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On Thu, 14 Nov 2002 15:34:04 +0100
 "giuseppe scano" <giuseppe_scano at hotmail.com> wrote:
tratta dal sito www.articolo21liberidi.org e dalla ML di megachip

Premessa

Sono trascorsi 261 giorni dalla nomina del consiglio di amministrazione Rai che Lei presiede dal 5 marzo del 2002, ne mancano esattamente 469 alla fine del mandato, forse Le sembreranno pochi visto che la Rai non ha ancora "un' anima nuova", non c'è ancora stato un segno di cambiamento positivo nell'
azienda, nonostante la Sua dichiarazione di intenti:
"Ho proposto come primo punto del mio programma quello di fare diventare la Rai indipendente dalle forze politiche e attenta invece ai movimenti e ai sentimenti della gente e quindi anche al pluralismo sociale oltre a quello
politico".

I nuovi  programmi Rai e gli ascolti

In più i responsabili nominati dal Suo consiglio non sono riusciti a mettere in onda un solo programma di nuova produzione che sia stato accolto dal pubblico con successo. Le darò una delusione, ma quello che sta funzionando, funzionava anche prima, andava già in onda prima del Suo arrivo. Qualche esempio di flop: "La grande notte del lunedì sera", con Gene Gnocchi e la signora Ventura, debutta in prima serata raggiunge il 6% di share per poi finire in seconda, nonostante la preziosa regia di Paolo Beldì, "Destinazione Sanremo" con Cecchetto, una domanda: "Questa trasmissione che è riuscita ad arrivare al 4% di share, cioè su cento telespettatori solo quattro l'hanno guardata, (dato di domenica 3 novembre) non rischia di incidere negativamente sull'immagine del prossimo Festival della canzone italiana e su chi lo dirigerà artisticamente, Pippo Baudo?". Il programma novità per i giovani, sempre su Rai Due "My compilation" 4%, "Casa Rai Uno" con Giletti, "Max e Tux" con Lopez e Solenghi, "Sì sì è proprio lui" con Luisa Corna, un varietà che non arriva oltre il 20%. Per non parlare dell' errore clamoroso di collocazione in palinsesto della super produzione Napoleone e per non dire di E.R. di Rai Due spostato dal martedì al lunedì
contro il Montalbano di Rai Uno.

"Il Fatto di Enzo Biagi" e la verità negata

Infine i nuovi programmi di informazione, che più di faziosità bisognerebbe parlare di mancanza di capacità professionali, ma voglio astenermi da qualsiasi valutazione perché non vorrei che Lei mi accusasse di essere di parte vista la mia "frequentazione", quasi decennale, con Enzo Biagi, quel maestro di giornalismo, che Lei stesso ha definito all'indomani della presentazione dei palinsesti a Cannes, giugno 2002, "un pezzo del patrimonio della Rai", quando, gli stessi palinsesti stabilivano l' eliminazione del programma "Il Fatto", sul quale sempre a giugno, Lei aveva detto: "Mi auguro che il programma resti, solo che bisogna trovare una
fascia oraria consona alle esigenze dell'audience".
Signor Presidente, lo sa che "Max e Tux", il programma che lo ha sostituito, mediamente fa 15-20 punti di share in meno di "Striscia la notizia", chissà se l'ufficio stampa della Rai La informa su questi dati oltre che fare dichiarazioni del tipo: "I vertici della Rai sostengono che Biagi ha perso appeal"( Nava, "L'Unità"del 9 giugno), che è un po' come se l'ufficio stampa della Fiat dichiarasse che Agnelli sostiene che una sua auto ha perso stabilità nella guida. Contemporaneamente l'ultimo libro di Biagi esce
con oltre settantamila prenotazioni.
Basta parlare di programmazione, perché l'elenco dei flop sarebbe lungo e noioso, e perché soprattutto è un elenco che crea disagio, che fa male a tutti quei seri professionisti, e mi creda in Rai ce ne sono tanti, che in questi anni hanno sempre lavorato con dedizione e onestà. E' giusto ricordare anche, che un obiettivo è stato raggiunto a proposito di ascolti, il Tg1di Mimun, con il ritorno di Amadeus come traino, vince costantemente il Tg 5 di Mentana. Amadeus quello di Quiz Show per intenderci, quel programma tagliato un anno fa quando batteva Gerri Scotti nel preserale. Non fraintenda le mie parole, non voglio che Lei pensi che sia mia intenzione rivendicare quel palinsesto che prevedeva il programma di Enzo Biagi, "Il Fatto" di cui ero responsabile e che Lei conosce bene per aver accettato più volte l'invito a parteciparvi, e che nel periodo di maggior crisi nella storia di Rai Uno, Estate 2001- primavera 2002, su 168 puntate ha realizzato una media share del 22% con sei milioni di telespettatori circa e su un totale di 834 puntate, in ben otto edizioni e sempre contro la corazzata di Antonio Ricci, una media share di circa 24%, cioè ogni cento telespettatori 24 guardano "Il Fatto", un ascolto superiore a tutti i programmi messi in onda, in questi ultimi otto anni, nella fascia oraria dalle 20,30 alle 21, incluso anche quella "Zingara" che sta tornando in onda perché ritenuto l'unico programma che nel passato ha battuto "Striscia la notizia". Immagino le risate di Ricci quando ha letto queste
dichiarazioni.   In Rai, invece, non c'è nulla da ridere.
Sempre per dovere, non di cronaca ma di verità, quando la "Zingara" non esisteva ancora, "Il Fatto" raggiunse, nella sua prima edizione, su 60
puntate una media del 26-27% di share.
Lei Presidente, il Direttore Generale Saccà, il Direttore di Rai Uno Del Noce, il Direttore dell'ufficio stampa Nava e anche il Ministro Gasparri, potete continuare a dare una vostra libera interpretazione ma gli ascolti non sono uno stato d'animo, sono scritti e consultabili in qualsiasi momento e a questo proposito sono disponibile a un confronto in Commissione
Parlamentare di Vigilanza con chiunque.


Enzo Biagi e la Rai, un addio dopo quarantun'anni

Mi creda, non voglio fare polemica, ho soltanto il grande dolore di assistere, purtroppo passivamente, al fatto che Biagi dopo quarantun'anni è costretto ad un inesorabile addio alla Rai, mentre continua a scrivere sulla prima pagina del Corriere della Sera, su L'Espresso e forse lo rivedremo nel
prossimo anno su altri  Network Tv.
Io e Lei siamo tra i responsabili di questo, io, perché non sono riuscito a convincere né Lei né il Direttore Saccà, che ha sempre definito Biagi "un valore aggiunto" a essere "liberi" nelle vostre scelte, Lei, per aver illuso tutti quelli che in questa azienda fanno il nostro lavoro quando, il giorno stesso della Sua nomina a Presidente, ospite de "Il Fatto", davanti a circa sette milioni e mezzo di telespettatori, quando Biagi a fine puntata salutandola disse: "Buon lavoro per Lei, signor Presidente, e anche per noi", Lei rispose: "La ringrazio, soprattutto sappiate che avrete in me un punto di riferimento che difenderà sempre le vostre professionalità".

La Rai contro tutti

Ripeto, non voglio fare polemica, desidero soltanto che questa mia sia considerata il modesto contributo di un dirigente che ha sempre creduto, con il suo lavoro, nell'importante ruolo culturale e sociale della Rai nella vita del nostro paese e visto che Lei, signor Presidente, ha il compito insieme agli altri consiglieri, di definire le linee editoriali che
potrebbero
- se definite - consentire alla Rai di tornare a svolgere quella funzione centrale di grande riferimento multimediale, perché non possiamo dimenticare che per l'unità d'Italia ha fatto più di Garibaldi, Mazzini e Cavour messi insieme, che ha raccontato al sud quello che facevano al nord e che ha raccontato al nord quello che facevano al sud, che ha alfabetizzato, facendo
sì che tutti parlassero la stessa lingua.
Lei, invece, in questi 252 giorni di presidenza ha dovuto ascoltare: - l'appello del Presidente della Camera Pierferdinando Casini contro una televisione che non considera e non dà spazio ai programmi educativi per bambini, a questo proposito si sta decidendo se sopprimere o meno per ragioni di budget "L'Albero Azzurro" uno dei pochi programmi di produzione
per bambini in età prescolare, complimenti !
-Sempre a proposito dei minori ha dovuto sentire tante critiche contro una televisione violenta, una televisione che mette in onda in fasce anche pomeridiane immagini non adatte a un pubblico non adulto e perfino dai movimenti cattolici che accolsero con gradimento la Sua nomina, confidando in Lei per una nuova e soprattutto diversa programmazione televisiva e invece, recentemente, a Lei si è rivolto l'Osservatore Romano, che ha definito "le produzioni della odierna televisione povertà espressiva, prive di inventiva e di gusto avvilente quando non offensivo di una minima decenza, nell'insultante convincimento che i telespettatori sono disposti a recepire passivamente qualsiasi cosa, tanto che si può tornare a parlare di
tv-spazzatura".
- Poi l'intervento del Santo Padre di sabato 9 novembre a conclusione della Conferenza episcopale italiana: "Quale cultura può essere generata da una comunicazione che non abbia al suo centro la dignità della persona, la capacità di aiutare ad affrontare i grandi interrogativi della vita umana, l 'impegno a servire con onestà il bene comune" e a proposito del sistema delle comunicazioni: "regole chiare e giuste a garanzia del pluralismo, della libertà, della partecipazione e del rispetto degli utenti". Una pubblicità apparsa recentemente a pagamento sui quotidiani ha come slogan: "la Rai primi in Europa" vale anche per qualità e gradimento? - Infine il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a favore dell'indipendenza dell'informazione dopo che Lei, signor Presidente, successivamente alle accuse del Primo Ministro Silvio Berlusconi a Biagi, Santoro e Luttazzi, di aver fatto "un uso criminoso della televisione" (aprile 2002), aveva dichiarato: "Biagi e Santoro sono patrimonio professionale dell'azienda e la Rai farà di tutto per non
privarsi del loro apporto giornalistico", infatti!
Mi permetto di rivolgerle una domanda : "Alla luce di tutto questo, ritiene che il dibattito sulla televisione deve essere focalizzato esclusivamente all'ascolto, Lei pensa veramente che gli abbonati, coloro che pagano il canone Rai, cioè i veri proprietari della azienda Rai, stiano ad ascoltare i continui annunci nei nostri Tg: "La Rai vince su Mediaset 3 fasce di ascolto
a 2, 4 a 1, 6 a 0".

 Per la Rai, quali politiche editoriali e industriali?

Durante il week end, signor Presidente, vada in giro nei vari Blockbuster a vedere quante persone noleggiano film in vhs o dvd, nel mio, quello vicino a dove abito, sabato scorso 567 e domenica 689 film sono stati noleggiati e quelle persone, quelle famiglie, non hanno guardato né la Rai né Mediaset. Aggiunga anche questa considerazione: sono circa cinque milioni su 21 le famiglie che nel nostro paese possiedono un decoder per ricevere i canali via satellite. La società Audisat, Presidente Zucchelli, ex dirigente Rai, nuovo istituto per la rilevazione degli ascolti quantitativi e qualitativi dei canali satellitari, sta mettendo a punto uno studio che potrebbe, probabilmente, modificare l'auditel che non è in grado di fare questo tipo di rilevamento e che ancora oggi considera con un forfait di trecentomila, le famiglie che "frequentano" quotidianamente i canali satellitari, mentre il tasso di penetrazione in realtà comincia ad essere
estremamente significativo, 23%.
Ci sarà un motivo perché una parte del pubblico televisivo, piccola o grande che sia, la valutazione la lascio a Lei, preferisce vedere la cassetta o il satellite. Lei crede veramente che gli addetti alla pubblicità non sono al corrente di questo cambiamento e che quindi gli inserzionisti non opteranno in futuro per scelte strategiche diverse? L'azienda si sta attrezzando per fare fronte a eventuali cali di introiti pubblicitari che non siano
dovuti esclusivamente al calo complessivo dell'ascolto?
Lei crede che il tutto si risolva con un aumento radicale del canone tv, giustificandolo come adeguamento alla media europea, crede che le paghe e gli stipendi e il costo della vita degli altri paesi siano paragonabili ai nostri? E' vero anche che tutti i paesi hanno un sud, ma la Baviera e Avellino sono paragonabili? Oppure bisognerebbe progettare politiche
editoriali e industriali diverse?

La Rai dei diecimila dipendenti

Il nostro marketing ha recentemente raccontato che una società esterna, ogni giorno fa sondaggi sul gradimento dei programmi, mi chiedo, perché la direzione generale non mette al corrente dei risultati chi nell'azienda li fa? Signor Presidente, perché non si fanno riunioni per parlare di nuove trasmissioni, dove mettere a confronto quelle professionalità che si occupano di programmi? E' possibile che tra i circa diecimila dipendenti non ci sia qualcuno con delle idee nuove? E' possibile che senza i produttori esterni cioè i Ballandi, i Basseti, i Gori e quant'altri, la Rai
non è in grado di mandare in onda un varietà?
Cosa avremmo potuto produrre, usando esclusivamente risorse interne all' azienda, con i cinquantatre miliardi di vecchie lire che la Rai sta spendendo per realizzare "Uno di noi" dell'accoppiata Ballandi-Morandi? Bisogna dare atto alla direzione generale, che una cosa l'ha fatta: sono stati ripristinati i corsi per autori, sceneggiatori, microfonisti ecc. Ma nel frattempo qualcuno tra i famosi diecimila dipendenti, non riesce a sviluppare in azienda un nuovo format? Lei è proprio sicuro di questo? A questo punto mi chiedo: "Il vero dramma accade quando Morandi è sconfitto dalla De Filippi o quando, in modo chiaramente provocatorio, invece di cantare, cosa che sa fare stupendamente, il signor Morandi si presenta ai
telespettatori in mutande?
E se non fosse stato sconfitto negli ascolti dalla signora De Filippi il
cantante Morandi si sarebbe mai presentato in mutande?"
Non c'era bisogno di chiederlo a Woody Allen, in diretta al Tg1, per sapere che nelle televisioni pubbliche americane un famoso conduttore o un famoso cantante, in un programma di prima serata, non si sarebbe mai presentato al
suo pubblico così.
Il critico Aldo Grasso oltre a sottolineare i costi di produzione, ripeto,
53 miliardi per quindici puntate e il compenso record di
settecentoquarantatre milioni a serata al cantante Morandi, cosa scriverà sull'Enciclopedia Garzanti della televisione per ricordare ai posteri questo
programma legato alla Lotteria Italia?

La coerenza del "Vertice"

Presidente, la Rai è servizio pubblico ma questo non vuol dire fare solo trasmissioni coordinate con i vari ministeri o "sportelli" sui problemi delle regioni in onda su Rai Tre, ad esempio tra le 19,50 e le 20, motivo per il quale è stato detto no al ritorno de "Il fatto di Enzo Biagi", oppure raccolte di fondi quando ci sono le disgrazie, da portare come fiore all'occhiello; è quello che va in onda quotidianamente, ora per ora, minuto per minuto. So benissimo che non devo spiegare a Lei che cos'è il servizio pubblico, Lei che è professore di Diritto, che è stato Giudice alla Corte Costituzionale, Presidente della Consulta, che ha diretto il Giurì della pubblicità, Presidente Sisal per i concorsi del Totip e Superenalotto e che, mi permetta una battuta, evidentemente ha la presidenza nel Suo dna. Ho la sensazione, signor Presidente che Lei è un po' "corto di memoria" come del resto anch'io, non ci ricordiamo delle tante e tante parole che Lei ha detto in questi Suoi "primi" 252 giorni, ma tra noi c'è una differenza: Lei quelle frasi non se le ricorda proprio, questo lo dicono purtroppo i fatti; io invece, sapendo di essere di memoria corta me le sono segnate e infatti
mi sto permettendo ogni tanto di ricordargliele:
- 1 luglio: "La Rai non si priverà di nessuno dei giornalisti che oggi rappresentano voci discordanti rispetto alla maggioranza". - 9 luglio: "ho sempre detto che Biagi e Santoro sono due pezzi del patrimonio della Rai, di cui la Rai non si sarebbe mai privata". - 9 luglio: "Biagi è il passato, il presente e il futuro di Rai Uno"
.
- 19 settembre: "Biagi su Rai Tre, il direttore Ruffini ci ha esposto il palinsesto e noi abbiamo ribadito che può fare quello che vuole
ma che non sono possibili integrazioni di budget".
- 30 ottobre: "sul futuro programma di Biagi su Rai Tre, non voglio dare un giudizio su quanto annunciato dal direttore Ruffini, ma per rispetto della realtà devo dire che un voto in consiglio non c'è stato".

Conclusioni

I 469 giorni che mancano alla fine del Suo mandato, sono tanti per tutti se in Lei non scatta quel sussulto che la Sua storia dovrebbe darLe, non si offenda per queste mie parole, però qualche volta ho la sensazione, ascoltandola, che per Lei, contrariamente a quanto diceva Cesare Zavattini, "Buongiorno non vuol dire Buongiorno" e questo, mi creda, mi dispiace e mi ferisce, perché io sono stato uno dei tanti che il giorno della Sua nomina ha visto in Lei quel professionista sopra le parti di cui la Rai aveva e ha
bisogno.
A questo punto, rimanendo in attesa della lettera, spero solo di richiamo da parte della direzione generale, come già è avvenuto in passato per le mie dichiarazioni a difesa del mio lavoro e quindi dell'azienda, La saluto prendendo in prestito le parole di Biagi, dette in quel ormai lontano 5 marzo: "Buon lavoro per Lei, Signor Presidente e anche per noi".
Loris Mazzetti, dirigente - capo progetto Rai Uno

                  Milano, 11 novembre 2002


PS: Il mio curriculum professionale, che non so se Lei conosce, mi dà il diritto/dovere di chiedere di poter dare il mio contributo, per ora solo attraverso questa lettera, visto che non sono mai stato convocato, dopo il 13 maggio 2001, a partecipare ad una riunione di rete o di dirigenti. Il fatto che questa mia sarà messa on line, nei prossimi giorni su alcuni siti di libera informazione punta ad impedirLe quel gesto, forse naturale,
di cestinarla.
Grazie per l'attenzione, signor Presidente.

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