Scandalo diossina a Taranto. Confindustria critica PeaceLink



Diossina, Confindustria vuole chiarezza sui dati L’analisi
dell’inquinamento a due istituti certificati


Taranto-diossina parte seconda. Non ci sta il capoluogo ionico a passare
per la pecora nera che inquina l’Italia con la più alta concentrazione di
diossina nell’aria e corre ai ripari, affidando la rilevazione delle
molecole tossiche a due istituti certificati. È stata presentata ieri
mattina nella sede locale di Confindustria l’importante iniziativa che
vede coinvolte l’Ilva, il Cnr, l’Arpa Puglia e l’Istituto nazionale di
tutela ambientale. Un altro importante passo di quel protocollo d’intesa
firmato da Emilio Riva, Regione e Provincia, con l’ambizioso obiettivo di
armonizzare il siderurgico con la città, ormai devastata. Una risposta ai
dati pubblicati da “Peacelink” e da L’Espresso che hanno presentato al
mondo il capoluogo ionico come l’ultima della classe in fatto di ambiente.
La finalità è raccogliere e schedare con esattezza i dati sulle emissioni
di diossina dal camino dell’agglomerato dell’Ilva. «Un atto dovuto – ha
commentato il presidente di Confindustria Taranto, Luigi Sportelli –
perché troppe volte si è puntato il dito contro le fabbriche sulla base di
dati imprecisi o di proiezioni. Bisogna tenere conto che molte di queste
industrie sono nate decine di anni fa, quando le tecnologie attuali non
esistevano. È naturale che con il progresso si dà la possibilità di
misurare i livelli di inquinamento che le fabbriche producono e trovare i
sistemi migliori per frenarlo. Quello che chiediamo con forza alle
istituzioni è che facciano una foto obiettiva della situazione ambientale,
solo dopo aver avuto questi dati». Le misurazioni, cominciate ieri
mattina, prevedono sei sessioni di campionamento di otto ore ciascuna,
effettuate a giorni alterni dai due istituti di ricerca (uno pagato
dall’Arpa, l’altro dall’Ilva). I risultati delle analisi saranno
disponibili entro la fine di luglio. L’Arpa metterà a disposizione dei
ricercatori informazioni affidabili sulla situazione ambientale di base
prima dei rilievi, così da consentire un confronto il più obiettivo
possibile. «La mia richiesta a Riva – ha detto Giorgio Assennato,
direttore di Arpa Puglia – è che i dati finali siano presentati nel corso
di un convegno perché ritengo che la verità, anche se negativa (e spero
non sia questo il caso), va detta fino in fondo». L’associazione
industriali tarantini ha già presentato un progetto per la creazione di un
distretto tecnologico dell’ambiente, con tanto di centro di ricerca
universitario nella sede dell’attuale Cisi. «Ci auguriamo – ha aggiunto
Sportelli – che l’iniziativa diventi presto concreta perché sarebbe un
segnale importante per il territorio». Perché la decisione di attivare
questi rilievi proprio ora? «Perché l’Ilva vuole attivarsi per capire il
fenomeno e prendere i provvedimenti conseguenti – ha spiegato Girolamo
Archinà, responsabile dei rapporti istituzionali del siderurgico – il
primo passo è adeguarsi alle linea del piano Bat e individuare i percorsi
validi». Utopia? Per gli esperti del Cnr, no. «In Friuli, dove le
misurazioni avvengono periodicamente (come previsto da una legge
regionale) – sottolinea Ivo Allegrini, direttore del Cnr – si tengono
sotto controllo le emissioni di diossina. Speriamo di arrivare a questo
risultato anche a Taranto».

12.06.2007 ore 14:30:00.

http://www.ilmeridiano.info/articolo.php?Rif=13547

Per altre informazioni: http://www.tarantosociale.org

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