Bufele e leggende metropolitane




Articolo pubblicato sul numero di giugno della "Rivista del Volontaraito"

Bufale e leggende metropolitane
di Nicola Rabbi (*)
“Hai mai ascoltato il ticchettio della pioggia?... Per favore, passate questo messaggio a tutti quelli che conoscete. E' l'ultimo desiderio di una bambina malata di cancro, Per ogni persona che riceverà questa e-mail la Società Americana del Cancro donerà 3 centesimi di dollaro per il trattamento ed il piano di recupero…”. ”Salve, sono un padre di 29 anni. Io e mia moglie abbiamo avuto una vita meravigliosa. Dio ci ha voluto benedire con una bellissima bambina…poco tempo fa i dottori hanno rilevato un cancro al cervello e nel suo piccolo corpo. C'è una sola via per salvarla: operare. Purtroppo noi non abbiamo denaro sufficiente per far fronte al costo. AOL e ZDNET hanno acconsentito di aiutarci. L'unico modo con il quale loro possono aiutarci è questo, io invio questa e-mail a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la traccia di questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno. Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre 3 persone ci donerà 32 centesimi”. Le due bambine malate di cancro non sono guarite, ma non sono nemmeno morte, per il semplice fatto che, per fortuna, non sono mai esistite. Sono due classici esempi di catene di Sant’Antonio, sono delle false richieste di aiuto che quotidianamente leggiamo nelle nostre caselle di posta elettronica sempre più affollate. Possono essere di tipo diverso; oltre agli appelli medici, vi sono gli appelli umanitari, appelli per l’ambiente e, forse i più diffusi di tutti, vi sono le notizie che parlano di un nuovo terribile virus che si può debellare cancellando un piccolo file all’interno del proprio computer (peccato che non sia vero e che questa cancellazione comporti dei danni più o meno gravi alla nostra macchina). In gergo telematico questi messaggi vengono chiamati oates (burle, bufale) e quasi tutti (compreso il sottoscritto) una volta ci sono cascati. Ma non è facile liquidare questi appelli bollandoli tutti per falsi, ve ne sono anche di veri oppure di messaggi veri ma oramai tragicamente scaduti, è il caso di una persona ormai morta, i cui famigliari si vedono recapitare o leggono per il web continuamente questo appello in una sorta di tragico balletto. Cosa fare allora di fronte a queste e-mail? Paolo Attivissimo, che ha dedicato una parte del suo sito all’argomento (http://www.attivissimo.net/#antibufala), ci dà alcuni consigli che possono essere riassunti in alcune regole di comportamento:
- leggere l’intero messaggio accuratamente per vedere la sua coerenza
- guardare se ci sono degli indirizzi concreti
- cercare il messaggio con un motore di ricerca per vedere cosa se ne dice in rete
- visitare i siti che trattano di bufale

A queste accorgimenti ne aggiungerei un altro, prima di mandare a vostra volta il messaggio, scrivete, telefonate agli indirizzi che sono contenuti nel messaggio, se ne avrete un riscontro positivo allora procedete. A volte basta solo un pò di attenzione (e buon senso) per capire che nessuna “Società Americana del Cancro” sarebbe disponibile a raccogliere fondi in quel modo. Questi messaggi fasulli che si moltiplicano in progressione geometrica sulla rete sono il proseguimento con mezzi tecnologici più potenti delle vecchie catene di Sant’Antonio. A partire dagli anni ’50 del secolo scorso cominciarono a circolare delle lettere che iniziavano sempre così: “Recita tre Avemaria a Sant’Antonio” e proseguivano poi con la descrizione delle disgrazie che avevano colpito chi non aveva ricopiato e distribuita la lettera a parenti e amici e le fortune accorse a chi invece aveva continuato la diffusione. Con il passar degli anni le catene si sono velocizzate al passo delle innovazioni tecnologiche, passando dalla penna alla fotocopiatrice e da questa alla posta elettronica. La sua capacità di diffusione è ora micidiale e può arrecare fastidi ma anche danni come l’intasamento delle rete, tanto è vero che parecchi provider nello spazio dedicato alle norme di comportamento in rete (netiquette) mettono sempre un riferimento alle Catene di Sant’Antonio. Il fenomeno è tanto diffuso che nel luglio del 2002 il deputato diessino Piero Ruzzante aveva presentato una proposta di legge che sanciva il divieto, finora non previsto nel nostro ordinamento, di organizzare e gestire le "catene di Sant’Antonio". Nella bozza era prevista una pena che va da sei mesi a un anno di carcere per chi promuove attività di vendita piramidale: già perché anche le vendite piramidali (il multilevel marketing) portate avanti da numerose ditte (la più note sono Herbalife e Amway) sono parenti strette delle catene di Sant’Antonio. “Piramide d'oro. Realtà e miti del multilevel marketing” di Roberto Giovannini e Davide Orecchio (Roma, Avverbi, 2002) è un libro tutto dedicato all’argomento. Ritornando alla rete, su internet si possono trovare diversi siti specializzati che trattano l’argomento; uno è il “CEntro per la RAccolta delle VOci e delle Leggende Contemporanee” (http://leggende.clab.it/) dove è possibile ricercare le bufale che circolano tramite un motore di ricerca oppure attraverso un indice diviso per temi; è anche possibile segnalare le storie che si incontrano per avere poi dei riscontri. Sempre in lingua italiana esiste un famoso newsgroup intitolato “it.discussioni.leggende.metropolitane”- lo si può leggere andando sul sito di Google (http://www.google.it) cliccando poi sul pulsante gruppi che raccoglie 155 mila messaggi riguardante in parte l’argomento che stiamo trattando. In lingua inglese sul web si possono trovare siti più strutturati come “Urban Legend and Folklore” (http://urbanlegends.miningco.com) che contiene una vera e propria enciclopedia delle bufale e il divertente “Museum of Oaxes” (http://www.museumofhoaxes.com/) che presenta un repertorio di leggende metropolitane a partire dal 1700. Il più famoso di tutti è però Snope.com (http://www.snopes.com) in cui dal 1995 i coniugi Mikkelson catalogano le leggende metropolitane in 60 categorie cercando di capire la loro origine. Ma da dove provengono le leggende metropolitane, perché le persone le inventano, perché altri ci credono ciecamente anche in tempi postmoderni come il nostro? Un tentativo di spiegazione ce lo da Paolo Toselli nel suo libro “11 settembre leggende di guerra” (Roma, Avverbi, 2002) dove afferma: “..L’uomo ha bisogno di certezze, speranze e spiegazioni. Quando queste sono assenti, o poco convincenti, nascono e proliferano le leggende contemporanee”. Queste storie inventate possono così venire lette come un adattamento ad una realtà difficile, ma ci dicono anche qualcosa sui comportamenti collettivi; “Le leggende non nascono mai dal nulla - afferma sempre Toselli ma si basano su idee già presenti in coloro che le accettano e le diffondono”.

(*) giornalista, www.bandieragialla.it