Parco Alta Murgia: come stanno le cose



Alta Murgia: come stanno le cose.


Il Parco dell’alta Murgia: una costruzione collettiva
È trascorso più di un anno dall’istituzione del parco nazionale dell’Alta Murgia.
Tutti coloro che hanno atteso con tanta speranza e partecipato impegno tale evento, non possono che restare, ancora una volta, delusi profondamente da come continuano a svolgersi quasi tutte le vicende che riguardano l’utilizzo e la gestione di quest’area.
Gli archi che un vasto movimento ha saputo tendere, in più di vent’anni, tra le varie forme di degrado del territorio e il parco rurale, non si sono ancora spezzati.

Poligoni militari
Solo qualche scricchiolio, qui e là, è riuscito a mitigare la nostra amarezza.
È il caso dell’invito diretto alle autorità militari, da parte del presidente della Regione Puglia, a rivedere il regime delle servitù militari in Puglia e, in particolare, i 5 poligoni di tiro presenti nel parco nazionale dell’AltaMurgia. Tale posizione, che abbiamo apprezzato come esempio concreto di una volontà politica tesa a ribaltare l’indifferenza o la miseria dimostrati dalle precedenti Amministrazioni regionali, deve tuttavia crescere e rendersi più forte nelle comunità e nelle istituzioni, come accade oggi in Sardegna,  grazie al presidente Soru e ai movimenti di base sardi in lotta contro le basi militari americane dislocate nell’Isola.
Siamo perfettamente consapevoli dell’entità della questione ma siamo altrettanto convinti che non vi potrà esservi alcuna possibilità di coniugare la tutela dell’area con le esercitazioni a fuoco, né oggi né in futuro. Il parco dell’Alta Murgia deve essere un parco di pace e perciò senza poligoni.
Per questo ci attendiamo, da parte delle istituzioni, a cominciare dalla nomina dei componenti regionali nel Comitato Misto Paritetico, atti coerenti al fine di una decisiva svolta strategica per il futuro della Murgia e della Puglia.

Impianti eolici
Altro evento positivo riguarda la richiesta, da parte dell’Assessorato all’Ambiente regionale, di moratoria sugli impianti eolici. Una scelta coerente, rafforzata con l’approvazione del Bando per redigere un piano energetico regionale.
Noi, che insieme a altri gruppi locali e nazionali siamo promotori di una Osservazione circostanziata, avversa alla richiesta di impianti eolici sulla Murgia, possiamo ancora ben sperare che quest’ennesima “truffa” non si consumi (vedi gli esiti tragici della realizzazione dei 5 invasi artificiali…), ma che, a partire da questo dato ci si confronti sulle forme di produzione di energia compatibili con i delicati equilibri ambientali dell’area.

“Murgia avvelenata”
Sulla questione della cosiddetta “Murgia avvelenata”  registriamo che non un solo metro di terra inquinata, dopo più di due anni dalla denuncia, è stato bonificato. Certo, si sta cercando di affrettare i tempi delle procedure di caratterizzazione, come dimostra il risultato della Conferenza indetta dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale nella Regione Puglia e dedicata a fare il punto sui siti inquinati in territorio di Gravina e di Altamura. ma dalle analisi risulta con molta evidenza la gravità dell’inquinamento e che, soprattutto, il tempo rende più pericoloso ed esteso il degrado accertato. Inoltre c’è il rischio di prolungare i ritardi che finora si sono verificati, in contrasto con la programmazione prevista. Ancora oggi, neppure un cartello avverte del pericolo ad inoltrasi nell’area inquinata.
È anche da sottolineare che la struttura regionale competente che subentrerà nelle funzioni del Commissario dal 1° gennaio 2006 (con la cessazione quindi dello stato di emergenza in Puglia in materia di ambiente e di rifiuti: anche questa è una notizia di non poco rilievo) convocherà un’altra conferenza dei servizi per valutare le risultanze di tale lavoro e per avviare le procedure di bonifica del sito inquinato.
Apprendiamo anche la disponibilità, da parte dell’Assessorato all’Ambiente, a voler destinare 2,5 milioni di euro per la bonifica dei 41 ettari inquinati a Franchini (agro di Gravina), ma dobbiamo sapere che ce ne vorranno minimo 20 milioni per bonificare i 330 ettari della contrada Cervone (agro di Altamura): e allora perché i proprietari del sito, coinvolti nell’inchiesta - che rischia la prescrizione -  hanno voluto e ottenuto di eseguire il piano di caratterizzazione? E perché l’Alta Murgia continua ad essere un territorio poco “controllato”, dal momento che siti inquinati continuano ad essere scoperti e denunciati anche in questi ultimi mesi?

E che dire poi del silenzio della Provincia di Bari sulla richiesta di abrogazione della delibera che autorizza la Tersan-Prometeo 2000 (l’Astronave) a realizzare, in prossimità del parco, in zona pSIC e ZPS, uno dei più grandi siti di stoccaggio d’Italia per produrre “compost”?

Dopo l’ennesima (la sesta) proroga, scaduta il 3 dicembre scorso, apprendiamo la notizia di un’altra proroga, questa volta senza neppure indicare una scadenza. È questo il risultato che le comunità del parco si attendevano, dopo un così lungo e colpevole ritardo, da parte dell’Amministrazione provinciale, il cui Presidente è anche rappresentante dei tredici Comuni all’interno del consiglio direttivo dell’Ente Parco?  Non possiamo continuare a mescolare le carte mentre si continua  a lasciare spazio ad astronavi e punte perotti. La decisione, da parte della Provincia di Bari, deve essere presa subito e che, pertanto, anche la Regione si affretti ad annullare il suo parere favorevole e si chiuda un capitolo pieno di ambiguità, soprattutto dopo la sentenza - emessa l'11 maggio 2005 dalla Corte di Cassazione (III sezione penale), che ha confermato la legittimità e validità del provvedimento cautelare di sequestro dell'impianto di compostaggio in costruzione lungo la strada statale per Bari.

Zone di Protezione Speciale, pSIC e cave
La tutela del territorio passa anche attraverso la regolamentazione delle ZPS (zone di protezione speciale) e dei pSIC (proposti siti di importanza comunitaria).Bisognerà migliorare il testo del regolamento regionale 28 settembre 2005, n.28. Anche in questi mesi, infatti, abbiamo assistito al sequestro penale di interventi edilizi ricadenti in zone agricole limitrofe al Parco dell’Alta Murgia. Ancora una volta la magistratura è arrivata prima della politica.
Occorre al più presto invertire questa rotta determinando regole e prassi amministrative certe, stabili ed efficaci che possano evitare il continuo assalto del metrocubo. La regolamentazione di ZPS e pSIC non può riguardare solo alcune zone omogenee dei centri abitati, ma deve intervenire anche con previsioni riguardanti tutto il territorio ricadente nella ZPS, non limitandosi a prospettare solo misure conservative. Si aggiunga a questo la recente sentenza del TAR-Lazio  che ha accolto il ricorso (non solo) del Commissario prefettizio del Comune di Ruvo avverso il Decreto del Ministro dell’Ambiente con il quale si annullava di fatto l’equiparazione delle ZPS alle norme che regolamentano le aree protette (394/91), per cui, in attesa di ulteriori provvedimenti giudiziari, le ZPS  vanno considerate, per la sospensiva del TAR, come aree protette e perciò gli eventuali reati commessi all’interno di tali aree sono perseguibili non solo sul piano amministrativo ma anche penale.
Auspichiamo perciò che le inchieste in corso, da parte della Magistratura, per quanto riguarda l’accertamento di illegalità per l’esercizio abusivo di cave sull’Alta Murgia non vengano vanificate e che possano giungere alla verifica in sede giudiziaria.

Ente Parco
Un’ultima osservazione riguarda l’Ente parco.
Il TAR ha respinto il ricorso della Regione Puglia circa la nomina del Presidente dell’Ente parco (Girolamo Pugliese) che resta perciò in carica. Non sappiamo se la Regione intenda ricorrere in appello, ma quello che temiamo è la mancanza di collaborazione tra i due Enti.
Ci auguriamo comunque che l’Ente sia all’altezza dei compiti che lo attendono; che possa individuare le priorità e procedere con celerità e massima trasparenza.
Abbiamo sostenuto da sempre che il parco, per esprimere tutte le sue potenzialità, deve essere capace di attrarre tutte le forze disponibili attraverso forme di partecipazione attiva.
Su questo punto lamentiamo da parte di tutti i soggetti istituzionali la mancanza di disponibilità a coinvolgere proprio quel movimento così radicato nel territorio, come i CAM. Infatti nessuno di costoro ha pensato di ascoltare le nostre proposte, quando si è trattato di discutere, in sede regionale, sul PRAE o sulle norme dei pSIC e ZPZ; o ancora nella conferenza sul caso della  “Murgia Avvelenata”; i CAM che questo caso lo hanno denunciato e fatto esplodere in tutta la sua gravità; proprio i CAM che il parco l'hanno “inventato” e perseguito in tanti anni di concreto impegno. Così come ci preoccupa il fatto che si continua a non avere un chiaro progetto per questo territorio o, addirittura, a non realizzarne alcuni già finanziati ma sospesi da troppi anni.

Le istituzioni non possono farcela da soli e la posta in gioco è così importante che occorre lavorare in sinergia con quanti possono offrire il proprio contributo a beneficio dell’ambiente e della collettività.

Comitati Alta Murgia (CAM)

(Vi invitiamo a far circolare il più possibile)