[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 119



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 119 del 29 aprile 2023

In questo numero:
1. Il solo antifascismo e' la nonviolenza
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Giobbe Santabarbara: Breve una lettera alle persone amiche - e ad altre ancora - per chiedere loro una cosa
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Tre tesi
9. Ripetiamo ancora una volta...
10. "Gariwo": Wangari Maathai
11. "Gariwo": Francia Marquez
12. "Gariwo": Chico Mendes
13. "Gariwo": Phyllis Omido
14. "Gariwo": Vladimir Slivyak
15. "Gariwo": Dorothy Stang
16. Flavio Lotti: Affrettiamoci a fare la pace

1. LESSICO FONDAMENTALE. IL SOLO ANTIFASCISMO E' LA NONVIOLENZA

Sono due parole antifascismo e nonviolenza
che una stessa cosa significano.

Essendo il fascismo violenza
la nonviolenza e' l'antifascismo.

Chi non lo vede non sa cosa dice
chi non lo vede non sa cosa fa.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. GIOBBE SANTABARBARA: BREVE UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE - E AD ALTRE ANCORA - PER CHIEDERE LORO UNA COSA

Dico subito la cosa che vorrei chiedere a tutte e tutti voi: un nuovo o rinnovato impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Sono un vecchio militante che ricorda vividamente - ero allora assai giovane - l'occupazione di Alcatraz sul finire degli anni Sessanta, il "Sentiero dei trattati infranti" culminato nell'occupazione del Bureau of Indian Affairs nel 1972, e soprattutto l'occupazione e l'assedio di Wounded Knee del 1973. E' da allora che anch'io sento il dovere di sostenere la lotta delle popolazioni native nordamericane contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio di cui sono vittima (e con loro l'umanita' intera e l'intero mondo vivente) da parte del potere razzista, stragista, rapinatore e devastatore bianco. Lungo oltre mezzo secolo non ho saputo fare granche', se non impegnarmi qui in Italia in iniziative che credo siano state almeno coerenti con quella lotta, nella convinzione che tutto si tiene, che tutto e' collegato, o per dirla con una luminosa espressione Lakota: "Mitakuye Oyasin".
Sono stato un lettore di "Akwesasne Notes", la bella, indimenticabile rivista che negli anni '70-'90 fu primario strumento d'informazione su quelle lotte, su quelle esperienze di pensiero e azione. E credo sia stato attraverso "Akwesasne Notes" che conobbi la vicenda di Leonard Peltier. Successivamente, come molte altre persone, lessi il libro di Edda Scozza, quello di Peter Matthiessen e la sua autobiografia.
Da un paio d'anni il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo si sta particolarmente impegnando nella mobilitazione nonviolenta internazionale per la liberazione di Leonard Peltier, ed io con esso.
Leonard Peltier e' detenuto innocente ormai da 47 anni, e la sua salute e' gravemente deteriorata. Dal carcere ha continuato a lottare con gli strumenti della testimonianza e della parola, della poesia e dell'arte, per i diritti dei popoli oppressi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la Madre Terra.
Come e' noto la sua liberazione e' stata chiesta nel corso degli anni da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, come papa Francesco e il Dalai Lama, da istituzioni come il Parlamento Europeo, da associazioni umanitarie come Amnesty International, da milioni (si', milioni) di persone di tutto il mondo.
E come e' altrettanto noto la sua liberazione dipende unicamente dalla concessione della grazia presidenziale da parte del Presidente degli Stati Uniti d'America, a cui quotidianamente pervengono richieste a tal fine (tra le piu' recenti: quella della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu; quella unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti - il partito cui lo stesso Presidente Biden appartiene).
Dalla provincia italiana non si puo' fare molto, ma quel poco che si puo' fare va fatto.
Cosa chiedo dunque in concreto alle persone amiche - ed alle altre ancora - cui indirizzo questa lettera? Tre cose.
La prima, far conoscere la vicenda di Leonard Peltier e diffondere l'appello per la sua liberazione.
La seconda, scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
La terza, scrivere a Leonard Peltier e al comitato internazionale che lo sostiene, l'International Leonard Peltier Defense Committee, per esprimere loro il proprio sostegno.
Tutto qui.
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Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America: nel sito della Casa Bianca aprire la pagina attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Per scrivere a Leonard Peltier l'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521; trattandosi di un carcere di massima sicurezza possono essere inviate solo lettere postali, e nessun oggetto.
Per scrivere all'International Leonard Peltier Defense Committee: e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Grazie per l'attenzione, e un cordiale saluto da
Giobbe Santabarbara

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. TESTIMONI. "GARIWO": WANGARI MAATHAI
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Wangari Muta Maathai (1940-2011) la "signora degli alberi", voce simbolo della lotta per la pace.
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Wangari Muta Maathai, biologa, ambientalista e attivista politica keniota, nasce a Nyeri (Kenya) il primo aprile 1940.
Quando il Kenya era una colonia inglese, le figlie dei contadini Kikuyu non andavano a scuola. Un fratello di Wangari convinse pero' la madre a lasciare che lei frequentasse con lui le elementari del villaggio e un insegnante la raccomando' alla scuola primaria Santa Cecilia, un pensionato della missione cattolica di Nyeri. Wangari si converti' al cattolicesimo, all'esame delle medie fu prima della sua classe e ammessa al liceo Nostra Signora di Loreto, a Limuru, l'unico liceo femminile del Kenya. Dopo il diploma e grazie a borse di fondazioni statunitensi, frequenta il college di St. Scholastica e l'universita' di Pittsburgh, diventando la prima donna centroafricana a conseguire una Laurea in Scienze biologiche (1966) e a ottenere una cattedra in veterinaria all'Universita' di Nairobi.
Durante la giornata mondiale per l'ambiente del 1977, con altre donne pianta sette alberi in un parco appena fuori dalla capitale keniota: questi alberi formano la prima "cintura verde", che da' il nome al movimento ecologista Green Belt Movement. A partire dagli anni '80 Maathai promuove una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi ambientali e il disboscamento, facendo piantare in Kenya e in altri Paesi africani piu' di 30 milioni di alberi.
Il suo interesse si allarga poi ai diritti umani, in particolare di donne e bambini, e alla lotta per la democrazia e per una societa' multietnica. La sua azione contribuisce a sollevare l'attenzione nazionale e internazionale sull'oppressione politica in Kenya, incoraggiando soprattutto le donne africane a battersi per una vita migliore. Per la sua critica alla corruzione del regime keniota viene picchiata, diffamata e piu' volte imprigionata.
Nel 1997 diventa il simbolo di una possibile leadership femminile, candidandosi alle elezioni contro il presidente Daniel Toroitich Arap Moi. Nel 2002 viene eletta Ministro aggiunto all'Ambiente, alle Risorse naturali e alla Fauna, carica che ricoprira' fino al 2007. Attraverso una strategia fatta di educazione, pianificazione familiare, alimentazione consapevole e lotta alla corruzione, il Green Belt Movement apre la strada allo sviluppo a partire da tutti i livelli della societa'. Maathai diventa la voce simbolo delle migliori forze africane e della lotta per promuovere la pace e il benessere nel continente. Viene per questo insignita di numerosi premi internazionali, tra cui il Global 550 dell'ONU e il Goldman Environmental Award.
Nel 2004 e' la prima donna africana a vincere il Premio Nobel per la pace, per "il suo contributo allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla pace". Decide di festeggiarlo nel modo migliore che conosce: piantando un albero nella terra rossa della valle dominata dal Monte Kenya. Nel 2006 pubblica la sua autobiografia, Unbowed (trad. it. 2007 Solo il vento mi pieghera', Sperling & Kupfer). Malata di tumore, muore a Nairobi il 25 settembre 2011.
Dal 14 marzo 2019 a Wangari Maathai e' dedicata una targa al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.
Giardini che onorano Wangari Muta Maathai: Comunanza, Fiumicino - I.C. Porto Romano, Foggia - ISS Notarangelo-Rosati, Frattamaggiore - Liceo Miranda, Halabja, Milano - Monte Stella, Nichelino, Opera, Perugia, San Benedetto Val di Sambro.

11. TESTIMONI. "GARIWO": FRANCIA MARQUEZ
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Francia Marquez (1981) attivista ambientale e leader delle comunita' afro-colombiane.
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Francia Elena Marquez Mina nasce nel 1981 a Suarez, nel nord del dipartimento del Cauca, in Colombia. Ha quindici anni quando decide di unirsi alle proteste contro il governo colombiano che programmava di spostare il fiume Ovejas verso la diga Salvajina. Il mega-progetto avrebbe avuto un impatto negativo sul territorio ancestrale appartenente alle comunita' afro-colombiane, eliminandone cosi' la loro identita' etnico-culturale.
Nel 2009 Francia inizia un processo di lotta e resistenza per impedire che 6.000 persone della sua comunita' vengano espulse dal territorio, che il governo aveva consegnato a un'impresa transnazionale per lo sfruttamento minerario. Marquez intenta cosi' una causa contro di esso "per violazione dei diritti fondamentali", documentando che la prima presenza della comunita' risaliva al 1636, e che la Costituzione riconosceva il diritto dei popoli indigeni, contadini e afro-discendenti ai loro territori. Dopo un anno vince la causa e viene cosi' ordinato al governo di rispettare i titoli di terra, di paralizzare gli spostamenti e di effettuare una consultazione preliminare per concedere nuove licenze di sfruttamento minerario. Tuttavia, l'estrazione illegale comincia ad assediare la regione. Nel 2010 arrivano le prime terne e con esse le prime malattie dovute all'aumento dei livelli di mercurio nell'acqua. Nei quattro anni seguenti, piu' di 2.000 macchine perforano il fiume in cerca dell'oro. Dopo aver consultato le organizzazioni internazionali, Marquez decide di agire. Nel 2014, insieme ad altre 18 donne, inizia la "mobilitazione delle donne nere per la tutela della vita e dei territori ancestrali", in seguito ribattezzata "Marcia dei Turbanti". Camminano dal loro territorio alla capitale visitando lungo la strada altre comunita' in via di estinzione. In dieci giorni percorrono 350 chilometri, arrivando a Bogota' con il supporto totale di 150 donne. Le istituzioni le accolgono, ma nessuno mostra un reale impegno a cambiare la situazione. Cosi' decidono di accamparsi in una "assemblea permanente" di fronte al Ministero dell'Interno e alla Presidenza di Stato. Il governo le accusa di "minaccia alla sicurezza nazionale". Ma nessuno osa toccarle. I media nazionali e internazionali seguono i progressi e le proteste di Francia. Cosi', il governo e' costretto a trovare un accordo, e ordina pubblicamente di distruggere tutti i macchinari che hanno perforato la regione.
Marquez nel 2015 riceve il Premio Nazionale della Colombia e viene invitata a partecipare al processo di pace a L'Avana. Da quando, pero', il suo nome appare nella firma di denuncia contro il governo nel 2010, Francia non smette di ricevere minacce. Da qui la scelta obbligata di fuggire e continuare a lottare lontano dal suo Paese di origine. Intraprende cosi' un tour in tutta Europa come riferimento internazionale. Nell'aprile del 2018 a Parigi riceve il Goldman Environmental Prize, per aver sfidato l'estrazione illegale e la costruzione di dighe nel suo Paese. "I privilegi dell'Europa sono sostenuti nel saccheggio di altri Paesi" afferma Francia "vi chiediamo di mettere il vostro sviluppo al servizio della vita delle nostre comunita'. Ci stanno uccidendo, e' un genocidio".
Giardini che onorano Francia Marquez: Francia Marquez e' onorata nel Giardino di Frattamaggiore - Liceo Miranda.
Trovi un albero anche nel Giardino Virtuale Storie Gariwo.

12. TESTIMONI. "GARIWO": CHICO MENDES
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Chico Mendes (1944-1988) sindacalista brasiliano ucciso per il suo impegno in favore degli Indios dell'Amazzonia.
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"Se scendesse un inviato del cielo e garantisse che la mia morte sara' utile per rafforzare la nostra lotta, ne varrebbe la pena. Ma l'esperienza ci insegna il contrario. Quindi voglio vivere. Cerimonie pubbliche e funerali non salveranno l'Amazzonia"
(Chico Mendes)
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Raccoglitore di caucciu', attivista e ambientalista brasiliano, e' un "Giusto della foresta", per il suo impegno nella difesa degli alberi e degli Indios dell'Amazzonia. Ricopre la carica di Segretario generale del Sindacato dei lavoratori rurali di Brasileia ed e' promotore della nascita del sindacato a Xapuri. Trasforma la Camara Municipal di Xapuri in un'assemblea permanente in cui partecipano tutte le componenti politiche, sociali e religiose della citta', non ricevendo l'appoggio delle formazioni politiche ufficiali, incluso quello del suo stesso partito, il Movimento Democratico Brasileiro. Quando iniziano le repressioni violente degli empates, i braccianti che portano avanti una resistenza pacifica, anche Mendes viene arrestato e torturato.
Partecipa alle assemblee che porteranno alla nascita, nel 1980, del Partido dos Trabalhadores (PT, Partito dei Lavoratori). Lo stesso anno viene di nuovo arrestato per l'omicidio di un leader sindacale di un'organizzazione avversaria, ma il processo rivela la montatura dell'accusa, per la quale sono invece condannati 40 possidenti di Xapuri.
Nel 1985 guida il primo congresso nazionale dei seringueros - operai che estraggono il lattice per la fabbricazione della gomma naturale dall'albero Hevea brasiliensis nella Foresta Amazzonica - che diventera' il soggetto politico e sindacale di riferimento per le rivendicazioni delle popolazioni indigene dell'Amazzonia.
Nel 1988, lavora con successo alla creazione di una "riserva estrattiva" di caucciu' nel seringal Cachoeira, espropriato dallo Stato alla famiglia latifondista Alves da Silva, che l'aveva a sua volta illegalmente acquisito da dei piccoli proprietari terrieri. Nel dicembre dello stesso anno, viene ucciso a colpi di fucile davanti alla porta di casa, proprio dai fratelli Alves da Silva, nonostante avesse denunciato i loro nomi come possibili suoi sicari. Il suo assassinio scatena la prima grande polemica a livello mondiale riguardo la mancata giustizia nei confronti dei "difensori dell'ambiente" perseguitati e uccisi. Un tema oggi centrale in molti Paesi della terra. Il processo ai colpevoli della sua morte - considerati, almeno inizialmente, troppo potenti per essere toccati - avverra' infatti a seguito di pressioni internazionali.
Giardini che onorano Chico Mendes: Ceccano - Liceo, Duino - Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico, Firenze, Fiumicino - I.C. Porto Romano, Fregene - I.C. Fregene-Passoscuro, Nichelino, Opera, Roma - liceo Cavour, Roma - parco di Villa Pamphilj, Torre de' Passeri.

13. TESTIMONI. "GARIWO": PHILLYS OMIDO
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Phyllis Omido (1978) un'avvocatessa contro l'inquinamento da piombo.
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Lavoratrice in una fonderia keniota, scopri' che le emissioni dello stabilimento stavano arrecando gravi danni all'ambiente e agli abitanti della comunita' locale. Il primo segnale le arrivo' quando suo figlio venne ricoverato in ospedale dopo un periodo di grave malessere: i medici spiegarono che i sintomi erano dovuti a un avvelenamento da piombo, trasmesso attraverso il latte materno.
Phyllis fondo' Il Centrer for Justice, Governance and Environmental Action e convinse i centri medici locali a condurre indagini sui pazienti per provare l'avvelenamento.
Per il suo impegno e le sue denunce e' stata piu' volte arrestata e aggredita, ma la sua battaglia ha portato alla chiusura dello stabilimento incriminato.
Per la sua lotta in favore dell'ambiente ha ricevuto il Goldman Environmental Prize nel 2018.

14. TESTIMONI. "GARIWO": VLADIMIR SLIVYAK
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Vladimir Slivyak (1973) ambientalista russo, insieme a Ecodefense sfida il Cremlino e le industrie del carbone e del nucleare.
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Vladimir Slivyak e' un ambientalista russo che da decenni guida importanti campagne contro pratiche dannose per l'ambiente. Ha dedicato la sua vita a combattere lo sfruttamento dei combustibili fossili, l'uso dell'energia nucleare e del carbone e il trasporto di scorie radioattive dall'estero verso la Russia.
In qualita' di copresidente e cofondatore di Ecodefense (Ekozashchita), da decenni una delle principali organizzazioni ambientaliste russe, Slivyak ha lavorato a lungo per ottenere risultati concreti nella riduzione dei rischi ambientali, la mitigazione della crisi climatica e la promozione delle energie rinnovabili in Russia.
Slivyak ha co-fondato Ecodefense alla fine del 1989 nella citta' di Kaliningrad. Con la fine dell'era sovietica, Slivyak e' emerso come voce di primo piano per la protezione dell'ambiente e la sostenibilita' in Russia. Oggi, Ecodefense e' una fonte unica di informazioni affidabili sulle industrie nucleari e del carbone della Russia, con una lunga storia di campagne di successo.
Tramite la guidata da Slivyak, nel 2013 Ecodefense e' stato il primo gruppo ambientalista in Russia ad avviare una campagna anti-carbone, che ha contribuito a rafforzare le comunita' locali che soffrono per l'impatto dell'estrazione e del trasporto del carbone. E' riuscito a creare una rete tra le comunita' locali di tutta la Russia che ha portato a una rapida crescita delle proteste contro l'estrazione di carbone in piu' parti del Paese.
Possedendo alcune delle piu' grandi riserve mondiali di petrolio, gas e carbone, la Russia e' tra i principali esportatori mondiali di combustibili fossili. Dalla caduta dell'Unione Sovietica, la protezione ambientale e' stata totalmente trascurata da Mosca, che ha regolarmente minato i negoziati internazionali per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. E, con l'oppressione sistematica dell'attivismo della societa' civile, le questioni ambientali sono spesso politicizzate e gli attivisti ambientali messi a tacere.
Slivyak ha inoltre coinvolto nelle sue cause ambientali oltre 10.000 studenti e circa 1.000 insegnanti. Lo stesso Slivyak e' stato, tra il 2012 e il 2015, docente di politica ambientale presso una delle principali universita' russe, la Higher School of Economics (HSE), a Mosca. E' stato il primo insegnante a introdurre il tema della transizione energetica in un corso presso la principale universita' russa.
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I successi dell'attivismo dal basso
Slivyak ha dimostrato che l'attivismo dal basso puo' produrre risultati anche nei principali Paesi produttori di combustibili fossili, come la Russia. Un esempio e' la campagna sostenuta da Ecodefense nei primi anni 2000 contro le trivellazioni petrolifere pianificate nel Mar Baltico vicino a Kaliningrad. Questa campagna ha costretto il gigante petrolifero russo Lukoil ad accettare un accordo con le autorita' lituane sulla cooperazione transfrontaliera in caso di fuoriuscite di petrolio e ha portato anche all'introduzione di nuove tecnologie per il monitoraggio. Nonostante il successo, Ecodefense ha dovuto sopportare una campagna diffamatoria orchestrata dall'industria petrolifera, che ha definito i gruppi ambientalisti "nemici naturali" dello stato.
Negli ultimi anni, anche il governo russo e' stato sempre piu' ostile a Ecodefense. Dal 2014, Slivyak e' stato etichettato come "agente straniero" per aver protestato contro la costruzione di reattori nucleari. Cio' ha comportato ulteriori ispezioni, multe e ostacoli alle attivita' ambientaliste. Il governo russo ha anche scatenato un'intensa campagna di vessazioni giudiziarie contro Ecodefense e i suoi membri.
Oltre che sulle estrazioni nel Baltico, Slivyak ed Ecodefense hanno concentrato la loro opposizione all'industria mineraria russa nelle regioni strategicamente importanti di Kuzbass in Siberia e nella regione dell'Estremo Oriente russo, che hanno fornito grandi quantita' di carbone ai paesi asiatici. Quella del Kuzbass rappresenta circa il 60% della produzione di carbone della Russia, il che ha un enorme impatto negativo sulla popolazione della regione.
Dopo molti anni di campagne di sensibilizzazione, Slivyak ha iniziato a vedere cambiamenti anche tra i piu' alti livelli del governo russo. Nell'ottobre 2020, Ecodefense ha pubblicato un rapporto storico che collega la produzione di carbone ai problemi di salute pubblica e all'inquinamento ambientale. Il rapporto ha ottenuto una copertura senza precedenti nei media russi non controllati dal governo. Le raccomandazioni del rapporto sono state infine incluse anche in un rapporto speciale di una commissione presidenziale sulla transizione energetica della Russia.
All'inizio del 2021, il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto la diversificazione delle economie locali nelle regioni carbonifere, riconoscendo, per la prima volta nella storia russa, che la domanda di carbone sarebbe diminuita in futuro. Nel giugno 2021, il governo ha annunciato piani per la sua transizione energetica, che includerebbero la riduzione della quota di carbone nel settore energetico dal 15 al 7% e l'aumento della quota di energie rinnovabili dall'1 al 10% entro il 2040. Seppur questi obiettivi sono tutt'altro che adeguati per raggiungere gli obiettivi climatici necessari, l'annuncio segnala un cambiamento politico storico verso il quale Slivyak ed Ecodefense hanno lavorato instancabilmente.
Di fronte alla schiacciante influenza statale e aziendale, Slivyak ed Ecodefense hanno dimostrato che e' possibile innescare un cambiamento attraverso l'opposizione dal basso, opponendosi alla promozione dell'energia nucleare da parte della Russia sia in patria che all'estero. Questi enormi successi hanno dimostrato che anche nella Russia autoritaria, le attivita' dal basso possono effettivamente sfidare i progetti sostenuti dal governo.
Slivyak ed Ecodefense sono stati presi di mira dalle autorita' russe per il loro lavoro. Tuttavia, Slivyak ha mantenuto la rotta, rincuorato dalla crescente influenza dei giovani attivisti per il clima. Al loro fianco, si impegna a inaugurare un futuro piu' pulito e sostenibile per la Russia e il mondo. Nel 2021, Vladimir Slivjak ha ricevuto il Right Livelihood Award, noto anche come Premio Nobel alternativo.

15. TESTIMONI. "GARIWO": DOROTHY STANG
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Dorothy Stang (1931-2005) una suora per i diritti dei popoli indigeni.
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Religiosa statunitense, trasferitasi in Brasile nel 1966, nello stato del Para'. Sapeva che, oltre alla Bibbia, doveva insegnare lo Statuto della Terra, perche' i contadini conoscessero i loro diritti e sapessero come difendersi e difenderli. E per questo lottava, organizzava le famiglie, importunava amici ed autorita', fino a passare la notte in uffici e enti pubblici per difendere la gente e il loro ambiente.
Per questo, da anni, era ostacolata e minacciata da trafficanti di legno, latifondisti e invasori illegali di terra.
Venne uccisa nel 2005 per il suo impegno a favore dei contadini e dell'ambiente in cui vivevano. Due mesi prima, il 10 dicembre 2004, aveva ricevuto dall'Ordine degli Avvocati del Brasile il Premio dei Diritti Umani che riconosceva gli anni di dedicazione alla causa dei diritti dei contadini.

16. INIZIATIVE. FLAVIO LOTTI: AFFRETTIAMOCI A FARE LA PACE
[Riceviamo e diffondiamo]

Care sorelle e fratelli tutti, affrettiamoci! E' tempo di rimetterci in cammino verso Assisi: il 21 maggio e' vicino. Facciamolo insieme ai nostri ragazzi e ragazze! Invitiamoli a partecipare alla prossima Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternita'. Invitiamoli a partecipare da protagonisti del cambiamento, non da spettatori. Invitiamoli a scoprire la bellezza del "camminare assieme" e non da soli. Invitiamoli a fare questa straordinaria esperienza comunitaria di condivisione. Invitiamoli ad immergersi nel grande fiume di persone che vogliono e cercano la pace. Molti di loro non sanno ancora quanto sia preziosa la pace e non hanno idea di quanto sia necessario il loro contributo per costruirla. Partecipare alla Marcia PerugiAssisi puo' aiutarli a prendere coscienza di quello che sta succedendo, prima di essere costretti a farlo dalla realta'.
La pace, che continuiamo a dare per scontata, e' sempre piu' in pericolo perche', come ci continua a ripetere Papa Francesco, "l'umanita' e' in pericolo!". La "terza guerra mondiale a pezzi", che da ben dieci anni Papa Francesco ci invita a riconoscere e fermare, ci minaccia sempre piu' da vicino. "Noi vorremmo che la pace piovesse dall'alto" disse nella Festa di tutti i Santi, e invece la pace si fa. "Gesu' non chiama beati quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace, i costruttori, gli operatori di pace. Infatti, la pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza".
La costruzione della pace e' un cammino, e Assisi e' la meta ideale che dobbiamo raggiungere. Il 21 maggio, insieme a tantissimi giovani, studenti e insegnanti, cittadini e famiglie di ogni parte d'Italia ci ritroveremo a camminare sui passi di Francesco: il Giovane Umbro che si e' fatto amare dal mondo intero e l'Argentino che ha avuto il coraggio di prendere il suo nome. Due guide che sono anche due straordinarie bussole indispensabili per attraversare il tempo dell'incertezza che ci precede. Chi puo' faccia il possibile per esserci, in prima persona, magari anche solo per fare un piccolo tratto di strada, per segnare una presenza e per accompagnare i piu' giovani.
Questo e' il momento giusto per riprendere il cammino della pace che i nostri padri hanno inaugurato dopo la seconda guerra mondiale. Facciamolo con lo spirito di chi vuole girare pagina e inaugurare un tempo nuovo.
"Affrettiamoci" ci ha detto Papa Francesco nel giorno di Pasqua. "Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha piu' bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternita'. Cari fratelli e sorelle, ritroviamo anche noi il gusto del cammino e acceleriamo il battito della speranza". Si parte alle 9 del mattino dai Giardini del Frontone di Perugia. Affrettiamoci!
Flavio Lotti, Coordinatore della Marcia PerugiAssisi

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 119 del 29 aprile 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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