[Ecologia] TV7 sulla crisi di Acciaierie d'Italia e sull'inquinamento degli impianti ILVA a Taranto



Lo stabilimento ILVA al bivio

Giorni decisivi per l'ex Ilva di Taranto, tra amministrazione straordinaria, socio pubblico (Invitalia) e ArcelorMittal. La preoccupazione degli operai per i posti di lavoro, quella degli imprenditori dell'indotto per le conseguenze di un eventuale stop alla produzione e i timori degli abitanti per la salute e l'ambiente.

Il servizio di TV7

Questo è il servizio andato in onda su TV7 che il giornalista Enzo Miglino ha realizzato sull'Ilva di Taranto. Il link riguarda esclusivamente il servizio dedicato a Taranto.

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La crisi

La crisi di Acciaierie d'Italia, la società che gestisce lo stabilimento ILVA di Taranto, si sta aggravando. Il conflitto fra la componente privata, rappresentata da ArcelorMittal Italia, e quella pubblica, rappresentata da Invitalia che rappresenta lo Stato italiano, sta paralizzando l'azienda.

L'inquinamento

La situazione è particolarmente grave per la cokeria, che è l'impianto che produce il coke, un combustibile necessario per la produzione dell'acciaio. La cokeria è stata sottoposta a una serie di interventi di ammodernamento, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Anzi, secondo i dati diffusi dall'Arpa Puglia, l'inquinamento della cokeria è aumentato negli ultimi mesi. In particolare, si sono registrati picchi di benzene, una sostanza cancerogena. L'inquinamento della cokeria è un problema grave per la salute della popolazione di Taranto. La città gravemente inquinata d'Italia e l'ILVA è la principale fonte di inquinamento.

I debiti commerciali

Oltre all'inquinamento, Acciaierie d'Italia ha anche un problema di debiti. La società ha debiti commerciali per 1 miliardo e 400 milioni di euro. I creditori stanno pressando l'azienda per ottenere il pagamento dei loro crediti.

La prospettiva

La situazione di Acciaierie d'Italia è critica e non è chiaro come si potrà risolvere. La crisi dell'azienda rischia di avere conseguenze gravi per la città di Taranto e per l'economia italiana in quanto potrebbe assorbire risorse per tamponare le perdite senza alcuna reale prospettiva, sottraendole al processo di bonifica e riconversione auspicato dai movimenti cittadini che da tempo chiedono il fermo degli impianti già posti sotto sequestro dalla magistratura.

Alessandro Marescotti

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