Udine - Avviato l'11 bis di Sant'Osvaldo (2989)



Udine
Avviato il servizio "11 bis" a Sant'Osvaldo




"La vita è una truffa di un colpo", è la scritta che non si può fare a
meno di notare passando davanti agli appartamenti del reparto 11 bis di
Sant'Osvaldo a Udine, quasi un oscuro monito che la mano di qualcuno ha
fissato su quel muro ocra. "E di sicuro l'impatto emotivo di chi entra
in quella struttura potrebbe confermare una visione così pesante e
pessimistica della vita, quasi che la stessa vita avesse giocato un
brutto scherzo, una truffa appunto, a quelle persone che ci abitano,
condannate da una mente e da un corpo che qualcuno definì storti e
brutti, degni solo di essere rinchiusi e resi invisibili".

Con queste parole gli operatori della Cooperativa Itaca introducono
l'avvio del nuovo servizio rivolto a persone con sofferenza mentale in
quello che un tempo era il manicomio di Sant'Osvaldo, abolito grazie
alla lungimiranza di persone come Franco Basaglia e di altre che
seguendo i presupposti della legge 180 continuano la sua opera per i
diritti delle persone, di tutte le persone, anche quelle in difficoltà.

Persone, si diceva. In questo caso cinque uomini e cinque donne. "Sono
ormai il succo concentrato del Grande Manicomio, i 'matti' che hanno
peregrinato, in decine di anni, tra gli ormai cadenti reparti 6, 14, 5,
17, 3... numeri tra i numeri -proseguono-, che hanno visto molti
compagni uscire, passare o andarsene via".

Il 1° giugno 2005 le loro strade si sono incrociate con quelle di una
decina di operatori, soci più o meno nuovi della Cooperativa Itaca, che
"senza divisa bianca entrano in casa loro chiedendo permesso. La truffa
è presto smascherata, ma questa volta è quella che ha fregato noi
operatori, colti alla sprovvista da un colpo della vita che ancora una
volta sottolinea la debolezza del confine, l'incapacità e
l'impossibilità di definire, chiudere in schemi, capire cosa sia
malattia, dove stia e di chi sia il limite, decidere chi è il sano e chi
il pazzo".

"La vita all'11 bis escogita ogni giorno altre piccole, belle e
quotidiane truffe, come cogliere che si può comunicare anche solo
rifacendo un letto, cambiando un pannolone, scambiando due parole con
una bambola di plastica, facendo una smorfia, storpiando una canzone di
cinquant'anni fa o imparando a passare le notti più 'agitate'. Stiamo
imparando -concludono gli operatori di Itaca- ad entrare in punta di
piedi in questa vita, cercando le chiavi di lettura di ogni segnale di
disagio o di benessere, di tristezza o di gioia, e cerchiamo di
valorizzare ogni piccola abilità, a volte cancellata da un'eccessiva
istituzionalizzazione, che possa ridare un po' di autonomia o di
identità ad ognuno".



Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa Itaca - Pordenone

Prot. 2989