Perche' ci si cura lontano dalla Puglia?



Riceviamo e pubblichiamo.

------Messaggio originale------
Da: SalutePubblica
A: info at salutepubblica.net
Oggetto: CHI SI OCCUPA DI CAPIRE PERCHE' MOLTI CITTADINI DI QUESTO TERRITORIO SI CURANO FUORI PROVINCIA E FUORI REGIONE?
Inviato: 4 gen 2012 12:08


In questi giorni la CGIL FP ha riportato all'attenzione dell'opinione 
pubblica una annosa questione della sanità meridionale e pugliese. La 
mobilità passiva ossia la migrazione di residenti nel territorio 
provinciale verso altre province ed altre regioni per curarsi. La 
questione è spinosa e non è mai stata affrontata alla radice per due 
ragioni. La prima perché metterebbe in luce carenze strutturali e 
organizzative che ricadono sotto la responsabilità del management e dei 
governanti di turno. Si pensi alla mancanza di discipline come la 
chirurgia toracica, la gastroenterologia, la cardiochirurgia, tutte 
discipline giustificate dalla epidemiologia delle malattie curabili in 
questi reparti, ben rappresentate nella nostra provincia, ma mai 
attivate sotto tutti i governi di tutti i colori politici. Ma anche a 
reparti esistenti e non messi in condizioni, per carenze di personale o 
di apparecchiature, di lavorare a pieno regime per soddisfare 
tempestivamente le richieste dei cittadini costretti poi a curarsi 
fuori. La seconda, perché metterebbe a nudo carenze di reparti e 
professionisti che non fanno il proprio dovere o non sono in grado di 
farlo e che il management non osa mettere in discussione per pressioni 
corporative, sindacali e politico-clientelari.

Quello in questione è un fenomeno di notevole interesse pubblico, si 
tratta di circa 100 milioni l'anno persi dal budget aziendale (600 
milioni in tutto), che potrebbero essere spesi nelle strutture della 
nostra provincia per ammodernarle e tenerle al passo con i tempi, e di 
oltre 20.000 ricoveri. A poco serve l'obiezione che la quota di 
cittadini che si curano in altre province della regione non provoca 
perdita di denaro dalle casse della sanità pugliese. Sicuramente ci 
rimettono dalle proprie tasche le famiglie. E ci viene il sospetto che 
la lieve flessione della mobilità passiva extra regionale dell'ultimo 
anno sia imputabile proprio alla difficoltà di molte di loro a 
sopportare spese di trasferta piuttosto che ad un maggior "appeal" delle 
nostre strutture sanitarie.

Le ragioni che spingono a curarsi fuori sono tuttavia molteplici, e, pur 
non escludendo affatto che talune di esse possano esser riconducibili ad 
un’irrazionale e pregiudiziale diffidenza verso le strutture sanitarie 
locali da parte di fasce di utenza non particolarmente consapevoli, ciò 
non significa che quelle ragioni non siano comprensibili e soprattutto 
non può voler dire che una struttura sanitaria che si chiama Azienda, 
per quanto il nome non ci piaccia per nulla quando si parla di salute, 
non debba approfondirle. Infatti qualunque azienda si chiederebbe perché 
il suo prodotto non piace ai potenziali clienti! Ed un modo semplice per 
capirlo sarebbe chiederlo agli interessati mediante questionari ed 
interviste. Si chiamano indagini di mercato. Perché non applicarle 
quando si deve ben impiegare denaro pubblico?

Purtroppo la gestione politica della sanità mira solo al consenso 
individuale attraverso il clientelismo e la cultura della gran parte 
della popolazione non è orientata alla soluzione di problemi collettivi. 
E' una spirale che si autoalimenta. Strutture sanitarie costose aperte 
mezza giornata per tenerne aperte altre del tutto inutili. E questo con 
il sostegno a volte di Sindaci o politici che guardano solo al loro 
orticello elettorale e pongono veti senza avere responsabilità sui 
bilanci delle ASL. A ciò si aggiunga la protezione data da sindacati e 
politici a personale sanitario che non vuole fare dieci chilometri per 
andare a lavorare oppure è imboscato in uffici piuttosto che lavorare 
per gli ammalati.

Cosa si può fare? Rendere pubbliche le questioni che interessano il 
pubblico. Gli obiettivi assegnati alle strutture sanitarie ed il loro 
raggiungimento, le relazioni fornite dai sanitari al momento del rinnovo 
dei loro incarichi, i bilanci spiegati ai profani. Aumentare le 
occasioni di comunicazione ed ascolto collettive. Dovrebbe essere la 
missione di un'azienda pubblica, cioè di un bene comune.

Avv. Stefano Palmisano, cell. 339 273 8992
Salute Pubblica
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