L'Arpa Puglia risponde a PeaceLink. La nostra replica: "Elettrofiltri e aerei da guerra a Taranto"



Al Direttore Generale dell'Arpa Puglia


Caro professore Giorgio Assennato,

prima di tutto grazie per la risposta in merito ai dubbi sollevati da PeaceLink sul monitoraggio della diossina.

Ci auguriamo di non essere stati classificati fra i "cittadini scontenti" ma fra i "cittadini attenti".

Anche perché, ci teniamo a dirlo pubblicamente, stimiamo moltissimo la squadra di specialisti messa in campo dall'Arpa Puglia per condurre il campionamento della diossina. Immaginiamo che sia stato un lavoro duro, condotto con spirito di abnegazione in condizioni non solo impegnative ma anche difficili.

Ma questa squadra ha lavorato in condizioni assolutamente sfavorevoli, come un gruppo di carabinieri volonterosi che volessero fare le multe con l'autovelox annunciando pubblicamente in che punto si trovano, in che giorno e in che ora.

L'azienda sapeva che, appena i tecnici Arpa "timbravano il cartellino" per andare a casa, non vi era più controllo e poteva fare ciò che voleva.

Nella sua risposta lei parla di uno "scetticismo prematuramente sollevato" da noi.

Lei ha ragione, siamo scettici e questo scetticismo nasce dall'assoluta prevedibilità dei controlli e dalla mano libera che di notte era concessa all'azienda. Lei ha visto i fumi di notte? Noi sì. I fumi che non c'erano di giorno durante il monitoraggio rispuntavano di notte.

Lei scrive: "Se l'Ilva è riuscita, durante i giorni di campionamento, prima ancora di completare l'adozione delle migliori tecniche disponibili nell'impianto di agglomerazione, a trasformare, a parità di produzione, lo scenario del camino in una cartolina da Mulino Bianco, significa che comunque è possibile condurre l'impianto in modo da determinare emissioni almeno esteticamente accettabili".

Ma ci risponda su questo: gli elettrofiltri che voi avete trovato entrando in Ilva erano stati modificati? Erano gli stessi elettrofiltri che non filtravano bene le polveri prima dell'11 giugno? Lei è sicuro che non siano stati effettuati lavori sugli elettrofiltri? Ci dia una risposta secca: sì o no.

Se il monitoraggio aveva lo scopo di chiarire quanta diossina ha sputato fuori l'Ilva negli anni passati, gli elettrofiltri non andavano toccati altrimenti non abbiamo valori attendibili per il passato.

Ci chiarisca qual era lo scopo di questo monitoraggio: doveva fare una stima attendibile per il passato? Doveva essere una verifica empirica senza adozione di interventi tecnici migliorativi?

Questo punto è importante da chiarire. L'azienda aveva tutto il diritto di dimostrare che poteva inquinare meno con una "migliore conduzione" degli impianti. Ma una cosa è la migliore conduzione, altra è un intervento sugli elettrofiltri che - nel caso - falserebbe ogni ragionamento sull'inquinamento passato. Qui le chiediamo un chiarimento netto perché vogliamo che venga chiarito se gli elettrofiltri siano stati oggetto di modifiche e se voi avevate dato il permesso di fare tali modifiche. E se tali modifiche sono state fatte occorre capire se con questo hanno modificato il senso strategico del monitoraggio effettuato. Infatti il monitoraggio sull'Ilva formato "Mulino Bianco" non offre alcuna garanzia scientifica per capire ciò che noi cittadini abbiamo respirato e mangiato in passato.

Noi vogliamo conoscere il passato. Vogliamo avere una conferma se stavamo sparando in aria il 90% di tutta la diossina italiana. Perché questo - così avevamo capito - era lo scopo del monitoraggio. Oppure dovete dire sinceramente: il nostro monitoraggio è la fotografia del futuro e non del passato.

Infine ci teniamo a farle sapere che la notte l'Ilva - quando terminavano i controlli - ha continuato con i fumi "vecchia maniera".

E le rispondiamo con le sue stesse parole: non abbiamo gradito "l'estetica notturna" dei fumi Ilva. Visto che noi possiamo giudicare solo l'estetica, le chiediamo perché non è stato effettuato un controllo notturno dei fumi.

Era ad esempio possibilissimo piazzare nell'impianto di agglomerazione dei campionatori notturni. Li avreste potuti piazzare il pomeriggio alla fine dei controlli e prelevare la mattina seguente quando ritornavate sugli impianti. Sarebbero stati campionatori interessanti da analizzare sia per verificare il valori notturni delle emissioni sia per fare delle valutazioni incrociate con la produzione notturna dell'agglomerato. Perché non è stato fatto? Non lo avete chiesto voi o per caso vi siete imbattuti in un divieto aziendale?

Sono cose interessanti da conoscere perché a noi - cittadini attenti e anche un po' scontenti - è dato conoscere solo l'"estetica notturna" e non anche la "chimica notturna" dei fumi Ilva.

E a questo proposito un'altra cosa che ci interesserebbe sapere è come mai non è mai stata attuata quella parte del progetto SIMAGE che per Taranto prevedeva riprese notturne all'infrarosso per i fumi. Potrebbe levare, assieme a noi, un'indignata protesta per questa sciatta gestione della politica ambientale, così piena di ritardi e omissioni?

Queste domande acquistano un valore grave nel momento in cui a Taranto viene organizzata una grande parata militare per accogliere il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Mentre le scriviamo da Taranto, sopra di noi sono appena sfrecciati gli aerei da guerra che hanno "salutato" il Presidente in visita alla nuova base navale.

Il costo orario di ogni aereo che ci ha sorvolato è pari allo stipendio annuo di un tecnico dell'Arpa. E ogni missile a bordo costa più di tutta la strumentazione per misurare la diossina, strumentazione sofisticata che Taranto non ha mai avuto e che ancora deve chiedere in prestito.

Questa parata militare non ci inorgoglisce perché avvertiamo di ospitare al contempo la più grande base navale Nato del Mediterraeo e il più piccolo nucleo dell'Arpa della Puglia ("un nanerottolo", lei lo ha definito). E siamo coscienti che il pericolo che ci minaccia non sta oltre le frontiere ma lo abbiamo qui in casa. Avrebbe scritto Bertolt Brecht che "il nemico marcia alla nostra testa".

Non ci inorgoglisce vedere così tanti aerei da guerra sulla nostra testa quanto uno solo di questi basterebbe per traformare il "nanerottolo" in una struttura dotata di tutti i mezzi per far fronte ai suoi gravosi compiti. In questa Italia delle parate militari tocchiamo con mano tutta la distanza che intercorre fra i reali bisogni della gente e la retorica.

Non ci convince per nulla questa Patria così solerte quando si deve mostrare in alta uniforme al presidente e che poi si palesa con i vestiti stracciati e le mani nude quando deve difendere la nostra vita reale, la vita di quei cittadini che non sono attaccati da alcun nemico, che non hanno chiesto alcuna base Nato ma che hanno chiesto buoni ospedali, efficienti controlli ambientali e un po' di onestà.

Noi a questi cittadini mostriamo il rombo degli Harrier a decollo verticale quando invece migliaia di donne devono fare la fila di oltre un anno per fare una mammografia, per non parlare di centinaia di operai che devono emigrare per curarsi un tumore. Questo schiaffo al buon senso è intollerabile e ci fa chiedere una riduzione di insensate spese militari e un aumento delle spese sociali in difesa della salute e dell'ambiente.

Noi vogliamo difendere la nostra vita esposta non al bombardamento di una nazione ostile ma ad un bombardamento chimico di cui lei, caro direttore, sta delinenando la mappa e conosce ogni dettaglio chimico e medico.

A questa nazione che spreca i suoi soldi in parate militari e in orpelli napoleonici noi giriamo le spalle per guardare con fiducia tutto ciò che voi specialisti dell'ambiente saprete mettere in campo per aiutarci a capire i veri nemici che abbiamo di fronte.

Con intelligenza, passione e determinazione - e magari anche con qualche franco scambio di puntualizzazioni - sentiamo che abbiamo da condividere con voi un lungo percorso di rinascita alla normalità e al buon senso.

Un cordiale saluto

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink

--- Per altre informazioni http://www.tarantosociale.org