Legge 180 - CENTRALITA' DELLA PERSONA E DIRITTO ALLA SALUTE



Legge 180
CENTRALITA' DELLA PERSONA E DIRITTO ALLA SALUTE

di Sergio Della Valle
Presidente Cooperativa sociale L'Agorà
Ronchis di Latisana (Ud)


Ancora una volta la legge 180. Ancora una volta per dire che c'è
qualcosa da cambiare nel mondo della salute mentale. Ancora una volta mi
sorge spontanea la domanda: ma questi signori la 180 l'hanno mai letta?
per loro le parole hanno un senso? Non è possibile affermare con tanta
naturalezza: "Credo sia giunta l'ora di mettere mano alla legge 180",
per dire che ci sono alcune cose da cambiare nell'universo della salute
mentale. La legge Basaglia è una legge quadro. Una legge giusta e
davvero rivoluzionaria. Perché pone le linee guida per affrontare, anche
nel variegato ambito della sofferenza mentale, il problema della
centralità della persona e del diritto alla salute.

Certamente di cose da cambiare, di emergenze vecchie e nuove da
affrontare ce ne sono tante nel mondo della salute mentale. Mi viene in
mente che, ad esempio, ci sarebbero da mettere in discussione le
politiche sul diritto alla salute. Per capire come questo diritto può
essere confermato oggi, in un momento storico in cui le competenze in
materia sanitaria sono demandate alle Regioni. O ci sarebbero, ancora,
almeno da rivedere i budget di spesa che vengono assegnati alla salute
mentale.
Ma la frase "mettere mano alla 180" non prelude di certo a questo.
Prelude invece a mettere in discussione il diritto alla salute ed alla
cittadinanza, sostituendolo magari, come volevano alcune recenti
proposte di legge, con quello della pericolosità sociale e della
sicurezza dei cittadini. "Dare una prospettiva di maggiore sicurezza
alle famiglie" è il demagogico ritornello usato dal ministro Storace.
Il Forum Nazionale per la Salute Mentale, nato in questi anni, ha visto
un'adesione fortissima di Associazioni di familiari, oltre che di
operatori del servizio pubblico e del privato sociale. Tutti soggetti
che si confrontano con i problemi della salute mentale e dei diritti
delle persone, quotidianamente. E tutti questi soggetti ribadiscono la
netta contrarietà alle ipotesi di modifica della legge 180.
Affermare di voler "dare una prospettiva di maggiore sicurezza alle
famiglie" può essere un modo comodo di fare campagna elettorale. Dire di
voler "mettere mano alla 180" precisando poi di non voler "mettere in
discussione l'impalcatura della legge" e aggiungere anche che "ci sono
cose che 30 anni dopo vanno ridiscusse", significa voler addossare alla
legge Basaglia problemi che invece hanno a che vedere con politiche di
welfare che riducono i diritti sociali e di cittadinanza a vuote
affermazioni di principio.
In qualità di operatore psichiatrico, e come persona, mi sono trovato
sovente di fronte a situazioni nelle quali discorrere di 180 o non 180
proprio non aveva senso. Ritengo che la legge Basaglia sia una legge
giusta e di civiltà. Perché, lo ribadisco, si pone il problema della
centralità della persona e della salute mentale.
Credo altresì che occorrano la pazienza del lavoro quotidiano, il
divertirsi insieme alle persone con cui si lavora, il dialogo e la
possibilità di confronto tra operatori. Credo sia importante il
"potere", inteso come il poter fare, il poter decidere, il poter
contrattare con gli altri. Qui sta il punto cruciale, la base da cui
tutto prende forma. E il problema della salute mentale è solo una
componente di un discorso più ampio.
Non è tornando al concetto di pericolosità sociale che si può risolvere
qualcosa. Giorno per giorno, mi accorgo di mille sfumature e riflessioni
che nel mio lavoro mi sorprendono e lo rendono ogni istante differente,
divertente e interessante. E allora penso che proprio non ha senso la
revisione di una legge, la 180, che a ben vedere è un indirizzo generale
che lascia la possibilità di progettare, di inventare, di giocarsi in
prima persona e anche, magari, di sbagliare.





Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa Itaca - Pordenone
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