V° Conferenza Regionale del Volontariato : la proposta di legge regionale



Newsletter quindicinale di informazione e documentazione
del Centro Servizi per il volontariato della Provincia di Bologna
Numero 42 del 27/01/2005



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Speciale

Verso la Quinta Conferenza Regionale del Volontariato

La nuova legge sul volontariato

In occasione della Quinta Conferenza Regionale del Volontariato che si
svolgerà il prossimo 5 febbraio a Bologna, La Formica Alata uscirà con due
numeri speciali; il primo, che segue, è dedicato alla proposta di legge sul
volontariato che l'assessore Borghi presenterà alla conferenza. Abbiamo
intervistato due rappresentanti delle istituzioni e due rappresentanti del
mondo del volontariato per confrontare le loro opinioni sulla proposta di
legge.

Intervista a <>Gianluca Borghi, assessore regionale alle Politiche Sociali
Intervista a <>Giuliano Barigazzi, assessore provinciale alle Sanità e ai
Servizi Sociali
Intervista a <>Giancarlo Funaioli, membro del Comitato di Coordinamento
provinciale del Volontariato
Intervista a <>Stefano Bertuzzi, membro del Comitato Paritetico regionale
per i rapporti tra volontariato e istituzioni pubbliche
Intervista a Gianluca Borghi

Perché l'assessorato ha sentito il bisogno di proporre una nuova legge sul
volontariato in questo momento? Da quali criticità ed esigenze locali e
nazionali di settore è motivata la nuova legge?
La proposta, in realtà, è venuta dal volontariato ed è stata da me
sostenuta. Il pdl (ndr. proposta di legge), infatti, è il frutto di un
aperto e condiviso dibattito iniziato nell'ottobre 2002 in occasione della
IV Conferenza Regionale del Volontariato per svilupparsi fino ad oggi
coinvolgendo - a livello dei singoli territori provinciali - volontariato,
istituzioni e altri soggetti del Terzo Settore.
Il pdl persegue quattro obiettivi:
- ridefinire i rapporti tra volontariato e istituzioni attraverso una piena
applicazione del principio di sussidiarietà, intesa come alta intensità di
relazioni regolate dal reciproco rispetto delle identità, dei ruoli e delle
competenze;
- individuare il volontariato come soggetto atto a conseguire le più ampie
finalità di carattere sociale, civile e culturale. Rispetto la L.R. n. 37
del 1996 viene dunque abbandonata l'inattuale idea di poter definire il
volontariato in ambiti di attività limitati. Il pdl, giustamente,
ispirandosi ai principi fondanti la Carta dei Valori del Volontariato,
riconosce come organizzazioni inscrivibili tutte quelle operanti in
qualsiasi ambito compatibile e coerente con i valori e i principi che
fondano l'agire volontario;
- introdurre nuove e più mirate forme di sostegno alle organizzazioni di
volontariato per favorirne la partecipazione alla gestione di servizi
ordinati alle programmazioni territoriali;
- ridefinire il ruolo dei Centri di Servizio sia nei rapporti con il
volontariato, sia nei rapporti con il Co.Ge.

Quali sono le principali novità introdotte dalla legge?
Il pdl regionale risponde principalmente all'esigenza di individuare il
ruolo del volontariato nel nuovo sistema integrato dei servizi in quanto
espressione della capacità di autorganizzazione della società civile e
soggetto precursore.
L'intento, infatti, è quello di favorire la partecipazione del volontariato
alla programmazione, all'organizzazione e - secondo la propria natura -
alla gestione del sistema integrato dei servizi sociali, dando rilievo
appunto al principio di sussidiarietà posto alla base della L. 328/00 e
promuovendo, in particolare, l'apporto delle piccole organizzazioni di
volontariato, poiché meglio inserite nei micro territori.
In questo contesto è fortemente evidenziato il compito determinante del
volontariato nel sistema integrato assolvendo, con autonomia e capacità
progettuale, al ruolo di "istituzione privata con funzioni pubbliche".

Dal punto di vista pratico e concreto quali cambiamenti porterà
l'applicazione della nuova legge nel settore?
Spero porti un modo nuovo di intendere la collaborazione tra istituzioni e
volontariato. Ciò è indispensabile per una corretta riforma dello stato
sociale regionale e locale e per la creazione di un sistema integrato da
cui emergano nuovi ruoli e strumenti innovativi di risposta ai bisogni.
La collaborazione tra istituzioni e volontariato troverà terreno fertile
soprattutto nell'attuazione dei Piani di zona, strumento strategico per
governare le politiche sociali a livello territoriale, a cui il
volontariato, assieme a tutti gli altri soggetti del terzo settore, dovrà
partecipare secondo regole e modi preventivamente definiti e attraverso
rappresentanze ben individuate.

Entro quanto entrerà in vigore la nuova legge?
Confido che il pdl possa essere approvato dal Consiglio Regionale entro la
fine della legislatura.



Intervista a Giuliano Barigazzi


La proposta di legge sul volontariato dell'assessore Borghi a suo avviso
risponde positivamente alle criticità e alle esigenze del settore?
Sì, la proposta ha sicuramente la capacità di ampliare la visione del
volontariato, non circoscrivendolo più ad alcuni limitati ambiti. E'
sicuramente una visione del volontariato più aderente alla realtà presente
sul nostro territorio, vengono superati alcuni vecchi retaggi e percezioni
del volontariato più prossimi al concetto di beneficenza. Il volontariato
ne esce come l'insieme dei soggetti organizzati per agire ed operare a
favore della collettività nei diversi ambiti.
Questa visione è importante per l'affermazione di una nuova concezione del
welfare come welfare community: infatti io ritengo, e l'abbiamo anche
scritto nelle linee di indirizzo per la definizione dei Piani di zona, che
le caratteristiche di vivibilità ed accoglienza di un territorio hanno come
componente fondamentale la "qualità sociale" e dunque sviluppo economico,
benessere sociale e salute sono in stretta correlazione tra loro. Politiche
sociali e politiche di sviluppo sono conseguentemente inseparabili: il
contrasto alla disuguaglianza in questo contesto è necessario non solo per
ragioni di equità, ma per rimettere in moto sviluppo, per consentire la
crescita economica. Il Terzo Settore e il volontariato, agiscono un ruolo
fondamentale in tale senso sia come sensori dei bisogni del territorio, sia
come interlocutori critici (nel senso più propositivo del termine) della
pubblica amministrazione.

Quali sono i principali punti di forza e debolezza della proposta di legge
della Regione sul volontariato?
La normativa, a mio avviso, ha il pregio in primo luogo di cogliere gli
aspetti di grande attualità legati al rapporto del volontariato con l'Ente
locale, cercando di introdurre elementi di trasparenza e prevedendo la
possibilità di valorizzare interventi innovativi.
In secondo luogo, il pdl ha il merito di introdurre il tema del controllo
sulle organizzazioni di volontariato iscritte, nell'intento di andare a
salvaguardare il "vero" volontariato,
D'atra parte si può essere più o meno d'accordo con l'impostazione data
alla definizione del ruolo di Centri di Servizio. Rimane vero comunque che
la proposta di legge tenta di fare chiarezza su questo punto definendo,
nella stessa relazione di accompagnamento, i Centri di Servizio come
"soggetti tecnici" e non organismi di rappresentanza politica del
organizzazioni di volontariato.

Quali sono le eventuali proposte complementari o alternative che
avanzerebbe in vista dell'eventuale implementazione della legge?
Probabilmente:
- una continua attenzione al ruolo del volontariato, come soggetto del
Terzo Settore, nell'ambito delle attività di programmazione sociale e
quindi un ulteriore approfondimento sul rapporto del volontariato con
l'Ente Locale e con gli altri soggetti del Terzo Settore;
- un raccordo maggiore con la normativa del servizio civile volontario;
- prevedere maggiori interventi di promozione e valorizzazione del
volontariato, tema sicuramente di attualità, ma molto complesso. Questo è
in realtà un tema più generale che non può essere risolto dalla legge, ma
l'esigenza che avverto è quella - rifuggendo in modo netto dalla
istituzionalizzazione del volontariato - che il pubblico si occupi sempre
più di creare condizioni , percorsi e opportunità per contribuire a ridare
smalto, vigore e fiducia ad un settore talvolta, per sua stessa ammissione,
in difficoltà a dispiegare tutte le sue potenzialità.


Intervista a Giancarlo Funaioli


Le chiediamo un breve commento sulla proposta di legge sul volontariato che
l'assessore Borghi presenterà alla V Conferenza Regionale del Volontariato
prevista per il prossimo 5 febbraio.
La proposta di legge ha due aspetti preminenti: il raccordo delle
iniziative del mondo del volontariato con la nuova legge regionale sul
welfare e una puntualizzazione sull'attività dei Centri di Servizio.
Mi pare che nel complesso il primo punto presenti al tempo stesso una
opportunità ed un rischio: l'opportunità di essere presenti
"istituzionalmente" nei luoghi di approfondimento ed approvazione degli
interventi di Welfare su scala locale (i Piani di Zona) ed il rischio di
diventare in questo modo "funzionali" al sistema.
Credo sia importante infatti che il volontariato mantenga un ruolo di
"volontariato leggero", capace di farsi carico di alcune situazioni ma
anche di indicare con chiarezza limiti ed inadempienze in altre. Credo che
il volontariato non possa certamente pensare di fare opera di supplenza
degli impegni che competono ad altri. Se il volontariato e le istituzioni
saranno in grado di capire queste specificità reciproche il confronto potrà
effettivamente produrre risultati positivi.
Sul fronte dell'attività dei Centri di Servizi la maggior parte delle
indicazioni mi paiono condivisibili. Io faccio però parte di coloro che
ritengono sbagliato non assegnare scadenze temporali alle associazioni. E
credo che questo problema riprodurrà in futuro altri guasti. Credo in
sostanza che su questo aspetto si sia persa un'occasione.

Che ruolo e valore assumono gli organi istituzionali di rappresentanza del
volontariato nella proposta di legge?
In generale mi pare molto difficoltoso il cammino per identificare una
rappresentanza del volontariato che riesca veramente a far emergere ed a
contemperare le esigenze dei "vari volontariati".
Nella proposta di legge compare una modifica rilevante a questo riguardo.
Viene infatti soppresso il Comitato Paritetico Regionale, le cui funzioni
vengono affidate alla Conferenza Regionale del Terzo Settore. Il concetto è
per certi versi analogo a quello precedentemente ricordato: è infatti
innegabile che si debba rafforzare la cooperazione tra tutti le componenti
del Terzo Settore per inquadrare i problemi e le loro possibili soluzioni
in un contesto condiviso; d'altro lato si può rischiare di disperdere in
questo modo il patrimonio di analisi ed idee che la varietà di sensibilità
ed azioni presenti all'interno del volontariato potrebbero suggerire. In
sostanza il problema è capire in quale luogo formulare una sintesi delle
diverse istanze del volontariato.
L'esperienza ci insegna che farlo all'interno di un "contenitore Terzo
Settore" non è facile. Anche se personalmente è una scommessa che credo
vada affrontata.
A livello provinciale la proposta di legge rafforza la possibilità di
costituire Comitati provinciali. A Bologna questa esperienza è già in atto,
e si tratta soprattutto di riuscire a farne un elemento coordinato con le
altre forme di rappresentanza.

Quale ruolo e funzione hanno gli organi istituzionali di rappresentanza del
volontariato rispetto alla definizione delle politiche pubbliche?
A livello regionale, come ho ricordato, cambia l'organo di rappresentanza
che dovrebbe peraltro garantire uno spettro di presenza più ampio.
L'esperienza del Comitato Paritetico Regionale è stata, a mio parere, poco
incisiva infatti. Si tratta però di costruire un percorso che non deve
ridurre le proposte del volontariato a idee generiche che riescano ad
andare incontro ad una più vasta platea. Credo che specialmente in una
prima fase debba essere cura anche delle istituzioni garantire
consultazioni efficaci ed effettive. Come pure bisognerà capire come
facilitare la partecipazione ai Piani di Zona, le cui prime esperienze a
livello provinciale non hanno mostrato una presenza del volontariato
particolarmente vivace.



Intervista a Stefano Bertuzzi

Le chiediamo un breve commento sulla proposta di legge sul volontariato che
l'assessore Borghi presenterà alla V Conferenza Regionale del volontariato
prevista per il prossimo 5 febbraio.
Credo che la proposta di legge abbia il merito di avere affrontato
l'argomento della rappresentatività politica e tecnica del volontariato con
un unico difetto fondamentale ossia il poco coinvolgimento delle stesse
associazioni di volontariato. Riconoscendo comunque alla legge notevoli
meriti a riguardo, emerge qualche ombra in merito alla definizione delle
scadenze temporali per i Centri di Servizio.
L'esperienza bolognese da cui provengo mi fa ritenere che sia sbagliato non
assegnare scadenze temporali alle associazioni e credo che questo problema
riprodurrà in futuro le stesse situazioni che, infatti, già si intravedono
negli altri Centri di Servizio della Regione.
A questo riguardo all'interno del Comitato Paritetico Regionale - riunitosi
non certamente molte volte nel periodo in cui è stato in carica - si è
verificata l'unica divisione netta tra favorevoli e contrari rivelando
comunque una significativa coincidenza tra chi era contrario alle scadenze
e chi è rappresentante nel Comitato Paritetico e contemporaneamente
coinvolto nella gestione dei Centri di Servizio.

Che ruolo e valore viene dato agli organi istituzionali di rappresentanza
del volontariato nella nuova legge?
Nella proposta di legge compare una modifica rilevante a questo riguardo.
Viene infatti soppresso il Comitato Paritetico Regionale, le cui funzioni
vengono affidate alla Conferenza Regionale del Terzo Settore.
Ho già accennato al fatto che a mio avviso il Comitato Paritetico non abbia
lavorato molto e credo che questo sia stato un grosso errore, il
volontariato non ha saputo sfruttare lo spazio "politico" che la precedente
legge aveva concesso. Nello stesso tempo però è stato un vero e proprio
"autogol" delle istituzioni non saper garantire una reale efficacia del
Paritetico assumendosi responsabilità non proprie a scapito sicuramente
della qualità ed operatività del rapporto amministrazione - volontariato.
Questo lo dico nella convinzione più generale, sostenuta in diverse
occasioni di discussione, che vede il volontariato come parte integrante e
attiva all'interno delle politiche di Welfare.
Rimane fermo comunque che questa decisione non doveva essere presa dalle
istituzioni bensì da una discussione e successiva decisione da parte del
volontariato stesso.

Quale ruolo e funzione hanno gli organi istituzionali di rappresentanza del
volontariato rispetto alla definizione delle politiche pubbliche?
Se a livello provinciale la volontà di attuare Comitati mi sembra utile e
significativo, è altrettanto vero che a livello regionale il Paritetico non
poteva andare avanti secondo le stesse modalità. D'altra parte la legge
dovrebbe dare la possibilità al volontariato di esprimere e discutere le
diverse proposte in condizioni che garantiscano una progettualità sociale
integrata e una effettiva partecipazione ai Piani di Zona.


La FORMICA ALATA e’ una newsletter realizzata da Bandiera Gialla
(<http://www.bandieragialla.it/letterit/index.php?lsid=86&lisite=www.bandieragialla.it>www.bandieragialla.it)
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