lettera aperta al Predidente Rai Antonio baldassare di Loris Mazzetti [lunga ]



   tratta  dal sito www.articolo21liberidi.org e  dalla ML di megachip

Premessa

Sono trascorsi 261 giorni dalla nomina del consiglio di amministrazione Rai
che Lei presiede dal 5 marzo del 2002, ne mancano esattamente 469 alla fine
del mandato, forse Le sembreranno pochi visto che la Rai non ha ancora "un'
anima nuova", non c'è ancora stato un segno di cambiamento positivo nell'
azienda, nonostante la Sua dichiarazione di intenti:
"Ho proposto come primo punto del mio programma quello di fare diventare la
Rai indipendente dalle forze politiche e attenta invece ai movimenti e ai
sentimenti della gente e quindi anche al pluralismo sociale oltre a quello
politico".

I nuovi  programmi Rai e gli ascolti

In più i responsabili nominati dal Suo consiglio non sono riusciti a mettere
in onda un solo programma di nuova produzione che sia stato accolto dal
pubblico con successo. Le darò una delusione, ma quello che sta funzionando,
funzionava anche prima, andava già in onda prima del Suo arrivo.    Qualche
esempio di flop: "La grande notte del lunedì sera", con Gene Gnocchi e la
signora Ventura, debutta in prima serata raggiunge il 6% di share per poi
finire in seconda, nonostante la preziosa regia di Paolo Beldì,
"Destinazione Sanremo" con Cecchetto, una domanda: "Questa trasmissione che
è riuscita ad arrivare al 4% di share, cioè su cento telespettatori solo
quattro l'hanno guardata, (dato di domenica 3 novembre) non rischia di
incidere negativamente sull'immagine del prossimo Festival della canzone
italiana e su chi lo dirigerà artisticamente, Pippo Baudo?".  Il programma
novità per i giovani, sempre su Rai Due "My compilation" 4%,  "Casa Rai Uno"
con Giletti, "Max e Tux" con  Lopez e Solenghi, "Sì sì è proprio lui" con
Luisa Corna, un varietà che non arriva oltre il 20%.  Per non parlare dell'
errore clamoroso di collocazione in palinsesto della super produzione
Napoleone e per non dire di E.R. di Rai Due spostato dal martedì al lunedì
contro il Montalbano di Rai Uno.

"Il Fatto di Enzo Biagi" e la verità negata

Infine i nuovi programmi di informazione, che più di faziosità bisognerebbe
parlare di mancanza di capacità professionali, ma voglio astenermi da
qualsiasi valutazione perché non vorrei che Lei mi accusasse di essere di
parte vista la mia "frequentazione", quasi decennale, con  Enzo Biagi, quel
maestro di giornalismo, che Lei stesso ha definito all'indomani della
presentazione dei palinsesti a Cannes, giugno 2002,  "un pezzo del
patrimonio della Rai", quando, gli stessi palinsesti stabilivano l'
eliminazione del programma "Il Fatto", sul quale sempre a giugno, Lei aveva
detto: "Mi auguro che il programma resti, solo che bisogna trovare una
fascia oraria consona alle esigenze dell'audience".
Signor Presidente, lo sa che "Max e Tux", il programma che lo ha sostituito,
mediamente fa 15-20 punti di share in meno di "Striscia la notizia", chissà
se l'ufficio stampa della Rai La informa su questi dati oltre che fare
dichiarazioni del tipo: "I vertici della Rai sostengono che Biagi ha perso
appeal"( Nava, "L'Unità"del 9 giugno), che è  un po' come se l'ufficio
stampa della Fiat dichiarasse che Agnelli sostiene che una sua auto ha perso
stabilità nella guida.    Contemporaneamente l'ultimo libro di Biagi esce
con oltre settantamila prenotazioni.
Basta parlare di programmazione, perché  l'elenco dei flop sarebbe lungo e
noioso, e perché soprattutto è un elenco che crea disagio, che fa male a
tutti quei seri professionisti, e mi creda in Rai ce ne sono tanti, che in
questi anni hanno sempre lavorato con dedizione e onestà.   E' giusto
ricordare anche, che un obiettivo è stato raggiunto a proposito di ascolti,
il Tg1di Mimun, con il ritorno di Amadeus come traino, vince costantemente
il Tg 5 di Mentana.   Amadeus quello di Quiz Show per intenderci, quel
programma tagliato un anno fa  quando batteva  Gerri Scotti nel preserale.
Non fraintenda le mie parole, non voglio che Lei pensi che sia mia
intenzione rivendicare quel palinsesto che prevedeva il programma di Enzo
Biagi, "Il Fatto" di cui ero responsabile e che Lei  conosce bene per aver
accettato più volte l'invito a parteciparvi, e che nel periodo di maggior
crisi nella storia di Rai Uno, Estate 2001- primavera 2002, su 168 puntate
ha realizzato una media share del 22% con sei milioni di telespettatori
circa e su un totale di 834 puntate, in  ben otto edizioni e sempre contro
la corazzata di Antonio Ricci, una media share di circa  24%, cioè ogni
cento telespettatori 24 guardano "Il Fatto", un ascolto superiore a tutti i
programmi messi in onda, in questi ultimi otto anni, nella fascia oraria
dalle 20,30 alle 21, incluso anche quella "Zingara" che sta tornando in onda
perché ritenuto l'unico programma che nel passato ha battuto "Striscia la
notizia".   Immagino le risate di Ricci quando ha letto queste
dichiarazioni.   In Rai, invece, non c'è nulla da ridere.
Sempre per dovere, non di cronaca ma di verità, quando la "Zingara" non
esisteva ancora, "Il Fatto" raggiunse, nella sua prima edizione, su 60
puntate una media del 26-27% di share.
Lei Presidente, il Direttore Generale Saccà, il Direttore di Rai Uno Del
Noce, il Direttore dell'ufficio stampa Nava e anche il Ministro Gasparri,
potete continuare a dare una vostra libera interpretazione ma gli ascolti
non sono uno stato d'animo, sono scritti e consultabili in qualsiasi momento
e a questo proposito sono disponibile a un confronto in Commissione
Parlamentare di Vigilanza con chiunque.


Enzo Biagi e la Rai, un addio dopo quarantun'anni

Mi creda, non  voglio fare polemica, ho soltanto il grande dolore di
assistere, purtroppo passivamente, al fatto che Biagi dopo quarantun'anni è
costretto ad un inesorabile addio alla Rai, mentre continua a scrivere sulla
prima pagina del Corriere della Sera, su L'Espresso e forse lo rivedremo nel
prossimo anno su altri  Network Tv.
Io e Lei siamo tra i responsabili di questo, io, perché non sono riuscito a
convincere né Lei né il Direttore Saccà, che ha sempre definito Biagi  "un
valore aggiunto" a essere "liberi" nelle vostre scelte, Lei, per aver illuso
tutti quelli che in questa azienda fanno il nostro lavoro quando, il giorno
stesso della Sua nomina a Presidente, ospite de "Il Fatto", davanti a circa
sette milioni e mezzo di telespettatori, quando Biagi a fine puntata
salutandola  disse: "Buon lavoro per Lei, signor Presidente, e anche per
 noi",  Lei rispose: "La ringrazio, soprattutto sappiate che avrete in me un
punto di riferimento che difenderà sempre le vostre professionalità".

La Rai contro tutti

Ripeto, non voglio fare polemica, desidero soltanto che questa mia sia
considerata il modesto contributo di un dirigente che ha sempre creduto, con
il suo lavoro, nell'importante ruolo culturale e sociale della Rai nella
vita del nostro paese e visto che Lei, signor Presidente, ha il compito
insieme agli altri consiglieri, di definire le linee editoriali che
potrebbero
- se definite - consentire alla Rai di tornare a svolgere quella funzione
centrale di grande riferimento multimediale, perché non possiamo dimenticare
che per l'unità d'Italia ha fatto più di Garibaldi, Mazzini e Cavour messi
insieme, che  ha raccontato al sud quello che facevano al nord e che ha
raccontato al nord quello che facevano al sud, che ha alfabetizzato, facendo
sì che tutti parlassero la stessa lingua.
Lei, invece, in questi 252 giorni di presidenza ha dovuto ascoltare:
- l'appello del Presidente della Camera Pierferdinando Casini contro una
televisione che non considera e non dà spazio ai programmi educativi per
bambini, a questo proposito si sta decidendo se  sopprimere o meno per
ragioni di budget "L'Albero Azzurro" uno dei pochi programmi di produzione
per bambini in età prescolare, complimenti !
-Sempre a proposito dei minori ha dovuto sentire tante critiche contro una
televisione violenta, una televisione che mette in onda in fasce anche
pomeridiane immagini non adatte a un pubblico non adulto e perfino dai
movimenti cattolici che  accolsero con gradimento la Sua nomina, confidando
in Lei per una nuova e soprattutto diversa programmazione televisiva e
invece, recentemente, a Lei si è rivolto l'Osservatore Romano, che ha
definito "le produzioni della odierna televisione  povertà espressiva, prive
di inventiva e di gusto avvilente quando non offensivo di una minima
decenza, nell'insultante convincimento che i telespettatori sono disposti a
recepire  passivamente qualsiasi cosa, tanto che si può tornare a parlare di
tv-spazzatura".
- Poi l'intervento del Santo Padre di sabato 9 novembre a conclusione della
Conferenza episcopale italiana: "Quale cultura può essere generata da una
comunicazione che non abbia al suo centro la dignità della persona, la
capacità di aiutare ad affrontare i grandi interrogativi della vita umana, l
'impegno a servire con onestà il bene comune" e a proposito del sistema
delle comunicazioni: "regole chiare e giuste a garanzia del pluralismo,
della libertà, della partecipazione e del rispetto degli utenti".
Una pubblicità apparsa recentemente a pagamento sui quotidiani ha come
slogan: "la Rai primi in Europa" vale anche per qualità e gradimento?
- Infine il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi a favore dell'indipendenza dell'informazione dopo che Lei,
signor Presidente, successivamente alle accuse del Primo Ministro Silvio
Berlusconi a Biagi, Santoro e Luttazzi, di aver fatto "un uso criminoso
della televisione" (aprile 2002), aveva dichiarato: "Biagi e Santoro sono
patrimonio professionale dell'azienda e la Rai farà di tutto per non
privarsi del loro apporto giornalistico", infatti!
Mi permetto di rivolgerle una domanda : "Alla luce di tutto questo, ritiene
che il dibattito sulla televisione deve essere focalizzato esclusivamente
all'ascolto, Lei pensa veramente che gli abbonati, coloro che pagano il
canone Rai, cioè i veri proprietari della azienda Rai, stiano ad ascoltare i
continui annunci nei nostri Tg: "La Rai vince su Mediaset 3 fasce di ascolto
a 2, 4 a 1, 6 a 0".

 Per la Rai, quali politiche editoriali e industriali?

Durante il week end, signor Presidente, vada in giro nei vari Blockbuster a
vedere quante persone noleggiano film in vhs o dvd, nel mio, quello vicino a
dove abito, sabato scorso 567 e domenica 689 film sono stati noleggiati e
quelle persone, quelle famiglie, non hanno guardato né la Rai né Mediaset.
Aggiunga anche questa considerazione: sono circa cinque milioni su 21 le
famiglie che nel nostro paese  possiedono un decoder per ricevere i canali
via satellite.    La società Audisat, Presidente Zucchelli, ex dirigente
Rai, nuovo istituto per la rilevazione degli ascolti quantitativi e
qualitativi dei canali satellitari, sta mettendo a punto uno studio che
potrebbe, probabilmente,  modificare l'auditel che non è in grado di fare
questo tipo di rilevamento e  che ancora oggi considera con un  forfait di
trecentomila, le famiglie che "frequentano" quotidianamente i canali
satellitari, mentre il tasso di penetrazione in realtà comincia ad essere
estremamente significativo, 23%.
Ci sarà un motivo perché una parte del pubblico televisivo, piccola o grande
che sia, la valutazione la lascio a Lei, preferisce vedere la cassetta o il
satellite.  Lei crede veramente che gli addetti alla pubblicità non sono al
corrente di questo cambiamento e che  quindi gli inserzionisti non opteranno
in futuro per  scelte strategiche diverse?   L'azienda si sta attrezzando
per fare fronte a eventuali cali di introiti pubblicitari che non siano
dovuti esclusivamente al calo complessivo dell'ascolto?
Lei crede che il tutto si risolva con un aumento radicale del canone tv,
giustificandolo come adeguamento alla media europea, crede che le paghe e
gli stipendi e il costo della vita degli altri paesi siano paragonabili ai
nostri?  E' vero anche che tutti i paesi hanno un sud, ma la Baviera  e
Avellino sono paragonabili?   Oppure bisognerebbe progettare politiche
editoriali e industriali diverse?

La Rai dei diecimila dipendenti

Il nostro marketing ha recentemente raccontato che una società esterna, ogni
giorno fa sondaggi sul gradimento dei programmi, mi chiedo, perché la
direzione generale non mette al corrente dei risultati chi nell'azienda li
fa?   Signor Presidente, perché non si fanno riunioni per parlare di nuove
trasmissioni, dove mettere a confronto quelle professionalità che si
occupano di programmi?     E' possibile che tra i circa diecimila dipendenti
non ci sia qualcuno con delle idee nuove?   E' possibile che senza i
produttori esterni cioè i Ballandi, i Basseti, i Gori e quant'altri, la Rai
non è in grado di mandare in onda un varietà?
Cosa avremmo potuto produrre, usando esclusivamente  risorse interne all'
azienda, con i cinquantatre miliardi di vecchie lire che la Rai sta
spendendo per realizzare "Uno di noi" dell'accoppiata Ballandi-Morandi?
Bisogna dare atto alla  direzione generale, che una cosa l'ha  fatta:  sono
stati ripristinati i corsi per autori, sceneggiatori, microfonisti ecc.
Ma nel frattempo qualcuno tra i famosi diecimila dipendenti, non riesce a
sviluppare in azienda  un nuovo format?    Lei è proprio sicuro di questo?
A questo punto mi chiedo: "Il vero dramma accade quando Morandi è sconfitto
dalla De Filippi  o quando, in modo chiaramente provocatorio, invece di
cantare, cosa che sa fare stupendamente, il signor Morandi si presenta ai
telespettatori in mutande?
E se non fosse stato sconfitto negli ascolti dalla signora De Filippi il
cantante Morandi si sarebbe mai presentato in mutande?"
Non c'era bisogno di chiederlo a Woody Allen, in diretta al Tg1, per sapere
che nelle televisioni pubbliche americane un famoso conduttore o un famoso
cantante, in un programma di prima serata, non si sarebbe mai presentato al
suo pubblico così.
Il critico Aldo Grasso oltre a sottolineare i costi di produzione, ripeto,
53 miliardi per quindici puntate e il compenso record di
settecentoquarantatre milioni a serata al cantante Morandi,  cosa scriverà
sull'Enciclopedia Garzanti della televisione per ricordare ai posteri questo
programma legato alla Lotteria Italia?

La coerenza del "Vertice"

Presidente, la Rai è servizio pubblico ma questo non vuol dire fare solo
trasmissioni coordinate con i vari ministeri o "sportelli" sui problemi
delle regioni in onda su Rai Tre, ad esempio tra le 19,50 e le 20, motivo
per il quale è stato detto no al ritorno de "Il fatto di Enzo Biagi",
oppure raccolte di fondi quando ci sono le disgrazie, da portare come fiore
all'occhiello; è quello che va in onda quotidianamente, ora per ora, minuto
per minuto.  So  benissimo che non devo spiegare a Lei che cos'è il servizio
pubblico, Lei che è  professore di Diritto, che è stato Giudice alla Corte
Costituzionale, Presidente della Consulta, che ha diretto il Giurì della
pubblicità, Presidente Sisal per i concorsi del Totip e Superenalotto e che,
mi permetta una battuta, evidentemente ha la presidenza nel Suo dna.
Ho la sensazione, signor Presidente che Lei è un po' "corto di memoria" come
del resto anch'io, non ci ricordiamo delle tante e tante parole che Lei ha
detto in questi Suoi  "primi" 252 giorni, ma tra noi c'è una differenza: Lei
quelle frasi non se le ricorda proprio, questo lo dicono purtroppo i fatti;
io invece, sapendo di essere di memoria corta me le sono segnate e infatti
mi sto permettendo ogni tanto di ricordargliele:
-         1 luglio: "La Rai non si priverà di nessuno dei giornalisti che
oggi rappresentano voci discordanti rispetto alla maggioranza".
-         9 luglio: "ho sempre detto che Biagi e Santoro sono due pezzi del
patrimonio della Rai, di cui la Rai non si sarebbe mai privata".
-         9 luglio: "Biagi è il passato, il presente e il futuro di Rai Uno"
.
-         19 settembre: "Biagi su Rai Tre, il direttore Ruffini ci ha
esposto il palinsesto e noi abbiamo ribadito che può fare quello che vuole
ma che non sono possibili integrazioni di budget".
-         30 ottobre: "sul futuro programma di Biagi su Rai Tre, non voglio
dare un giudizio su quanto annunciato dal direttore Ruffini, ma per rispetto
della realtà devo dire che un voto in consiglio non c'è stato".

Conclusioni

I 469 giorni che mancano alla fine del Suo mandato, sono tanti per tutti se
in Lei non scatta quel sussulto che la Sua storia dovrebbe darLe, non si
offenda per queste mie parole, però qualche volta ho la sensazione,
ascoltandola, che per Lei, contrariamente a quanto diceva Cesare Zavattini,
"Buongiorno non vuol dire Buongiorno" e questo, mi creda, mi dispiace e mi
ferisce, perché io sono stato uno dei tanti che il giorno della Sua nomina
ha visto in Lei quel professionista sopra le parti di cui la Rai aveva e ha
bisogno.
A questo punto, rimanendo in attesa della lettera, spero solo di richiamo da
parte della direzione generale,  come già è avvenuto in passato per le mie
dichiarazioni a difesa del mio lavoro e quindi dell'azienda, La saluto
prendendo in prestito le parole di Biagi, dette in quel ormai lontano 5
marzo: "Buon lavoro per Lei, Signor Presidente e anche per noi".
Loris Mazzetti, dirigente - capo progetto Rai Uno

                  Milano, 11 novembre 2002


PS:  Il mio curriculum professionale, che non so se  Lei conosce, mi dà il
diritto/dovere di chiedere di poter dare il mio contributo, per ora solo
attraverso questa lettera,  visto che non sono mai stato convocato, dopo il
13 maggio 2001, a partecipare ad una riunione di rete o di dirigenti.
Il fatto che questa mia sarà messa on line, nei prossimi giorni su alcuni
siti di libera informazione punta ad impedirLe quel gesto, forse naturale,
di cestinarla.
Grazie per l'attenzione, signor Presidente.

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 il coraggio di dire ......
padroni di niente, servi di nessuno
tel  328 6849962 fax 178 606 5722
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