Esposto alla Procura della Repubblica per bloccare i dragaggi a Taranto



Comunicato stampa

Il 15 febbraio a Bari vi sarà l’apertura delle offerte relative al “Bando di gara per il risanamento del Mar Piccolo di Taranto” che prevede il dragaggio fondali della zona del mar Piccolo dove attraccano le unità navali della Marina Militare. E' un'operazione che è stata contestata sia dalle associazioni che raggruppano le cooperative dei mitilicoltori sia da varie associazioni ambientaliste in quanto il dragaggio riporterebbe in sospensione le sostanze inquinanti attualmente sedimentate nei fondali. Speravamo che le buste delle offerte rimanessero chiuse fino a quando non fossero state chiarite e risolte tutte le ragioni della controversia. In particolare avevamo chiesto la riscrittura del bando, confortati dal parere di autorevoli studiosi. La Provincia di Taranto aveva previsto un convegno di studi sul problema, l'Università di Taranto aveva proposto un ulteriore approfondimento per evitare che l'ecosistema marino non venisse ulteriormente danneggiato da una bonifica mal impostata ed eseguita con metododiche controproducenti e imprevedibili.

Tutto questo viene azzerato con la decisione di aprire le buste il 15 febbraio. E' una decisione affrettata a cui il presidente Vendola non era tenuto. Nichi Vendola infatti avrebbe potuto non far aprire le buste in quanto il bando stesso prevedeva per il Presidente della Regione Puglia la facoltà di “interrompere o annullare in qualsiasi momento la gara in base a valutazioni di propria esclusiva competenza, comunque finalizzate alla tutela del pubblico interesse, senza che i concorrenti possano vantare diritti o aspettative di sorta”.
Non lo ha fatto e ce ne rammarichiamo in quanto poteva tenere maggiormente conto delle fondate e comuni ragioni espresse a Taranto sia dai mitilicoltori, sia dagli ambientalisti, sia dagli studiosi.
Il Presidente della Regione Puglia - senza magari saperlo - sta facendo un grande regalo alla Marina Militare in quanto il dragaggio dei fondali, oltre a aumentare il pescaggio della base navale, cancellerà le responsabilità penali di chi ha inquinato in un'area che è sempre stata "zona militare". I dragaggi elimineranno il "corpo del reato". E l'operazione verrà compiuta con i soldi di tutti i contribuenti e non a spese di chi ha inquinato, come invece prevede la legge.
Da qui discende pertanto la decisione di inviare urgentemente un esposto alla Procura della Repubblica (è riportato integralmente qui sotto).
L'esposto giunge anche al Sindaco di Taranto in quanto la richiesta di risarcimento del danno ambientale compete agli enti territoriali sui quali incidono i beni oggetti del fatto lesivo.
L'esposto giunge anche a Nichi Vendola, sperando che si accorga dell'errore che sta compiendo e che abbia la volontà politica di esercitare quei poteri che gli consentono di bloccare i dragaggi per la "tutela del pubblico interesse, senza che i concorrenti possano vantare diritti o aspettative di sorta”, come recita il bando da lui stesso firmato.
Questo esposto alla Procura, a tutela di un pubblico interesse, si somma all'azione di carattere legale che i mitilicoltori hanno avviato a tutela dei propri legittimi interessi, prevedendo un contraccolpo ecologico e produttivo a causa dei dragaggi.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink



Esposto

Alla Procura della Repubblica di Taranto
Al Presidente della Regione Puglia
Al Sindaco di Taranto


Oggetto: dragaggio del Mar Piccolo di Taranto

Il sottoscritto Alessandro Marescotti nato a Taranto il 20/2/58 e ivi residente in via Liside 28, come cittadino e come presidente dell’Associazione PeaceLink, espone quanto segue.

La Regione Puglia ha pubblicato un bando (“Bando di gara per il risanamento del Mar Piccolo di Taranto”) che prevede il dragaggio dei sedimenti inquinati del mar Piccolo nella zona in cui attraccano le unità navali della Marina Militare per un’area di 170 HA.

Il bando e i relativi allegati sono stati approvati con decreto del Commissario delegato per l’emergenza ambientale, n.144 del 17 ottobre 2005, pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione Puglia, n. 134 del 27 ottobre 2005.

Le analisi sui sedimenti hanno appurato la presenza di sostanze inquinanti in quantità elevata, tali da indurre a ipotizzare eventi dolosi o colposi e pertanto potrebbero costituire “notizia di reato”.

L’accertamento delle responsabilità è agevolata dal fatto che l’area in cui sono presenti tali sedimenti è “zona militare” e pertanto su di essa era esercitata una stretta e diretta sorveglianza.

Tali indagini tuttavia non sono state condotte con quelle modalità analitiche - pur consentite dalle attuali tecniche di laboratorio - che consentono la datazione e quindi anche una migliore rintracciabilità delle fonti inquinanti e della loro origine.

In data 31 dicembre 2005 è stato emanato l'avviso di seduta pubblica per l’apertura delle offerte, fissata alle ore 13.00 del giorno 15 febbraio 2006 a Bari in via Lattanzio n. 29, piano terzo.

L’importo a base d’asta è di Euro 25.626.358,80 e prevede l’utilizzo di denaro pubblico.

Il Commissario Delegato per l’emergenza ambientale/Presidente della Regione Puglia nel Bando di gara per l’affidamento del servizio di messa in sicurezza di emergenza del Mar Piccolo di Taranto (pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 134 del 27-10-2005) ha stabilito esplicitamente al punto 15 che “si riserva la facoltà di interrompere o annullare in qualsiasi momento la gara in base a valutazioni di propria esclusiva competenza, comunque finalizzate alla tutela del pubblico interesse, senza che i concorrenti possano vantare diritti o aspettative di sorta”.

L’articolo 18 della legge 349/1986 (“Istituzione del Ministro dell’ambiente e norme in tema di danno ambientale”) stabilisce che “qualunque fatto doloso o colposo in violazione delle disposizioni di legge o di provvedimenti adottati in base a legge che comprometta l’ambiente, ad esso arrecando danno, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte, obbliga l’autore del fatto al risarcimento nel confronti dello Stato”.

Gli enti territoriali sui quali incidono i beni oggetti del fatto lesivo sono legittimati a richiedere il risarcimento del cosiddetto “danno ambientale”.

La Procura della Repubblica di Taranto ha avviato indagini su violazioni delle norme anti-inquinamento nell’Arsenale Militare con il pm Vincenzo Petrocelli, procuratore presso il Tribunale di Taranto.

In relazione a quanto esposto il sottoscritto chiede di verificare la legittimità di operazioni di dragaggio che rimuoverebbero completamente il corpo del reato, ossia della prova diretta dell’avvenuta realizzazione del reato, precludendo ogni ulteriore accertamento relativo a datazione e rintracciabilità dell’origine e degli autori degli sversamenti inquinanti. I dragaggi, non consentendo l’acclaramento delle date dei reati e delle responsabilità di chi li ha compromessi, renderebbero alquanto problematica ogni inchiesta interna ed esterna alla Marina Militare circa le responsabilità di chi era preposto ai controlli e all’applicazione delle normative.

Inoltre le operazioni di messa in sicurezza di emergenza prevedono l’utilizzo del pubblico denaro mentre un acclaramento delle responsabilità di chi ha inquinato consentirebbe di realizzare il risanamento a spese di chi ha inquinato e non del contribuente.

Alla luce di quanto esposto lo scrivente ritiene che la “tutela del pubblico interesse” (citata al punto 15 del Bando di cui sopra) sia strettamente connessa all’apertura di una inchiesta sulle responsabilità penali del danno ambientale e alla sospensione di ogni rimozione dei sedimenti in attesa di un pronunciamento dell’autorità giudiziaria.

Taranto, 14 febbraio 2006
Alessandro Marescotti