Il Comune di Taranto sta per perdere il diritto di prelazione sull’Isola di San Paolo?



INTERVENTO di Tito Anzolin
 
Leggo che il Comune di Taranto starebbe per perdere la possibilità di esercitare il diritto di prelazione sull’Isola di San Paolo: se davvero così fosse, sarebbe un crimine politico e culturale imperdonabile. Credo non si debbano spendere molte parole per richiamare l’incommensurabile valore ambientale, paesaggistico, naturalistico e storico delle Cheradi e dell’Isola di San Paolo in particolare, , che per nessuna ragione al mondo deve cadere nelle grinfie speculative dei privati.
Oggi tutti cianciano di sviluppo, turismo e occasioni da non perdere: l’unica occasione da non perdere è quella di impedire qualsiasi manomissione dell’isola e del suo contesto marino.  Certo, so bene che vi sono alcuni vincoli, ma come la storia anche recente dimostra, non sempre questo è sufficiente a sbarrare la strada agli scempi.
Io penso che l’Isola di San Paolo debba diventare una Riserva  Naturale e Riserva Marina con una forte tutela della biodiversità e recupero conservativo dei beni storici ed archeologici e valorizzazione, insieme alle bellezze naturali,  per fini culturali, naturalistici, di ricerca scientifica collegata allo sviluppo dell’Università Jonica, con turismo di natura assolutamente controllato, come solo in una Area Protetta può accadere. Idee progettuali che pure in passato sono state elaborate e lanciate in autorevoli convegni (ricordo per tutti quello della Fondazione MIchelagnoli e quello dell’Ordine degli Architetti di Taranto). Penso che occorre riprendere questo filo del ragionamento e costruire un forte movimento a sostegno.
 
In queste settimane, peraltro, si discute dell’iniziativa (apprezzabile) messa in cantiere dal Comune di Taranto per far riconoscere  l’altra Isola (la “Taranto Vecchia”) quale Patrimonio dell’Umanità
dall’UNESCO., anch’essa  legata nelle intenzioni ad una diversa strategia di sviluppo del territorio. Io credo che questa sia la vera sfida del futuro della nostra terra, ma per questo bisogna avere un orizzonte più complessivo,   un’idea forte e coerente  di tutela del territorio e delle sue  vere risorse: la Natura, il mare, la Cultura, la Storia, le produzioni agro-alimentari di qualità, un turismo sostenibile e diffuso che metta al bando le concentrazioni cementizie. 
 
Allora l’idea è questa: un grande e complessivo progetto che metta insieme Il Parco Regionale della Terra delle Gravine (in cui anche il territorio della città capoluogo ha ben titolo ad entrare), anch’esso proposto per il riconoscimento UNESCO,  insieme alle altre aree S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario) costituite dal Mar Piccolo con l’Oasi di “Palude La Vela” e le Saline, come contesto di valore in cui inserire le altre due perle,  l’Isola “che vogliamo”, appunto, e l’Isola di San Paolo. Farneticazioni? Può darsi. Mi permetto, però, sommessamente far rilevare due cose: 1) sarebbe un Progetto Integrato di grande spessore che certamente avrebbe canali privilegiati per finanziamenti nazionali e, soprattutto, europei (visto che sono proprio i progetti di lungo respiro e durature ricadute che l’UE privilegia); 2) questo darebbe maggior forza alla proposta di riconoscimento UNESCO (com’è noto vi è una lunga Lista d’attesa per i riconoscimenti) considerato che la Convenzione UNESCO prescrive agli Stati membri (art. 4) “..l’obbligo di garantire l’identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale…  situato sul suo territorio, gli incombe in prima persona” e (art. 5) “.. garantire una protezione e una conservazione le più efficaci possibili e una valorizzazione la più attiva possibile del patrimonio culturale e naturale situato sul loro territorio..”. e che questo “complesso” verrebbe considerato un “bene misto” (cioè culturale e naturale insieme), tipologia molto meno presente in Lista d’attesa.
 
Preneste Anzolin
del Coordinamento Provinciale per il Parco delle Gravine   
 
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