaceva, il gusto suo, erano le schedine. Al bar dicevano tutti che ci aveva fatto cosi' tanti soldi che aveva smesso di giocare e campava di rendita.
Doveva essere vero. Indovinava tutte le partite, sempre. E se gli chiedevi un consiglio ti diceva gratis i risultati di cinque o sei partite, solo cinque o sei perche' voleva che il resto della schedina te la facevi da te. Ma quei cinque o sei risultati erano sempre giusti.
Dicono che leggeva tutti i giornali sportivi, e che conosceva tutti i dirigenti, gli allenatori, i massaggiatori, i giocatori, i capi delle tifoserie, e gli telefonava la notte per sapere come stavano i giocatori, non le frescacce che dicono in televisione, ma come stavano per davvero. Non sbagliava un colpo.
Mo' vi dico come mori' il professor Burcardo.
Era una domenica pomeriggio al bar, e lui giocava a scacchi con uno di passaggio, e aveva gia' vinto cinque o sei partite, e ogni partita un cognacchino per uno, lui e quell'altro, cosi', tanto per gradire. A un certo punto quell'altro, che non era del paese e non lo sapeva chi era il professor Burcardo, si alzo' in piedi e disse: "Non e' possibile che perdo sempre, vuol dire che sei un baro della malora e al paese mio ai bari gli si fa la pelle". Detto fatto, tiro' fuori dalla saccoccia una rivoltella e sparo' cinque palle cinque nella testa del professor Burcardo, che mori' prima che si potesse dire ne' a ne' o.
Il professor Burcardo. Ci aveva una testa grossa cosi'.

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- James Baldwin, Dimmi da quanto e' partito il treno, Feltrinelli, Milano 1968, 1981, pp. 434.
- James Baldwin, La prossima volta, il fuoco, Feltrinelli, Milano 1964, 1968, pp. 128.
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Riedizioni
- Jhumpa Lahiri, L'interprete dei malanni, Guanda, Milano 2014, Rcs, Milano 2023, pp. 242, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4934 del 22 agosto 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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