[Ecologia] Ottanta medici tarantini scrivono alla Meloni: "Allarmante riduzione del quoziente di intelligenza dei bambini residenti vicino alla fabbrica". PeaceLink: "Riconvertire Taranto attuando gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030"



Ottanta medici tarantini, non consultati riguardo alle scelte relative al destino dello stabilimento,  rivolgendosi alla Presidente Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, hanno lanciato il loro ennesimo grido d’allarme, per dire che ci sono ancora e che lottano ancora per difendere i diritti fondamentali alla vita e alla salute.

Riporto, di seguito, il testo della loro istanza del 16 gennaio 2024.

“Noi Medici Tarantini chiediamo che non venga sprecata questa ennesima opportunità di affrontare la gravissima crisi dell’ex-ILVA oltre che dal punto di vista socio-economico, anche da quello della SALUTE dei cittadini di Taranto. Abbiamo alle spalle sessanta anni di convivenza con una fabbrica che lascia dietro di sé una scia di morti a causa dell’inquinamento di suolo, aria ed acqua del territorio in cui viviamo. Inutile richiamare gli innumerevoli studi scientifici che dimostrano come le sostanze inquinanti di questa industria siano causa di malattie sia per i lavoratori impiegati nella fabbrica, sia per i semplici cittadini. Si stima un aumento di tumori respiratori, di accidenti cardiocircolatori, di tumori della tiroide o della vescica, di tumori dell’apparato emopoietico (Studio Sentieri con il suo ultimo aggiornamento, studio Forastiere del 2019), di infertilità, di endometriosi… L’ultimo studio dell’ISS del 2021 descrive l’allarmante riduzione del QI (quoziente intellettivo) dei bambini nati e/o residenti vicini alla fabbrica. Ancora sempre in età pediatrica si osservano: aumento di malformazioni nei nati a termine, aumento degli aborti spontanei, tumori cerebrali, leucemie e linfomi, per non parlare delle malattie del neuro-sviluppo e delle sindromi metaboliche drasticamente in aumento nella nostra città. Sono stati violati tutti i diritti della popolazione tarantina circa la tutela della salute! Anche la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato nel 2019 l’Italia per la violazione degli articoli n.8 e n. 13. Ad oggi nessun appello è stato ascoltato! Noi medici siamo parte in causa: ci prendiamo carico e affrontiamo le conseguenze dei danni prodotti da questa fabbrica sui nostri pazienti. Vogliamo allora rivolgere un accorato appello affinché questa volta sia in primis la tutela della salute a guidare le scelte politiche. Nel 2005 venne chiusa l’area a caldo dell’ILVA di Genova. Evidentemente la politica locale e nazionale decise di gestire diversamente il destino della salute dei cittadini Genovesi! Il tanto citato articolo 32 della Costituzione è troppo spesso violato per gli abitanti di Taranto: una popolazione non può pagare un prezzo così a lungo e così alto in termini di salute e di vita a salvaguardia di un lavoro che inquina. Uno Stato che investe sul futuro si prende cura dei bambini assicurando che possano nascere e crescere sani nel proprio territorio e quindi attuando tutte le misure di PREVENZIONE e PRECAUZIONE… anche a Taranto”.

Il prof. Alessandro Marescotti (presidente di PeaceLink), all’esito della partecipata manifestazione pubblica del 16 gennaio a Taranto, evidenzia che "la prospettiva non è difendere un’industria inquinata e in perdita ma chiedere che i fondi pubblici siano utilizzati per il bene comune: riconversione delle attività, bonifiche ambientali e un’economia sostenibile”.

Aggiunge il prof. Marescotti: “La Commissaria UE della Coesione e riforme  Elisa  Ferreira, in visita a Taranto nell’ ottobre 2023,  ha annunciato l’intervento, già in atto, che prevede l’ impiego di circa 795 milioni di euro per riconvertire i lavoratori in sovrannumero, a seguito della crisi ILVA, e per la rigenerazione urbana ed ecologica, attraverso la sovvenzione di progetti ai quali, come cittadini, purtroppo, non ci sentiamo partecipi.  La mia espressa richiesta di partecipazione della società civile alla progettazione della transizione giusta non ha mai avuto seguito e, allo stato attuale, risulta palese che tali fondi non siano stati utilizzati per affrontare efficacemente la crisi industriale ma che sono stati utilizzati come se non si avesse piena contezza della gravità della crisi: a Taranto non si muore per il profitto ma per un'industria che funziona in perdita e per i suoi debiti. Ha preso parte alla mobilitazione anche l’attore e regista tarantino Michele Riondino che ha richiamato il il cosiddetto “Piano B”, elaborato dalle associazioni cittadine per la riconversione green dell’impianto da almeno dieci anni, che non è stato mai preso in considerazione ma che è assolutamente attuale alla luce dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ Agenda ONU 2030”.

Caterina Cazzato


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https://lagiustizia.net/taranto-nelle-more-del-verdetto-ex-ilva/