Taranto, cosa possono fare i cittadini inquinati?



Cittadini alla riscossa


Ho letto con interesse l'intervento di Vittorio Angelici, ex parlamentare
e uomo che stimo come attento osservatore. Mi ha citato più volte nel suo
ultimo intervento sulla stampa a proposito della recente "misteriosa" nube
tossica sulla città. Quella che ha portato quaranta tarantini a chiedere
soccorso, fra cui venti operatori dell'Ospedale Testa, tanto per
intenderci. Quella di cui - siamo alle solite - nessuno ha saputo definire
né la composizione chimica né l'esatta provenienza.

Angelici evidenzia il suo scetticismo quando sostengo l'Arpa come "l'unico
riferimento certo in un territorio da Far West".

Cita scetticamente la mia proposta di costituire comitati spontanei e
gruppi di pressione formati da cittadini di fronte a simili emergenze.

Angelici preferisce mettere a nudo il tragico fatto che nessuna delle
autorità preposte, a giorni di distanza, sappia spendere una parola certa
su ciò che è successo.

Partiamo dall'Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambiente).
A mio parere le lacune dell'Arpa vanno attualmente in buona parte
addebitate alla sfera della responsabilità politica. Le soluzioni tecniche
ci sono. Ciò che appare carente è la volontà politica di attuarle.
Scaricare sull'Arpa i deficit della politica è come scaricare sull'Onu le
omissioni delle superpotenze.

Passiamo ai comitati di cittadini. Anche spontanei, anche decentrati.
Perché promuoverli?
Angelici mi pone una domanda sottesa a conclusione del suo intervento. E'
una domanda a cui cercherò di ripondere.

Perché sono convinto che i cittadini devono riprendere la politica nelle
loro mani. La politica è dei cittadini, è cura della città (la "polis"
greca). Occorre uno scossone nei confronti dei partiti. Lo ha fatto Beppe
Grillo. E di scossoni a Taranto ne occorrono tanti. Basta con uomini
"politici" silenti di fronte ai grandi drammi della città. V-Day anche a
loro. Siamo soffocati non solo dal gas ma anche dalla politica dei "senza
cuore e senza naso". C'è puzza di gas? Parlano di equilibri politici. C'è
diossina? Non drammatizzano. Si muore di cancro? "Loro" parlano d'altro.
Non scalano più le utopie ma, più concretamente, le banche. Una "casta" ci
sta asfissiando con una cappa di indifferenza e la subdola complicità con
i poteri forti.

Sarebbe un tragico errore fare di tutta l'erba un fascio ma sarebbe un
errore di segno opposto continuare a far finta di nulla. Devo dire che a
Taranto, oltre all'intervento di Angelici, non ho letto altro sulla nube
tossica. E' un silenzio che preoccupa. Alimenta una percezione rassegnata
dell'emergenza. Se non si preoccupano "i politici" vorrà dire che non è
grave... E chi interviene è un allarmista...

Basta con questo messaggio subliminale ai cittadini. Basta con una
politica costruita ad hoc per attenuare la percezione del rischio. Basta
con la politica del "porta pazienza".

Questo è il momento dei cittadini. Cittadini alla riscossa. Anche senza i
partiti. Una riscossa di "protestanti" come al tempo di Martin Lutero. Per
avere diretto accesso al potere di capire e interpretare il mondo, senza
il filtro dei "sacerdoti della politica".

E cosa possono fare i cittadini "protestanti"? Cosa possiamo fare noi
cittadini senza partito e senza ordini di scuderia? Non c'è che
l'imbarazzo della scelta a partire dalla preziosa fotocamera che sta nel
cellulare. Possiamo fotografare le nuvole nere, filmare una chiazza nel
mare, scrivere lettere ai giornali, contattare l'Arpa, sollecitare gli
assessori, mandare pareri tecnici, intervenire nelle valutazioni
ambientali con l'ausilio di esperti, segnalare ciò che non va, proporre
alternative, presidiare le discariche, bloccare gli inceneritori, fare gli
esposti alla procura, raccogliere firme, scendere in piazza, informare il
resto dell'Italia con il tam tam di Internet. Una politica colorata,
fantasiosa, attiva e di base deve rinascere dai cittadini, senza secondi
fini, senza ambizioni di poltrona. Se non lo fanno i partiti (e una larga
fetta dei partiti non lo fa) la palla passa ai cittadini.
La politica si può fare anche fuori dai partiti. "Come fare politica senza
entrare in un partito" è un bel libro di Giulio Marcon (edito da
Feltrinelli) che tutti dovrebbero leggere.
Comitati spontanei, creativi del web, attivisti dell'e-mail, gruppi di
pressione, artisti di strada e... una grande passione per la città: perché
non tentare?
Così abbiamo sbarrato la strada al rigassificatore: forse ce l'abbiamo
fatta... Alla faccia di Bersani... E sempre che Prodi non faccia il
"panzer" e non scelga "contro" i cittadini, come per la base militare Usa
di Vicenza.
In città si è costituito un "Comitato per Taranto" che dal rigassificatore
si è poi esteso a tutta la questione ambientale. E nel Comitato stiamo
facendo scoperte dell'altro mondo. Abbiamo scoperto che nel sito del
Ministero dell'Ambiente sono state "secretate" importanti informazioni
sull'Ilva. Alla faccia della trasparenza e del diritto di accesso alle
informazioni.

Chi se ne è accorto?

I promotori del Partito Democratico?
Gli esploratori della "Cosa rossa"?
I fans di Berlusconi?

No: i cittadini.

Perché la politica dei partiti spesso non è specchio fedele della realtà:
la realtà la si osserva "deformata" dal punto in cui ci si poggia sulle
poltrone.

Ed ecco che le magagne - a colpi di mouse su Internet - ce le scopriamo da
soli: autodidatti della buona politica.

Organizzati in comitato, stiamo spedendo una diffida al Ministero sulle
informazioni Ilva incredibilmente "secretate" nell'ambito dell'AIA
(Autorizzazione Integrata Ambientale", di cui informeremo la cittadinanza.
Altro esempio: in comitato sono organizzati i cittadini che a Grottaglie
presidiano la discarica rifiuti speciali. Sono loro che si battono e che
spronano i partiti a fare attenzione.

Per la stima che ho verso Vittorio Angelici mi preme aggiungere che questa
non è la banale e qualunquistica condanna in toto della "classe politica".
E' un invito alla "buona politica", una politica non assente e non
distratta che sia strumento di cittadinanza attiva e di rinascita sociale.
Perché così non va, assolutamente non va.


Alessandro Marescotti

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