Diossina a Taranto. Lettera a un dottore che si è candidato nei DS



Gentile dottor Enzo Vitacco,
abbiamo letto il suo intervento sul Quotidiano del 25 maggio titolato “Sulla diossina falso allarme malformazioni” in cui lei evidenzia “il solito pressapochismo e la passione di parlare di cose che poco si conoscono” e denuncia i rischi di “discettare di epidemiologia delle patologie malformative del nostro territorio senza avere competenza e non disponendo di dati”. Lei fa esplicito riferimento “all'allarme che sia in video che sulla stampa locale si è fatto dicendo che negli ultimi anni si è avuto un aumento di ceiliognatopalatoschisi, comunemente chiamata labbro leporino” in relazione al “probabile aumento del livello delle diossine presente nel nostro ambiente”. Lei infine cita dati che sembrano smentire l'incremento di quel tipo di malformazioni a Taranto e di malformazioni in generale, sulla base dei dati che le provengono dal fatto di essere primario di neonatologia all'ospedale di Taranto.

Con questo suo intervento pubblico lei – in buona sostanza - fa riferimento al dossier che PeaceLink ha diffuso (su http://www.tarantosociale.org). Pertanto abbiamo il diritto e anche l'obbligo morale di fornire qualche precisazione in sede pubblica così come lei ha fatto.

Il dossier di PeaceLink aveva al centro i dati statistici sulla diossina a Taranto e non sulle malformazioni. E quel dossier ha fatto scalpore perché per la prima volta a Taranto si è resa nota una stima di concentrazione locale di diossine pari al 90,3% del totale nazionale. Le diossine in questione sono queste: PCDD (policlorodibenzo-p-diossine) e PCDF (policlorodibenzo-p-furani). Per comodità le chiameremo “diossina” in senso lato.

Il dossier di PeaceLink ha una solida base informativa che nessuno ha confutato. I dati sono tratti infatti dal database Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti), collocato su un sito istituzionale autorevole come quello dell'Apat e consultabile digitando
http://www.eper.sinanet.apat.it/site/it-IT/Registro_INES

La nostra elaborazione dei dati sulla “diossina stimata” è statisticamente valida: nessuno ha rilevato errori.

PeaceLink ha messo al centro della sua enuncia l'impianto di agglomerazione dell'Ilva della cui pericolosità fino a ora a Taranto non si era mai parlato. E ciò grazie a dati tecnici e scientifici che fino a ora nessuno ha smentito. Anzi: le rilevazioni dell'Arpa si concentreranno proprio sull'impianto di agglomerazione, a conferma di quanto fossero corrette e scrupolose le informazioni presenti nel dossier.

Nel dossier abbiamo raccolto – ricavandola dal blog dell'Espresso - la testimonianza di una mamma che ha vissuto l'esperienza della nascita di un bambino malformato e che ha espresso il timore che vi possa essere una correlazione con la diossina. La si può biasimare? Avremmo dovuto ignorare quella testimonianza?

Lei, dottor Vitacco, dichiara che “i dati in nostro possesso paradossalmente ci portano a dire che addirittura il labbro leporino da noi ha un'incidenza più bassa di quella attesa”.

Nel dossier non abbiamo detto che a Taranto c'è un record di malformazioni ma abbiamo posto il problema del nesso fra diossina e malformazioni, come pure fra diossina e cancro.

I dati da lei forniti non smontano l'allarme diossina.

Fino a quando non giungeremo a chiarire la verità su quel 90,3% che ha campeggiato sui titoli dei giornali occorrerà ricercare in tutte le direzioni. I dati Ines sono frutto di stime tecniche ricavate dalle stesse dichiarazioni ambientali dell'Ilva. Non si può imputare certo a PeaceLink la colpa di non avere altri dati basati su rilevazioni empiriche. Semmai è stato grazie alla nostra denuncia che il problema ora verrà affrontato di petto con le rilevazioni empiriche.

Le faccio presente che è da due anni che PeaceLink (assieme a Taranto Viva, Legambiente e Wwf) chiede alle istituzioni la misurazione della diossina. Il 18 luglio del 2006 abbiamo pubblicamente sollecitato il Presidente della Provincia per attivare un progetto di rilevazione delle diossine. Se la rilevazione delle diossine è entrata nelle cose da fare previste dall'Atto di Intesa con l'Ilva è grazie a questa pressione.

Ma, fino a quando non avremo altri dati, noi ci atteniamo alle stime ufficiali Ines.

Ci consenta una digressione. E' stata PeaceLink a sollevare a livello nazionale l'allarme uranio impoverito. La prima commissione di indagine ministeriale pervenne a conclusioni che smentivano l'allarme e anzi attestavano che le patologie tumorali nei militari italiani in missione erano risultate con un'incidenza “più bassa di quella attesa” (le stesse sue parole, pura coincidenza). Sembrava una beffa, quasi che usare l'uranio impoverito fosse giovevole alla salute. Anche dal suo intervento si potrebbe “avere l'impressione” (sbagliata) che il carico inquinante spropositato che si riversa sui nostri bambini possa – paradosso dei paradossi - avere effetti inversi tanto da farli nascere sorprendentemente più forti e sani. L'esperienza delle commissioni che hanno indagato sull'uranio impoverito ci ha insegnato che occorre lasciare la porta aperta al dubbio quando le analisi epidemiologiche ci offrono simili stranezze. Infatti ora emergono dati statisticamente significativi sulla correlazione fra uranio impoverito e patologie tumorali, tanto che una nuova commissione parlamentare sta indagando. L'allarme uranio è nato dai non addetti ai lavori. Ma anche l'allarme nei siti più inquinati dell'industria italiana è nato dai non addetti ai lavori. Lei, come dottore e come persona impegnata politicamente, dovrebbe riflettere sul fatto che molte indagini non siano nate dagli esperti ma dalla caparbia volontà di semplici operai o cittadini che non avevano alcuna laurea né in chimica né in medicina e che “cianciavano” (per riprendere un suo verbo) di chimica e di medicina in nome della difesa della salute. Lei dovrebbe spiegare come mai tanti “esperti” non abbiano sentito il bisogno di andare dai magistrati per lanciare il loro fondato e autorevole grido di allarme sull'inquinamento.

Lei dovrebbe spiegare i silenzi e le complicità che hanno fatto sì che in tanti anni di inquinamento siano stati i cittadini a farsi carico della protesta mentre c'erano “esperti” che si distraevano. Lei dovrebbe spiegare politicamente come mai all'interno del suo schieramento i parlamentari non hanno presentato alcuna interrogazione sulla diossina a Taranto e come mai l'Ilva può emettere 10 microgrammi a metro cubo di diossina mentre un inceneritore deve mantenersi a livelli centomila volte inferiori, ossia 0,1 nanogrammi a metro cubo. Quali “esperti” hanno inserito nella legge italiana simili mostruosità, caro dottore?

Su tali questioni siamo forse noi ad essere affetti dal “pressapochismo” che lei lamenta o sono i parlamentari del suo schieramento ad essere affetti da una strana forma di disattenzione?

Gentile dottore, ci chiediamo inoltre: se avessimo dovuto ascoltare i suoi inviti a non “cianciare” a sproposito, la misurazione della diossina sarebbe stata messa in programma?

Infatti le misurazioni sono state programmate dopo che anche il “popolino” ha cominciato a “cianciare” di diossina, parola mai citata in anni e anni di dibattito politico nella nostra amata città.

Lei non pensa che questo suo tono di sufficienza verso chi “ciancia” di diossina sia il classico deterrente per scoraggiare la cittadinanza attiva sulle questioni complesse? Se sulla diossina avessero diritto di parola solo i chimici e i medici, allora sarebbe la fine della partecipazione sociale ai problemi della salute. Da chi milita “a sinistra” ci saremmo aspettati francamente un intervento di lode della cittadinanza attiva e un apprezzamento per il fatto che un tema così tecnico sia diventato patrimonio di molte persone.

La “passione di parlare di cose che poco si conoscono” dovrebbe portare il popolo a non occuparsi di stipendi e di diritti, visto che ci sono i commercialisti e gli avvocati? I cittadini farebbero bene a non scrivere su Internet perché ci sono già i giornalisti? I giornalisti non dovrebbero parlare di questioni militari senza prima farsi correggere le bozze dai generali? Lei non dovrebbe occuparsi dell'impianto di agglomerazione perché non lo conosce a sufficienza? Si renderà conto che il suo intervento, magari involontariamente, contiene al suo interno una logica insidiosa. Perché il volgo ha il "vizio" di parlare e di prendere l'iniziativa, anche sbagliando, ed è questo “vizio” che ha smosso la storia. E anche a Taranto stiamo facendo così, sollevando questioni di cruciale importanza e promuovendo una coscientizzazione dell'opinione pubblica, cosa che i cittadini avrebbero legittimamente atteso dallo schieramento in cui lei milita, caro dottore.

Al di là di ogni divergenza le porgo i miei più rispettosi e cordiali saluti.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it
http://www.tarantosociale.org