Partita per Beslan. Ma di che partita si tratta?



Messaggio inviato da Salvatore De Rosa (nautarea at libero.it)

  I parlamentari russi e italiani giocano il 25 ottobre 04, con grande
pubblicità mediatica, una partita di beneficenza a favore dei bambini di
Beslan. Ma quei bambini sono morti, insieme a tantissimi altri bambini
ceceni, iracheni, afgani e della ex Jugoslavia, a causa delle politiche di
guerra appoggiate da quegli stessi parlamentari.

  La guerra porta menzogne, ma adesso addirittura rifiuta di chiamarsi col
suo nome, pretende di chiamarsi pace e democratizzazione. Chi non ricorda la
missione "Arcobaleno", la beneficenza a chi si era bombardato?

  La pace è stata chiesta nell'inverno scorso da manifestazioni di milioni
cittadini che si sono susseguite circondando il pianeta, cercando di
scongiurare la tragedia irachena.  Tantissimi hanno esposto bandiere di pace
sui balconi.

  La risposta, insieme alla guerra, è stato un altro giro di vite sui
diritti, sia democratici che sociali, visibile in tutti i paesi occidentali
in guerra: gli Stati Uniti istituiscono tribunali segreti per sospetti e
prigioni in cui si pratica la tortura; la Russia sta per varare una riforma
che attribuirà a Putin poteri simili a quelli di uno zar; in Italia da tempo
si va distruggendo quanto c'è di egalitario nella Costitu-zione.
Dappertutto, in questi paesi, mentre aumentano le spese militari si sviluppa
la precarietà, di-minuiscono i salari e i servizi sociali. In Russia cala
perfino l'aspettativa di vita.

  Taranto, che il 22 marzo scorso ha espresso con una grandissima
manifestazione la sua contrarietà all'aggressione all'Iraq, è stata
penalizzata con l'avvio di una nuova base navale, che moltiplica il rischio
di subire azioni di guerra (come accadde al porto nella seconda guerra
mondiale), di avere incidenti gravissimi a causa dei sottomarini a
propulsione nucleare, e costituirà un ulteriore freno alla possibilità di
sviluppo economico. Complessivamente sono duemilanovecento dei propri ettari
che vede adibiti a servitù militari, e nessuna città militarizzata italiana,
dopo le tante promesse sussurrate in vista delle i-naugurazioni, ha visto un
incremento occupazionale.

  La partita si gioca quindi contro la nostra dignità e il nostro buonsenso;
ad essere presi a calci in-sieme al pallone saranno le speranze e le
illusioni di chi ha votato per i giocatori. Ma queste iniziative
propagandistiche hanno vero successo se passano nel silenzio, se nessun
cittadino riflette ad alta voce. Ed era questo che si aspettavano da
Taranto, la città che sopporta le morti bianche da un quarantennio. Siamo
noi, trattati come bambini per cui altri decidono, noi e le nostre storie il
vero oggetto della partita.

  La guerra non è un gioco e non si combatte con un gioco; la partita dei
nostri futuri, e per le vite di tanti altri civili, spetta solo a noi
giocarla.


Comitato per il no al rischio nucleare e il no alla militarizzazione della
città; Comitati di quartiere Città Vecchia e Paolo Sesto