Critica alla legge Burani Procaccini



Carissimi
               vi invio, in allegato, un attenta critica alla legge Burani
Procaccini che Luigi Benevelli mi ha appena inviato. Credo che sia
necessario una riflessione approfondita e una mobilitazione massiccia
immediata per difendere il lavoro e le conquiste scientifiche e civili di
questi anni

un saluto affettuoso
Paolo Tranchina




Una "psichiatria correzionale", ovvero le
"Norme per la prevenzione e la cura
delle malattie mentali"
secondo l'on. Burani Procaccini

 di Luigi Benevelli

Il 10 luglio scorso, l'on. Burani Procaccini ha presentato alla XII
Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati il testo da lei
redatto al termine della discussione generale sulle proposte di legge di
modifica della legge 180. Esso è importante e di grande interesse perchè
costituisce la nuova base per il lavoro del Comitato ristretto e per la
discussione e il lavoro della XII Commissione prima e dell'Aula poi, la
proposta su cui dovranno misurarsi associazioni di utenti, operatori,
imprese sociali.

Analisi del testo

1) Una legge speciale per la psichiatria

Una prima caratteristica importante della proposta è costituita dal fatto
che con essa, all'articolo 17, abroga, per sostituirle completamente, le
norme in vigore (di cui agli articoli 34, 35 e 64 della legge 833/78), che
recepivano la legge 180 e integravano le attività di assistenza
psichiatrica nel Servizio sanitario nazionale. Il testo porta ad una
revisione radicale delle finalità dei DSM, nonché delle procedure e dei
percorsi posti a garanzia dei diritti dei cittadini portatori di disturbi
mentali. Da questo punto di vista ci troviamo di fronte ad una vera e
propria "legge speciale" per la psichiatria in quanto prevede per le
persone affette da disturbi mentali, condizioni ed opportunità di esercizio
dei diritti di cittadinanza diverse rispetto alla generalità dei cittadini,
anche per il tempo dell'intera vita. Tale aspetto avvicina la proposta
Burani Procaccini all'ispirazione e all'impianto della legge manicomiale
Giolitti del 1904 che costruì per i pazienti affidati agli psichiatri un
circuito assistenziale a sé, separato dal punto di vista dei luoghi di vita
e dal punto di vista dello stato giuridico. Ricordo che tratto saliente
della riforma del 1978 fu il perseguire l'integrazione delle attività di
assistenza psichiatrica, oltre che nella dimensione di vita della comunità
locale, anche nella rete dei servizi socio-sanitari-assistenziali.

2) Riesumazione della pericolosità sociale

… La scelta di separare, isolare i folli consegue alla riassunzione della
presunzione di pericolosità come attributo della malattia mentale.
Eloquente è il comma 3 dell'articolo 8 dedicato al "reinserimento sociale":
"(Š)L'eventuale condizione di abbandono non costituisce motivo di
inserimento coatto in una struttura protetta, a meno che il proseguimento
della sua esistenza abituale non comporti un serio pericolo per la sua
salute o per le sue capacità intellettive o a meno che i comportamenti
della medesima persona affetta da disturbi mentali non costituiscano
rischio per sé o per gli altri. (Š)"
E' fin previsto (articolo 6, comma 4) che i pazienti psichiatrici debbano
condurre gli esami clinici, di cui abbisognassero per problemi di ordine
internistico o chirurgico, non nei luoghi dell'ospedale a ciò deputati, ma
solo tra le mura della divisione di psichiatria.
3) La prevenzione come ideologia: carriera psichiatrica per bambini difficili

     Anche il tema della prevenzione è trattato con riferimento
all'ideologia della "difesa
     sociale": la prevenzione è intesa come attività, cui sono
obbligatoriamente tenuti i DSM,
     per la ricerca e l'individuazione il più possibile precoce, a partire
dalla scuola dell'infanzia,
    dei soggetti a rischio. Ai bambini riconosciuti "difficili" si aprono
le porte di una "carriera
    psichiatrica" gestita prima dalle UONPI e poi dai DSM.
"i DSM hanno l'obbligo di collaborare con le istituzioni scolastiche per
compiti di prevenzione delle malattie mentali e di informazione in favore
del corpo insegnante" (articolo 3, comma 5)
 "per l'individuazione precoce delle situazioni di rischio psicopatologico
e dei disturbi psichici, il Ministro della salute, con proprio decreto,
stabilisce le modalità di realizzazione di specifici programmi atti alla
diffusione di appropriati e soddisfacenti interventi presso le scuole, ad
iniziare da quelle materne. I programmi devono prevedere procedure di
screening e preparazione degli insegnanti" (articolo 15).

4) Nei DSM prevale il controllo

    I DSM a loro volta devono organizzarsi in modo da tenere sotto
controllo i malati che
    stazionano nel circuito psichiatrico:
"I Centri di salute mentale (CSM) hanno la responsabilità del malato in
tutti i suoi aspetti medici, psicologici, sociali e legali (Š)" (articolo
4, comma 1);
I Centri di salute mentale "in particolare hanno il compito di:
(omissis) "organizzare e controllare l'inserimento volontario o
obbligatorio, della persona affetta da disturbi mentali nelle strutture di
tipo residenziale (omissis); seguire e controllare il passaggio del malato
nelle varie strutture (Š)" (articolo 4, comma 2, punto b).
      Come si può notare, la funzione di controllo pervade tutte le
attività di assistenza
      Psichiatrica e dà loro senso.

5) Assolutizzazione della clinica

… La proposta Burani Procaccini riconosce una funzione assolutamente
centrale alla clinica assunta nel suo significato etimologico; le strutture
e gli spazi di lavoro per gli operatori sono ristrutturati secondo gli
stadi clinici, della singola patologia e addirittura per età e sesso. Cito
il comma 5 dell'articolo 5 dedicato alle strutture residenziali con
assistenza continuata (SRA):
"le SRA sono suddivise in moduli flessibili, dotati di un massimo di 20
posti da assegnare a gruppi di pazienti omogenei per fabbisogno
assistenziale, tipologia, età e sesso. Per gli anziani con autosufficienza
limitata o non autosufficienti, si provvede tramite l'istituzione di
specifici servizi di psicogeriatria"
      Il Servizio Ospedaliero, reso separato ed autonomo rispetto al
Servizio Territoriale
      (articolo 3, comma 2) a sua volta raggiunge livelli di grande
sofisticazione organizzativa
      nel rispetto delle classificazioni della clinica:
"la divisione (Š)si articola in: area degenza per acuzie, area di degenza
postacuzia e riabilitazione precoce, area degenze specializzate per
patologie specifiche, ambulatori di psichiatria, area degenza diurna per
subacuzie" (articolo 6, commi 1 e 2).
"la divisione di psichiatria o Unità Operativa Ospedaliera di psichiatria
(Š) assicura l'assistenza psichiatrica di diagnosi e cura, in fase di
degenza ospedaliera, fino al completamento del ciclo terapeutico
dell'episodio acuto"

6) La riabilitazione come rieducazione coatta

… Coerentemente con la logica del controllo e dell'obbligo della cura,
anche il lavoro di riabilitazione psicosociale diventa un'operazione di
rieducazione coatta:
      "la SRA deve essere dotata di adeguati spazi verdi e di ricreazione,
deve assicurare al malato interventi medici, diagnostici e terapeutici,
interventi psicologici, psicoterapici e psicodiagnostici, attività
riabilitative, attività lavorative, ricreative e attività fisica" (articolo
5, comma 2).
      E l'articolo 8 dedicato al "Reinserimento Sociale" reintroduce la
pratica del lavoro coatto e
      dell'ergoterapia in contesti di tipo carcerario, chiusi, isolati.
Dopo aver detto al comma 1
      che: "La persona affetta da disturbi mentali ha diritto alla cura
anche quando la sua
      alterazione mentale lo porti a rifiutare ogni aiuto (Š), al comma 2
afferma che "Le
      persone affette da disturbi mentali devono essere inserite nelle
liste di collocamento
      obbligatorio per portatori di handicap. Le strutture curative hanno
l'obbligo di
      supportare l'attività lavorativa della persona affetta da disturbi
mentali. In tale
      ambito possono prevedere lo svolgimento di un tipo di lavoro
supportato e di un tipo
      di lavoro protetto. Il lavoro supportato si volge per mezzo di
cooperative sociali,
      promosse e istituite per realizzare specifici obiettivi di
inserimento lavorativo. Il
      lavoro protetto si svolge all'interno delle SRA ed ha specifici scopi
riabilitativi.
      Eventuali compensi devono essere assegnati al paziente che ha svolto
il lavoro."

7) Paternalismo oppressivo e regolamenti da caserma     

La scelta di modelli di trattamento che si rifanno ad un paternalismo
oppressivo e ad una
      Pedagogia correzionale fondata sull'obbligo di rispetto di
regolamenti da caserma è ben
      rappresentata dal comma 4 dello stesso articolo 8:
"le strutture di terapia residenziale devono prevedere, compatibilmente con
le regole di vita comunitaria e con le condizioni cliniche, brevi permessi
giornalieri di libera uscita, nonché permessi prolungati per viaggi o per
visite presso familiari o amici, se da questi esplicitamente accettati. Le
disposizioni del presente comma
non si applicano in caso di TSO. (Š)

8) Ricovero coatto: l'assistenza psichiatrica esce dalla sanità pubblica

… L'articolo 7 descrive la gamma di tutte le possibili nuove procedure per
il ricovero coatto. Scompare dalla procedura la figura del Sindaco nella
sua funzione di autorità sanitaria locale con la conseguenza che
l'assistenza psichiatrica esce dall'ordinamento della sanità pubblica. I
provvedimenti di coazione della libertà personale, assunti da medici non
necessariamente sempre psichiatri, sono sottoposti alla valutazione di una
"Commissione per i diritti della persona affetta da disturbi mentali"
(comma 13) da costituirsi presso ogni sede di Giudice Tutelare e composta
dal Giudice Tutelare, da uno psichiatra con almeno 10 anni di esperienza in
strutture pubbliche o convenzionate e da un rappresentante delle
associazioni dei famigliari presenti sul territorio:
1. E' confermato l'istituto dell'Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO)
richiesto da un medico e convalidato da uno specialista. L'ordinanza della
Commissione ha validità massima di un mese
2. Una novità è costituita dal Trattamento Sanitario obbligatorio d'Urgenza
(TSOU) (comma 4) richiesto da un medico, convalidato da uno specialista
(che può non essere operatore del servizio pubblico), eseguito da personale
delle Forze dell'Ordine. Può durare fino a 72 ore ed è effettuato presso la
divisione di Psichiatria, area di degenza acuzie, dell'ospedale Generale.
Il TSOU può essere effettuato anche con motivazioni non psichiatriche, per
"patologie fisiche che il malato rifiuta di curare o per soggetti anziani
ultra sessantenni" ( in tal caso deve provvedere il Distretto
Socio-sanitario con personale proprio) oppure "per i soggetti in stato di
intossicazione da alcool o droghe" (in tal caso provvede il SERT). La
procedura d'urgenza, definita tale perché scompaiono le garanzie a favore
del paziente, è estesa all'esecuzione di ricoveri coatti anche per problemi
di alcol e tossicodipendenza e disturbi cognitivi e del comportamento in
persone anziane.
3. Il TSO (comma 7) è "disposto da un medico del DSM e con convalida di un
medico specialista in psichiatria", "è eseguito dalle Forze dell'Ordine",
ha una durata massima di due mesi ed è rinnovabile. Si applica quando ci si
trovi in "presenza di gravi alterazioni psichiche e comportamentali",
quando il paziente non accetti i trattamenti proposti e ASO e TSOU non
abbiano prodotto esiti efficaci. Il TSO può essere effettuato presso le
Divisioni di Psichiatria e strutture extraospedaliere indicate dalla
Regione. Il TSO può essere interrotto sulla base di precise assunzione di
responsabilità da parte dello psichiatra. Il paziente, la sua famiglia, gli
operatori sociali (?) che l'hanno in cura possono scegliere dove fare il TSO
4. Contro tali provvedimenti la "persona affetta da disturbi mentali"può
ricorrere presso la Commissione di cui sopra per non più di una volta nel
corso dello stesso ASO o TSO.
9) Confusione tra cura e custodia: tanti piccoli OPG

… L'on. Burani Procaccini affronta la questione, non affrontata dalla legge
180, del trattamento del "reo folle" affidandone la gestione a SRA
specializzate (articolo 5, commi 3 e 4):
"(Š) in ciascuna Regione o Provincia autonoma devono essere organizzate
almeno tre SRA ad alta protezione per accogliere le persone affette da
gravi psicopatologie e che rifiutino l'inserimento in altre strutture o
comunità"
"i malati destinati all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario sono ricoverati,
alla data di entrata in vigore della presente legge, in tali strutture ad
alta protezione. Esse dovranno essere dotate di aree residenziali protette
per assicurare il rispetto dello svolgimento di eventuali misure di
sicurezza emesse dall'Autorità Giudiziaria"
      Questa parte del testo supera con grande disinvoltura rilevanti
problemi di commistione
      fra cura e custodia e afferma l'obbligo del DSM di farsi carico dei
due aspetti in una
      visione dell'assistenza di tipo chiaramente manicomiale. Per "fare a
meno dell'OPG" e
      prevenire, pare di capire, reati pazienti in carico al DSM "riottosi
e di difficile
      comando", si propone di attivare strutture che sono dei "mini-OPG".
Nelle  
     SRA di massima sicurezza, gli operatori dell'assistenza psichiatrica
si assumerebbero la
      responsabilità sia della cura che della custodia. Nulla invece è
detto della necessità
     che i DSM aprano robuste attività di salute mentale nelle carceri. La
scelta che il DSM
    Gestisca solo la residenze coatte vuol dire abbandonare il resto, non
fare prevenzione e  
     fornire alibi a tutti i soggetti che hanno grandi responsabilità nella
promozione della salute
    mentale e del diritto alla salute mentale.

10) Semplificazioni psicogeriatriche

… Con altrettanta disinvoltura, con la sola citazione della parola
"psicogeriatria", è affrontato il tema dell'assistenza alle persone anziane
non autosufficienti con gravi disturbi della cognitività e del
comportamento affidata ad articolazioni del sistema SRA. Si tratta, come
noto, di una questione di crescente rilevanza dal punto di vista
epidemiologico, di enorme impegno dal punto di vista finanziario, oltre che
di sconvolgente impatto sulle reti famigliari e parentali. Della questione
si occupano in primis le famiglie e il sistema delle "badanti", seguono le
RSA spesso con inserimento di persone con gravi problemi di demenza in
circuiti indifferenziati e poveri. Dal punto di vista delle competenze
professionali se ne occupano geriatri, neurologi e psichiatri, ma mentre
neurologi e psichiatri stanno nei servizi sanitari regionali, i geriatri
operano prevalentemente nelle RSA, un circuito i cui costi gravano solo in
piccola parte sui Servizi sanitari regionali e in gran parte sulle famiglie
e i Comuni. Queste sole brevi osservazioni evidenziano come il termine
"psico-geriatria" definisca solo alcuni aspetti, e non quelli centrali, di
un problema di gran lunga più complesso dal punto di vista della presa in
carico, della pluralità dei soggetti erogatori di prestazioni, e della
gestione, per non parlare della ricerca, dell'efficacia e della qualità dei
trattamenti.

11) Standard posti letto/popolazione

… Il testo Burani Procaccini detta alcuni standard posti letto/popolazione:
1 posto letto ogni 10.000 abitanti per le Divisioni ospedaliere di
Psichiatria, 1 posto letto ogni 10.000 abitanti per i Day Hospital per i
quali è prevista l'apertura per almeno 50 ore settimanali, 20 posti letto
ogni 100.000 abitanti per le SRA. Queste ultime è previsto non possano
ospitare più di 20 persone e che in ogni Regione ve ne debbano essere
almeno 3, quindi 60 letti, ad "alta protezione".

12) pubblico/privato: verifiche biennali

… L'articolo 9 affronta il tema del rapporto fra pubblico e privato. Alla
gestione pubblica sono riservate i soli interventi di urgenza e di
emergenza nonché quelle di ispezione sulle strutture. Le ispezioni,
condotte dalle Regioni, devono avere una cadenza almeno biennale e
controllare il rispetto dei "principi di un corretto e umano trattamento
delle persone affette da disturbi mentali" (comma 2). Il testo propone un
assetto dei servizi per cui i cittadini con disturbi mentali, che abbiano o
meno compiuto reati, sono affidati alle pedagogie speciali di operatori che
non devono rendere conto, se non almeno una volta ogni due anni, di quello
che fanno

13) Riapertura dei manicomi: quotidianità, trattamento, intrattenimento
coincidono e si sovrappongono

… All'articolo 12 (acquisizioni patrimoniali) le aree ex-OP sono fatte
ritornare nel circuito dell'assistenza psichiatrica:
1. "le aree e gli edifici degli ex-ospedali psichiatrici sono utilizzati
per la realizzazione di strutture in favore delle persone affette da
disturbi mentali" (Š)
2. "le attività ed il personale dei reparti ospedalieri e delle comunità
situate negli ex-ospedali psichiatrici devono essere integrati nelle
strutture dei DSM al momento della loro istituzione"
     La proposta di riuso delle aree exOP è logica conseguenza della scelta
di un circuito per il
     trattamento separato, totale, coattivo, governato da uno psichiatra
cui sono attribuiti poteri
     disciplinari che intervengono nella vita quotidiana delle persone
internate, in luoghi in cui
     vita quotidiana, trattamento e intrattenimento coincidono e si
sovrappongono.
… L'articolo 16 prevede la riserva del 5% delle risorse del servizio
sanitario per coprire i costi dell'assistenza psichiatrica per la
popolazione adulta, per la "psicogeriatria" e quello che le sta attorno e
per il trattamento dei rei folli. Come abbiamo visto, il testo unificato
carica i DSM della gestione di tutte quelle attività non di interesse
medico e clinico che dovrebbero servire a garantire l'in-trattenimento
delle persone in regime di lungodegenza coatta. Il testo sottolinea la
necessità di garantire la separatezza, in particolare delle SRA (gli spazi
ospedalieri sono di per sé separati dalla città) rispetto ai luoghi di vita
e di relazione abitati e frequentati dai cittadini "normali", e pretende
che nel circuito delle SRA siano disponibili tutte le opportunità di vita e
di recupero per le esigenze di ciascun paziente internato, a seconda del
sesso, dell'età, della diagnosi e dello stadio della malattia, per il tempo
che lo psichiatra e la famiglia decideranno. Per tali considerazioni la
misura del 5% delle risorse appare evidentemente del tutto inadeguata.

Considerazioni

Un fossato tra malato e società, famiglia, operatori
Nelle attività di assistenza psichiatrica il divario fra il potere dei
curanti e quello dei pazienti è sempre stato molto grande, soprattutto
nella tradizione manicomiale in cui lo psichiatra godeva del massimo di
discrezionalità, fino all'arbitrio, nello stabilire tempi, luoghi, modi del
trattamento.
Il testo unificato elaborato dall'on. Burani Procaccini approfondisce il
fossato fra società, famiglia e operatori da una parte, e paziente
dall'altra, in nome di culture psichiatriche che assumono la presunzione
della pericolosità come tratto caratteristico, "naturalmente" associato al
disturbo mentale. Da tale assunto consegue che le famiglie, così come le
comunità locali devono essere tutelate, protette, liberate dalla minaccia
rappresentata dal malato. La persona malata di mente, individuata il più
precocemente possibile, meglio se nella più tenera età, è inserita in un
circuito di controllo, prevalentemente a gestione privatistica, senza serie
garanzie di rispetto della propria dignità,  governato da operatori, che
possono non essere medici psichiatri, dove sia possibile procedere ai
trattamenti anche in assenza del consenso anche per tempi lunghi della sua
vita. L'unica libertà riconosciuta al cittadino ridotto all'unica
dimensione di "paziente", è quella di poter scegliere in quale luogo e da
quali operatori farsi controllare per il tempo della sua vita.

Il TSO come strumento ordinario di pulizia/polizia
Una tale impostazione determina procedure di internamento e un assetto di
servizi pervasi dal pregiudizio, stigmatizzanti, cupi, pessimistici
rispetto alle possibilità di trattamento, recupero, compenso del disturbo
mentale. Il t.s.o. perde il carattere di strumento eccezionale di risposta
ad un'urgenza sanitaria e diventa strumento di "pulizia/polizia" sociale di
una psichiatria  che contiene e interna tutti quelli che disturbano: folli,
tossici ed alcoolisti, anziani. Il regime del t.s.o., anche nelle SRA, è
quello del carcere duro perché impedisce di fruire dei permessi e delle
uscite. Burani Procaccini ripropone esplicitamente modelli, culture
professionali e circuiti tipicamente manicomiali perché separati,
escludenti, ossessionati dalla finalità del controllo e del contenimento,
fino a riproporre la separazione fra maschi e femmine, per età e secondo lo
stadio della malattia. Come abbiamo visto, si propone di "fare a meno
dell'OPG", ma solo per far diventare l'intero circuito dell'assistenza
psichiatrica un diffuso OPG governato da operatori (che possono non essere
psichiatri) cui è attribuita la responsabilità piena, anche legale, del
comportamento e delle scelte di un cittadino ridotto a malato. Riguardo
tale particolare aspetto, la temperie culturale da cui nasce la proposta
Burani Procaccini affonda le sue radici nel dibattito che si sviluppò
intorno agli anni '80 del secolo scorso intorno al tema di quali fossero le
pedagogie più efficaci per la prevenzione e il trattamento delle
tossicodipendenze. Si fronteggiarono da una parte il cartello di "Educare e
non punire" e dall'altra lo schieramento in cui si riconoscevano alcune
potenti Comunità a leadership carismatica e i sostenitori della
tossicodipendenza come patologia dal punto di vista biomedico. Secondo
questi ultimi, la tossicodipendenza, in quanto malattia della volontà,
malattia dello spirito o malattia del corpo, avrebbe compromesso o
eliminato la capacità di scelta fra cura e non cura, con la conseguenza che
il soggetto tossicodipendente, e quindi "irresponsabile" dei propri atti,
poteva/doveva essere sottoposto all'obbligo del trattamento. La legge
162/1990 ha riconosciuto al servizio pubblico dei SERT  un ruolo importante
nel controllo e nei trattamenti farmacologici delle tossicodipendenze, ma
non nel trattamento e nel recupero in regime residenziale. Le comunità,
tutte affidate a soggetti privati, a garanzia della qualità dei
trattamenti, avrebbero dovuto rispondere ad alcuni standard quali la
presenza di operatori laureati, ma a tali disposizioni le comunità
carismatiche alla S.Patrignano si sono sempre fortemente opposte perché la
garanzia è data dal carisma del leader, non dal valore di una equipe
multiprofessionale. 

Prevalenza del privato senza garanzie
Analogamente, la proposta Burani Procaccini privilegia il potere delle
famiglie e degli psichiatri contro quello dei pazienti, ma poi fa uscire la
gestione dell'assistenza dal circuito dei servizi di sanità pubblica e
della psichiatria professionale per assegnarla alla discrezionalità e
all'arbitrio di imprese che lavorano a basso costo, senza dover rispondere
del proprio operato: significativa è la norma che prevede controlli da
parte delle Regioni una volta ogni due anni. Le conseguenze prevedibili
sono che anche in Italia si moltiplicherebbero le situazioni di degrado
delle condizioni della vita quotidiana dei pazienti come quelle delle
12.000 persone internate nella "adult homes" dello stato di New York e
coraggiosamente denunciate nel corso di quest'anno dal New York Times.
Il termine "salute mentale" è estraneo all'ispirazione dell'on. Burani
Procaccini, che invece vuole solo una psichiatria come attività di
controllo e contenimento della follia, sganciata dalle comunità e dai
territori di riferimento del paziente. Partendo da intenzioni di difesa
sociale, con tragica coazione a ripetere, ripropone scenari e situazioni
già viste che hanno portato a veri e propri disastri nella qualità di vita
e dei trattamenti dei pazienti, nonché isolamento ed emarginazione delle
loro famiglie.


Burani Procaccini nega qualsiasi valore alle culture ed alle pratiche sulla
quali è stata costruita e si è consolidata l'esperienza della riforma
psichiatrica italiana. Anzi, volta radicalmente pagina rispetto alla legge
180, ai progetti obiettivo, a documenti, per citare solo i più recenti,
quali il parere del Comitato Nazionale per la bioetica del novembre 2000,
la Carta degli Intenti di Milano o i pareri espressi dalla Società Italiana
di Psichiatria e da importanti e rappresentative associazioni di famigliari
quali UNASAM e DIAPSIGRA sulle proposte di legge in discussione alla XII
Commissione. Ma ignora anche le nuove e ricche declinazioni che i temi
della formazione professionale e del lavoro dei cittadini disabili hanno
assunto negli ultimi venti anni con importanti riscontri anche dal  punto
di vista legislativo come nella legge 69/99 di riforma del collocamento, la
Classificazione Internazionale delle Disabilità e dell'Handicap del 1999,
né porta traccia dei lavori della Conferenza nazionale per la salute
mentale e della Giornata mondiale per la salute mentale del 7 aprile 2001.
Parlo di esperienze, elaborazioni, piattaforme, programmi che mettono al
centro il tema della salute mentale, dei diritti di cittadinanza, la lotta
allo stigma, la valorizzazione del ruolo di partner che hanno utenti e
famiglie e dell'empowerment come obiettivo del lavoro in psichiatria.
Evidentemente un altro linguaggio, un'altra scienza, un'altra civiltà.


In una tale situazione appare impraticabile un confronto serio e civile fra
chi sostiene il testo unificato Burani Procaccini, una proposta che fa
arretrare la psichiatria italiana di più di un secolo, e per taluni a
spetti a prima di Pinel, e chi ha lavorato per chiudere i manicomi,
combattuto il "manicomialismo", prendendosi carico delle situazioni più
dure e difficili, facendo crescere diffusamente servizi ed opportunità che
si rifanno ai modelli della Psichiatria di Comunità.
Sappiamo, perchè è stato ampliamente dimostrato in tutto il mondo, che
l'internamento produce l'invalidazione del paziente. Nelle situazioni
gravi, i programmi riabilitativi a lungo termine (con adeguato trattamento
farmacologico, opportunità di residenze protette, disponibilità di terapie
di gruppo, avvio alla formazione professionale, attivazione di gruppi di
self-help e di reti sociali nelle aree di residenza) danno un esito
significativamente migliore rispetto all'internamento, specie per ciò che
concerne i livelli di disabilità sociale.
La diagnosi medica, da sola, non può predire quali saranno le limitazioni
alla partecipazione nei diversi ambiti di vita; invece, la partecipazione
delle persone disabili è condizionata dalle legislazioni, dalla qualità
delle politiche e delle pratiche sociali, dalle mentalità e dagli
stereotipi di giudizio della popolazione.
L'azione riabilitativa consiste quindi nel rendere le persone capaci di
esercitare appieno i propri diritti, se ancora non lo sono, o se hanno
perduto questa capacità, e a rendere possibile l'esercizio di un diritto
arbitrariamente negato, o non ancora sostenuto dalla realtà delle cose;
produrre la capacità di accesso al valore attraverso la formazione e
l'informazione, le occasioni create, le pratiche collettive: autonomia
personale, istruzione, formazione professionale, capacità sociale, capacità
di esprimere consapevolmente le proprie opinioni sono gli obiettivi da
perseguire.
Le persone con gravi problemi di salute mentale, assai frequentemente e
facilmente, anche in ragione dei pregiudizi che li colpiscono, tendono a
rinchiudersi in una situazione di non-attività definita come ozio passivo.
Ma lo stigma assegnato alle persone disabilitate arreca svantaggio alle
stesse e priva la società di utili contributi. Per questo le persone
disabilitate dovrebbero essere accettate come persone nella pienezza dei
loro diritti, capaci di dare un utile contributo nel lavoro e nella società.
Il testo Burani Procaccini impone una risposta severa e intransigente. Ma
richiede altresì al mondo cresciuto attorno alla riforma psichiatrica
italiana una riflessione ad alta voce sulle seguenti questioni:
- La salute mentale non è un bene da imporre
- Se una persona con disturbi mentali è violenta, la violenza non è dovuta
alla malattia mentale, ma vi giocano altre variabili
- i vantaggi delle politiche di inclusione sono di gran lunga superiori a
quelle di esclusione



                                                                  Luigi
Benevelli




Mantova, 03 ottobre 2002